Sì, sì e ancora sììììììììììììììì

 

Stamattina, mentre Danny boy finiva di fare colazione (è più lento di un bradipo in letargo), ho acceso il mio mac, e sono andata a curiosare su facebook.
Ho la memoria di un’effimera (un piccolo insetto che dicono viva al massimo un paio di giorni) e quindi vado sempre controllare chi compie gli anni, per evitare di fare figuracce.
Cercavo tra i compleanni e cosa leggo?
“Anniversario Barbara e Marcello”
Perdindirindina, sto giro me l’ero proprio scordato!
Ma come si fa a dimenticare l’anniversario di matrimonio?
Si fa, si faaaaa
Per la verità non mi ricordato neanche che giorno fosse oggi, poi ho guardato l’agenda e ho letto: “Venerdì 4 aprile”.
A quel punto, per essere proprio sicura sicura, ho aperto la porta di casa e ho letto anche la targa attaccata fuori, sulla porta.
Ok, ok, accendiamo e confermiamo: oggi è il nostro quarto anniversario di nozze, e io, e mio marito, ce lo siamo proprio scordato.
Non ci siamo sposati in Italia col classico matrimonio pieno di amici e parenti, ma ci siamo sposati a Las Vegas
Siamo partiti da soli, lasciando il piccolo Danny alle nonne, e ci siamo sparati matrimonio e viaggio di nozze in un colpo solo, senza sosta (o “senza caglie”, come direbbe mio marito)
IMG_0008Non mi dimenticherò mai la faccia del nostro cucciolo quando, al nostro ritorno, abbiamo comprato una torta solo per lui, e gliela abbiamo regalata con sopra  le statuine con la faccia di mamma e papà.
E oggi?
E oggi siamo ancora qui, quindi la crisi del terzo anno è passata.
Ora dobbiamo solo sperare che vada bene anche quella del settimo.
Ma se tornassi indietro, ridirei di sì?
Cello (Marcello, ma per gli amici “Cello”) ed io, siamo peggio si Sandra e Raimondo.
Ma in quale coppia non si litiga?!
Lui esce di casa la mattina alle 7.30 e torna dopo minimo 12 ore (lavora a Bergamo, che proprio dietro l’angolo non è) e io mi occupo di tutto ciò che c’è da organizzare nella nostra vita.
Io sono nata organizzatrice, e quindi mi piace organizzare.
Quasi tutti i bambini, come prima parola, dicono “Pappa” o al massimo “Mamma”.
Io credo di aver iniziato subito con una domanda del tipo: “Che si fa?”.
Quando la sera il mio maritino torna a casa, a volte lo inondo di resoconti e domande, e so che lui vorrebbe solo taaanto silenzio.
Per non parlare della quantità di messagini e whatsapp che gli mando durante il giorno…
Ma che ci posso fare? 
Ogni tanto anche io ho bisogno di un aiuto, di un consiglio, di una mano sulla spalla, in senso biblico, uffa!
Ma noi donne siamo fatte così, e gli uomini sono fatti colà.
Ho sempre desiderato risposarmi anche in Italia, con i parenti e gli amici, ma alla fine sono arrivati i documenti da Las Vegas, e ci è sembrato stupido buttare dei soldi così.
Le tartine costano, il vino costa, e pure la Chiesa costa.
E poi la seconda promessa d’amore, in Italia, ce la siamo fatta il giorno in cui abbiamo deciso di costruire la nostra casa in Puglia.
Decidere di costruire una casa assieme, con tutti i sacrifici che comporta, secondo me vuol dire anche di più di un secondo matrimonio italiano: vuol dire aver voglia di dividere assieme il futuro, la vita.
Marcello viene da Marte e io vengo da Venere: è normale che a volte non ci si capisca quando si arriva da due pianeti diversi no?!
Io se ho un problema vorrei raccontargli tutto e avere da lui la soluzione miracolosa.
Lui se ha un problema, arriva a casa e si chiude nella sua caverna.
Tutti gli uomini fanno così.
Forse siamo noi le ingenue che ancora sperano di poter cambiare i cittadini di Marte.
“Vuoi stare in caverna? Ok amore mio, allora io esco a prendere un po’ d’aria”
Ecco cosa dovrebbe succedere.
E invece?
E invece spesso ci ostiniamo a volerli tirare fuori per forza dalle loro tane, dove si sentono sicuri e protetti.
Ma il mondo è bello perché è vario no?!
E tante volte litigare fa sentire più vivi che non parlare.
Ne vedo tante di coppie, al ristorante, che si siedono, cenano, e magari non si rivolgono neanche la parola.
Per carità!
Preferisco tutta la vita gli insulti e le cattiverie dette anche se non pensate.
Preferisco sfogarmi e poi cercare il suo piede, con il mio, nel lettone.
“Sì amore mio! Se tornassi indietro ti direi di nuovo di sì!”
Sono felice di aver fatto quel viaggio a Zanzibar e di aver incontrato l’uomo che ha cambiato la mia vita.
Sono felice anche quando litighiamo.
Litigare mi fa sentire viva, mi fa sentire che c’è ancora tanto amore tra noi.
Quando l’amore finisce, non litighi più.
Auguri amore mio!
Questa volta stavo per dimenticarmelo, ma per fortuna c’è Facebook.
Da quando finirai di leggere questo post, hai 5 minuti di tempo per mandarmi un bellissimo e dolcissimo messaggino.
Ocio perchè se non lo fai… prendo tutte le tue cravatte dall’armadio e inizio a tagliare!
Barbara
Las Vegas, 4 aprile 2010

