E’ da ieri che Facebook pullula di foto di montagne super innevate, con amici che non riescono neanche ad uscire di casa per andare a comprare il latte (e allora vanno dalla mamma di Morandi, al piano di sotto).
E siccome in montagna c’è un sacco di neve, noi oggi si parte, per la Puglia!
Pensare che a 5 anni avevo già preso la mia prima medaglia, da sciatrice provetta.
Ma alla veneranda età di quasi 44 anni, ho capito che a ME MI (scusate, ma, anche se scorretto, lo trovo molto rafforzativo) piace di più il mare, anche in inverno.
OK, ok, magari a febbraio porterò Danny a sciare un week-end, giusto per non sentirmi troppo in colpa.
Anche se, forse, più in colpa mi ci sono sentita l’ultima volta che lo ho portato in montagna, a Pasqua.
Avevamo deciso di andare nel nostro amato agriturismo a Cortina per fargli prendere un po’ di lezioni di sci e lui, il primo giorno, è caduto, e si è stirato i legamenti del ginocchio.
Mi sono sentita in colpa perché non ho menato l’insegnante!
Ma si può portare un bimbo di 5 anni, che aveva già fatto qualche lezione, ma un anno prima, a fare una vera pista da grandi, subito, durante la prima lezione?!
Ma fare prima un pò di pratica in squallido campetto no!? Brutto?!
Vabbè, meno male che appena arrivati a Milano, con ancora le valigie in macchina, abbiamo portato Danny al Vismara da un giovane medico con le contropalle.
In montagna ci avevano detto di mettergli tutore e stampelle per due settimane, ma il medico della primavera del Milan, e della nazionale italiana di snowboard, ci ha fatto togliere tutto, subito.
Ma dimentichiamo e andiamo avanti che l’è megl…
E quindi?
E quindi abbiamo deciso che a noi ci piace di più il mare, anche in inverno.
Ed è proprio al mare, in Puglia, che ci stiamo costruendo una bella casetta per farci tutte le vacanze che riusciremo a fare, in tutte le stagioni, e per magari un giorno, chi può dirlo, andarci a vivere.
Amo Milano, ma ogni tanto si fa forte la voglia di scappare, e mi ci vedrei benissimo a vivere in Puglia, con il mare sempre a portata di mano.
Sono Veneziana, io.
Ho bisogno dell’acqua, io.
Mi piace sentire il sale sulla pelle.
Ci andrei a letto, con il sale sulla pelle.
Preferisco infilare in una borsa costumi e parei che passare le ore a cercare guanti, calze di lana, berretti e pile per tutti.
E poi soffro il freddo, e le code alle seggiovie.
Mi piace mangiare il pesce in riva al mare, con il vento che mi accarezza la pelle e gli schizzi delle onde che arrivano quasi sotto al tavolo.
Non mi mette tristezza il mare d’inverno, anzi.
Sembra volermi trasmettere la sua forza, il mare d’inverno.
Adesso vi lascio perché abbiamo un volo da prendere: la Puglia ci aspetta.
Dopo giorni di abbuffate mi viene difficile parlarvi di cibo, ma una cosina veloce veloce ve la voglio dire: alla polenta uncia con gorgonzola, preferisco il purè di fave con la cicoria.
Barbara

Ostuni, a fine settembre
Danny boy ha iniziato le elementari.
Danny boy è reduce da 3 anni di asilo privato dove una fantastica signora, ogni giorno, preparava ottimi pranzetti per lui e per i suoi compagni.
Danny boy da settembre, e per almeno 5 anni, mangerà (forse) ciò che Milano Ristorazione deciderà che lui dovrà mangiare.
La mamma di Danny boy (ossia IO) si è ovviamente iscritta alla commissione mensa.
La mamma di Danny boy vuole sapere cosa mangia suo figlio.
La mamma di Danny boy, se si arrabbia, non è per niente simpatica.
La mamma di Danny boy è già un po’ arrabbiata, quindi ocio!!!
Nulla da dire sulla scuola di Daniele, sulle maestre e sulle scodellatrici (ossia le signore che fanno le porzioni per tutti i bambini della scuola): la scuola è pulita e ben organizzata, la maestra ha anche voglia di sbucciare e tagliare le mele per tutti (quando la buccia è troppo dura per essere addentata e mangiata), e le scoldellatrici sono tutte gentili e super disponibili.
