Nostalgia canaglia

 

Una grande e grossa come me che parla di nostalgia?

Ebbene sì, e non si tratta di una normale nostalgia, ma di una “nostalgia canaglia”, canaglissima.

Ve li ricordate Albano e Romina, a Sanremo?

Io, purtroppo sì, e mi si sta cariando un dente solo al pensiero.

Ma andiamo avanti.

Il problema è che MI MANCAAAAAAAAAAAAAA

Chi? Il mi maritooo

Ho capito che deve lavorare, e che il suo lavoro a volte lo porta a viaggiare, ma quando è troppo è troppo, uffa!

Prima in Brasile, e subito dopo in Cina.

Un po’ più lontano nooooo?!?!?!?

So a cosa state pensando, ma state sereni: non è andato a San Paolo, o a Rio, ma in quella parte del Brasile dove la donna più bella somiglia alla signora Pina, Fantozzi.

Fosse dovuto andare a Rio, credo proprio che lo avrei accompagnato, a costo di infilarmi in una gigante valigia.

E quando lui era in Cina, le giocatrici di pallavolo erano tutte in Italia, a vincere, e le altre cinesi sono troppo basse per lui (speriamo che non le incontri ora che saranno anche tornate!)

Come è vero che la lontananza fa bene, fa benissimo: quando è qui, a volte, lo menerei con il matterello (almeno lo userei per qualcosa), ma quando è lontano…

C’è troppo silenzio in questa casa, quando lui non c’è.

Mi mancano anche le nostre litigate, e v’ho detto tutto.

Perchè, diciamocelo, ma litigare fa bene.

Litigare fa sentire vivi.

Spesso si finisce a litigare per cavolate, e lo si fa perché magari la giornata è stata impegnativa, e la sera si arriva stanchi, spesso stressati, e allora si a bisogno di sfogarsi, e si butta fuori, tutto.

Litigare vuol dire passione, amore.

Se a uno non gliene importa più nulla, non litiga neanche più.

La vera nemica della coppia è la noia, e noi non ci annoiamo mai, ah no no!

Oggi va così: oggi sono entrata in modalità “nostalgia canaglia”.

Oggi sto “sfogliando” le foto della nostra vita: quelle di quando eravamo due ragazzini (In realtà LUI era un ragazzino, ma io ero già donna, ops); le foto dei nostri primi viaggi; il nostro matrimonio; le nostre pance che crescevano assieme, solidali una con l’altra, e l’arrivo di Danny…

La foto di quel finto tatuaggio che volevo farti credere di aver fatto, con l’immagine del nostro bacio, ma tu non ci sei cascato, neanche per un attimo.

Sei uno spacca maroni cosmico, ma oggi mi manchi, più del solito.

Sarà che è un momento un po’ così…

Sarà che averti accanto a me, anche quando sei distratto e taci, mi fa sentire al sicuro…

Sarà perché sono consapevole di aver incontrato un uomo serio, solido, perbene…

Sarà perché non mi da fastidio che i brutti siano diversi…

Sarà perché mi hai fatto il regalo più bello che una donna possa ricevere…

Sarà, sarà…ma oggi mi manchi, tanto.

Torna presto spaccamaroni.

Torna a casa Lassie.

Tua “stagionata”

PS: mica è colpa mia se ho 8 anni più di lui, e questo è il soprannome che mi sono meritata! Argh

Barbara

 

 

La scatola dei desideri.

 

Settimana scorsa ero fuori dalla scuola di mio figlio, e aspettavo che suonasse la campanella.

Capita che mentre aspetti chiacchieri, o ascolti i discorsi degli altri.

Non lo fai a posta, ma quando sei in mezzo alla folla, tutti stretti sul marciapiede davanti a scuola, capita.

“Sai, ieri mio marito mi ha comprato la torta che avevo chiesto nella scatola dei desideri. E’ stato carino no?!”

Scatola dei desideri

Ovviamente ho subito chiesto spiegazioni, e a fine giornata le nostre tre scatole dei desideri erano già pronte, al loro posto.

L’idea della scatola dei desideri mi è piaciuta proprio tanto.

Perché nella vita non bisogna mai smettere di sognare.

Perché se desideri qualcosa è giusto dirlo, e se lo scrivi è ancora meglio.

Io un libro dei desideri lo ho già, ma in realtà si tratta di un raccoglitore dove metto dentro articoli e ritagli di posti che mi piacciono, dove un giorno vorrei andare.

