Raoul e Chiara: problemi di comunicazione?

 
So che sto per “toccare” uno degli idoli delle italiane quindi prima di “prendere le botte” o di ritrovarmi scooter e bici con le gomme a terra, faccio subito un paio di premesse:
1) Raul Bova mi è sempre piaciuto e sempre mi piacerà (anche se preferisco quelli con la faccia da cattivo ragazzo tipo Jeff Goldblum, che forse vi ricorderete come protagonista della “Mosca” e di “Jurassic Park”)
2) Non mi stanno sui maroni i romani, anzi, ho un sacco di amici simpatici a Roma.
3) Chiara Giordano non la conosco e siccome non mi piacciono (fisicamente) le donne… mi sta “neutra”.
Fatte queste premesse ora mi azzardo a dire la mia e vediamo cosa succede, ops.
Ma secondo voi è normale che una coppia che decide di separarsi lo faccia raccontando i cavoli propri sui settimanali di gossip e di moda (perchè “Vanity Fair” per fortuna non fa solo gossip)?
Se io dovessi arrivare a prendere la difficilissima decisione di separarmi e avessi anche dei figli, credo che starei a casa a leccare le ferite mie e dei miei figli spiegando loro che mamma e papà non si amano più come prima, ma che si vogliono ancora bene e che staranno accanto a loro per tutta la vita.
Cercherei di ritrovare la giusta carica e l’energia per ricominciare.
Ovvio che quando uno si sposa spera che sia per sempre e fa il possibile perché ciò accada, ma a volte i sogni si spezzano e la vita ti mette davanti a difficoltà e a scelte molto dure.
Già sono momenti pesantissimi se si è in due, ma se ci sono di mezzo dei figli è ancora più dura.
Se ci sono dei figli bisogna fare il possibile per cercare di mantenere la calma e un forte equilibrio, evitando di farne fare a loro le spese, evitando di prendere decisioni avventate e di dire parole che sarebbe meglio lasciare al vento.
Settimana scorsa è uscito in edicola il numero di “Vanity Fair” con Raou Bova in copertina: diceva di esser stato costretto a rilasciare un’intervista per proteggere i propri figli.
Se nella foto vedete la copertina di “Vanity Fair” un pò rovinata, è perchè sono rimasta talmente colpita dalle sue parole che mi è caduto il giornale in vasca (certe riviste e certi articoli li leggo quando faccio il bagno perchè, di solito, mi rilassano).
Ma fatemi capire: uno per proteggere i propri figli decide di raccontare i cavoli suoi a tutto il mondo?
Nell’intervista dice che i compagni di scuola dei figli andavano da loro a dire che il padre era gay, che era un evasore fiscale etc etc e allora lui ha voluto spiegare bene come stavano davvero le cose.
Scusa Raoul, ma spiegarle a loro non sarebbe stato più carino?!
E la Signora Giordano, che ha sempre tenuto tanto alla privacy della loro famiglia, come ha reagito all’intervista dell'”Ex marito”, di cui non era stata avvisata?
Si è giustamente arrabbiata.
E cosa ha fatto per esternare la sua rabbia?
E’ andata da Roul a dirglielo in faccia?
Ma perdindirindina, certo che no, anche perchè per farlo avrebbe dovuto prendere un aereo.
Roul nell’intervista ha detto che loro due non si sono lasciati per colpa di qualcun altro, ma alla fine dell’intervista è subito volato a Madrid per stare con la sua nuova compagna Rocio Münoz Morales, conosciuta 2 anni fa sul set degli “immaturi”.
E quindi come ha fatto la Signora Giordano a dire a Roul che era molto arrabbiata con lui?
Lo ha chiamato sul cellulare?
Su Skype?
Gli ha scritto un sms?
Un Whatsapp?
Un messaggio in privato su Facebook o su Twitter?
Lo ha fatto chiamare dalla sua cara mamma che di cognome fa “Bernardini De Pace” (anche lei molto arrabbiata: povero Roul)?
Niente di tutto ciò:
Lo ha fatto rilasciando una bella intervista sul numero di “Chi” in edicola oggi e visto che c’era ha anche voluto precisare che il loro rapporto era in crisi da 2 anni (e non da 3 come sosteneva Roul) ossia da quando Roul era sul set di “Immaturi” con Rocio Münoz Morales (che caso!)
Ma bravi!
E’ proprio così che si proteggono i figli (???)
Argh
Barbara
 
 
 

C’è Sole e sole.