Ma su Milano Ristorazione due paroline in più le dirò…
Ieri sono stata in commissione mensa per la seconda volta (armata di grembiule e cuffia, giustamente obbligatori, e ovviamente parecchio anti estetici).
La mensa è un’enorme stanza in cui c’è un lungo tavolo per ogni classe.
Il compito di noi “controllori” è di accertarci che in tutti i tavoli ci sia quello che serve per il pranzo ossia posate, pane, bicchieri, caraffe di acqua e ovviamente piatti, e di assaggiare tutte le pietanze che vengono servite ai bambini accertandoci che non ci siano corpi estranei in giro (capita!)
Fino a pochi giorni fa in ogni posto c’era un frutto, ma ora la frutta viene messa in un cestino a capotavola, vicino alla maestra.
Sarà la maestra a dare la frutta a chi la vuole, per evitare che i bimbi con la frutta ci giochino, ma non la mangino.
Questo perché?
Perché esiste un’associazione che si chiama “Siticibo” che ogni giorno ritira la frutta e il pane non consumati (e ovviamente non toccati o rotti) per portarli dalle suore e in altri centri in cui il cibo viene poi consegnato a senza tetto e bisognosi in generale.
Mi viene male se penso a tutti i pasti caldi che avanzano a scuola, ma che non possono essere ritirati e che quindi vanno buttati.
La stessa società infatti va anche in alberghi e ristoranti a prendere pasti caldi, ma per fare questo serve che chi “dona” abbia degli abbattitori di temperatura.
Si tratta di questioni delicate che non si possono trascurare.
Ed ecco che proprio per questo grande spreco ora vi dirò cosa penso di Milano Ristorazione.
Ma perché fare sperimentazione sui bambini?
I nostri bambini hanno bisogno di forze per affrontare la giornata, ma spesso i piatti che Milano Ristorazione offre, vengono respinti, lasciati intatti sui tavoli e poi buttati.
La prima volta che sono andata c’era un frittata immangiabile.
Ieri, invece, c’era una minestra di lenticchie con la pasta: la minestra aveva anche un buon sapore, ma la pasta alle prime è arrivata scotta e alle quinte (che vengono servite per ultime) è arrivata talmente molle che avrebbero fatto prima a frullarla con le lenticchie.
L’arrosto di tacchino era anche buono, ed è stato mangiato da tutti, ma era una misera fettina a testa e le verdure crude di contorno (insalata con verza e carote) sono rimaste intatte sui piatti di tutti.
Ma una bella pasta normale?
Del riso?
Un po’ più di arrosto con magari una verdura alla volta, e cotta?
Mio figlio a casa mangia di tutto, ma ieri alla fine ha pranzato con una fettina di carne e due banane.
Se vogliamo proprio dirla tutta…la colpa è anche di molti genitori che ai loro figli, a casa, fanno mangiare sempre le stesse cose, ma Milano Ristorazione di sicuro dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza.
Il giorno della frittata ho visto 4 bambini che non la avevano neanche assaggiata, ma sostenevano fosse cattiva.
Ok che il profumo non fosse il massimo, ma almeno provare ad assaggiarla?
Questa è una questione di educazione alimentare, che è da casa che deve partire.
Due di quei bambini alla fine, dopo aver fatto con loro una sorta di gioco, quella frittata la hanno assaggiata e se la sono mangiata tutta.
Sono una rompiscatole, lo so, ma cari genitori, fate uno sforzo in più con i vostri figli e fate loro assaggiare un po’ di tutto.
I bambini devono poter scegliere, e non limitarsi a ciò che conoscono.
E tu, cara Milano Ristorazione, invece di complicarti la vita con inutili piatti elaborati che i nostri bambini non mangeranno mai e che verranno buttati, datti alla classica pasta e ai classici secondi oppure, se proprio non ti riesce, datti all’ippica!!!
Barbara
Tutti mi conoscono come Barbara, ma io mio nome completo è “Barbara, Olga, Amalia”
“Barbara” perchè forse già sapevano che un pò “Barbara” lo sarei stata.
“Olga” come il nome della figlia che mio padre aveva avuto dalla sua prima moglie (ossia la mia sorellastra)
E “Amalia” come la mamma di mia mamma, ossia la mia grande nonna che purtroppo non sono riuscita a conoscere.
Ma torniamo al mio nome.