Las Vegas, 4 aprile 2010

 
 

Mai dire mai

 
“Alla mia età ormai…”
“Alla mia età non dimagrirò più, è troppo difficile.”
“Ormai sono fatta così e non cambierò più.”
“Mi parlano tutti molto bene dello Yoga, ma non fa per me”.
Mi dire. “Mai”!
Queste frasi le ho dette anche io, tante volte, ma ultimamente sono successe un po’ di cose che mi hanno fatto cambiare idea.
Ho capito che se una cosa la vuoi veramente, ci puoi arrivare.
Ho capito che per farcela, ci devi provare, davvero.
Ho capito che ci sono cose che a volte possono sembrare lontanissime, da te, e invece sono molto più vicine di quanto tu possa immaginare.
E smettetela di scrivermi che ho una grande forza di volontà.
E’ vero che se mi metto in testa una cosa parto come un treno, ma è vero anche che poi la mia corsa spesso trova degli ostacoli, il treno rallenta, e a volte si ferma pure.
Ma questa volta la forza me l’avete data voi che mi leggete, e che tutti i giorni mi date la forza di non cedere.
Ci sono momenti in cui vorrei mollare, ma poi leggo i commenti degli “amici”, e vado avanti.
Vado avanti perché voglio dimostrare a me stessa, e a chi mi vuole bene, che se mi ci metto, ce la faccio.
Un giorno qualcuno mi ha detto che io non ho forza di volontà.
Me lo ha detto una persona a cui tengo molto, moltissimo.
Quel giorno ci sono rimasta male, molto male, e quando ho messo la testa sul cuscino, e ho spento la luce, ho pianto.
Ho pianto perché mi era stato toccato un nervo scoperto, una ferita aperta.
Ho pianto perché ho capito che quella persona aveva ragione.
Non so se quella persona oggi ha capito che questo digiuno è dedicato anche a lei, ma io lo so, e mi basta.
Con il digiuno sto vincendo un sacco di battaglie.
Con il digiuno sto vincendo la mia battaglia contro i miei problemi col cibo, le abbuffate e i sapori persi.
Con il digiuno sto vincendo la mia battaglia contro le mie debolezze.
E non mi fermo qui.
Sei anni fa è nato mio figlio, e l’anno dopo è mancato il mio papà.
Nel giro di due anni mi sono ritrovata ad avere un carico di responsabilità forse troppo grosse per una che fino a poco prima aveva avuto una vita facilissima, bellissima, leggera, senza ostacoli e senza tanti pensieri.
Negli ultimi anni mi sono indurita.
Negli ultimi anni mi sono spesso ritrovata ad arrabbiarmi e ad alzare la voce, per poco.
Non mi piace quando perdo il controllo.
Non mi piace arrabbiarmi.
Ma ora sono felice.
Sono felice perché so bene che  la consapevolezza dei propri difetti  è il primo passo verso la “guarigione”, e quindi ho iniziato a “curarmi”.
Era anni che diverse amiche mi parlavano dello Yoga, ma io tutte le volte rispondevo: “Yoga? No, no grazie, non fa per me”
E poi due settimane fa ho rincontrato la mamma di un ex compagno dell’asilo di mio figlio.
Lei ha tre figli, e la vedi sempre serena, pacata, dolcissisima.
Ho sempre invidiato questa sua classe nei movimenti e nei toni e, siccome la mamma in questione è anche insegnante di Yoga, mi sono chiesta se non fosse proprio lo Yoga a renderla così…
Oggi ho fatto la mia terza lezione di Yoga, a casa sua.
Non so se riuscirei a fare un corso di Yoga, con altra gente, ma noi due da sole sì, mi piace molto.
Quando fai Yoga con la tua insegnante, e basta, ti senti libera.
Libera di versare anche due lacrimucce quando ti rendi conto che stai pian pianino imparando a rilassarti, di nuovo.
E’ da anni che non riuscivo più a rilassarmi.
Sono sempre di corsa e, anche quando sono seduta o sdraiata, corrono i miei neuroni (pochi, ma buoni, spero), e i miei pensieri.
Sono sempre lì che penso a cosa devo fare dopo, a cosa devo fare domani, e a cosa devo fare il mese dopo.
Ma ora, pian pianino, sto riscoprendo quanto sia bello non pensare a nulla.
Ci vorrà del tempo, ma sento che sono sulla buona strada e so che un passo alla volta ce la farò.
Se c’è qualcosa che avreste sempre voluto provare a fare, fatelo, ora.
Se c’è qualcosa che avreste desiderato imparare, iscrivetevi ad un corso, e fatevelo insegnare, ora.
La vita è una sola, non si può tornare indietro e non sappiamo quanti domani avremo.
Non dite più “MAI”.
Barbara

 

#Solocosebelle

 