 
C’è il sole della scenografia di “Striscia la notizia”, c’è il nome di una bimba appena nata e c’è il sole di Formentera, un posto che mi porterò sempre nel cuore.
Se ho nominato questi tre soli è perché oggi vi parlerò di lei, della wonder woman che a cinque giorni dal parto, ha deciso di fare il suo rientro trionfale, in diretta tv su canale 5.
Ieri sera mi sono permessa di commentare la cosa su Facebook e oggi ci terrei a chiarire un paio di cose.
Di solito quando dici che ti sta antipatica una bella e “apparentemente” simpatica, c’è sempre qualcuno che pensa che sotto sotto ci sia della gelosia.
Beh, sappiate che io della bionda signora Svizzera non sono per niente gelosa, anzi!
Posso essere “gelosa” (parliamo di “invidia buona” che l’è megl) di una come Belen, che ho visto un paio di sere fa ad una festa, e che è di una bellezza disarmante, di una sensualità esagerata, ma sopratutto veramente simpatica (e sottolineo “veramente”), ma della “Signora” Trussardi proprio no.
Ho avuto occasione di “conoscere” Michelle ai tempi in cui stava con il mio amico Marco Predolin (eh sì, prima di Eros stava con Marco, anche se poi ha ovviamente quasi rinnegato) e poi l’ho rincontrata più volte in occasione del Festival bar che ha presentato con la mia “sore”  Alessia (Marcuzzi).
Non mi sono mai piaciute le persone che sorridono di continuo e che devono sempre e per forza fare le simpaticone: mi sanno di false, e 6 anni fa ne ho avuto la conferma.
Ero in aereoporto di ritorno da Formentera ed ero incinta di quasi 6 mesi, quindi avevo una bella ed evidente”panza”.
Con il mio fidanzato, oggi marito, eravamo in coda per imbarcarci sul volo “Easy Jet” che ci avrebbe riportati a Milano.
Ovviamente, essendo incinta, avevo la precedenza sull’imbarco e davanti a me c’era solo chi aveva pagato il fast boarding.
Indovinate un po’ chi c’era? Una coppia di sconosciuti più la “simpatica” Michelle che, appena si gira e mi vede, mi saluta con un sorriso a 64 denti e mi fa gli auguri per il pancione.
Negli aerei i posti più larghi e più comodi sono le uscite di sicurezza e le prime file, ma nelle uscite di sicurezza le donne incinte e quelli che hanno problemi fisici non posso sedersi, per ovvi motivi.
Mentre Michelle stava per salire le chiedo può mettersi lei in uscita di sicurezza e lasciare a me la prima fila e lei risponde alla mia richiesta con un altro sorriso a 64 denti.
Secondo voi dove si è seduta?
Ovvio: in prima fila! E quando le sono passata davanti mi ha fatto il terzo sorriso della giornata.
Sono donna e quindi dentro di me mi sono detta “Prima o poi gliela faccio pagare alla simpaticona!”
C’è voluto molto meno di quanto pensassi perchè appena atterrati a Milano, sotto l’aereo, si è materializzato un camioncino della polizia, che la aspettava.
Faceva molto caldo quindi hanno caricato lei e la sua inseparabile guardia del corpo evitale così di ritrovarsi schiacciata nel pulmino con noi comuni mortali.