Ma quel raccoglitore è mio, è nel mio armadio, e non lo guarda nessuno.

La scatola dei desideri invece…

Nella scatola dei desideri devi scrivere i tuoi desideri, sperare che qualcuno in casa apra la scatola, li legga, e li esaudisca, per te.

Ovviamente non è valido scrivere cose assurde, impossibili, ed esagggggerate!!!

Mio figlio a metà novembre compirà 7 anni, e quindi ha iniziato a scrivere tutti i giochi che vorrebbe ricevere, sia per il compleanno che per Natale.

Mio marito è via per lavoro, e quindi per ora non ha scritto nulla, e io…

Io, per ora, ho scritto che vorrei un invito a cena.

Quando si diventa genitori spesso ci si impigrisce.

Quando si sta assieme da tanto, spesso si danno troppe cose per scontate, e ci si siede sugli allori (Yes, I am “alloro”), ma non va beneeeeee.

Io in questo momento come prima cosa desidero che mio marito torni a casa (è via per lavoro), e poi vorrei tanto un invito a cena.

Sono un’inguaribile romantica? Ebbene sì, lo avete scoperto.

Ma se a voi non interessasse un invito a cena, potete sempre chiedere la vostra torta preferita che vendono solo in quella pasticceria che, guarda caso, non è così lontana dal suo ufficio…

Oppure potete chiedere un romantico week-end a Parigi.

Se invece siete single, potete scrivere su un foglietto che cercate un fidanzato, aggiungete il vostro numero del cellulare, poi fate un po’ di fotocopie, e invece di mettere il foglietto nella scatola, lo distribuite alle vostre amiche, quelle che hanno tanti amici belli, simpatici e scapoli.

Nel mio prossimo foglietto, da mettere nella scatola dei desideri, scriverò che vorrei tanto un bel disegno da attaccare sullo specchio del bagno.

Vediamo chi realizzerà il mio sogno numero 2 (un’idea ce l’ho)

La “scatola dei desideri” è proprio una bellissima idea.

A volte è difficile dire quello di cui si avrebbe voglia, o bisogno.

A volte scriverlo, quando si è da soli, è più facile.

Oggi, per esempio, avrei tanto bisogno di un abbraccio.

Quasi quasi vado a scriverlo.

Oggi avrei anche altri due desideri, ma quelli non li scrivo.

Oggi vorrei che i genitori di quel deficiente che ha ridotto in fin di vita un ragazzino di 14 anni, si rendessero conto che hanno detto un sacco di cavolate. Perché un ragazzo di 24 anni sa bene che quello che ha fatto non è un gioco innocente, e che Vincenzo non avrebbe riso.

Oggi vorrei che Grillo, e tutti gli altri politici, la smettessero di fare inutili propagande verbali, ma si rimboccassero le maniche come hanno fatto gli angeli del fango, per andare a dare un aiuto reale a chi ne ha davvero bisogno, ora, a Genova.

Ma questa è un’altra storia…

Voi però non smettete mai di sognare.

Cercate di realizzare i vostri sogni, e quelli delle persone che amate.

Barbara

PS: le scatole della foto le ho comprate da Tiger, costano 1 euro cad e dentro sono già piene di foglietti bianchi.

 

 

 

Pensa a quello che hai, e non a quello che non hai

 

Ho passato un periodo un pó così, ma è passato.

Ebbene sì: anche wonder woman soffre, in silenzio.

Amo condividere il mio entusiasmo per la vita, ma quando sto male mi eclisso, sparisco: mi sveglio piangendo, mi addormento piangendo, mi lecco le ferite, e mi rigiro nel letto, o sul divano, da sola.

Forse a volte pretendo troppo, dagli altri, e da me…

Forse a volte penso troppo a quello che non ho, e troppo poco a quello che ho.

Non ho un vero lavoro che mi appaghi.

Non ho la certezza che sia Milano la città dove voglio far crescere mio figlio.

Non ho la sfera magica…

E allora una mattina ti svegli, e ti senti una nullità, ti senti piccola, e inutile.

E allora quel giorno inizi a pensare a tutte le cose che avresti potuto fare, e costruire, e che invece non hai fatto.

E quella sensazione di fallimento ti accompagna anche il giorno dopo, e quello dopo ancora…

Poi ti sfoghi con un’amica, una di quelle che magari senti poco, ma che sai che c’è, eccome se c’è.