Un paio di settimane fa era Carnevale.
Un paio di settimane fa mio figlio aveva due giorni di vacanza da scuola, ma io marito no, e quindi Danny Boy ed io abbiamo preso un bel treno fino a Mestre, e da Mestre un bel pulman per la montagna.
Peccato che tra l’arrivo del treno a Mestre e la partenza del pulman per la montagna, ci fossero più di due ore di mezzo.
Che fare a Mestre per due ore?
Non andavo a Mestre da anni, e non avevo la minima idea di dove poter andare a sbattere la testa, con dolcezza.
palcofotoE’ stato a quel punto che una mia amica mi ha suggerito il “Palco“, un ristorantino molto carino in centro.
E’  lì che le ho viste.
E’  lì che le ho viste, ed è stato amore a prima vista.
Sono una passionale, vivo di passioni.
E una come me, che vive di passioni, spesso si innamora: mi innamoro di una canzone, di un vestito, di un sapore, di un raggio di sole…e a volte anche di una sedia!
Sì, sì, avete letto bene: quel giorno mi sono innamorata di una sedia.
Ho chiamato subito la cameriera e ho chiesto chi avesse fatto quella sedia (per la verità me ne piacevano 3, e non una)
Ecco che mi sono ritrovata con in mano una cartolina tutta colorata, e un nome: Silvia Zacchello.
E’ stato in quel momento che ho deciso che avrei presto incontrato Silvia.
Nutro una grande ammirazione, e anche un pizzico di invidia, per chi riesce a trasformare in lavoro una passione, e quella era un’evidente passione.
Giovedì scorso dovevo andare a Venezia per lavoro, per un evento di IWC, e quindi mi sembrava un’ottima occasione per fermarmi a Mestre, ed incontrare Silvia.
Ho preso un treno sbagliato (il treno era giusto, ma io ho preso quello sbagliato!!!) e quindi sono arrivata a Mestre in ritardo, passando per Bologna.
Ho rischiato di non farcela, ma alla fine alle 16 ero in un ascensore, diretta all’ottavo piano.
Silvia ha allestito il suo laboratorio in casa, e dipinge godendosi la sua città dall’alto, dalle sue ampie vetrate.
Silvia ha fatto il liceo artistico a Venezia, e ha continuato il suo percorso iscrivendosi all’Accademia di belle arti.
E poi?
E poi il vuoto.
Dopo il classico corso di grafica, e lo stage in uno studio di grafica, ha iniziato a martellarle in testa una domanda che tanti di noi si sono posti (e che io mi faccio ancora, un giorno sì e un giorno no): 
“E ora che faccio?”
Dopo anni di lavori che nulla avevano a che fare con la sua vera passione, e che continua a fare anche ora, quando non dipinge, Silvia ha avuto un’illuminazione.
I suoi avevano in cantina una vecchia sedia e ogni tanto, quando Silvia scendeva a prendere qualcosa, la guardava, si guardavano
E’ stato allora che ha deciso di dipingere la sua prima sedia.
Cosa ha dipinto?
imagesHa dipinto “Maybe” di Roy Lichtenstein, un classico soggetto di Pop art. 
Silvia ha scelto la Pop art perché le è sempre piaciuta,  e perché la Pop art appartiene a tutti.
La Pop art suscita un po’ la memoria dell’infanzia, i ricordi delle marche dei biscotti, delle zuppe…
La Pop art suscita quella nostalgia positiva che ti riporta indietro.
A Silvia sono sempre piaciuti molto i fumetti, e la grafica degli anni 60/70 che la Pop art ha trasformato in arte.
Ascoltavo Silvia e la mia memoria tornava ad una bellissima giornata passata con mio figlio alla mostra di Andy Warhol, quel genio che un giorno decise di dipingere soggetti i cui tutti potessero riconoscersi, ritrovarsi: la zuppa che mangiava da povero, la Coca Cola che veniva bevuta dall’operaio, e dal presidente degli Stati Uniti…
Ero curiosa di sapere se Silvia aveva ancora quella prima sedia.
Quella sedia l’ha venduta, al negozio “Emporio 31” di Milano.
“Emporio 31” era un negozio che amavo tanto, e che non c’è più, uffa!
Ma la cosa buffa è stato il racconto su come è arrivata a vendere quella sua prima sedia, a Milano.
Le avevano detto che per vendere un oggetto del genere doveva andare a Milano.
Le avevano dato un paio di nomi di negozi giusti, di design.
E allora Silvia è partita, in treno, con la sua sedia.
Silvia ha preso la metropolitana, con la sua sedia.
Silvia è salita in tram, con la sua sedia.
Silvia ha camminato  in giro, con la sua sedia.
Leon-The-Professional-010Immaginavo lei con la sua sedia, e ripensavo al film “Leon”,  e a Jean Renò e Natalie Portman con la loro inseparabile pianta.
Era il 2005 , e Silvia guadagnò i suoi primi 200 euro, vendendo il primo frutto della sua passione.
Dopo la pianta di “Leon” non ci furono altre piante, ma dopo quella prima sedia…
Silvia a dipinto a mano tante altre sedie, e ora dipinge anche mobili, telefoni, librerie e quadri.
Dipinge soggetti a richiesta, e a volte, per fare un felice un bambino , si allontana dalla sua Pop art e si avvicina al mondo dei cartoon.
Me la immagino già la faccia di Danny boy alla vista di una sedia dipinta a mano con i suoi personaggi preferiti: Peppa Pig sotto il sedere e SpongeBob dietro la schiena.
Da quel giorno Silvia Zacchello non si è più fermata, e presto, molto presto, le sue sedie arriveranno anche in Puglia.
Devo solo aspettare che la nostra casetta sia pronta…
Barbara

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“Bella vita fai tu!”

 
Ieri sono venuta a Venezia per lavoro.
Ieri per arrivare a Venezia, in treno, sono passata per Bologna, ma questa è un’altra storia…
Non ditemi che non siete mai saliti sul treno sbagliato!!?
Sono venuta a Venezia perché mi è stato chiesto di invitare un po’ di amici veneziani all’inaugurazione del nuovo negozio IVC in Piazza San Marco, e poi tutti a cena al “The Gritti Palace”.
 