Mi hanno spiegato che spesso in aereoporto guardano la lista passeggeri e se vedono che c’è qualche vips vanno sotto l’aereo a prenderli e spesso recuperano per loro le valigie al tapis roulant.
Certo è che uno può sempre dire “No grazie”, come fece una volta il grande Carlo Ancelotti, ma la signorina ha ovviamente accettato.
Peccato che il mio amico Roberto Alessi, che ai tempi era il direttore del settimanale “Diva e Donna”, mi avesse giusto chiesto di scrivere per lui un articolo su Formentera, visto che ci vado da anni e la conosco moto bene.
Che dire? Ho scritto il mio articolo (che vi ho messo qui sotto) e ho raccontato tutta la mia vacanza: dall’inizio alla fine, senza dimenticare di pubblicare la foto fatta appena scesi dall’aereo, a Milano.
L’anno dopo sono tornata a Formentera e, mentre passeggiavo sulla spiaggia con il piccolo Danny Boy, pensa un po’ chi mi ritrovo sdraiata con il suo amato body guard sul bagnasciuga del “Tiburon”?
La bionda svizzera.
Io ovviamente l’ho salutata educatamente e lei ovviamente mi ha risposto sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi a 64 denti, ma appena mi sono allontanata, pensando che io fossi sorda, si è girata verso il suo bodyguard e, sicuramente non più sorridendo, gli ha detto “L’hai vista quella? E’ lei la str… che ha scritto l’articolo l’anno scorso”.
Che dire? Diffidate di quelli che sorridono sempre.
E sia chiara un’ultima cosa: io trovo giustissimo che le mamme, una volta partorito, tornino a lavorare, specialmente se hanno la fortuna di avere babysitter e parenti che possano aiutarla!
E’ solo ed esclusivamente una questione di scelte: io per esempio ho avuto la fortuna di avere una tata per i primi 4 mesi, ma ho scelto di stare a casa lo stesso, sempre, con lui.
Per non perdermi un momento di quei primi magnifici e importantissimi mesi.
Annullarsi per i figli e dedicarsi solo ed esclusivamente a loro, non fa bene a nessuno.
Una madre, prima di tutto, deve essere una donna e avere le sue soddisfazioni personali, che non sempre possono arrivare solo dalle mura domestiche.
Mi sta bene il saluto ai telespettatori dalla sala parto perché una donna incinta non è una donna malata, ma una donna che sta per vivere uno dei momenti più belli della propria vita e quindi mi sembra giusto aver voglia di condividere con i tuoi fan un momento così importante.
Ma tornare in diretta tv a 5 giorni dal parto ed essere costrette a stare in piedi tutto il tempo, perchè probabilmente avrebbe avuto difficoltà a sedersi, la trovo un’esagerazione.
Secondo me si tratta di un “disturbo” chiamato “mania di protagonismo acuta”.
Voi cosa ne pensate?
Nonostante tutto auguro a Michelle di essere felice e di rimanere presto incinta di un bel maschietto perché siamo tutti in attesa di “Tramonto Trussardi”, tres chic!
Barbara