Ed ecco che arrivano le parole giuste: “Non pensare solo a quello che non hai. Pensa a quello che hai!”

E allora cammini velocemente verso la camera di tuo figlio, lo guardi mentre dorme, e ti scende la prima lacrima, di gioia.

Torni in salotto. prendi in mano il cellulare e scrivi quelle due parole a tuo marito, che è dall’altra parte del mondo, e che, anche se ha mille difetti, come li hai tu, è un uomo serio, in gamba, e ti ama.

All’improvviso ti torna il sorriso, e in quel preciso momento ricominci a respirare, uscendo dall’apnea in cui sei entrata ormai da giorni, da settimane.

E mentre respiri ti torna il coraggio, e mandi una mail, e un sms, senza pensarci troppo.

Fissi due appuntamenti, anzi, tre.

Decidi di buttarti, di provarci.

Se andrà bene avrai fatto qualcosa in più, se non andrà bene ti ricorderai che hai già  fatto tanto.

Ora sai che non avrai rimpianti, mai.

Non fate come me.

Non pensate troppo a quello che non avete, e a quello che non avete fatto.

E non abbiate paura di provare, per il timore di fallire.

Pensate a tutto ciò che di bello avete intorno a voi, a tutti quelli che vi amano, e che vi hanno amato.

Pensate a quante cose buone avete realizzato, e a quante persone avete reso felici

E ricordatevi che le cose possono cambiare, sempre.

E se avete un sogno nel cassetto, non aspettate che faccia la muffa per paura di non riuscire a realizzarlo, ma provateci.

A volte basta sapere aspettare il momento, quello giusto.

Think positive

Barbara

 

Le mamme italiane e quell’infinito cordone ombelicale

 

A volte facciamo fatica a tagliarlo noi, ma a volte ce lo impediscono.

Purtroppo il cordone ombelicale, una volta tagliato, a volte lascia il posto a catene più pesanti di quelle vere.

Le mamme italiane spesso fanno più danni dello tsunami, ma anche la legge non le aiuta.

Vogliamo parlare di questo benedetto inserimento negli asili?

Ma bastaaaaaa!

Siamo l’unico paese al mondo dove i genitori vengono obbligati ad essere presenti all’inserimento dei figli nei nidi e nelle scuole materne.

E stiamo parlando di due settimane, e non non di un paio di giorni.

Ore di permesso perse per aiutare i figli nell” “Ambientamento” (ora si chiama così)

Ma educarli subito a disciularsi da soli no?!

Facciamo che se un bambino ha proprio tanta difficoltà ad ambientarsi, la mamma o il papà possono  restare 5 minuti in più, ma facciamola diventare una possibilità, e non un obbligo!

E poi ci meravigliamo se ci sono certi giocatori di calcio di serie A che mangiano la frutta solo tagliata come gliela taglia la mamma, a casa.

E adesso non chiedetemi il nome, suddddai, fate i bravi. Tanto non ve lo dirò neanche sotto tortura!

Ma fatemi un favore suuu

E’ ovvio che l’ Italia sia piena di bamboccioni che dopo la maggior età continuano a rimanere attaccati alle gonne delle mamme.

Meno male che porto quasi sempre i pantaloni!

Io mio figlio me lo coccolo e me lo sbaciucchio, ma se corre da me a dirmi che il suo amichetto gli ha dato un calcio, o non vuole prestargli un gioco, gli rispondo che si deve arrangiare.

Io mio figlio lo consolo e, se c’è davvero bisogno, lo curo e lo medico, ma se cade e si graffia, gli dico di non esagerare e lo spingo via, lontano da me e dalle pericolose campane di vetro.

Attenzione mamme! Specialmente se siete mamme di figli maschi!

Il destino dei vostri figli, e delle donne con cui decideranno di dividere la loro vita, è nelle vostre mani.

Insegniamo ai bambini di oggi a diventare grandi, ma grandi davvero.

Insegniamo loro da subito a pulirsi da soli, ad allacciarsi le scarpe da soli, a lavarsi i denti, bene, da soli.

Sono i primi passi verso l’indipendenza.

Sembrano piccoli passi, ma sono grandi, grandissimi.

Dobbiamo fare i conti con la realtà di oggi, e con i pericoli sempre maggiori.

Dobbiamo spiegare ai nostri figli che in giro ci sono tante persone belle, ma anche quelle brutte.