Se chiamandomi “Barbara” vi vengo in mente io o la fantastica “Barbara Streisand” allora continuate pure a chiamarmi “Barbara”, ma se mai il mio nome dovesse farvi venire in mente lei…allora perfavore, da oggi, chiamatemi “Olga”, grazie.
Non ho mai avuto niente da che ridere della Signora in questione.
Diciamo che non mi stava antipatica, ma neanche simpatica.
Diciamo che non ho mai amato le sue trasmissioni perché ho sempre avuto la sensazione che il dolore degli altri venisse usato per fare audience.
Ma non mi stava antipatica.
Ci avevo anche scambiato due parole quando anni fa era venuta a fare un servizio fotografico in un hotel per cui seguivo le pubbliche relazioni.
Ora però…
Da quando ho letto la sua intervista sul numero di “Chi” di settimana scorsa, non la reggo.
Ma come puoi lamentarti dicendo “vivo in un camerino senza finestre” quando in questo momento c’è gente che ha una famiglia da mantenere , ma non ha più un lavoro?
Come può dire “vivo il lavoro come una lotta quotidiana per fare due trasmissioni interessanti, solari” quando c’è gente che magari un lavoro lo ha, ma che comunque lotta fino a fine mese per fare quadrare i conti?
E poi scusa, ma io di “interessante e solare” nelle due trasmissioni non ci vedo proprio nulla.
E poi basta co sta rottura di maroni che , durante il suo matrimonio, la Signora Belen Rodriguez in Di Martino alla band non avrebbe fatto mangiare le stesse cose che ha dato ai suoi ospiti.
La band era lì per lavorare, si è esibita durate la cena e ha cenato prima.
Facciamola finita con queste inutili polemiche che ci hanno davvero sderenato la balotas.
La Signora ha perso due belle occasioni per stare zitta.
Bye Bye
Olga
“Ma visto che in questo periodo siamo un pò stancucci, perché per il ponte non ce ne stiamo belli tranquilli in città?!”
Detto, fatto.
Peccato che alla fine ho chiesto a mia mamma di venire a trovarci e, avendo la nonna a disposizione per ben tre sere, la mia idea di “riposare” ha preso una stranissima piega, ops!
Martedì sera ho inaugurato la settimana con una bella riunione dei genitori terminata a mezzanotte.
Mercoledì ho avuto la mia serata al Bobino (e il maritino è rimasto a casetta per la sua seratina “padre e figlio”)
Giovedì è arrivata “nonna mao” ed è iniziata la rumba ossia: aperitivo, cena e festa di Halloween, con marito e amici.
E ieri sera, per non perdere il treno ormai partito con un bel ritmo, non ci siamo fatti mancare neanche una bella cena al Porteno per festeggiare, a sorpresa, una cara amica, e poi…
Scusate, ma la mia amica Vanina, che ormai per motivi di lavoro (del marito) vive a Losanna, viene rapita dal marito e portata a Milano…e secondo voi io dopo cena la rimando in albergo?!
Su dai, non scherziamo!
La cena è finita all’una passata e una parte del gruppetto si è dileguata, ma noi 4 irriducibili ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti in coro: “Plastic?”
Non so quante volte Lucio, il mitico proprietario del Plastic, mi ha chiamato per chiedermi quando mi sarei fatta rivedere.
Ma io sono veciaaaaaa: di giorno sono sempre di corsa e alle 21 crollo.
Ma ieri sera…
Ieri sera sarei arrivata anche a mettermi gli spilli negli occhi come in “Opera”, un vecchio film di Dario Argento, perchè io al Plastic ci volevo troppo andare.
Amo il Plastic
Amo ogni tanto chiedermi: “Ma che cavolo di musica è questa”, per poi ritrovarmi a ballare come una matta, trascinata dall’entusiasmo degli altri.
Ho amato buttarmi sui divanetti bianchi della sala degli specchi per improvvisare un servizio fotografico in notturna, immortalando quei momenti condivisi in allegria con un’amica che purtroppo non posso più vedere quando ho voglia.
Amo poter fare quello che voglio perchè tanto al Plastic non ti si fila nessuno.
Risultato di questo mio grande amore?
Ore 3 a nanna e ore 8 sveglia.
Due passi in centro con mia mamma e mio figlio e poi a pranzo con mia zia Carla e mio cugino Filippo.