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Ogni tanto me lo chiedo anche io!

 

Spesso mi sento chiedere “ma dove la trovi tutta questa energia?”.
Beh, sappiate che ogni tanto me lo chiedo anche io.
Vi posso solo dire che non mi drogo e che non prendo nessun tipo di energizzante se non una coca light ogni tanto.
Sabato abbiamo portato Danny dalla nonna a Monza perché avevamo una festa e volevamo essere liberi di poter far tardi, senza doverci svegliare presto.
Il programma era quello di recuperarlo ieri dopo la partita di rugby di mio marito e invece…
E invece appena sveglia, al posto di restarmene a letto e godermi la mia mezza giornata di libertà, mi sono fatta prendere dai sensi di colpa e ho chiesto a mio marito cosa ne pensasse di andare da sua mamma a recuperare Danny prima di pranzo, così da stare un po’ tutti e tre assieme prima che lui andasse a giocare a rugby.
Detto, fatto: alle 12 siamo entrati a casa di mia suocera a Monza e io indossavo un bellissimo e originale cappello da pompiere.
Il programma, a sopresa, era quello di portarlo all’open day della caserma dei pompieri in Via Messina, mangiare lì con loro salamelle e cotechino, e poi tornare a casa così papà sarebbe andato a giocare e noi avemmo preso il mio scooter per andare al Museo della Scienza e della Tecnologia dove c’era la giornata “Uovo Kids” dedicata ai bambini, con un sacco di bei laboratori.
Picche: Danny boy non ne voleva sapere di fare nulla, ma voleva solo andarsene a casa perché era stanco.
Evvivaaaaa! E io che avrei potuto starmene nel letto fino alle 17 e magari farmi anche una dormitina pomeridiana e un bagno caldo con i sali profumati.
Vedi a farsi prendere dai sensi di colpa? Arriva subito la punizione divina!
Alla fine abbiamo pranzato a casa e mentre papà iniziava a”combattere” al freddo in mischia, ci siamo riguardati in tv “Ralph lo Spaccatutto”.
Ma alle 15… Alle 15 mi sono impuntata e anche se il “piccolo mostro” non ne voleva sapere di uscire, l’ho trascinato al Museo Della Scienza.
Ma cavolo, sta tutta la settimana chiuso a scuola!
Non ce la facevo proprio a farlo stare tutto il giorno in casa, anche se ci sarei stata così volentieri…
Perchè noi mamme siamo così cocciute, perchèèèèèèè???
Risultato? Che Danny, una volta arrivato a destinazione, non voleva più tornare a casa!
Si è divertito un botto!
Siamo andati a vedere i treni, gli aerei e la nave “dei Pirati” e poi si è fatto insegnare a mixare e a scratchare i vinile da un vero dj, ma soprattutto abbiamo costruito una casa di cartone che si è presto trasformata in un piccolo paese.
Devo ammettere che mi sono divertita anche io, tanto.
Ho iniziato aiutando lui e poi pian pianino ho messo al lavoro altri 3 bambini e la nostra casa è diventata un piccolo borgo con alberi e animali, dove tutti i bimbi venivano a farsi giretto e foto: sono soddisfazioni, ahaha!
Ovviamente siamo tornati a casa tardissimo e quindi per cena ho fatto appello a Santa Ikea e ho preparato del fantastico purè surgelato, un ottimo pasticcio di pollo e patate (sempre surgelato), il tutto preceduto da ottimi crostini con burro e salmone Svedese!
O si gioca o si cucina, eh che cavolo, ancora non sono riuscita a farmi clonare!
La mia energia la trovo nei sorrisi di mio figlio; in quando mi abbraccia e mi ringrazia; in quando mi tiene la faccia tra le mani e me la bacia tutta; nella sua consapevolezza di avere una mamma un pò matta, di cui va fiero.
La mia energia la devo al mio grande amore per la vita, sempre e comunque; al mio essere un pò incosciente e ancora molto infantile, a volte così sbadata che mi faccio ridere, da sola.
Vi dico solo che stamattina sono scesa di casa con lui, la borsa della palestra, la borsa per la tintoria e il suo zaino.
Eravamo come sempre in ritardo e quando siamo arrivati a scuola ci siamo accorti che lo zaino era rimasto sul pavimento del garage quindi ho spedito in classe lui e sono corsa  in garage a recuperare il malloppo.
Tornata a scuola ho consegnato lo zaino alla bidella, sono risalita in moto per andare in palestra, ma mi sono fermata a parlare con un’altra mamma, restando in sella.
Peccato che no ho girato bene la chiave e la batteria dello scooter è morta.
Meno male che vicino alla scuola ho trovato un elettrauto molto gentile.
Che dire?! Forse dovrei fare un salto all’anagrafe e verificare la mia età.
Dovrei averne quasi 44, ma quando sono con lui me ne sento 14.
Speriamo che questa sensazione rallenti anche l’invecchiamento cutaneo!
Ora vi saluto che corro in palestra.
Chi si ferma è perduto!!!
Barbara
 
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THE party: vinile for president

