Faccende domestiche: le cose che odio di più

 

Non sono una brava casalinga, lo ho sempre ammesso, e non me ne vergogno.

Non sono una di quelle donne che sa sempre cosa uscirá dalla sua lavatrice: io so cosa ci metto dentro, ma non sono mai sicura che ne usciranno le stesse cose.

Una volta ho messo in lavatrice un mio maglione bordeaux, e ne è uscito un piccolo maglione della Barbie, sempre bordeaux.

Non leggo mai le etichette prima di fare il bucato, anche perché spesso le etichette le strappo proprio, perché mi danno fastidio, e quindi vado ad occhio, a intuito.

Porto le lenti a contatto, e il mio intuito da casalinga non è pervenuto, ops.

Immaginatevi la mia faccia quando la mitica Manuela, tetesca di Germania, sposata con un Pugliese, e totalmente dedita al suo lavoro di “pulitrice perfetta”, mi ha chiamato dicendomi che stava malissimo e che non avrebbe potuto aiutarmi a chiudere la casa, in vista della mia partenza di oggi (sono in aereoporto in attesa di un volo per Venezia, con “comodo e utile” scalo a  Roma).

Chiudere una casa come quella che abbiamo allena finito di costruire in Puglia, non sarebbe stata una cosa semplice anche con il sole e l’aiuto della mitica Manuela.

Potete vagamente intuire come sia stato facile per me chiudere casa da sola e sotto una pioggia incessante?!

Sono stata in Puglia due mesi, ma non li definirei due mesi di vacanza.

Ho portato avanti un cantiere, l’ho fatto finire in tempi da record, e ho continuato a svegliarmi alle 6.30 per tutto il periodo, per riuscire a finire la casa per poterla far fotografare, e metterla in affitto, prima della mia partenza di oggi.

Sono arrivata davvero stanca alla fine di questa avventura, e mi ci mancava proprio la chiusura della casa da sola.

Per fortuna il tempo è stato dalla mia parte, e anche se ho faticato il doppio a raccogliere dal terreno giochi, tubo dell’acqua etc tutti pieni di fango, almeno sono riuscita ad ad evitare LEI, la lavatrice.

Sarebbe stato impossibile lavare lenzuola, asciugamani etc e farli asciugare al sole, visto che il sole è sparito circa tre giorni fa.

Io odio fare il bucato, e il bucato odia me.

E invece non credo che mi odi il proprietario della lavanderia che mi ha vista arrivare stamattina con tre sacchi dell’Ikea pieni pieni di cosine per lui.

Ma che ci posso fare io!?

Potrei passare le ore a pulire pavimenti, spolverare mensole e lucidare bagni (i miei), ma odio fare e stendere il bucato, preparare il caffè con la moka (ne avrò bruciate una decina), e detesto innaffiare le piante (il mio pollice non ha nulla di verde, ma tende verso il viola).

Per fortuna che la mitica Manuela mi ha dato delle belle dritte almeno per telefono.

Chiudere una casa appena fatta non è una passeggiata: pavimenti in cemento, e intonaco, sono freschi freschi, e l’umidità è in agguato, e quindi i vestiti che lasciamo li ho infilati in sacchetti di plastica, e tutti i materassi li ho messi in verticale.

Speriamo bene!

Per una castrona come me non è stato facile, ma almeno niente caffè con la moka (al bar di Casalini lo fanno buonissimo), niente bucato e bye bye annaffiatoio (ha fatto tutto il cielo, da solo)

E voi?

Quali sono le faccende domestiche che proprio odiate?

Barbara

image

 

Libera uscita? Yessssss

 

Ieri ho avuto la mia prima giornata libera dopo quasi due mesi: niente marito, niente amici, niente parenti, niente ospiti, e niente figlio!

Un paio di anni fa mi sarei sentita in colpa a gioire per un giorno libero, ma poi ho pensato che le filippine mica sono tristi e si sentono in colpa il giovedì, e quindi…

Le filippine hanno un giorno libero alla settimana e sono felici, e io mi dovrei sentire in colpa perchè mi prendo la prima giornata libera dopo due mesi di cantiere, castelli di sabbia e ore seduta al tavolo per fare addizioni e divisioni in sillabe!?

Anche no!

E allora ieri Santa Monica, con suo marito e i suoi figli, sono venuti a prendere Danny, e se lo sono portati al mare, a pescare.

Ho fatto due piccoli ed innocenti salti di gioia, sono passata dalla sarta, in ferramenta e al supermercato (giusto per liberami degli ultimi sensi di colpa) e poi sono andata a farmi fare un fantastico massaggio di un’ora.

Dal lettino della massaggiatrice sono passata al lettino della mia piscina, e sono riuscita a stare al sole sul materassino per più di dieci minuti, senza essere cappottata da mio figlio.