Meno male che ieri sera non ho toccato alcolici perchè sennò oggi sarei facilmente finita nella fontana di Piazza Gae Aulenti, prima ancora di arrivare al brunch in Feltrinelli.
E invece è stato un pranzo piacevole che sono riuscita ad affrontare con la mia solita lucidità e il mio buonumore, nonostante le 5 ore di sonno striminzito.
Mi piace starmene in città durante il ponte.
Mi piace restare alla larga da quelle lunghe code in partenza ed eterne code in rientro.
Mi piace godermi la mia famiglia.
Mi piace portare mia mamma in giro a comprare quelle cavolate che a Venezia non troverà mai (oggi siamo state di Hi Tech)
Mi piace godermi la città quando c’è meno traffico, meno caos.
Mi piace ballare al Plastic senza che mille persone mi saltino sui piedi (li ho grossi, ma molto delicati)
Mi piace guardare mio marito e chiedergli “Ma visto che stasera c’è ancora mamma…che si fa?”
Mi piace vederlo un pò preoccupato per quello che potrei proporgli, ma poi sorridere dopo aver sentito che avevo solo voglia di andare al cinema, allo spettacolo delle 20.30, a veder l’ultimo film di Checco Zalone.
Stasera siamo tutti e due a pezzi (lui stamattina è pure andato a lavorare), ma per Checco, forse, ce la possiamo fare.
Domani “nonna mao” torna a Venezia e a noi ci rimettono le manette.
Stasera cinema, ma niente popcorn: da stamattina sono a dieta.
Guardate che vi vedo mentre mi leggete e ridete!
Lo so che ormai non mi credete più, ma che ci posso fare se mi piace mangiareee.
A proposito: ora vado perché devo finire di cucinare il “Polpo Signor Veneranda”.
Alle 19 ceniamo con nostro figlio e “nonna mao”, e poi scappiamo al cinema
Barbara
Mio marito ha circa 8 anni meno di me e quindi può capitare che la fidanzata o la moglie di qualche suo amico, rimanga ancora incinta.
Le mie amiche sono tutte “vecie” come me o più vecie di me, quindi tra di noi tra poco più che di neo mamme…si parlerà di neo nonne.
Sono stata una delle ultime, tra le mie amiche, a rimanere incinta e quindi ho potuto godere dei preziosi consigli di chi ci era già passato..
Visto che per me sono stati consigli molto utili, ho deciso di metterli a disposizione delle donne che stanno per diventare mamme, o lo sono appena diventate , ma anche di quelle che stanno per essere chiamate “nonne”.
Ho dato queste “perle di saggezza” anche a Kris Reichert quando ha avuto il suo bimbo e sono andata ad intervistarla, e non la finisce di ringraziarmi per la dritta che le ho dato per i pannolini…
Non perdiamo più tempo: prendete carta e penna (o fate copia e incolla che è parecchio più veloce) e segnate:
1) comprate il libro “fate la nanna” di edward estivill (per me è stato utilissssssssimo) e l’enciclopedia (non spaventatevi per la parola: è un solo libro piccolo) sulla puericultura della Garzanti (mooolto utile,per sempre)
2) comprare sdraietta inglesina modello loft. E’ bella, elegante e super comoda per i primi mesi.
Il bambino all’inizio ci può stare sdraiato e poi seduto.
Ha anche i manici per portarlo in giro se devi andare a casa di amici, e ora la fanno in tantissimi colori.
3) sito tedesco per latte artificiale Humana (uno dei migliori, ma in Iitalia troppo caro) e altri prodotti (arrivano direttamente dal fornitore in Germania e costano un quarto)
4) pannolini da comprare negli spacci della Pillo (uno so che era in via Kramer a Pero, Milano. Ma basta cercare su internet per vedere dove sono gli altri) costano un terzo di tutti gli altri pannolini più “famosi” e vanno benissimo. io ne avevo comprati 800 e li avevo messi in garage
5) Mi ero trovata divinamente con una fascia che avevo usato al posto del marsupio (distribuiscono meglio il peso sulla schiena) www.jacquelinejimmink.com
6) se non avete ancora comprato carrozzina/passeggino, io ho usato carrozzina inglesina che mi avevano prestato, per 1 mese e mezzo, poi ho comprato passeggino maclaren con schienale che andava giù dritto facendo diventare il passeggino quasi un lettino: fantastico anche da subbbito.