Non dobbiamo stare zitti, cercando di nascondere loro la verità, ma seguendoli sempre, per difenderli dai pericoli.

Dobbiamo spiegare loro quali sono i pericoli.

Dobbiamo lasciarli andare, insegnando loro a stare attenti, e a difendersi da soli.

Un giorno noi non ci saremo più, ma loro sì.

Un giorno noi ci saremo, ma non saremo più, sempre,  al loro fianco.

Al loro fianco ci saranno i loro amici e le loro famiglie, e sarà allora che avranno bisogno della loro forza, e non della nostra.

E adesso faccio outing, aiuto…

Io adoro mia suocera.

Non avrei potuto sperare in una suocera più simpatica e giovanile.

Ma io non sono brava a cucinare come lei.

Io non stiro bene come lei, anzi, io non stiro proprio! Io odio stirare!

E lei oltre ad essere brava a fare tutto in casa, lavora pure!

Avete present wonder woman?!

Ecco, mia suocera è la reincarnazione moderna di wonder woman.

E secondo voi, una che fino a 11 anni fa era una single convinta che mangiava solo surgelati o roba in scatola, come può vivere un confronto del genere?!

Male, malisssssssimo!

E quindi?!

E quindi siccome per me ogni sfida è uno stimolo, ho deciso di imparare a cucinare, ma stirare no, mi rifiutoooooooo.

E visto che io trovo sempre il lato positivo in tutte le cose, sapete cosa vi dico?

Che mio figlio non potrà mai dire alla sua donna che sua mamma stirava meglio di lei!

Tiè

Besos

Barbara

 

 

 

Giocattoli? Ecco come combattere il senso del possesso, da subito!

 

Vi capita mai di entrare in camera di vostro figlio/a e di urlare tra voi e voi (magari arrivando fino all’orecchio del vicino) “Adesso bastaaaaaaa! O metti in ordine o butto via tuttoooooooo!!!” ?

Noi mamme, per i figli, e non solo, a volte diamo veramente i numeri.

Se poi abbiamo un solo figlio, allora spesso facciamo dei danni veri, al nostro portafoglio e alla loro educazione.

“So che lo volevi tanto e allora…”

“Ma mamma non è il mio compleanno!”

Niente! Quando vedi tuo figlio che apre il pacchetto, e si illumina di immenso, tu, mamma, vai in brodo di giuggiole, e i tuoi nuroni vengono presi a schiaffoni.

Il problema è che quelle piccole camere (la nostra è moooolto piccola), si riempiono presto di giochi, che spesso vengono usati un paio di volte e poi vengono parcheggiati, ovunque.

La scorsa primavera ho proposto a Danny di liberarci di tutti quei giochi che non usava più: qualcuno lo avremmo regalato ad amichetti più piccoli e a bambini con meno possibilità di noi, e altri li avremmo venduti facendo la bancarella al parchetto.

Vendere? Guadagnare soldi?

A Danny sono apparsi i dollaroni negli occhi, come a Paperon de Paperoni.

Quel giorno ci è cambiata la vita: io mi sono liberata di un sacco di oggetti inutili, e ho imparato la lezione, e lui sta diventando ricco, e, cosa più importante, sta capendo il valore dei soldi.

Quando un bambino impara che i giochi costano, e che non usarli è come buttare via dei soldi, all’improvviso cambia atteggiamento, e prima di chiedere un regalo, ci pensa due volte.

Un’altra bella abitudine che sono riuscita a dare a mio figlio è quella di separarsi anche dalle cose che gli piacciono, e che usa ancora: ogni tanto Danny presta un suo gioco, e ogni tanto un suo amico presta un gioco a lui.

Questo è mio” è una frase che ho sempre odiato.

Ho sempre pensato che sia più importante saper condividere, che voler tenere tutto per sé.

Danny boy ormai va in seconda elementare, ma il suo asilo è ancora ben impresso nella mia mente.

Ed è proprio nel suo vecchio asilo che hanno avuto una bellissima idea!

La “Scuola di Pippi“, il vecchio asilo di Danny in Via Friuli a Milano, ha aperto una “Ludoteca“, un spazio destinato al gioco e al divertimento gestito da educatori e animatori, pronti ad inventarsi ogni giorno nuovi laboratori e nuovi stimoli.

Un posto dove portare i bambini dopo scuola, magari quando fuori farà freddo e pioverà, e i parchi inizieranno a diventare Off limits.