E’ stata una serata bellissima, direi perfetta.
Un aperitivo nel nuovo elegante negozio IWC a San Marco e poi una bella passeggiata di gruppo verso il “The Gritti Palace”.
Location superba, gli amici e sapori incredibili.
Cosa avrei potuto desiderare di più?!
Forse mio marito, ma lui oggi doveva lavorare, e lui lavora davvero, mica come me.
Sono Veneziana e quindi a Venezia ci torno spesso, ma di solito ci vengo il we, con i miei uomini. Bello venire a Venezia durante la settimana.
Meno bello dover tornare subito a Milano, oggi.
Oggi mi sono svegliata con un sole meraviglioso, ma mi sono organizzata male, e quindi devo tornare…
Devo ammettere che ci sono momenti in cui amo proprio tanto il mio lavoro.
Ci sono serate in cui devo uscire e invece mi metterei volentieri in pigiama, per addormentarmi accanto al mio cucciolo.
E poi ci sono altre serate in cui, invece, ho proprio voglia di truccarmi, vestirmi e sentirmi donna, oltre che mamma.
“Bella vita fai tu!”
Quante volte mi sento dire questa frase…
E’ vero che non ho mai avuto un lavoro da dipendente e che quindi, per fortuna, non ho mai dovuto timbrare un cartellino.
E’ vero che di giorno nessuno può costringermi a stare dietro ad una scrivania.
E’ vero che se mi organizzo bene, riesco a trovare il tempo di fare tutto, per il mio lavoro, per la mia famiglia e anche per me stessa.
Ma sentirsi sempre dire “Bella vita fai tu!”, che barba! 
E’ da quando sono arrivata a Milano, nel 1989, che, in un modo o nell’altro (sempre legalmente), lavoro e mi porto a casa il mio stipendio, ma ho sempre lavorato a progetto e quindi…
E quindi non ho uno stipendio fisso e non ho nessuna garanzia per il mio futuro.
Ho il cognome doppio, ma il conto in banca è nomale, normalissimo.
Non essere assunti ha i suoi pregi, ma ha anche i suoi difetti.
Ho sicuramente più tempo libero da dedicare a me stessa e alla mia famiglia, ma non ho orari e non ho nessuna garanzia per il futuro.
Scrivo col sole e col buio, rispondo a mail e a messaggi col sole e col buio
Quando fai la pr, organizzi e conosci tante persone, e quindi hai anche tante persone che ti cercano, ti chiedono, e a volte ti spremono, senza sosta e senza orari.
Avete idea di quanti favori mi chiedano? 
Avete idea di quante volte mi paghino per questi favori?
Ecco, appunto…
Ma se io ho finito per fare questo lavoro, è perché ho un carattere aperto, a volte fino troppo aperto, e quindi a volte mi piace anche farmi spremere.
Quando posso fare un favore e aiutare qualcuno a risolvere un problema, sono felice di farlo.
A chi non piace sentirsi utile?! Il problema è che a volte la gente se ne approfitta e siccome sono nata ingenua e morirò ingenua, e sono una che fa una fatica boia a dire di no, capita spesso che io finisca col farmi spremere un po’ troppo.
A volte per accontentare tutti, mi tocca fare davvero i salti mortali, e alla fine quella che ne risente sono io.
Attenzione! Non mi sto lamentando, e sono super felice della mia vita, ma smettetela di dirmi sempre “Bella vita fai tu”
Per andare a farsi 7 km un giorno sì e un giorno no, non basta avere più tempo libero di altre persone. Per dedicare il tempo libero all’allenamento, bisogna avere anche voglia e costanza.
Mica ci va qualcun altro a camminare al posto mio!
Siete sicure che se aveste il tempo libero che ho io, lo fareste?!
Non sto cercando complimenti, ma sto cercando di farvi capire che la vita è bella solo se ci metti un po’ di impegno, tanta volontà e tanta voglia di vivere.
E quella, per fortuna, non mi manca…
  È stato il mio carattere a portarmi a fare il lavoro che faccio, e a non farmi finire dietro ad una scrivania. Ci sono anche stata dietro ad una scrivania, quando per 4 anni avevo aperto con un’amica un’agenzia di organizzazione eventi, ma non faceva per me…
A parte il fatto che ero più in giro per sopralluoghi e appuntamenti, che dietro alla scrivania del nostro ufficio, ma non faceva per me…
E poi è arrivato lui, il mio biondino.
Potrei lavorare mezza giornata, prendere una tata e fare la spesa online, come fanno tante mamme che lavorano e si fanno in 4 per arrivare a fine giornata, ma ho scelto un’altra strada…
Ho una grande ammirazione per le mamme che lavorano a tempo pieno, o mezza giornata, ma io non ce la farei.
La vita è una sola e, visto che ho la fortuna di fare un lavoro che posso fare anche da INdipendente, preferisco rinunciare alla pensione, e alla sicurezza per il futuro, stando fuori dalle 4 mura di un ufficio.
A volte mi chiedo perché le giornate abbiamo solo 24 ore.
A volte mi chiedo come mai, anche se non lavoro in un ufficio, il tempo sembra non bastarmi mai. A volte mi chiedo come mai mio figlio a volte mi chieda se posso stare di più con lui.
A volte mi dico che forse faccio troppe cose in contemporanea, e che forse è proprio quello il problema: ci sono, ma non ci sono.
Ma adesso ho iniziato Yoga e so che ce la farò, e che le giornate mi sembreranno più lunghe, e più lente. E poi tra poco cambia l’ora, e avremo un’ora di luce in più…
Una volta amavo la notte, una volta amavo il buio.
Adesso amo il raggio di sole che entra dalla finestra e illumina il viso di mio figlio che dorme ancora, e che non ne vuol sapere di scendere dal letto, per andare a scuola.
Bella vita che faccio io.
Eh sì, proprio bella.
E domani?
Domani è un altro giorno.
Barbara
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Renzi pensaci tu!