7) borsa promenade di babymoov e tenda da spiaggia sempre di baby moov- La borsa sembra una borsa tracolla, ma quando la apri si trasforma in una specie di lettino e se vai a cena da amici risulta comodissimo per tenerci il bimbo a dormire per un paio di ore. La tenda è fantastica perchè pesa pochissimo ed è l’unica che blocca i raggi uva e uvb!
Ci metti dentro il bimbo a fare risposino in spiaggia e fa passare aria, ma non sole. Spero di esservi stata utile, almeno un pochino. Buon ponte Barbara
Ci metti dentro il bimbo a fare risposino in spiaggia e fa passare aria, ma non sole. Spero di esservi stata utile, almeno un pochino. Buon ponte Barbara
Hannibal the Cannibal amava la carne, io amo la pelle.
Ci sono donne che ucciderebbero per un paio di scarpe e altre che lo farebbero per una borsa: io faccio parte della seconda specie.
Il mio problema è che sono una “castrona”.
Ormai sapete che solitamente giro in motorino o in bici e quindi immaginate la fine che fanno le mie borse: appoggiate per terra nel motorino, tra le mie scarpe, o “ficcate” nel cestino della bici.
E quando arrivo a destinazione?
Non sono una di quelle bravine, posatine ed educatine che al ristorante chiede una sedia per appoggiare la borsa: io la borsa la metto sempre per terra, accanto a me.
Ecco perché è difficile che io spenda tanti soldi per una borsa.
Mi piacciono le borse grandi, quelle comode, ma sempre fashion (chissà poi che cavolo vuol dire “Fashion” ?!).
Mi piacciono le borse sportive, ma chic, però non sono una che investe troppo, nelle borse.
Ieri, Danny ed io, siamo stati invitati ad una festa di Halloween.
Ebbene sì: Stella Mc Cartney ha giocato d’anticipo e con la preziosa collaborazione di “Nanny tata & co”, ha oganizzato una bellissima festa per bimbi nel cortile della loro boutique in Via Santo Spirito, a Milano.
Indovinate cosa ha fatto il fantasmino Danny?
Ha trascorso tutto il tempo a raccattare dolcetti in giro per la festa, assieme al suo amichetto scheletrino Leon.
E io? Ho trascorso tutto il tempo a guardare le borse di Stella Mc Cartney.
Le avrei comprate tutte e di tutti i colori, con la catena acciao, ma anche con quella d’oro.
Alla fine sono tornata a casa a mani vuote perché sapendo come sono “castrona”, prima di spendere tutti quei soldi voglio essere ben sicura del modello e del colore.
Beh, proprio a mani vuote non siamo tornati: Danny aveva un secchiello pieno di caramelle e “schifezze” varie e un sacchetto colmo di regalini.
Ma io…picche.
Dopo aver preparato la cena per lui e per mio marito, mi sono cambiata e sono uscita.
Forse ho trovato la soluzione alle mie eterne indecisioni: non voglio spendere tutti quei soldi per comprare una borsa?
Bene, vorrà dire che ogni we me ne affitto una diversa e quando capirò qual’è quella che mi piace di più…andrò a compramene una uguale, ciapa!
Affittare una borsa?
E sì, ieri sera sono stata alla Banque, alla presentazione di “My secret room”
My Secret Dressing Room nasce con l’obiettivo di vedere soddisfatto uno dei più grandi desideri di noi donne: avere a disposizione l’abito e l’accessorio ideale per ogni occasione, un guardaroba infinito, senza che questi diventino un peso lasciato nell’armadio.
“My secret room” praticamente è un guardaroba infinito, che metterà in contatto SecretStylist (chi mette a noleggio) e SecretFan (chi noleggia) tramite un sito che sarà presto online.
Noi donne potremmo quindi affittare i nostri vestiti e i nostri accessori o affittare i vestiti o gli accessori di altre donne.
Chissà…magari prima di decidere se comprarmi la borsa di Stella Mc Cartney potrei farmi un giretto con la borsa di un’altra e capire se su di me sta bene.
Ad oggi, solo per la zona di Milano, la waiting list su MYSDROOM.COM conta più di 600 SecretFan che aspettano il lancio dell’iniziativa e le prossime città che vedranno avviato il servizio sono Londra e Parigi.
Che dire? Io ieri sera mi sono iscritta e aspetto con trepidazione l’apertura di questo mega armadio virtuale.
