Ogni tanto mi sento chiedere se ho paura di invecchiare.
Spesso rispondo senza pensarci troppo, e dico di no, ma poi ci penso, e ci ripenso…
La verità è che (forse) non ho paura di invecchiare, ma ho paura di essere di peso, a chi sarà al mio fianco.
Tempo fa, navigando sul web, mi è capitato di leggere una lettera di un padre al figlio, e ho pianto.
Quella lettera mi ha toccato nel più profondo, e mi ha fatto riflettere, parecchio.
Potrebbe tranquillamente averla scritta una mamma, e le parole sarebbero le stesse.
Le persone che ci hanno messo al mondo, e quelle che ci hanno cresciuti, invecchiano, e un giorno invecchieremo noi, davanti agli occhi dei nostri figli, e di chi ci vuole bene.
Se non avete mai letto quella lettera, fatelo (ve l’ho messa qui sotto)
Sarà dura leggere queste parole così semplici, ma così vere, ma fatelo, perché vi servirà..
Non è facile essere figli, e forse lo è ancor di più essere genitori.
Credo che solo quando si diventa genitori si capisca davvero quanto anche le cose più semplici ed evidenti, alla fine non siano davvero così facili come sembrano.
Quando si è figli, certi comportamenti e certi atteggiamenti, di chi ci ama, e prova a crescerci, a volte non si capiscono…
Essere genitori a volte è davvero stressante, specialmente per noi figli che solo ora abbiamo capito quanto le scelte e i comportamenti dei nostri genitori abbiano influito nel farci diventare quello che siamo diventati, con i nostri pregi, le nostre paure e i nostri difetti.
Una volta i genitori facevano quello che riuscivano, e che ci sentivano, senza pensare troppo alle conseguenze.
Ma oggi si sa molto di quanto i condizionamenti di genitori, insegnanti etc, possano influire sulla vita dei bambini, e quindi i nuovi genitori spesso si ritrovano a riflettere un po’ di più, prima di dire e di fare certe cose.
Io per lo meno cerco di farlo, e, per riuscirci, leggo molto, e ne parlo, con chi ne sa di certo più di me.
Vi faccio un esempio: io, a differenza di quello che potrebbe sembrare, sono molto abitudinaria, e parecchio “tedesca”, per quanto riguarda orari e regole.
Ultimamente sono andata a parlare con una comportamentista, e questa mi ha consigliato di essere più flessibile, per evitare di trasferire anche in mio figlio questa “rigidità”.
“Ogni tanto cambia strada, cambiate i posti a tavola, metti tuo figlio a letto un po’ più tardi del solito, o un po’ prima”
La mia nuova parola d’ordine è diventata: “flessibilità”.
Non amo le mamme che portano i figli piccoli in giro la sera, ma stasera lo farò.
A Milano c’è il salone del mobile, mio marito è via per lavoro, e io non mi posso permettere la babysitter tutte le sere, quindi stasera porto Danny con me.
Stasera niente cena alle 19.30 e nanna alle 20.45
Stasera si esce, si “cenerà” in giro per eventi, e si andrà a letto un po’ più tardi.
Essere genitori è davvero difficile: per essere genitori servono regole, ma a volte bisogna anche sapersi lasciare andare; bisogna sapere quando è il momento di imporsi, ma anche quando fare una carezza, e complimentarsi con loro per i loro piccoli e grandi successi.
Ho avuto Danny tardi, e quindi è normale che una delle mie più grandi preoccupazioni sia quella di riuscire a stargli accanto il più possibile.
La mia mamma mi ha avuta da giovane, e giovane è rimasta.
La mia mamma quando viene a Milano a trovarci, gira in scooter con me.
Chissà come sarò io tra 35 anni!
Chissà se Danny mi porterà in scooter con lui, e soprattutto se avrò coraggio di salirci.
Tempo fa, in questo blog, ho scritto una lettera a mio figlio…
Oggi l’ho riletta, e anche se sono passati due anni, riscriverei le stesse identiche parole.
Quello che mi fa più male è che so che mentre lui diventerà grande, io invecchierò.
So che non riuscirò sempre a fare tutto quello che vorrei fare, con lui, e per lui.
So già che la complicità che c’è ora, un giorno lascerà spazio ai primi conflitti, e alle prime incomprensioni.
Lo ho provato sulla mia pelle.
Lo abbiamo provato tutti sulla nostra pelle: loro ci mettono al mondo, loro ci crescono, con fatica, sacrifici, e tanti dubbi, e noi appena impariamo a camminare con le nostre gambe, iniziamo a vederli sotto un’altra luce.
Se poi diventiamo anche noi genitori, allora le cose cambiano, parecchio.
Per certe cose cambiano in meglio, perché iniziamo a capire molto, ma per altre cose cambiano in peggio.
Non accettiamo più che nessuno ci dica cosa fare, e diventiamo intolleranti, molto intolleranti, a volte anche nei confronti di chi ci ha messo al mondo.
Il tempo passa, loro invecchiano e noi cresciamo, con le inevitabili conseguenze di stress e carichi di responsabilità.
Mi sono permessa di parlare al plurale perché mi sono confrontata con tante amiche diventate mamme, e ho scoperto che molte vivono la mia stessa situazione.
Eh no, non è facile essere genitori, e tantomeno essere figli.
Forse ogni tanto bisognerebbe davvero fermarci a riflettere, per imparare ad essere meno istintivi, più tolleranti, e più comprensivi.
Mi dispiace davvero tanto quando mi ritrovo a discutere con mia mamma per delle enormi cavolate, ma quando cresci, e crescono le responsabilità, la leggerezza a volte va a farsi friggere, e tutto sembra più grande e più grave di quello che realmente è.
Ma tanto so che lei sa che il mio immenso amore per lei non è cambiato (Ops, sembra uno scioglilingua!)
Sono solo cambiata io…
Ora vi lascio a questa lettera.
Preparate i fazzoletti, perché forse vi serviranno (io ne ho usati parecchi)
Ma una volta asciugate le lacrime, fate un bel respiro, sorridete, e ricordatevi di dire “Ti voglio bene” alle persone che amate, perché fa sempre bene.
besos
Barbara
LETTERA DI UN PADRE AL FIGLIO
“Se un giorno mi vedrai vecchio, perdonami se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi … abbi pazienza.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose … abbi pazienza…per favore ascoltami.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare … abbi pazienza e dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … abbi pazienza e dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire ….. la cosa piu’ importante non e’ quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, abbi pazienza e vieni verso di me con le tue mani forti.
Quando dico che vorrei essere morto … non arrabbiarti abbi pazienza un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo.
Cerca di capire che alla mia età non si vive, spesso si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te, ho tentato, tentato di spianarti la strada.
Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa .
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.
Abbi pazienza ti amo figlio/a mio…”
federica
23 aprile, 2015Lettera vera come vere sono le mie lacrime che stanno scendendo….
Solo chi diventa `genitore`ma anche dei propri genitori, capisce profondamente quanto queste situazioni descritte siano REALI
ACCETTARE il decadimento fisico ed intellettivo di chi ci ha messo al mondo é difficilissimo e dolorosissimo,ma ho capito che per un loro sorriso farei qualsiasi cosa ,é un immenso regalo
bgaravelli
23 aprile, 2015come ti capisco….