 

Ieri notte, a Milano, una deficiente di 34 anni, è entrata in tangenziale contromano, e ha ucciso una padre di famiglia.
Ieri notte una moglie e due figlie sono rimaste sole, e perché?
Perché viviamo in un paese del cavolo.
La donna che ieri notte ha ucciso un uomo, aveva bevuto, fumato e pippato.
La donna che guidava contromano, non avrebbe neanche potuto guidare.
La donna che oggi si lamenta perché la tengono chiusa in ospedale, aveva già avuto problemi con la legge e aveva già causato un incidente (scappando).
Eppure lo ha fatto di nuovo, e questa volta è andata ancora peggio delle altre volte.
Ma per quanto ancora andrà avanti questa storia?
Chi è più colpevole?
L’ubriaco di turno che si mette in macchina e uccide, o lo stato che continua a tollerare e non ci difende?
Sarò monotona, ma sapere che Corona è dentro, e fuori è pieno di assassini, lo trovo davvero assurdo.
Nonostante il bilancio del 2012 sia stato migliore del 2011, i numeri dei morti sulle strade italiane rimangono altissimi: 3.653 vittime e 264 mila feriti in oltre 186 mila incidenti stradali.
La maggior parte dei sinistri si è verificato su strade urbane (141 mila).
Tra i 2.555 conducenti deceduti il 51% appartiene alla fascia d’età dei 20-49 anni.
Nel 2012 poi c’è stato un aumento del 2,5% di ciclisti morti in incidenti stradali.
Dai dati diffusi dalla polizia stradale per i primi 10 mesi del 2013, invece, è emerso che su circa 1,5 milioni di infrazioni contestate ci sono state oltre 18 mila denunce per guida in stato di ebbrezza e oltre 1.000 per chi era sotto l’effetto di droghe.
In Inghilterra per gli omicidi stradali si rischiano fino a 14 anni; in Francia 10 anni, 150 mila euro di multa e il ritiro della patente per 5 anni.
E da noi?
Da noi se proprio ti va male ti danno 3 anni, e di certo non li passi tutti in galera.
Da quanto ormai si parla di introdurre il nuovo reato “Omidicio stradale”?
Il nuovo reato prevederebbe una pena da 8 a 18 anni per chi causa gravi incidenti in stato alterato da droghe o alcol, l’arresto in flagranza di reato, ed il ritiro definitivo della patente (“Ergastolo della licenza di guida”)
Ma non se n’è ancora fatto nulla, e intanto la gente continua a morire, e molti dei responsabili se ne stanno belli comodi a casa loro.
La Cancellieri, ex ministro della giustizia,  aveva promesso l’introduzione del nuovo reato entro l’inizio del 2014.
Vediamo se Renzi ora riuscirà davvero ad inserirlo nella scaletta delle nuove riforme.
Renzi parti da qui per dimostrarci che non sei un quaquaraqqqqqqua!
Barbara

L’utopia della forma e la forza dei ricordi.

 
Ieri era la festa del papà.
Quando penso al mio papà i ricordi vanno a Roma.
É stato a Roma che io ho vissuto col mio papà.
Sono nata un po’ per sbaglio in Scozia, ma poi siamo subito tornati in Italia, e a Roma abbiamo vissuto per i primi anni, tutti assieme.
A Roma avevamo un bar pasticceria.
Per essere precisi, precisi, non avevamo le mura, ma la licenza e la gestione.
Andavo all’asilo davanti al bar e, appena suonava l’ultima campanella, correvo giù in laboratorio ad infilare le dita nella crema pasticciera.
Quanto mi piaceva agguantare gli spaghetti di marron glacé mentre uscivano dalla macchina, freschi freschi: dalla fonte al consumatore, senza neanche passare per il frigorifero.
E la tabaccheria?
Accanto al bar avevamo anche una tabaccheria.
Oltre alle sigarette vendevamo anche piccoli articoli da regalo e io non vedevo l’ora che entrasse qualcuno per comprare quelli.
Amavo fare i pacchetti regalo e arricciare i nastri con la forbice senza punte.
Mi sentivo grande ad aiutare il mio papà.
Poi un giorno papà decise che per noi era più sicuro vivere a Venezia, in una città senza macchine e a misura di bambino, e abbiamo fatto le valigie, per sempre.
Dopo un paio di anni papà ha dato il gestione il bar e si è dedicato ad altro.
Adesso il mio papà non c’è più, ma il bar Bompiani è ancora lì, con i miei ricordi.
Ne è passata di gente al Bar Bompiani.
Purtroppo abbiamo ci sono stati anche degli anni difficili, ma poi è arrivato lui, Walter.
Da un paio di anni la gestione del bar pasticceria Bompiani la abbiamo data a Walter Musco.
Walter ha saputo riportare la Pasticceria Bompiani al lustro dei tempi d’oro, i tempi in cui eravamo ancora tutti a Roma, assieme, uniti.
Se qualcuno di voi fosse nei paraggi, dal 5 al 13 aprile, alla Pasticceria Bompiani ci sarà una bellissima esposizione di uova pasquali artistiche.
Il vernissage sarà sabato 5 aprile dalle 18.30, e io ci sarò , con i miei due uomini (il minorenne e il maggiorenne)
Potremmo ammirare circa 30 uova pasquali realizzate in cioccolato, che omaggeranno le opere di grandi artisti, della scena moderna e contemporanea, del calibro di Kandinsky, Klee, Malevic, Léger, Boccioni, Brancusi, Pollock, Burri, Fontana, Mertz, Basquiat, Accardi, Hadid ed altri ancora.
Walter Musco, pasticcere e cioccolatiere atipico con un passato da gallerista d’arte e da sempre curioso
indagatore delle connessioni tra arte e cibo, ha scelto  come tema portante dell’esposizione di quest’anno la “forma” che, insieme al “contenuto”, si pone come uno dei due contendenti del campo di battaglia della
teoria e della ricostruzione dell’arte moderna e contemporanea.
Per chi desidererà invece un uovo in cioccolato tutto da mangiare, ovviamente ci saranno le tradizionali uova da incarto, anche loro frutto di una lavorazione interamente artigianale e a base di materie prime di alta qualità.
 