In attesa me ne vado in palestra a bruciare le caramelle che ho rubato dal secchiello di Danny!
Barbara

Devo dire che sul canale “CinemaFamily” di Sky, spesso ci sono dei bei filmetti.
Non li guardiamo quasi mai in “diretta” perchè preferisco registrarli con MySky e tenerli lì a disposizione per il “giusto momento”.
Il lunedì Danny esce da scuola alle 18 perchè fa basket e quindi di solito, quando arriviamo a casa, è talmente cotto che si fionda sul divanone davanti alla tv, e la accende.
Non amo che si guardi troppo la televisione perché io lo ho sempre fatto e quindi so quanto fa male, ma ogni tanto ci sta bene.
Dipende sempre da cosa si guarda e per quanto lo si guarda, e registrando i film si possono guardare anche non tutti in una volta (stasera ci tocca il secondo tempo)
Ieri sera abbiamo scelto “Il figlio di Babbo Natale” e ho scritto “abbiamo” perchè i film, a differenza di Peppa Pig & co, li guardo volentieri anche io (ovviamente con qualche pausa per andare in cucina ed evitare di bruciare la cena).
Babbo Natale…
Lo so , lo so: mancano più di due mesi, ma guardare quel film mi ha fatto pensare.
Ho appena finito di convincere Danny ad aspettare ancora un po’ prima di scrivere la letterina: “da qui a Natale usciranno ancora un sacco di giochi nuovi e se spediamo la lettera ora, non puoi spedirne un’altra per dire che ha cambiato idea, che ci hai ripensato”.
Quanto mi piacerebbe credere ancora in Babbo Natale
Quanto mi piacerebbe poter prendere carta e penna, e scrivergli.
Vediamo…cosa potrei chiedergli?
Caro Babbo Natale,
so che è ancora presto, ma ho saputo che ci sono dei bimbi che ti stanno già scrivendo e allora ho deciso di farlo anche io.
So che da qui a Natale usciranno ancora un sacco di giochi nuovi, ma quello che vorrei io credo che sia già “in commercio” e poi tu sei Babbo Natale e quindi puoi trovare tutto no?!
Vorrei tanto un Robot che mi levi le lenti a contatto la sera, quando sono stanca e finisco per pizzicarmi ogni occhio almeno una decina di volte, prima di beccare la lente.
Vorrei un robot che mi lavi i denti e uno che mi strucchi: non mi trucco tanto, ma anche il solo togliere cipria e rimmel per me è una gran rottura di maroni, e infatti spesso non metto neanche quelli.
Vorrei una macchina, ma una macchina che possa entrare in centro, che sia grande come il mio motorino, perché io odio stare nel traffico e voglio superare tutti, e che possa contenere me e almeno due bambini.
Ho un figlio solo, ma adoro ogni tanto prenderne in prestito un altro.
Se ti ci stesse ancor qualcosa nel sacco, non è che mi porteresti anche una scatola gigante di pillole magiche che facciano passare la voglia di biscotti, dopo cena?
Ma non devono essere pillole che contengano anfetamina perché quelle le ho provate quando ero giovane: non avevo più fame, ma passavo tutta la giornata a mettere in ordine la casa e facevo fatica a dormire.
Grazie di cuore, anche se non riuscirai a trovare tutto.
Posso chiederti un paio di ultime cosucce?
Ti giuro che non è qualcosa da mettere nel sacco perché so che non c’è più posto.
Puoi fare in modo che io resti per tutta la vita stupida come oggi?
Eh dai tanto non credo di poter cambiare alla mia età no?!
Vorrei continuare a vedere il bicchiere metà pieno anche quando non piove da un mese o quando piove da una settimana di seguito, senza tregua.
Dammi la forza di ad amare la vita come la amo oggi, sempre e comunque.
Firmato
Barbara l’entusiasta, l’eterna bambina
Ti nasce un figlio, cambi casa e zona, cambi abitudini, la sera sei stanca…
Sono tanti i motivi che ti fanno “perdere” gli amici per strada.
Gli amici con la “A” maiuscola, quelli veri restano: puoi sentirli anche una volta ogni 6 mesi, vederli una volta all’anno, ma restano, ci sono sempre.
Ma ci sono anche gli amici con la “a” minuscola, che non sono meno importanti di quelli con la “A” maiuscola: magari li conosci da meno tempo, ti hanno accompagnato in un percorso particolare della tua vita e poi per un motivo o per l’altro sono spariti, ma hanno lasciato un segno, delle emozioni, dei ricordi.
