Se tornate a Milano ad agosto e vostro figlio piange…chiudete sempre le finestre o rischierete di ritrovarvi la polizia in casa.
Come ho più spesso raccontato, sono una mamma giocherellona e complice, ma sono anche una mamma un pò tedesca che dopo aver partorito, ha scoperto di amare le regole. Sono stata una delle ultime tra amiche e conoscenti a fare un figlio quindi ho raccolto numerosi consigli qua e là: uno di questi fu quello di leggere il libro “Fate la nanna” e di farlo diventare la mia Bibbia.
Ho letto “Fate la nanna” quando ero ancora incinta e lo ho imparato a memoria. Daniele è nato il 15/11/2007 e a febbraio già dormiva da solo sia la notte che il pomeriggio. Niente pianti, niente giri dell’isolato nel passeggino ne tantomeno in macchina. Culla/lettino nanna, da solo, sempre.
“Fate la nanna” è un libricino di 114 pagine scritto da Eduard Estivill e Sylvia de Béjar entrambe esperti dei disturbi del sonno. Per riassumerlo in poche parole, questo libro dice che i bambini, fino all’età di 5 anni al massimo (se non lo fate entro i 5 siete spacciati) vanno educati a dormire da soli, ma ciò va fatto in modo che questi non arrivino ad avere paura di essere abbandonati. Un giorno sono uscita a fare un paio di ore di restauro (ceretta, mani, piedi etc) , Daniele era piccolo e lo ho lasciato con il suo papà. Non ne voleva sapere di dormire e continuava a piangere. Mio marito alla fine lo ha lasciato piangere fino a che Daniele è crollato secco nella sua culla. Capita a tutti di fare così e se lo si fa una volta ogni tanto non succede nulla, ma se capita spesso… il bimbo finirà con l’aver paura dell’abbandono. “Io piango e nessuno arriva! Mi hanno abbandonato” e rischia di diventare da grande il classico bimbo/cozza. Se invece quando il neonato/bambino piange noi, ogni tanto, entriamo e con una vocina dolce e rassicurante gli diciamo che la mamma c’è e che gli vuole bene e usciamo di nuovo, allora le cose cambiano. Lui saprà che ci siamo, ma che non è detto che tutte le volte che piange arriveremo di corsa nella sua stanzetta.
A pagina 66 del libro c’è lo schema che vedete qui sopra e che spiega giorno per giorno quanti minuti lo devi fare piangere tutte le volte che riesci dalla stanza. Il primo giorno prima 1 minuto poi 3 poi 5, 5, 5 etc fino a che non crolla, il secondo giorno 3, 5, 7, 7, 7 e via così.
Vi assicuro che se fate “l’addestramento” bene, bene senza farvi fregare dal pianto ruffiano del vostro bambino, in 4 massimo 5 giorni avrete il risultato desiderato. Peccato che nel libro ci sia scritto che a volte i bimbi piangono così forte che si rischia l’arrivo della polizia e ovviamente… a me è successo!
Era l’agosto del 2008. “L’addestramento” lo avevo già fatto con ottimi risultati a febbraio (lo chiamo così perchè quando ti metti in salotto con il timer della cucina in mano e ogni 1, 3, 5 minuti, al drin, torni in camera del tuo cucciolo e gli parli con amore mentre lui urla come se fosse l’esorcista…sembra davvero un addestramento). Ad agosto, al ritorno dalle vacanze passate un pò qui e un pò li cambiando case e letti ogni settimana, Daniele aveva bisogno di un mini addestramento come richiamino e così ho fatto.
Peccato che fosse il 24 agosto, che Milano era deserta e silenziosa e che la vicina di casa non fosse proprio sana di mente. Quel giorno ho fatto piangere Daniele 8 minuti alle 14 prima del riposino del pomeriggio e 9 minuti alle 20 prima della nanna lunga. Ero in casa con un’amica e i suoi due figli, i mariti erano usciti a prendere le pizze (ovviamente dimenticando entrambe i telefonini a casa) e Daniele dormiva già beato come un angioletto.