Ma la cosa che mi è piaciuta di più è stato il PRESTO GIOCO, un’idea geniale: nella ludoteca di Pippi si potranno prendere in prestito i giocattoli, come abbiamo sempre fatto con i libri.

“Mamma andiamo a comprare un gioco nuovooooo?!”

“Mamma voglio quello lì in vetrina”

Alcuni giochi vale la pena comprarli nuovi, ma altri proprio no.

Capricci, sfizi, quante volte volte anche noi grandi finiamo per comprarci cose inutili, che non useremo mai, o quasi?

E allora ecco la soluzione, almeno per loro: vuoi provare l’ebrezza di tornare a casa con un gioco “nuovo”?

Andiamo a prenderlo in prestito alla Ludoteca, e il gioco è fatto.

Alla fine di ogni laboratorio, il bambino potrà scegliere un gioco, e il gioco prescelto diventerà del bambino fino al suo prossimo laboratorio.

La condivisione e non più il possesso, il poter prendere, e non sempre il comprare, diventano un nuovo modo di relazionarsi agli oggetti, stimolando una nuova cultura del GIOCO.

I bambini potranno alla “Scuola di Pippi” i loro giochi che non usano più, dando loro il modo di entrare nel CIRCUITO NUOVA VITA.

Bravi! Doppio applauso.

Insegnamo ai nostri figli il vero valore degli oggetti, e quello della generosità.

Besos

Barbara

Spettegoliamo un pó su George Clooney e Tomaso.

 

Cosa hanno in comune George Clooney e Tomaso Trussardi?

Un matrimonio: il primo ha appena sposato una donna estremamente bella, attraente  e molto intelligente, e il secondo sposerà a breve una donna bella, e basta.

Che io non ami la signora Michelle lo ho già detto più volte, e continuo a dormire sonni tranquilli, senza alcun senso di colpa.

La novità, ora, è che ho deciso che non mi piace neanche lui.

Rampollo di una nota famiglia di stilisti, sale sulla passerella di facebook e mi fa uno scivolone su una buccia di banana grande come un’anguria.

Sudddai Tomasino, adesso capisco perché siete una coppia così bella: chi si somiglia si piglia.

Si dia il caso che la coppia è in attesa del secondo bambino, e che abbia deciso di sposarsi, invitando circa 250 amici.

A quel punto il Signorino Tomaso, pochi giorni fa, pubblica il seguente post sulla sua bacheca di facebook:

 

trusfoto

 

1) Visto che dalle orecchie sue, e della sua futura signora, vedo spesso sbucare delle banconote, ma fare della sana beneficenza no?!

2) Dubito che il mini stilista abbia invitato tutti gli amici che ha su facebook, quindi trovo davvero poco carino quel post visibile anche ai non invitati.

Vabbè, andiamo avanti sennò divento una S.I.N.A.P.

Parliamo di George e Amal (a volte una consonante fa davvero la differenza, ops)

Faccio piccola premessa: un pó di anni fa, durante una delle tante mostre del cinema di Venezia, e dopo una splendida festa ai Granai della Giudecca, ho finito la mia serata con amici, al bar della piscina dell’Hotel Cipriani.

Si da il caso che i nostri vicini di tavolo fossero George e Brad, con alcuni loro ospiti, e che il loro tasso alcolico non fosse così basso.

Difficile mantenere le apparenze quando l’alcol naviga, quasi a vista, nel tuo corpo.

Avevo sempre pensato che quel biondino di Brad Pitt non fosse per niente sexy, mentre George…

Beh, quella sera, dopo aver provato la loffia stretta di mano di Mr Martini, e dopo aver a lungo osservato sia lui che il suo biondo collega, ho cambiato idea: Brad trasudava “machismo” da tutti i pori, mentre George…

Ma alla fine sapete cosa vi dico?!

Che non mi interessa se George è gay, e se a sua moglie magari piacciono le donne.

Non mi interessa se questo matrimonio è la copertura di qualcosa che non scopriremo mai.

Non mi interessa neanche se hanno deciso di “bloccare” la mia città per tre giorni, solo per urlare al mondo intero che loro sono etero, e che si amano.

Mi interessa soltanto che loro, entrambe seriamente impegnati nel sociale, non hanno di sicuro fatto la lista nozze in un negozio che vende argenteria.

E mi interessa, soprattutto, che George sia passato sotto casa mia e che abbia sfoderato uno dei suoi fantastici sorrisi, salutando mia mamma casualmente affacciata alla finestra.

