Voleva fare il medico, ma per fortuna si è stufato degli studi, e dalla sua Piacenza si è trasferito a Milano.

Non era nato per fare il medico, era nato per fare il Re.

Non finirò mai di ringraziare Nino Cerruti che per primo ha creduto in lui e gli ha affidato  un lavoro da stilista.

Da vetrinista della Rinascente a stilista: il passaggio è stato decisivo.

Non mi è mai interessato nulla della moda.

Se entro in un negozio e la commessa mi indica qualcosa dicendo che quel qualcosa è alla moda, che è appena uscito e che lo comprano tutte… State pur sicuri che quel “qualcosa” non finirà mai nei miei armadi.

I capi alla moda passano, i capi eleganti restano, per sempre.

Giorgio Armani è il Re dell’eleganza.

Tanti anni fa, in Via Valtellina a Milano, c’era uno spaccio fantastico di Armani (prima e seconda linea) dove si compravano delle cose stupende ad ottimi prezzi.

Era lì che ogni tanto andavo a fare shopping, tutta emozionata all’idea di riuscire ad accaparrarmi, con poco, un abito di Re Giorgio.

Mi ricordo quando facevo la hostess per l’interstand. Mi ero da poco trasferita a Milano per studiare pubbliche relazioni allo IULM, e per arrotondare facevo la hostess per le sfilate di moda.

Accompagnavo gli ospiti al loro posto e poi me ne stavo in piedi in un angolo, a godermi la passerella che si animava.

Quelle di Giorgio Armani e di Gianfranco Ferrè erano le mie preferite.

Mi sono laureata indossando una giacca di Re Giorgio, e anche l’anno scorso ho indossato un suo vecchio abito da sera lungo, nero.

Se un vestito è bello, e fatto bene, non passa mai di moda.

E poi Re Giorgio mi piace perché sa anche scendere in piazza per trasformarsi in Giorgio.

Mi ricordo quando, nel luglio del 2006, mio marito ed io, ai tempi ancora fidanzatini, andammo in piazza Duomo in motorino per festeggiare l’Italia che vinceva i mondiali (bei tempi quelli!).

Stavamo bevendo una bella birra ghiacciata sventolando la nostra bandiera tricolore, quando ecco apparire tra la folla lui, il Re.

Giorgio Armani il suo paese lo ama davvero, e quel giorno ha voluto festeggiare come tutti, in Piazza.

Mi ricordo anche il giorno in cui stavo uscendo da un concerto con George Weah. Sto parlando di taaaaanti anni fa. Non ero ancora ne fidanzata ne sposata, e George ed io eravamo molto amici (diciamo così).

Giorgio vide George, e da suo grande ammiratore, si avvicinó per conoscerlo, ma non lo fece andando direttamente da George, dando per scontato che lo avrebbe riconosciuto.

Quella sera Re Giorgio venne da me (ci conoscevamo di vista), e mi chiese se potevo presentargli il mio amico di cui era gran tifoso.

Grande Giorgio. Grande perché da vetrinista sei diventato uno degli stilisti più famosi e di classe del mondo. Grande perché da tifoso che eri, quest’anno hai contribuito a riportare in alto la squadra di basket milanese.

E poi diciamocelo dai: se arrivo come lui agli 80 allora prometto che chiudo il blog e smetto di scrivere cavolate.

Mancano solo 36 anni dai!

Barbara