Ed ecco che suonano al campanello.
“Polizia, apra perfavore”. Mi sono affacciata e ho visto la macchina. Forse ho sbagliato ad aprire e a farli salire (non si mai, eravamo pur sempre 2 donne sole a casa con 3 bambini) ma lo ho fatto. Bene, per farla breve…la vicina di casa, sentendo mio figlio piangere per “ben” 2 volte in un giorno e solo per un giorno (visto che eravamo appena tornati), non ha pensato magari di suonare ad un vicino di casa per chiedere informazioni, ma ha chiamato direttamente la polizia dicendo che una mamma stava selvaggiamente picchiando il figlio che piangeva ormai ininterrottamente da quasi 12 ore. Eh sì ! Ha detto proprio così. Non ha detto che Danny ha pianto 8 minuti alle 14 e 9 minuti alle 20.
Quando i poliziotti sono entrati in casa e mi hanno vista, hanno capito subito che avevano preso un granchio (lo stesso che avrei volentieri messo nel letto della vicina). Per fare rapporto però, hanno dovuto vedere che il bambino non avesse segni di percosse. Vi assicuro che portare i poliziotti in camera di tuo figlio e accendere la luce mentre il cucciolo dorme (per fortuna con indosso solo il body e basta sennò mi toccava pure spogliarlo) non è bello.
Mi veniva da piangere, ma c’erano i figli della mia amica quindi mi sono trattenuta. Sapere che anche solo una persona al mondo può pensare una cosa così brutta di te…ti fa sentire uno straccio, un mocho Vileda vecchio, da buttare.
Il problema vero è arrivato nei giorni dopo. Tutte le volte che Daniele scoppiava a piangere per un capriccio, per fame o per sonno, io mi dicevo “Ecco, ora quella pensa di nuovo che io lo stia picchiando!”.
Che brutta cosa, non riuscivo più ad andare avanti con quell’angoscia quindi ho stampato una foto di me e Daniele abbracciati e felici e sotto ci ho attaccato una lettera dove ringraziavo “Miss Fetentaccia” di aver chiamato la Polizia perchè oggi becchi un granchio, ma domani magari salvi qualcuno, ma aggiungevo anche che non si raccontano le bugie dicendo che il bambino stava piangendo da 12 ore e magari prima di chiamare la Polizia si prova a chiedere ai vicini.
Ho attaccato il foglio su tutte le porte dei vicini e visto che la lettera alla fine diceva “suonami così ci conosciamo e ci mettiamo una pietra sopra”…questa, una mattina, ha suonato il nostro campanello. Mi aspettavo una zitella, una vecchia che non aveva mai avuto figli o nipoti e invece ? Era una mamma della mia età con 2 figli poco più grandi del nostro. Una donna che poi ho scoperto aver da poco perso il lavoro: era depressa. Come le ho raccontato che Polizia era arrivata in casa nostra chiedendomi di controllare se mio figlio avesse dei lividi, si è messa a piangere. La ho anche invitata a tornare un pomeriggio con i bambini per farli giocare tutti insieme da noi in terrazza. Sparitaaa ! Credo che si sia proprio trasferita.
Allora…io sono buona e carina, ma se sei depressa la prossima volta invece di chiamare la polizia, chiama un bravo psicologo!!!
baldo
12 settembre, 2020Interessante, ma che fare se il bimbo del vicino piange disperato a tutte le ore? Siamo preoccupati che gli stia succedendo qualcosa di brutto (il rumore non è un problema). Non so dove abitano i genitori (e un’altra scala) e sinceramente viste le condizioni del bambino non credo che sia sicuro andare noi a chiedere informazioni
Barbara Garavelli
13 settembre, 2020Io proverei a suonare ai vicini di casa per parlarne con loro