Mi interessa che non potrò mai provarvelo perché ero a Milano, e non sono riuscita a fotografare l’attimo, fuggente.

Insomma Georgeee!!!

Come hai potuto decidere di salutare mia mamma senza farmelo immortalare?

E perché hai deciso di sposarti proprio nell’unico fine settimana in cui io ero bloccata a Milano, lontana dai vostri lunghi festeggiamenti??!!!!!

Non si fa così: no Garavelli no party!!!

Barbara

 

 

Bambini, animali, e non solo: diciamo stop alla violenza sul web!

 

Sono anni che gira su Facebook la foto di un povero gatto impiccato.

Sono anni che mi tocca vedere foto di bambini e animali  feriti, maltrattati, o addirittura morti.

E le foto sono spesso accompagnate da frasi tipo:

“Voi fareste una cosa del genere?”

“Se conoscete le persone che hanno fatto questo, denunciateli”

Adesso io voglio capire una cosa: ma chi pubblica o condivide immagini del genere, cosa pensa di ottenere?

Secondo voi se qualcuno avesse potuto rintracciare ed arrestare i  colpevoli, non lo avrebbe già fatto?

Secondo voi far girare immagini così forti e pietose, può servire a sensibilizzare qualcuno che non lo sia già?

Secondo me serve solo a far venire mal di stomaco a chi se le ritrova davanti, senza averlo chiesto o desiderato.

La violenza sui bambini, e su certi animali, essendo loro più indifesi, è la peggiore delle violenze, e come tale va sicuramente denunciata e combattuta, ma le immagini non servono, non fanno la differenza.

Sta girando sul web il video di una donna che vorrebbe picchiare un piccolo bimbo, e i suoi cani che cercano di bloccarla.

Secondo me è un video finto.

La donna si avventa di continuo sul piccolo, ma colpisce solo il divano, e mai lui.

Quale mente malata può organizzare un video del genere solo per fare vedere il senso si attaccamento dei cani a quel bambino?!

E quali superficiali menti possono condividere un video del genere senza prima guardarlo bene, e senza prima pensare alle conseguenze di un gesto del genere?!

E vogliamo parlare del video che ho visto ieri, su facebook, dove due poliziotti cercano di arrestare un pericoloso delinquente assassino?

Nel video i due poliziotti cercano di tirarlo fuori dalla macchina, mentre lui sembra stia cercando di prendere un’arma dal cassetto nel cruscotto.

E sotto il video decine e decine di commenti:

“Avrebbero dovuto sparare, e non cercare di catturarlo. Ma viviamo in un paese di bigotti dove sono tutti pronti a condannare un poliziotto che spara troppo presto”

“La poliziotta sarebbe dovuta entrare dall’altra portiera, e non dalla stessa portiera dove stava cercando di entrare il collega” 

Ma che senso ha tutto ciò?

A cosa serve? 

Adesso ci mettiamo anche a fare i processi su facebook?

E’ vero che in un paese dove Corona sta in galera e Schettino sta fuori, assieme a tutti i pirati della strada responsabili di assurdi incidenti mortali, ci sia qualcosa che non va.

Ma iniziare a pensare che farsi giustizia da soli sia la soluzione migliore…questo no!

Trovo sia giusto che un poliziotto possa sparare per legittima difesa, ma non per eccesso di stress, o per picchi di adrenalina.

Diffondere nel web immagini e video che “parlino” di violenza, non serve a nulla, e a volte può diventare addirittura pericoloso.

Giorni fa ho parlato di quanto secondo me sia pericoloso parlare troppo di violenza anche in tv.

Sono convinta che più si dedichi spazio a genitori che uccidono le loro creature, e a mariti che uccidono le compagne tanto amate, e più questo tipo di omicidi continuerà ad aumentare, come sta già succedendo.

La notizia va data, per carità, ma non esageriamo con tutte queste trasmissioni dedicate.

Raccontiamo il fatto, senza magari scendere troppo nei dettagli, e riparliamone solo se, e quando, ci saranno importanti risvolti a riguardo.

Mai sentito parlare di emulazione?

Se io, che mi reputo una persona normale, vedo l’immagine di un animale torturato, non posso che stare male, e soffrire in silenzio.

Ma se una persona squilibrata vede un’immagine del genere? Secondo voi come potrebbe reagire?

Pensateci bene prima di condividere immagini o video violenti.