Un ultimo bagno con una mia amica e suo figlio, e poi il ritorno del mio piccolo diavoletto biondo.

Una giornata libera per ricaricarsi, e la sera una bella cenetta tète a tète con il mio principe azzurro junior, in attesa che stasera arrivi papà.

“Amore domani accompagni mamma in aereoporto a Brindisi a prendere un’amica?”

Daniele non sa che stasera arriva papà.

Adoro le sorprese, e stasera sarà una grande sorpresa.

Ora passo e chiudo: inizia il conto alla rovescia, e il tentativo di restauro.

Barbara

 

image

Manca esattamente 1 mese alla mia inaugurazione!

Oggi è il 19 agosto, e il 19 settembre inizia la mia nuova avventura: meno 1 mese, esatto esatto!

Quando mi chiedono cosa io faccia di lavoro, a volte ci devo pensare un attimo, perché non è sempre facile spiegarlo.

Faccio la PR, organizzo eventi, ho un blog (per ora più per hobby che per lavoro).

E una sera a settimana cerco di far divertire gli amici, e gli amici degli amici.

Faccio la comica?

Quello lo faccio tutti i giorni, spesso senza volerlo, ma una sera a settimana organizzo serate danzereccie.

Ho iniziato ad organizzare serate nei locali appena arrivata a Milano a studiare, alla fine degli anni ’80.

Ho iniziato a farlo perché conoscevo tanta gente, e me lo hanno chiesto.

Ho iniziato a farlo perché mi piaceva l’idea di guadagnarmi i miei primi soldini (se escludiamo le bancarelle che facevo da piccola), senza togliere troppo tempo agli studi universitari, vero motivo per cui mi ero trasferita da Venezia a Milano.

Ho fatto la PR nei locali per anni, e un pó ovunque (Milano, Ibiza, Portocervo e Cortina d’Ampezzo, che detta così fa molto chic)

Mi sono divertita tanto e ho avuto grandi soddisfazioni iniziando, parallelamente, ad organizzare eventi per aziende i cui dirigenti frequentavano le mie serate.

Nel 2007 è nato mio figlio e ho deciso di lasciare il mondo della notte, per dedicarmi a lui, 7 giorni su 7, giorno e notte.

Ad un certo punto, peró, mi sono accorta che il divano era diventata la mia calamita e il mio lato B il suo ferro (Ahahahah! Magari!!!).

Non uscivo più, ma proprio più più!

E siccome io sono una super pigra, ma amo ballare, ho riniziato.

A Milano è pieno di posti per ballare, ma devi andarci tardi, ed uscirne ancora più tardi.

Ma io volevo ballare presto, e tornare presto a casa, per non dover chiamare una gru per tirarmi giù dal letto, la mattina.

E poi avevo bisogno di lavorare e di guadagnare qualcosa, ma volevo continuare ad avere tempo per stare con il mio Danny, almeno di giorno.

Ecco come è nata l’idea dei miei aperitivi danzanti, dove alle 21.30 già si balla, e a mezzanotte si può essere già a letto, felici e soddisfatti.

Due anni al Conti in Via Montenapoleone, due anni al Bobino, e da settembre una nuova avventura, sempre a Milano, dove vivo, per ora…

Venerdi 19 settembre inauguro il mio nuovo venerdì all’ATM, a Milano, Bastioni di Porta Volta 18/A.

Non sarò sola, ma con Cristian Allegretti, un grande amico e un ottimo dj.

Era da un pó di anni che organizzavo il mercoledì sera, ma in tanti mi chiedevano di organizzare qualcosa il fine settimana.

Durante la settimana molti amici non possono uscire, o non ne hanno voglia, e il weekend ormai non si parte più così spesso che prima.

E allora che ATM sia!

Aperitivo con buffet, una bella terrazza fino a che non inizierà a nevicare, e un mitico dj pronto a farci ballare subbbito subito.

Vi aspetto!

Parola d’ordine?

Ma che domande: temperateitacchi!!!

Barbara

image

 

 

 

Ferragosto: gita fuori porta o barricamento a casa?

 

Oggi sono veramente combattuta!!!

Una parte di me, quella in modalità “orso” che non ama stare in mezzo alla folla, starebbe barricata in casa e non metterebbe piedi fuori manco se mi pagassero: no spiaggia, no ristoranti, e neanche caffè e giornale a Cisternino, cercando di intercettare, e capire, le chiacchiere da bar dei local (adoro sentire quelli che parlano in dialetto).

Mentre un’altra parte di me, quella taaanto curiosa e un pó “caciarona”, prenderebbe macchina e telefonino (per immortalare certi attimi imperdibili), e andrebbe in giro per spiaggie e paesini, a vedere come si festeggia il Ferragosto in Puglia.