Con questa esposizione Walter Musco si pone l’obiettivo di indagare i diversi significati insiti nel concetto di forma, da quelle primitive, primordiali e archetipe (Picasso, Brancusi, Capogrossi) alle sperimentazioni informali (Burri, Dubuffet, Pollock), che non si pongono come negazione della forma, ma come stadio primordiale nel processo evolutivo della forma stessa.
 
Da qui la scelta di intitolare questa esposizione “Uovo: L’Utopia delle forma”, dove l’uovo è quindi l’apice, l’utopia realizzata, la sintesi plastica della perfezione della forma, in quel processo morfogenetico che parte dall’informe per concludersi nell’amorfo, in quanto forma tridimensionale dell’idea stessa di creazione.
Ci vediamo il 5 aprile alle 18.30 in Largo Bompiani a Roma?
Se per caso non doveste vedere di sopra, provate a scendere il laboratorio: potreste trovarmi con le dita nella crema pasticciera!
Papà sarebbe felice di vedere tanta bellezza nel bar che ha tirato su con tanto amore e tanta fatica.
Oggi è il giorno della felicità e quindi voglio pensare che in questo momento lui stia guardando in basso, sorridendo.
Barbara
 
Invito per vernissage del 5 aprile

Invito per vernissage del 5 aprile

Alcune delle uova che verranno esposte dal 5 aprile.

Alcune delle uova che verranno esposte dal 5 aprile.

Articolo uscito sul Messaggero il 18 marzo 2014

Articolo uscito sul Messaggero il 18 marzo 2014

 

Dallo Smeraldo a Eataly

 
Dal Teatro Smeraldo a “Eataly“.
Ne è passata di acqua sotto ai ponti, e sul palco.
Quanti artisti ho visto cantare, ballare ed esibirsi su quel palco.
Ricordo con  nostalgia e passione Joaquin Cortes, gli Stomp e i Momix, ma questi sono solo alcuni dei grandi che ho visto allo Smeraldo.
Quante volte ho chiacchierato con Gianmario Longoni, il proprietario del Teatro Smeraldo, aspettando che si spegnessero le luci.
Quando lavoravo per il Milan, la squadra di calcio, e non l’albergo, circa una volta al mese portavo stampa, giocatori e sponsor a vedere le prime degli spettacoli dello Smeraldo.
Quanti ricordi, quante risate.
Quando ho scoperto che Gianmario avrebbe venduto il teatro, e che al posto del teatro sarebbe nato un centro commerciale, una stretta al cuore l’ho sentita.
Eataly, specialmente per i prezzi di alcuni dei prodotti venduti, potrebbe sembrare più una gigante boutique che un centro commerciale, ma quello che è certo è che non abbiamo più il nostro caro e vecchio Teatro Smeraldo.
Ma la vita va avanti.
Eataly inaugurava oggi alle 10, e io ero troppo curiosa per aspettare domani.
Non avevo l’invito per le 10, ma avevo deciso di provarci lo stesso.
Piazza XXV Aprile, Milano, ore 11.
Mi sono trovata con una mia amica per un caffè, in Corso Como, e poi ci siamo messe in coda.
pozfotoEd è proprio in coda che, dopo anni, ho rincontrato lui, Oscar Pozzana.
Oscar Pozzana per anni fu il mitico direttore del Teatro Smeraldo.
La coda è durata poco: dopo 15 minuti eravamo dentro.
E’ rimasto il “Palco dello Smeraldo” e su quel palco oggi sono saliti il sindaco, Elio Fiorucci, Milly Moratti, Vittorio Sgarbi e tanti altri.
Da domani al 22 marzo, invece, si esibiranno diversi artisti.
Parlare di Eataly vuol dire parlare di 500o metri divisi in tre livelli tra vendita, ristorazione e didattica: si potrà mangiare, comprare e imparare.
Oggi ho comprato pasta fresca appena tagliata, e assaggiato mozzarella appena fatta, ancora calda.
Oggi ho visto una fontana di cioccolato e tanto pesce fresco.
Oggi ho visto gente mangiare pizza e altri mangiare una fantastica caprese.
Forse avrei evitato di mettere all’ingresso cesti di radicchio rosso a 8,90 euro al Kg.
Non è bello.
Secondo loro la gente smetterà di andare al mercato per andare a comprare la verdura da loro?
Con quei prezzi non credo proprio.
Però da Eataly ho visto tante altre cose buone, e a prezzi giusti.
Si trova un pò di tutto: dalla carne alla birra fresca e pronta da consumare, dal vino sfuso ai libri di cucina.
Stamattina c’era un po’  troppo macello, ma ci tornerò presto a pranzo con le mie amiche.
Eataly oggi sarà aperto dalle 10 a mezzanotte e nei prossimi giorni…chissà.
Adesso vado che ho fame e oggi mi sono comprata, per me, un primo sale davvero speciale, e per Danny boy dell’ottima pasta fresca ripiena di speck.
Have a nice dinner!
Barbara
Eataly

