Sono appena tornata da un week-end a Venezia, nella mia città, e mi sembra di essere stata via una settimana.
Tutte le volte che torno a casa mi ripropongo di staccare la spina, e di prendermela un po’ con calma, ma alla fine mi ritrovo a girare come una trottola, tra campi e campielli.
Amo tornare a casa.
Quando vivi per anni in una città come Venezia, dopo un po’ ti sembra di vivere in una città come tante altre, e inizi a camminare guardando dove metti i piedi, e non più ammirando ciò che ti circonda.
Quando lasci una città come Venezia, per andare a vivere a Milano, o in qualsiasi altra città del mondo, allora inizi a capire la fortuna che hai avuto.
Quando a Milano attraverso una strada con mio figlio, sulle strisce pedonali, la sua mano è dentro la mia, e la stringo, forte.
Quando siamo a Venezia io sono al bar a bere un caffè al sole, con le mie amiche, e lui gioca a calcio in un altro campo, con i suoi amici.
Quando andiamo a Venezia non c’è bisogno che io tenga stretta la sua mano nella mia: lui si sente più grande, e io mi rilasso.
Molti posti della mia infanzia non ci sono più, ma tanti sono ancora lì, quasi uguali a 30 anni fa, e anche più…
Il tuffo nel passato è iniziato con un incontro casuale, in stazione a Milano…
Danny ed io stavamo mangiando un veloce panino prima di salire sul treno per Venezia, che ecco apparire lei, e la sua grande grinta, che non l’abbandona mai: Lorendana Bertè.
Non ho saputo resistere, e le ho chiesto di fare una foto assieme.
Da mamma mi sono trasformata in fan in un nano secondo: 45 anni e non sentirli…
Sabato mattina c’era il sole, e se sono a Venezia e c’è il sole, io devo andare al mare!
E’ più forte di me.
Andando verso la spiaggia siamo passati davanti alla mitica sala giochi del gran viale, al Lido di Venezia.
Era aperta, e sempre uguale a quando ci andavo io, taaaaaaanti anni fa.
Che ricordi, che emozioni…
Siamo stati al mare tutto il pomeriggio, mangiando i mitici tramezzini del Belvedere, e giocando a calcio.
Con noi c’erano anche una mia cara amica e suo figlio, e con loro siamo poi tornati alla sala giochi.
C’erano tutti i giochi con cui amavo giocare da piccola, pazzesco!
Una partíta a biliardo, ma non solo, e poi via di nuovo a Venezia.
Avevo scoperto, un po’ in ritardo, che a casa avevo un invito per il vernissage della mostra di Martial Raysse, a Palazzo Grassi, e quindi la mia amica ed io avevamo deciso di correre a casa per cambiarci, e lasciare i ragazzi in “custodia temporanea” alla mia mammina.
Dal mare all’arte.
Non sono programmata per mentire, e quindi vi dirò che io questo Martial Raysee non lo conoscevo proprio, ma mi è piaciuto tanto.
Peccato che il curatore della mostra abbia fatto, a mio parere, un pessimo lavoro per quanto riguarda didascalie e informazioni sull’artista.
Non si capiva davvero nulla!
Ho anche comprato la guida più piccola (non il catalogo) per cercare di capirci qualcosa di più, ma è cambiato poco.
Sorvoliamo…
Dopo la mostra siamo tornate a recuperare i nostri boys, e siamo partite con l’intenzione di cenare in giro per baccari, senza sedersi, ma “spiluccando” cichetti in giro per Venezia.
Peccato che Venezia era star piena, e che alle otto di sera molti bacari erano stati già “saccheggiati”, e altri erano troppo affollati per riuscire ad arrivare al banco.
E quindi? E quindi via di corsa in pizzeria, con i ragazzi in sella ai loro monopattini.
Domenica, prima di partire, ci siamo goduti un bel pranzetto al sole, e io ho anche trovato il tempo di scattare qualche foto ai miei orecchini, in giro per la città.
Tante amiche, virtuali e non, in giro per l’Italia, mi hanno chiesto dove poter comprare i miei “Gipchic in Venice”, e allora ho pensato di creare un pagina qui nel mio blog, per poterli vendere online, e ci sto lavorando…
Non mi piacciono le foto dei miei orecchini su fondo bianco.
Volevo fotografare i miei orecchini nella loro città, dove nascono le murrine, e quindi ho fatto una passeggiata, e qualche scatto.
Spero vi piacciono.
Adesso vi lascio perché nel frattempo sono tornata con i piedi per terra, a Milano, e devo andare a fare la spesa.
Besos
Barbara
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