Ieri sera sono stata a Martina Franca per godermi la tredicesima edizione della famosa mostra mercato dell’antiquariato e del modernariato (ovviamente non uscendone a mani vuote), e poi sono stata a cena con amici di Monza ospiti da noi, e con amici di qui, di Taranto.

Ci raccontavano che l’anno scorso, nel parcheggio di una spiaggia qui vicino, è stata avvistata una donna che faceva bollire un enorme pentolone d’acqua su un minuscolo fornelletto a gas, posizionato nel portabagagli della sua Panda.

Pasta fredda in spiaggia? Ma quando mai!!! Quella la pasta l’ha servita fumante e appena scolata.

Adoro!

Adoro le angurie seppellite sotto la sabbia in riva al mare, per mantenerle fresche, o per fare azzoppare quelli del nord che passeggiando sul bagnasciuga non si aspettano di certo di inciampare sul cucuzzolo di una gigante anguria, hihi.

E la passeggiata di Ferragosto?

Qui è un must!

E te credo! Con tutto quello che si mangianooo, dovranno pure smaltire, anche se molti me li immagino già sotto l’ombrellone, con la pancia piena e la bolla al naso, mentre russano.

Ma voi lo sapete cosa si festeggia a Ferragosto? Io sincertamente me l’ero scordato, ma San Google me l’ha ricordato.

La festa si chiamerebbe “Festa dell’assunzione della Vergine Maria”, perché il 15 agosto la Chiesa Cattolica festeggia l’assunzione della Vergine Maria, ossia il passaggio della mamma di Gesù dalla sua vita terrena  al paradiso.

La parola “Ferragosto”, con cui tutti, o quasi, chiamiamo invece questa giornata, deriva dal latino “feriae Augusti”, ossia le festività che concedeva l’Imperatore romano Augusto, dopo le attività agricole.

E quindi oggi, per non deludere ciò che la storia ci ha tramandato, festeggeremo.

L’unica differenza è che una volta si festeggiava con giochi e animali, mentre oggi gli animali finiscono sulle tavole, spesso dopo essere passati su qualche griglia.

Ops, i tempi cambiano, e le usanze pure.

Adesso vi lascio perché devo andare a fare la spesa.

Ho deciso: oggi niente gita fuori porta, ma una rilassante giornata a casa, in piscina, e stasera super grigliatona tra gli ulivi.

Che sia una giornata spensierata e piena d’amore, per tutti voi.

Besos

Barbara

image

Oggi voglio chiedere scusa ad alcune mamme

 

La foto che vedete qui sopra, è stata scattata ieri all’1 di notte o, meglio, oggi all’1.

Eravamo al “C’eravamo tanto amati”, il bar di un nostro amico a Cisternino, e Danny si stava bevendo un drink con il suo amico Mattia (acqua e limone).

Mezz’ora prima di quello scatto, Danny era sdraiato su ben quattro sedie del ristorante dove eravamo andati a cena, alle 23.

Ieri avevo in casa elettricista e fabbro, e l’ultimo se ne è andato via alle 17, quindi noi, e i nostri amici ospiti da noi, siamo rimasti a casa in piscina, e siamo andati al mare solo nel tardo pomeriggio.

Un bagno e una birrtta in spiaggia al Kipos, a Torrecanne, e poi un secondo aperitivo ed un fantastico tramonto al Lula Bay, un nuovo posticino hippy lì vicino.

Siamo tornati a casa alle 21, felici e con la pelle che tirava, per colpa del sale (o forse per merito).

Una mamma sana di mente cosa avrebbe fatto dopo aver portato il figlio a due aperitivi, dove il biondino si è bevuto un Crodino, mangiato patatine e poi un piccolo sushi burger (un piccolo “panino” fatto con riso, alga, maionese e salmone)?

Gli avrebbe fatto un pó di pasta in bianco, lo avrebbe messo davanti alla tv a vedere Peppapig, e lo avrebbe cacciato a letto.

E io che ho fatto?

Ho fatto la doccia con lui, gli ho dato i vestiti da mettersi, e l’ho portato con noi e i nostri amici, a mangiare le bombette, alle undici di sera.

Quando non ero mamma e vedevo queste famiglie nei ristoranti, ad orari assurdi, con i bambini cotti e bolliti che, appena finito di cenare, si sdraiavano sulle sedie e raggiungevano Morfeo, guardavo le loro mamme e le giudicavo, male, molto male.

“Ma come si fa, dopo una giornata di mare, a portare un bambino a cena così tardi?”

Me lo sono chiesto per anni, e ieri sera ho capito, ho abbassato lo sguardo, mi sono vergognata un bel pó, e ho chiesto scusa per i miei giudizi ignoranti e affrettati.

É vero che le vacanze sono dei figli, ma è vero anche che sono anche di noi genitori, e dei nostri amici, e che non si può sempre obbligare tutti ad andare a cena alle 20, perché hai un bambino, e loro magari no.