Eataly

Chicche varie a Eataly

Chicche varie a Eataly

Dove e cosa mangiare, dentro Eataly

Dove e cosa mangiare, dentro Eataly

La spesa a Eataly

La spesa a Eataly

 

La forza dell’indipendenza

 
Quando Daniele aveva 5 anni (l’anno scorso) era arrivato a svegliarsi da solo, con la sveglia.
La aveva voluta lui, la sveglia.
Era stato lui a chiedermi, la prima volta, di preparare la colazione per tutti noi, e lo aveva fatto pure bene.
Era stato lui a chiedermi di preparargli i  vestiti la sera prima, in modo da potersi vestire da solo la mattina, dopo il risveglio con la sveglia.
A volte aveva scelto anche i vestiti, da solo.
E poi?
E poi ho rovinato tutto.
Un pò per fare più in fretta, un po’ per poterlo svegliare con un bacio e vestirlo tenendomelo ancora sulle ginocchia, ho fatto retromarcia e, così facendo, ho fatto regredire pure lui.
Che idiota!
E’ così difficile fare il genitore.
E’ così facile sbagliare, per esubero d’amore.
Risultato?
Sono giorni, settimane, che quando vado a svegliare Danny lui apre gli occhi, ed è già di pessimo umore.
E io? 
E io che invece sorrido sempre, io che non tollero i cattivi umori e i capricci, spesso iniziavo le mie giornate piena di rabbia e di rancore.
Ieri poi…
Ieri Danny si è svegliato più nero che mai: aveva basket e non ne voleva sapere di farlo.
E io avevo un funerale, e non ne volevo sapere di dover salutare un amico così, troppo presto.
Mio figlio ha pianto dal mio bacio del risveglio al portone di scuola, e io ho iniziato a piangere dopo, camminando.
Ho camminato per 6 km sperando che la mia rabbia si spegnesse, ma nulla.
La mia rabbia è passata solo in Chiesa.
La mia rabbia è passata solo quando ho sentito le parole delle due figlie del mio amico, di quell’amico che sorrideva sempre e che aveva sempre una parola buona per tutti.
Quelle due ragazze hanno ringraziato il padre per averle rese quello che sono, per aver loro insegnato a camminare da sole.
I figli amano i loro genitori e amano stare accanto a loro, addosso a loro.
Ma i figli amano anche sentirsi indipendenti, sapere di essere in grado di camminare con le loro gambe.
Marco prima di andarsene ha fatto quello: Marco ha dato alle loro figlie tutto ciò di cui avevano bisogno per andare avanti da sole.
“Vai pure papà, ora siamo pronte!”
Che dolore, ma quanta consapevolezza e quanto equilibrio in quelle parole.
Grazie Marco!
Grazie perché anche da lassù hai saputo aiutare, ancora.
Mi hai dato una grande lezione ieri.
Stamattina per mio figlio è risuonata la sveglia.
Stamattina mio figlio ha ritrovato i suoi vestiti piegati sul tavolo.
Stamattina mio figlio si è svegliato felice della sua indipendenza, e ha preparato la colazione.
Stamattina mio figlio era felice di andare a scuola, e di abbracciare la sua mamma che lo aveva fatto sentire di nuovo grande.
La forza dell’indipendenza!
Barbara 

coverfoto

 

 

3,2,1…32: CONTEST!

 
-3
-3  a cosa?
-3 mesi alla prova costume!!!
Aiutooo
E quindi?
E quindi ho deciso di fare un contest utile, utilissimo!
La vincitrice del contest avrà in regalo un abbonamento trimestrale per una palestra super innovativa, di Milano, di cui vi avevo già parlato nel mio blog: Mrs Sporty
Mrs Sporty  è una palestra, per sole donne, in cui gli allenamenti sono a circuito, e durano 32 minuti.
Si utilizzano a corpo libero step, pedane, balance board e flexibar,  e si chiude il cerchio utilizzando macchine idrauliche della Technogym.
Si tratta di allenamenti adatti a donne di tutte le età, perchè ciascuna può modulare la forza e l’intensità a seconda delle proprie capacità e possibilità.
Mrs Sporty è un marchio tedesco, cofondato dalla tennista Steffi Graf, ed è leader in Europa nel fitness al femminile. 
L’abbonamento che regaleremo é completamente open: potrete andare il giorno che vorrete, all’ora in cui vorrete e senza prenotare.
Ci si inserisce nel circuito nella prima stazione libera e da lì si calcolano 3 giri completi di circuito (che si fanno nei famosi 32 minuti) 
La frequenza minima che consigliano, per ottenere buoni risultati, sono 2 o 3 volte alla settimana, ma volendo si può andare anche tutti i giorni.
 