Pensate bene a quelle che potrebbero essere le conseguenze.

Contate fino a 10.

Grazie

Barbara

Notizie sì, notizie no.

 

Elisabetta Canalis si è sposata vestita da meringa, e Belen Rodriguez si è presentata al matrimonio vestita da concorrente di “Ballando sotto le stelle”.

Era ovvio che il giorno dopo sarebbe partito il tam tam mediatico, e che sarebbe durato a lungo, senza esclusione di colpi.

“Ma che cafona! Non si entra vestite così in Chiesa, e poi non è chic  rubare l’attenzione alla sposa attirando su di sè gli sguardi di tutti”

“Ma di chi era il vestito della Canalis? Ma perché  non ha indossato qualcosa che esaltasse di più le sue belle forme? Sarà mica incinta?”

E vai di botta e risposta, di accuse e repliche, e di fiumi di dementi esternazioni.

Donne che accusano altre donne di aver criticato per invidia.

Invidia?

Ma secondo voi si può invidiare una gran bella gnocca che invece di indossare qualcosa di semplice ed elegante, decide di rendersi ridicola, e fa la “gnorry”?

Ma quello che mi disturba di più sono quelli che si sono permessi di criticare la troppa attenzione data a queste stupidate, quando ci sarebbero cose ben più importanti di cui scrivere a parlare.

Ecco, appunto, parliamo di notizie sì e notizie no.

Ma vi siete accorti che da quando danno così tanto spazio a mariti che uccidono le donne amate, e a genitori che uccidono il sangue del loro sangue, questo tipo di delitti stanno aumentando a vista d’occhio?!

Mai sentito parlare di emulazione?

Ma è possibile che ormai al telegiornale non si senta parlare che di violenza, omicidi impensabili e atroci decapitazioni?

Ma dare anche altri tipi di notizie? Magari ogni tanto anche buone notizie? Notizie di speranza, notizie di ripresa.

Ben venga Belen e il suo volgare abito di pizzo.

Vorrà dire che da domani le case di moda venderanno meno tubini e più pizzi.

Evviva le notizie stupide, e l’emulazione innocua.

E con questo passo e chiudo

Barbara

 

Lunedì inizia la scuola

 

Ho appena scaricato mio figlio da McDonald ad una festa di compleanno, e sono fuggita.

Sì, sì avete letto bene: SCARICATO e FUGGITA!

Sono una donna scarica, e quindi scarico.

La scuola italiana non può stare chiusa 3 MESI, andrebbe denunciata.

Se poi non puoi permetterti una tata fissa, devi seguire un cantiere, e tuo figlio fa i capricci tutte le volte che nomini la parola “compiti”, allora si tratta di denuncia penale.

In questo momento sono da un tristissimo parrucchiere cinese tra casa mia e McDonald.

Ho un’ora libera e non sapevo se, dopo quasi tre mesi di cozzite acuta (un paio di settimane se l’è fatte con le nonne in Sardegna,grazie al cielo), mio figlio mi avrebbe autorizzato l’ora d’aria, o mi avrebbe trattenuta alla festa con la forza.

Stasera ho un compleanno anche io (con tata prenotata).

Già devo mettere la gonna lunga perché non ho avuto tempo di fare la ceretta, e quando per tutta l’estate usi il rasoio, anche i peli biondi si trasformano in tronchi, almeno i capelli li vorrei a posto.

Potevo forse prenotare dal mio amato Coppola un’ora di sabato pomeriggio, e poi chiamarlo per tirargli un bidone a causa dell’ennesimo capriccio?

Anche no!

Rivoglio la mia libertà.

Toglietemi sto pigiama a righe che ho tatuato sulla pelle da quasi tre mesi.

Ok che la riga verticale sfina, ma preferisco vivereee

Io amo alla follia mio figlio, e mi sento un pochino (ma proprio poco poco) in colpa a non vedere l’ora che varchi quel portone, ma tre mesi sono tre mesi.

In tutti i paesi del mondo le vacanze sono distribuite durante tutto l’anno.

Perché noi dobbiamo sempre distinguerci???

Io davvero non capisco come faccia la gente che ha un lavoro vero e proprio, con degli orari da rispettare, e dei cartellini da timbrare: in tre mesi si fanno fuori lo stipendio di un anno in tate e campus?!

Santi nonni e parenti vari: come farebbe il mondo senza di voi?

Da lunedì torno liberaaa.