È vero che esistono le babysitter, ma è anche vero che se non hai la possibilità di averne una tua, fissa, in vacanza si fatica a trovarne, costano, e magari ti spiace anche mollare tuo figlio a casa con un piatto di pasta in bianco, togliendogli il piacere delle mitiche bombette che lui ama tanto.

Fino alla scorsa estate siamo stati noi adulti ad adattarci agli orari di Danny, e quindi non si usciva a cena tanto tardi e dopo cena al massimo si mangiava un gelato e si tornava a casa.

Ma quest anno abbiamo visto che quando Danny va a letto tardi (ovviamente non tutti i giorni), si sveglia anche tardi, cosa che prima non succedeva, e allora abbiamo deciso di fare delle vacanze un pó più “normali”, e di concederci qualcosa di più.

Danny, ieri sera, al ristorante, ad un certo punto  non ce la faceva più: si era innervosito e voleva per forza sdraiarsi e dormire.

Quelle che continuo a non sopportare sono quelle che mamme che portano i figli a cena tardi e poi si innervosiscono e sgridano i loro figli quando questi danno i primo segni di stanchezza, e si ribellano.

Le cose sono due: o te la prendi con te stessa perché fai fare a tuo figlio orari assurdi, oppure cerchi di capire se tuo figlio è stanco o solo stufo di stare a tavola a sentire i grandi chiacchierare tra di loro mentre lui spreca le sue ultime energie giocando col cellulare di mamma e papà (se come ieri sera, a tavola, non c’erano altri bambini).

Ad un certo punto mi sono scusata con tutti, mi sono alzata, ho preso Danny per mano, e , mentre gli altri finivano di mangiare, l’ho portato a prendere un gelato al bar.

La mamma tutta per lui? Un gelato a mezzanotte?

A quel punto Danny è resuscitato, e ha finito la serata con noi, incontrando anche un suo amichetto con cui ha giocato e brindato sorseggiando acqua e limone.

Mai giudicare senza prima essersi messi nei panni degli altri.

Besos

Barbara

image

 

L’entusiasmo non è virile

 

Gli uomini vengono da Marte e le donne vengono da Venere.

Veniamo da due pianeti diversi, ma spesso ce ne dimentichiamo, e allora ci aspettiamo che loro parlino la stessa lingua e, soprattutto, che ci capiscano.

Ma siamo davvero troppo diversi, e non solo per quanto riguarda la lingua.

Se un uomo ha avuto 20 donne è un figo, se una donna ha avuto 20 uomini è una zoccola.

Un uomo può bere birra e fare un bel rutto liberatorio, ma una donna no.

Ieri sera Danny ed io abbiamo accompagnato papá all’aeroporto.

Sabato scorso papá mi ha portato Danny, che era stato in vacanza con le nonne, e ieri sera è dovuto tornare a Milano, a lavurà.

Potete immaginare quanto io fossi felice, nervosa ed agitata, quando sabato sono andata a prenderli all’aereoporto.

L’ultima volta che i miei uomini erano stati qui in Puglia, la casa era ancora un cantiere, e parecchio indietro .

Un paio di settimane fa sono scesa da sola con frusta e cornetti freschi alla marmellata, per tutti gli operai.

In circa 10 giorni, dormendo sa un’amica, e stando in cantiere dalle 7 del mattino alle 7 di sera, ho dato una bella accelerata, ho fatto un trasloco, e ho trasformato un cantiere in una casa.

È stata una bella maratona, ma volevo fare il più possibile prima dell’arrivo dei miei uomini, e mentre sabato guidavo verso l’aereoporto di Bari, ero davvero tanto felice e parecchissssssimo agitata.

“Cosa ha detto tuo marito quando ha visto la casa? E tuo figlio?”

Le mie amiche volevano sapere e io non sapevo cosa dire.

Che dire? Che a mio marito la casa è piaciuta, e molto, ma diciamo che è stato molto veloce il picco di entusiasmo e molto, ma molto lento il percorso di ricerca dei difetti.

Ci sono rimasta male, ma alla fine mi sono consolata pensando che “l’iper criticità” non è un problema di mio marito, ma dell’80% (o forse più) di tutti gli immigrati provenienti da Marte. 

Le donne, fidanzate, mogli o amanti, provenienti da Venere, possono fare tutto quello che vogliono e che possono, ma, ai marziani, non basterà MAI.

E poi, diciamocelo, ma gli uomini sono bravissimi a trovare tutti quei difetti che noi donne, spesso prese dall’entusiasmo, non vediamo.

E quello che fa girare los maronibus, è che purtroppo, spesso (ma non sempre), hanno anche ragione.