 
Quando tempo fa ho scritto il post sull’importanza del tenere viva la coppia e ho scritto che una delle regole fondamentali è quella di ricordarsi ogni tanto di uscire a divertirsi, lasciando a casa figli e pensieri, mi sono dimenticata di scrivere che è molto importate anche la scelta del posto in cui si decide di andare, assieme, ops.
Ieri sera mi era sembrata l’occasione perfetta: compleanno di una cara amica che gli eventi li organizza per lavoro e che quindi per la festa del suo compleanno ci avrebbe messo tutto il suo solito entusiasmo più un gran fetta di cuore. E poi in consolle Graziano della Nebbia, il mago del vinile.
Ma non avevo pensato alle amiche di Alessandra, azz!
Sono donna e mi piacciono gli uomini, ma ieri sera mi sono ritrovata a guardare più le donne dei maschietti!
Per non parlare di mio marito che ha visto Belen e non ha più capito un tubo. Come dargli torto? E’ di una bellezza disarmante, ha un fisico da paura ed è pure simpatica.
Per non parlare di quando inizia a ballare, vabbè!
La festeggiata al menù della festa avrebbe potuto tranquillamente aggiungere il brasato di lingue.
Con tutte le lingue che ho visto per terra…
Anche perchè oltre a Belen ce ne erano parecchie di donne belle e super fisicate.
Devo dire che non mancavano neanche i maschietti carucci, ma si sa che io ho solo occhi per il mio (Hihi) 
Ieri sera ho rivisto un sacco di amiche che ormai, o perchè vivono lontane o perché siamo sempre tutte stra incasinate e di corsa, non vedo più tanto spesso.
Che gioia, che gran boccata d’aria!
Che bella sorpresa scoprire il talento di questo famoso dj che io non conoscevo e che mi ha fatto ballare tutta la sera. Stamattina quando sono scesa dal letto ho scoperto che mi facevano male le gambe, un pò come quando vai in palestra ed esageri con l’allenamento.
Bello!
Bello vedere tuo marito che guarda un’altra, ma sai che ama solo te (si spera)
Bello ballare con le amiche di sempre.
Bello vedere la festeggiata che sale su un tavolo a ballare e dall’alto vede tutti noi che ci divertiamo e sorride, felice di averci regalato una serata da sogno.
Bello sedersi a fumare con gli amici una sigaretta fuori, sui gradini della bellissima Residenza Vignale e sapere che dentro c’è tanta gioia ad aspettarci.
Bello tornare a casa e crollare sul lettone sapendo che la mattina dopo si potrà dormire perché il cucciolo è dalla suocera.
Bello ora andare a riprenderlo e vederlo sorridere quando scoprirà che mamma e papà ieri sera hanno fatto i cubisti, ma oggi lo porteranno dai pompieri.
Grazie Alessandra, è stata una festa bellissima e tu eri raggiante!
Buona domenica
Barbara
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È inutile che fai quella faccia: non ti ho mai creduto!