Ma ora torniamo al CONTEST.
Cosa bisogna fare per poter partecipare al contest “3,2,1…32”?
1) fatevi scattare, o scattetevi, una foto mentre fate una qualsiasi attività fisica (non vietata ai minori di 18 anni! Grasssie)
2) mandatemi la vostra foto a bgaravelli@temperateitacchi.com
3) mandatemi la foto entro giovedì 27 marzo
4) Se vi va condividete il post del contest sulla vostra pagina e date modo anche ai vostri amici di partecipare!
5) Ho scritto “amici”  perché al contest possono partecipare anche gli uomini. L’eventuale vittoria di un uomo sarebbe un’ottima occasione per fare un bel regalo ad un’amica!
6) Non possono vincere l’abbonamento donne che sono già state socie della palestra.
I titolari di Mrs Sporty sceglieranno la foto più bella, più divertente, più significativa.
Avanti che aspettate?
Andate in palestra, andate a camminare, andate a correre, a sciare, fate le flessioni, fate i gradini di casa, fatevi una bella nuotata in vasca da bagno, e scattate!
Un pò come fa spesso una blogger che conosco bene, molto bene.
Barbara
 
 
Mrs.Sporty si trova in via Frapolli ang. via Sighele 2 – 20133 Milano – Tel 02 49580390
Orari di apertura: lun-ven h 9-14,30 / 16-21 e sab h 9-13
Autobus: 54, 38, 90-91, 93 
Tram: 5
Parcheggio convenzionato davanti all’ingresso della palestra: € 2 per 90 minuti
 
Esempi di foto adatte a questo contest!
Esempi di foto adatte a questo contest!
 
 
 
 

 

Perchè non ci dormite voi sulla panchina?

 
Ieri sera sono andata a cena fuori con mia madre, con mio figlio e con un’amica di mia mamma.
Sono venuta in montagna per un week-end lungo, con mia mamma e mio figlio, suo nipote.
Sono venuta in montagna per far sciare mio figlio.
Se posso scegliere tra la montagna e il mare, scelgo il mare.
Non è sempre stato così, ma ora lo è.
Quest’anno appena ho un fine settimana libero, scappo in Puglia, in cantiere, con mio marito, e spesso Danny lo lasciamo alle nonne.
Quando scendiamo in Puglia, per seguire i lavori, non abbiamo tanto tempo libero, e Danny si stufa.
Un lungo week-end in montagna glielo dovevo.
Siamo a Cortina.
A Cortina, essendo veneziana, ci sono cresciuta, e ho tanti amici.
A Cortina, se vuoi, puoi sciare tutto il giorno e fare le 3 di notte tutte le sere.
Ma se vengo in montagna per far sciare mio figlio, mi sveglio massimo alle 8 e alle 21 sono in pigiama.
C’è anche mia mamma, quindi la sera potrei anche uscire, ma poi?
La mattina chi mi tira giù dal letto?
Una gru?
Ma torniamo a ieri sera.
Tutte le volte che vengo a Cortina devo per forza andare a cena al Camin.
Al Camin fanno uno spaghetto pazzesco con le cipolle, le fave e il guanciale.
Danny ieri ha sciato tre ore e oggi si ripete.
Ho prenotato il ristorante alle 19.45, in modo da riuscire a metterlo a letto al massimo per le 21.30.
Mi sembrava la soluzione ideale per non dover rinunciare al mio spaghetto e per non strapazzare troppo il mio cucciolo.
Stavamo uscendo dal ristorante per andare a casa, ed ecco che vedo entrare una coppia.
Il papà aveva in braccio un bambino di circa 3 anni che dormiva, pesantemente.
Lo guardo con tenerezza e il papà mi dice “Purtroppo è crollato! Oggi ha sciato”.
Putroppo? E te credo!
Dietro al padre arriva la mamma, che si trascina dietro un bambino di circa 6 anni che piagnucolando le dice: “Mamma, ma io sono stanco! Perché dobbiamo andare al ristorante?”
A quel punto la mamma, senza neanche guardarlo in faccia, risponde infastidita:”Non ti preoccupare, tanto adesso noi ceniamo e tu ti metti su una panchina e dormi”.
Ma brutti dementi!
Ma perché non vi mettete voi su una panchina e non vi fare una bella dormita?
Ma una dormita bella lunga che magari vi faccia ritrovare i neuroni perduti!
Non hai una tata? Non hai un parente o un amico che ti possa tenere i bambini?
Bene!
E allora prenota il ristorante ad un orario decente e consono.
Scusate, ma io queste cose non le sopporto.
L’egoismo atavico di certi genitori non lo capisco.
Se non sei pronto a fare certe rinuncie e a cambiare i tuoi ritmi di vita… Non li fare i figli!
Ieri sera avevo un aperitivo, una cena e una festa.
All’aperitivo ci sono andata presto, con mia mamma e mio figlio, e poi sono andata a cena con loro.
Nella vita non si può voler tutto, non si può far finta che le cose siamo uguali a prima.
Il tempo passa, e le priorità cambiano.
I bambini non sono cani da tenere al guinzaglio e da far sdraiare sotto o sopra una panchina.
I bambini hanno i loro bisogni e i loro ritmi.
Adesso vado che ho promesso a mio figlio che oggi la mamma avrebbe sciato con lui.
In questo week-end, per ora, non ho sciato.
In questo week-end ho deciso di riposare, di sdraiarmi al sole e di rilassarmi.
Ne avevo davvero bisogno.
Ho giusto fatto un paio di lunghe camminate.
Secondo voi quanta voglia posso avere oggi di sciare?
Ma me lo ha chiesto lui, e questo è il SUO fine settimana in montagna.
Ecco, appunto…
I tempi cambiano, e le priorità pure.
Barbara
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