Hanno montato la cappa della cucina troppo bassa e forse quella cappa è anche troppo piccola; infilando lavatrice e forno nelle loro nicchie in muratura hanno sbeccato gli spigoli appena intonacati; quello che ha montato le travi ha lasciato le impronte sul muro, etc etc etc

E quando ti dicono così che vuoi fare? O chiedi il divorzio o gli fai vedere che nulla è perduto e che, con un bel sorriso, e un pó di faccia tosta, si trova sempre una soluzione.

E allora, sempre sorridendo, ho usato olio di gomito e sgrassatutto per levare le impronte dal muro, poi sono andata da quello che ci ha venduto tutti gli elettrodomestici e lo ho convinto a darmi una cappa più grande in cambio di quella più piccola, anche se la piccola la avevo già fatta montare e avevo anche già  buttato la scatola e tolto la pellicola di protezione.

Certe scatole andrebbero tenute per almeno un anno, ma a noi donne piace così tanto mettere in ordine e buttare via anche ciò che andrebbe tenuto…

E adesso che lui è partito?

Adesso mi rimetto al lavoro, ma un po’ più rilassata e con l’occhio un po’ più attento e critico.

Noi donne siamo veloci ad imparare la lezione.

La cosa più importante che ho imparato questa settimana è che l’entusiasmo non è virile.

L’uomo nasce masochista, ed essendo sempre molto concentrato su se stesso, e dotato di maroni, quelli ha e quelli rompe.

Barbara

La volgarità: dove e quando? Di certo non chiedetelo a Ruffini, il livornese che ha perso la sua occasione nella stessa serata in cui un altro livornese ha vinto!

 

Un livornese vince il David e un livornese perde la sua occasione, al David.
Valerio Mastandrea meriterebbe un oscar e Paolo Ruffini…uno sculaccione di quelli belli forti!

Non sono Santa Maria Goretti e le parolacce scappano anche a me, eccome, ma direi che alla mia età so dove e quando posso permettermelo.

E Paolo Ruffini?

Lui NO.

Mi piacerebbe sapere chi ha scelto di affidare all’ex presentatore di Colorado la conduzione del premio “David di Donatello”, su rai 1.

Facciamo un appaluso?

Anche no.

Forse Ruffini pensava di essere ancora lì, sul palco di Colorado.

Eppure anche Paolo Virzì, il livornese vincitore per il miglior film con “Il capitale umano”, ha cercato di far capire a Ruffini che forse stava un po’ esagerando.

«Modera il lessico, io capisco tutto perchè parlo le lingue, ma a te poi ti devono sottotitolare, fai le cose a modino»

Eppure Ruffini ha continuato imperterrito per la sua strada, facendo una gaffe dietro l’altra.

Definire Sophia Loren una bella “moglie del topo” sicuramente è stata una battuta fuori luogo, ma quello che ha dato più fastidio a me sono state le troppe, troppissime volte in cui il giovane aspirante presentatore ha nominato il nome di Dio invano.

E il rispetto dove sta?!

mastandeaDarei un Oscar alla “grande bellezza” delle parole di  Valerio Mastandrea che, appena arrivato sul palco, ha esordito dicendo: «Facciamo un applauso per un altro che ci ha provato e non ci è riuscito? Succede a tutti” ha detto l’attore al collega sul palco dei David, “Poi c’è un periodo di sei mesi in cui ci si deprime a casa, il lavoro non va tanto bene, ma poi si riparte. Stai tranquillo. Perché un David quanto può cambiare la carriera di un attore? Un David non lo so, ma presentarlo so che può cambiare la carriera di chiunque».

Grande, grandissimo Valerio Mastandrea.
Qualcuno doveva pur parlare chiaro con quel ragazzetto volgare e maleducato.

Caro Ruffini, puoi anche difenderti dicendo che non hai fatto nulla di male, che scherzavi e che, secondo te, dire “Bella topa” ad una bella donna non è un offesa, ma secondo me hai sbagliato, e parecchio.

Il problema è che come ha sbagliato lui sbagliano in tanti, e spesso sbaglio pure io.

La volgarità spesso fa ridere e siccome alla gente piace ridere, e la gente ha bisogno di ridere, spesso si finisce per usare la volgarità nel momento sbagliato e nei posti sbagliati.

Per non parlare di quando certe parole escono per pura rabbia, incontrollata.

Non possiamo lamentarci se i nostri figli dicono le parolacce, perché è da noi che le sentono.

Prometto che da oggi in poi cercherò di farmene scappare meno, e prometto anche che se rivedrò la faccia di Ruffini in televisione…cambierò canale!

Barbara

 

 

Un ufficio diverso dagli altri

 

E’ ovvio che fino a che pubblico foto mentre sono al parchetto o in terrazza in ammollo nella nostra micro piscinetta (anche io ho diritto ad una pausa), la gente pensi Bella vita fai tu!“, ma lo ho già spiegato una volta e non mi stancherò mai di ripeterlo: non lavorare in un ufficio vero e proprio non vuol dire non fare un tubo, anzi.