 
Oggi avrei voluto scrivere altro e magari più tardi lo farò…
Ho deciso di aprire questo blog per condividere il mio entusiasmo e la mia voglia di vivere, sempre e comunque, ma oggi sono costretta a fare una piccola eccezione perchè sono troppo incazzata (scusate, ma non trovo termine più adatto!)
Se poi vogliamo andare ad analizzare il tema di questo post, alla fine sempre di voglia di vivere si parla, ma della voglia che aveva quel bambino che non c’è più perché sua madre ha deciso di zittirlo.
Il 21 maggio del 2008 la cassazione ha confermato la condanna di Anna Franzoni a 16 anni, per omicidio.
Già gli anni dovevano essere 30 e sono stati ridotti a 16 (13 con indulto).
Peccato che questa signora, dopo soli 5 anni, ha ottenuto la semi libertà e da lunedì scorso tutte le mattine può uscire dal carcere per andare a lavorare in una cooperativa e  rientra solo la sera.
Ma che cavolo, io davvero non capisco!!!
E pensare che nel novembre del 2008 una perizia psichiatrica, chiesta dalla stessa Franzoni, ha confermato il rischio di reiterazione del reato, negandole la possibilità di incontrare i figli fuori dal carcere.
E ora le danno il permesso di uscire?
E poi non mi dite che la giustizia è uguale per tutti perchè se questa fosse stata una qualunque…in carcere ce l’avrebbero lasciata.
Purtroppo mi tocca riparlare di Corona, ma abbiate pazienza: vi sembra normale che, nel momento i cui scrivo, un cretino sia dentro e un’assassina sia fuori?
Non sono un giudice quindi non posso giudicare, ma qualcun altro l’ha fatto e la signora è stata condannata per avere ucciso il figlio, lo stesso figlio che aveva deciso di mettere al mondo.
Ovviamente siete liberi di pensare che lei sia innocente, ma io sono libera di dire che non le ho mai creduto.
Ma come si può solo pensare di fare qualcosa di così agghiacciante?!
Anche io mi arrabbio, eccome se mi arrabbio: ci sono momenti in cui  mio figlio mi tira talmente scema (sì lo so che lo sono già di mio) che divento paonazza e mi escono le vene dal collo, ma cavolo, non sarei capace neanche di tirargli un ceffone!
Una sola volta ho avuto voglia di farlo e per sfogarmi ho diretto il mio gesto verso il muro, che ovviamente ha vinto 1-0 sulla mia povera mano.
Avrei potuto tirare la manata sul muro liscio e invece ho voluto strafare e ho beccato i mattoni a vista.
Che dire? Che fare la mamma è davvero il lavoro più difficile del mondo, ma quando leggo che la “poverina” aveva sofferto di depressione post partum…mi fa venire i brividi.
Sarà mica un’attenuante l’aver sofferto di depressione post partum?!
E’ pieno di donne che soffrono di depressione post partum, ma non arrivano a fare quello che ha fatto lei.
Diventare mamma e rendersi conto che da quel giorno una creatura dipenderà del tutto da te e avrà sempre bisogno di te, del tuo affetto e del tuo equilibrio, è una cosa difficile e non sempre immediata, ma poi la depressione passa e arriva quell’amore puro che spesso ti fa sentire “gonfia di gioia”.
Se quella donna ha davvero fatto quello che ha fatto e per cui è stata condannata, non ha scuse e deve stare dentro, a vita. Altro che 16 anni o 13 con indulto, io le ha avrei dato l’ergastolo.
Ma ora torniamo alla Barbara di tutti i giorni.
Rileggendo le parole sottolineate, quattro righe qui sopra, mi è venuto un dubbio: “Fosse che forse in questo periodo non sono ingrassata, ma più felice del solito?!”
Barbara
 
 

A pranzo con mia zia, la mia maestra.

 
 