Libera di leggere una mail con calma.

Libera di pensare a cosa farò da grande.

Libera di buttare il rasoio e di farmi fare una vera ceretta.

Libera di andare dal mio parrucchiere con cui posso chiacchierare e spettegolare, in italiano.

Libera di pranzare con un’amica o con un potenziale cliente.

Libera di avere una voglia pazza di rivedere mio figlio, e di andare a prenderlo a scuola col sorriso stampato.

Liberaaa

Adesso vi lascio perché sto cinese non ha capito che tra mezz’ora devo correre a riprendere mio figlio alla festa, e i miei capelli sono lunghi da asciugare, troppo lunghi.

Come si dice in cinese “muovitiiiiiiii, perfavore”?

glazie

Barbara

Dalle stalle alle stelle: un po’ di mondanità ci voleva!

 

Per me andare in vacanza vuol dire staccare, tutto, o quasi.

Fino a che lavoravo come pr anche in estate, allora partivo con tacchi e trucchi, ma da quando in estate non lavoro più, certe inutili cose le lascio a casa.

Nella mia valigia ci metto di tutto, ma poi di solito uso ben poco.

So bene che i tacchi slanciano (specialmente quelle che, come me, al posto delle gambe hanno dei salsicciotti), ma non ci posso fare nulla: io i tacchi amo temperarli, ma non indossarli.

Quando vado in vacanza entro in modalità “zingara chic”.

Di docce me ne faccio anche due al giorno, ma il phon non lo accendo mai, e i miei capelli, dopo una veloce spazzolata, vanno un pó dove gli pare a loro.

Lo struccante, un filo di cipria e il rimmel li porto sempre, ma di solito restano nel beauty.

Sono stata in Puglia per ben due mesi. Due mesi fuori dal mondo, impegnata com operai ed artisti per finire la nostra casa, e spesso troppo stanca anche solo per uscire a cena.

Ad un paio di feste ci sono andata, ed un paio di cena le ho anche organizzate, ma niente di più, e comunque non ho mai indossato tacchi, e la cerniera dove ho messo il rimmel è rimasta chiusa.

Mercoledi ho chiuso casa, sono salita con Danny in aereo e, facendo scalo a Roma, siamo venuti dalla nonna a Venezia.

Roma.

Durante lo scalo di Roma ho iniziato a sentire il brusco ritorno alla realtà: uomini in giacca, donne con i tacchi, e io lì seduta nell’angolo con i miei pantaloni a fiori e i sandali di cuoio.

“Sei arrivata? Domani sera ci sono due feste, vieni?!”

A Venezia c’è la mostra del cinema, e come ogni anno ci sono un sacco di feste divertenti in location da brividi.

Venezia è la mia città.

A Venezia ci sono cresciuta, ma non smetterò mai di meravigliarmi dell’immensa bellezza della laguna, dei suoi canali e dei suoi palazzi.

Se poi alle feste ci vai in barchino, con gli amici di sempre, allora è magia pura.

Ieri , dopo due mesi di barbastrucco , scope, rastrelli e pale, sono andata dall’estetista per manicure e pedicure, mi sono fatta un bagno caldo di un’ora, ho phonato i capelli tornando liscia, mi sono truccata e ho indossato un odiosissimo tacco 12.

In Puglia non abbiamo nè pozzo nè acquedotto, ma un’ampia cisterna: niente bagni caldi e niente docce troppo lunghe.

Bello tornare nel mondo degli umani, facendo scorrere l’acqua, a lungo.

Prima la festa della Safilo alla fondazione Guggenheim, e poi il party per i 10 anni di Diuvetica all’Arsenale.

Le amiche di sempre, Venezia di notte in barchino, e due location da lasciare senza fiato. Il catering di Alajmo da Safilo, e la musica di Tony Hamphries da Diuvetica.

Dalle stalle alle stelle.

Quasi quasi stasera bisso: aspetto il marito e mi ributto in pista.

Adoro la campagna pugliese e adoro svegliarmi alle 6.30 per godermi quei posti incantati, ma anche un pó di mondanità non guasta.

Oggi tempero i tacchi, e stasera faccio come Cenerentola: a mezzanotte o li perdo o me li levo da sola, come ho fatto ieri sera.

Vi hanno mai raccontato che noi veneziane, quando indossiamo i tacchi, abbiamo sempre un paio di ballerine nella borsetta?

Beh, ora lo sapete.

Barbara

image