E’ solo una questione di organizzazione, e io sono la regina dell’organizzazione!
La scuola è finita venerdì e il campus inizia domani.
Non potevo non lavorare per tre giorni, e allora mi sono organizzata.

Ogni giorno ho invitato 1 o 2 amici di Danny in terrazza a giocare e a fare il bagno nella nostra micro piscinetta, e io mi sono organizzata il mio ufficio all’ombra del dondolo: il mio mac, il mio cellulare, f24 da pagare, liste di chiamate da fare e di mail da scrivere.

Potevo forse mettere in standby per 3 giorni il cantiere in Puglia e il mio lavoro di pr?!

Non credo proprio!

Un po’ di organizzazione, un filo di protezione sulle gambe, e il gioco è fatto.

Ok, ok, non è facilissimo lavorare con bambini che urlano e giocano, ma a me non sono mai piaciute le cose facili, sennò non avrei sposato mio marito (battutone!!!)

Due giorni fa abbiamo anche rischiato la tragedia: lunedì mattina abbiamo inaugurato il terrazzo, e per farlo abbiamo prima dovuto pulirlo, per bene.

Per pulire il terrazzo ci ho messo circa 3 ore, e mi sono fatta aiutare da Danny e dal suo amico Leon.

So a cosa state pensando, ma non fatelo!

Non chiamate il telefono azzurro perché sono stati loro a volerlo fare, e si sono divertiti un sacco.

Peccato che ad un certo punto mi abbia chiamato al vicina di casa dicendo che la grondaia del palazzo stava sgocciolando di brutto sul marciapiede di sotto.

A quel punto ho reputato utile salire su una sedia ed affacciarmi dalla finestra della cucina per dare un’occhiata alla grondaia, dall’alto.

Perdindirindina: la grondaia si era intasata e riempita fino all’orlo, e se non me ne fossi accorta forse sarebbe finita male, in strada…

Ho preso un palo di quelli che si usano per levare le ragnatele, in alto, e ci ho attaccato una cosa appuntita in punta. Affacciandomi dalla finestra (mentre i bambini ignari guardavano i cartoni), sono riuscita a sturare i due buchi, e a far defluire i quintali di acqua che stavano davvero mettendo in pericolo la stabilità della grondaia.

In terrazza ho i tappi blocca foglie, ma evidentemente, negli anni, un po’ di terra e un po’ di sporcizia varia portata dalle piogge etc, hanno  fatto la loro.

Mi sono davvero spaventata, ma per fortuna tutto si è risolto per il meglio.

E poi un po’ di adrenalina fa sentire vivi no?!

Vabbè, ora che è passata posso anche permettermi di scherzarci sopra dai!

Adesso vi lascio che vado a preparare gli hamburger per i ragazzi, e poi porto la mia macchinina nuova dal gommista, per il cambio gomme.

Le mamme blogger e pr fanno anche questo, e sul mio dondolo scriverò: “Torno subito

Besos

Barbara

Loro giocano, io controllo, e lavoro, sul dondolo, il mio ufficio speciale!

Loro giocano, io controllo, e lavoro, sul dondolo, il mio ufficio speciale!

 

Vivere in città o vivere in campagna?

 

Non vedevo l’ora di finire il liceo per poter scappare nella “grande” metropoli con la scusa dell’università.

Sono nata in Scozia, ho fatto l’asilo a Roma, ma mi sono poi trasferita a Venezia, ed è lì che sono cresciuta senza macchine e senza smog, in una sorta di campana di vetro.

Venezia è perfetta per crescere i bambini: Venezia protegge loro, e fa sentire sicuri i genitori.

Ma io era troppo curiosa di vedere cosa ci fosse fuori da quella tranquilla città, e quindi, appena ho potuto, sono scappata.

MILANO

Avevo sognato per anni di trasferirmi in questa città.

A Milano ci lavorava mia zia Carla , ed io spesso il fine settimana prendevo il treno e andavo da lei in ufficio, in Via Dante.

La aiutavo a preparare le piantine delle grandi sfilate che organizzava, e facevo la hostess.

Amavo respirare l’aria della moda, delle passerelle, dei personaggi famosi e degli immensi stilisti (Ferrè era il mio preferito, ed era immenso in tutti i sensi!)

Ho preso tutto quello che Milano poteva darmi, o quasi (la droga l’ho sempre rifiutata!)

Ho vissuto gli anni d’oro, mi sono divertita, ho imparato tanto e ho cercato di mettere in pratica quello che ho potuto, e quello che era nelle mie corde.