Ed allora ecco che una mattina ti svegli e senti uno strano senso di vuoto…
“Ma dove sono finiti tutti?”
“Perchè li ho lasciati andare?”
“Ci divertivamo così tanto assieme”
“Era proprio una bella persona, peccato non vederci più”
Ecco quindi il mio suggerimento di oggi: aprite la rubrica del vostro cellulare, scorrete i nomi e quando i vostri occhi si illumineranno, fermatevi su quel nome, e chiamate.
Magari saranno passati 6 mesi, magari 2 anni, magari avrà cambiato numero, magari sarà felice di sentirvi, magari no.
Magari vi attaccherà un pippone raccontandovi di tutte le disavventure e le disgrazie che gli sono capitate da quando non vi vedete più o forse vi farà una bella trasfusone mediatica di entusiasmo.
Decidete voi se vale la pena rivedervi anche di persona o se una telefonata è bastata a farvi capire che quella persona tanto allegra si è trasformata in un S.I.N.A.P, e allora è meglio starle alla larga.
Due mattine fa mi sono svegliata col magone, con quel senso di vuoto di cui vi ho appena parlato.
Quando diventi mamma, i ritmi e le priorità cambiano, la sera sei stanca e hai voglia di divano e copertina, specialmente ora che arriva il freddo.
La mattina tocca svegliarsi presto.
Fare tardi la sera per me vuol dire restare rimbambita per almeno 72 ore, e quindi spesso mi arrendo e ci rinuncio, ad uscire.
Me ne sto a casetta, con i miei uomini e spesso finisce che mio marito dopo cena si rimette al lavoro e io scrivo, o guardo un film.
Avete presente due pensionati?
Ecco!
Lui ha ripreso a giocare a rugby: il venerdì sera si allena e la domenica gioca.
Lui sì che si sfoga e si prende le sue soddisfazioni.
E io? A parte il mio mercoledì sera al Bobino, dove organizzo una serata a settimana, non esco più.
Le mie soddisfazioni me le prendo con il mio blog e con tutte le cose belle che mi dite e mi scrivete, ma ho bisogno di altro: di contatti umani, di abbracci e di risate, vere.
I social network aiutano a sentirsi meno soli, ma a volte rischiano di allontanare le persone dai rapporti umani veri, di pelle.
Sono rimasta a riflettere un pò sulle possibili cause del mio magone e ho capito: avevo bisogno di rivedere le amiche, di uscire anche solo per un aperitivo, senza fare tardi.
E allora ho preso in mano il cellulare, ho aperto la rubrica e ho iniziato a scorrere i nomi.
C, Cristina=sorris0
Bene, ripartiamo da lei, da un’amica solare che ultimamente è stata assorbita dal suo nuovo ed entusiasmante lavoro.
Detto, fatto: ieri sera siamo uscite a bere un aperitivo al Pandenus e poi tutte a cena al Petit dalla simpaticissima Simona.
Bella musica, ottimo cibo e bella gente.
Ad un certo punto è arrivata anche Belen con il marito e il piccolo Santiago: che bella famiglia che sono, e il piccolo? Beh, non si può di certo dire che sia figlio dell’idraulico perchè è identico al papà.
A cena eravamo 5 donne, e 1 uomo.
Eh sì, perchè quando si esce a cena con le amiche si finisce sempre a parlare male degli uomini e allora ci vuole almeno uno di loro (che ovviamente sia solo un amico, per tutte) che possa cercare di difendere la razza, almeno provando a dire anche la sua, no?!
Sono stata bene, benissimo.
Sono tornata a casa presto, felice, e ho trovato mio marito al computer (stranooo) ancora sveglio, ad aspettarmi.
Ogni tanto gli metterei le mani al collo (e non per abbracciarlo), ma ogni tanto mi rendo conto che sono una donna fortunata: mi ha salutata col sorriso quando sono uscita e lui è rimasto a casa con Danny, e mi ha aspettato col sorriso.
Per fortuna mio marito sa di cosa ho bisogno, e non è geloso.
Non ci rimane male se esco senza di lui.
Carino no?!
O dite che è felice perchè mi levo dai piedi così può stare tutta la sera davanti al pc senza sentire i miei lamenti?
Può essere, ops.
Barbara