Ma da quando sono diventata mamma

Se quando ero giovane mi stava stretta Venezia , ora che sono mamma (e non più di primo pelo, ops) inizia a starmi stretta Milano.

Questo week-end siamo andati a trovare degli amici in Svizzera.

Anche loro vivevano a Milano, e anche loro sono diventati genitori, poco dopo di noi.

Ma loro hanno fatto una scelta, dettata anche dal lavoro di lui, e si sono trasferiti in campagna, sul lago, a 13 minuti da Losanna.

“E’ stata dura per una come te abituata a vivere in città, venire a vivere in campagna?”

La domanda ce l’avevo sulla punta della lingua e ormai sapete che non sono una che si trattiene troppo.

La mia amica, un po’ argentina e un po’ venezuelana, a quel punto mi ha risposto che per abituarsi ci ha messo 1 anno e mezzo, ma che ora non tornerebbe più indietro.

Come non crederle? E poi loro vivono in campagna, ma sono a 13 minuti da Losanna e a 45 minuti dall’aereoporto di Ginevra: sconnessi, ma molto connessi.

E’ da quando hanno messo il primo mattone della casa che stiamo costruendo in Puglia che ci penso…

Ma se quella casa, invece della casa per le vacanze, e della casa da affittare, diventasse la NOSTRA casa, tutto l’anno?!

Ma a Cisternino non ci sono le scuole che ci sono a Losanna, e l’aereoporto più vicino è quello di Brindisi.

Andando a vivere lì saremmo di sicuro un bel po’ più “sconnessi” dei nostri amici “Svizzeri”.

Ma ci sto pensando, ci sto pensando davvero.

Ieri guardavo Danny aiutare il mio amico e suo figlio, nell’orto.

Ieri guardavo danny inseguire le lucertole.

Ieri guardavo Danny cercare con gli occhi le volpi, nel vigneto accanto alla casa dei nostri amici.

Ieri vedevo Danny felice, in mezzo alla natura.

L’ho abbracciato e gli ho chiesto se era felice.

Lo era, tanto.

“Ma se andassimo a vivere in Puglia, nella nuova casa che stiamo costruendo?”

Gli si sono illuminati gli occhi e mi ha ributtato le braccia al collo urlando “Sìììììììììì”.

Quando però gli ho raccontato che sarebbe andato in una nuova scuola, e che avrebbe avuto dei compagni nuovi, e delle maestre nuove, il suo enorme sorriso si è spento.

E poi papà ha il suo lavoro. Come farebbe a venire giù con noi? Lo vedremmo molto menooo

Che macello!

Che decisione difficile.

Ma la vita è una sola, e io non sono sicura di voler finire la mia a Milano, in mezzo allo smog.

E poi Milano non aiuta quelle ansiose e iperattive come me.

A Milano non mi fermo mai, né con le gambe né col pensiero.

A Milano sono sempre in movimento, e la sera crollo.

E per cosa poi?! Per fare sempre le solite cose.

Non ho costruito un granché in questa città.

Ho fatto tante cose belle e ho avuto tante soddisfazioni, ma non ho costruito nulla che mi leghi a questa città.

Non ho un’attività mia, non ho un ufficio mio e quello che ho imparato lo potrei mettere in pratica anche altrove.

Ho scoperto che mi piace scrivere e mi piacerebbe coltivare questa mia passione: mi ci vedo a scrivere seduta all’ombra di un ulivo secolare.

La vita mondana, le feste… ho dato! 

Adesso ho bisogno di altro.

Ho voglia di verde, ho bisogno di verde.

Inizio a sentire la necessità di un po’ più di silenzio, di quiete.

Ho vissuto molto intensamente, e non mi sono fatta mancare nulla, ma ora c’è LUI.

Non è facile per una mamma capire cosa sia meglio per un figlio.

Conosco un’altra mamma che ha mollato tutto e si è trasferita in Puglia con il suo bambino, e sono felici.

Caroline ora ha una masseria tutta sua, dove noi spesso siamo andati a dormire, ed è felice della scelta che ha fatto.

Danny è un bambino molto sensibile e molto affettuoso, come la sua mamma, e sono sicura che se un giorno dovessimo davvero trasferirci in Puglia, si farebbe un sacco di nuovi amici, e sarebbe felice, ma ora, il solo pensiero di portarlo via da qui, mi spaventa.

Ho sempre avuto paura dei cambiamenti.

Sono una iper abitudinaria io.

Ma ci penserò, eccome se ci penserò.

Non ho mai smesso di pensarci, da quel primo mattone posato sulla rossa terra pugliese.

Barbara

Il nostro week-end in Svizzera

Il nostro week-end in Svizzera

Mac o Pc ? A volte è solo una questione di “succo”

 

 

Fino a due anni fa avevo un bellissimo e comodissimo Pc che avevo imparato ad usare  negli anni.

“Imparato” nel senso che sapevo accenderlo, spegnerlo, navigare su internet, leggere e mandare le mail.

La tecnologia ed io viaggiamo su due binari che non si incontreranno mai, paralleli.

Sì lo so che mi vedete sempre su facebook, che vivo col cellulare in mano, e che sembro super tecnologica, ma non lo sono, fidatevi.

Quando ormai iniziavo a sentirmi quasi sicura della mia “dimestichezza” col pc, mio marito se ne viene fuori con: “Ma perché non cambi e non prendi un bel Mac?”

Mio marito sì che è super tecnologico.

Il problema è che lui un Mac non lo ha mai avuto, però aveva sentito dire da molti che il Mac era davvero facile ed intuitivo, quasi a prova di deficiente!

Bene, a due anni dall’acquisto del mio primo Mac, ho capito una cosa: io non sono deficiente.

Io e quel Mac non riuscivamo a fare amicizia.

Due settimane fa ho avuto un momento di estremo odio nei confronti di quell’aggeggio, sono entrata da Mediaworld e mi sono comprata un pc.

E poi?

E poi ho messo in carica il Pc in attesa che mio marito me lo configurasse, e ho continuato ad usare il mio Mac, cercando di sopravvivere.

Domenica scorsa mi cade l’Iphone in mare (capita no?!).

Lunedì lo porto in Apple, me lo cambiano, ma tornando a casa non riesco a riattivarlo.

Entro nel panificio vicino a scuola di mio figlio per bere un caffè, e continuo a borbottare non capendo perché il mio cellulare, invece di chiedermi il pin, continuasse a richiedermi una linea wi-fi.

Porca palettaaaaaaaa

“Ma vai da Juice qui in Corso 22 Marzo, accanto a Libero, e vedrai che ti risolvono tutto loro”

Chi ha parlato?

Juice?

Io non ho bisogno di un succooooooooo

Io voglio che il mio Iphone funzioni, oraaaaaaa

Alla fine ho ascoltato il consiglio della simpatica ragazza che lavora nel panificio, e da Juice ci sono andata, subito.

Il mio Iphone è rinato, in due minuti.

Aveva solo bisogno di qualcuno che ci capisse qualcosa più di me (facile!).

Quando mi sono trovata in mezzo a tutti quegli Iphone, Ipad, Imac e IWow, mi si è illuminata la lampadina!

Avevo già chiesto aiuto più volte in diversi Apple store, ma nessuno era mai riuscito a risolvere i miei problemi col mio Mac.

Forse che forse che un tecnico di “Juice” sarebbe stato in grado di illuminarmi convincendomi a non vendere il mio nuovo nemico?

Al piano di sotto hanno proprio una zona assistenza dove fanno anche corsi, gratuiti!

Sia chiaro che questo articolo/post non è una marchetta!

Nessuno mi paga per scrivere niente, e lo ho detto più volte.

Ma quando compro qualcosa, o incontro qualcuno, in grado di migliorarmi e facilitarmi la vita, già così difficile, io lo urlo a tutto il mondo, sperando di essere utile a qualcuno.

Se vi da fastidio, siete liberissimi di cambiare canale, o blog.

Molti di voi sanno che il mio lavoro consiste nell’organizzare eventi.

Con il mio vecchio Pc riuscivo a mandare inviti a tutta la mia mailing list, selezionando un centinaio di contatti alla volta, ma con il Mac era impossibile.

Qualcuno mi aveva parlato di gruppi e liste da dover creare, ma nessuno riusciva a spiegarmi come e cosa fare.

Per non parlare di Iphoto e di quanto per me, che per il mio lavoro faccio e uso milioni di foto, fosse difficile usare quel nuovo meccanismo.

Insomma, un macello!

Iniziavo davvero ad odiare il mio Mac.

Poi da Juice ho conosciuto Enrico, Sant Enrico.

Sant Enrico ha avuto la pazienza di ascoltare i miei sfoghi, i miei dubbi e le mie necessità (impresa davvero ardua).

Gli ho lasciato il mio Mac per un giorno interno, me lo ha messo a posto, mi ha spostato tutti i miei contatti da Outlook a Mail, la casella di posta di Mac, e poi mi ha spiegato come usarla.

Vi giuro che mi è salita la lacrima dalla gioia: ieri Enrico, in meno di  un’ora, è riuscito a spiegarmi tutto quello che nessuno era riuscito a fare in due anni.

E quindi?

E quindi ora posso mandare i miei inviti a tutti i miei contatti, e ho imparato ad usare Iphoto.

Il mio Mac ed io abbiamo fatto pace, e ora gli voglio parecchio bene.

E il mio nuovo Pc?

Il mio nuovo pc rimarrà nella sua scatola.

Chi lo vuole?

Barbara