So che molti pensano che io sia Milanese perchè ormai sono qui da quasi 24 anni, ma la verità è che sono Veneziana e che nella città della Madonnina ci sono arrivata nella fine degli anni ’80, i mitici anni ’80.
Se a 19 anni ho deciso di venire a vivere a Milano la colpa è solo sua, di Carla Nani Mocenigo, mia zia.
“Colpa”? Forse sarebbe più esatto dire “merito”.
Quando andavo a liceo (lo scientifico G.B.Benedetti di Venezia), il venerdì, nei mesi che precedevano i periodi delle sfilate, ma non solo, arrivavo a scuola con lo zaino con i libri e la mia sacca grigio chiara della Samsonite con dentro tutto l’occorrente per un week-end fuori porta..
Appena suonava la campanella dell’ultima ora, scappavo in stazione a prendere l’intercity Venezia-Milano delle 13.55.
Arrivavo a Milano, prendevo la metropolitana e andavo diretta in Via Dante 4, in ufficio da lei, da mia zia, la mia maestra.
Ai tempi mia zia era una delle più importanti Pr di Milano e lo era nel vero senso che la sigla “Pr” vuole dire: era una super esperta di “Pubbliche Relazioni”.
Lei si che sapeva intrattenere le relazioni pubbliche con i suoi clienti, con la stampa e con il pubblico dei suoi clienti.
Dopo averla vista lavorare e aver avuto la fortuna di poterle dare una mano, avevo deciso: da grande anche io volevo fare la Pr.
Quando sei ragazzina e vivi in una città così particolare come Venezia (una città bellissima dove però c’è ben poco per i giovani), vivere in una città come Milano può diventare molto facilmente il tuo sogno: la moda, le sfilate, gli eventi, le feste, i personaggi che a Venezia potevo vedere solo in televisione o sulla carta patinata, e non solo.
Detto, fatto: a 19 anni ho finito il liceo e mi sono trasferita a Milano per studiare Pubbliche Relazioni, allo I.U.L.M., e per vedere, conoscere e imparare tutto quello che fino a quel giorno per me era stato solo un miraggio.
Forse avrei potuto e dovuto iniziare a lavorare con lei, ma lei era molto importante e io troppo orgogliosa: non volevo diventare “la nipote di”, ma volevo percorrere la mia strada con le mie gambe.
Mi sono spesso ritrovata a chiedere se avessi fatto la scelta giusta…
Ieri ho pranzato con la mia zietta e abbiamo fatto due chiacchiere, rispolverando i vecchi tempi: volevo ricordare quello che già sapevo, ma che avevo dimenticato (lei invece non dimentica nulla!!!) e volevo saperne di più.
Mia zia ha iniziato a fare la Pr fine anni ’60 inizio anni ’70: io ancora non c’ero e se c’ero non sapevo ancora parlare (quando ho imparato ho recuperato subito il tempo perso!!!).
Il suo primo cliente fu “Motta”, nel ’68.
Mia zia iniziò aiutando Enrico Vaine, scrittore che ai tempi era dirigente dell’ufficio pubblicità di “Motta”. Enrico Vaine si era ritrovato a produrre alcuni spot che avevano come protagonisti cantanti lirici e mia zia era amica di molti cantanti lirici e registi: tra le sue più grandi amicizie c’erano Maria Callas e Luchino visconti
Dopo la sua prima esperienza con “Motta”, siccome riteneva di non aver imparato molto, la zia andò a lavorare con il grande Guido Mengacci, da “Life impact”, in Via Montenapoleone.
Fu lui che le insegnò il mestiere di Pr.: la obbligava ad andare da tutti giornalisti, uno per uno, per presentare l’agenzia e il loro clienti, ma soprattutto per fare una foto di ogni giornalista e per preparare, di ognuno di loro, una scheda dettagliata con data di nascita, squadra del cuore e tanto altro.
Tutte informazioni indispensabili per costruire e mantenere le famose “Relazioni pubbliche”.
Guido Mengacci era molto severo, ma bravissimo.
Dopo un paio di anni mia zia decise di iniziare a camminare con le sue gambe e aprì la sua agenzia.
Il primo cliente fu “Busnelli arredamenti” e successivamente arrivarono i clienti di moda e beauty, le sue grandi passioni: “Rinascente”, “Annabella” di Simonetta Ravizza, “Elisabeth Arden”, “Triumph” e tanti altri.
Mi ricordo ancora quando andavo in ufficio ad aiutarla e lei, come ricompensa, mi faceva entrare nella “stanza dei desideri” (dove c’erano tutti i prodotti delle aziende che seguiva) e mi faceva scegliere un costume da bagno, una borsa o una crema da viso. 
Mia zia ha sempre messo una grande passione nel suo lavoro e nelle relazioni con le persone, tanto che anche ora, che ha da qualche anno superato i 70, non riesce a stare ferma un attimo e non dimentica mai un compleanno.
E’ un portento e non si può non volerle bene: è la zia che tutti vorrebbero avere.
Lo dimostra il fatto che Milano, ma non solo, è pieno di professionisti, imprenditori, artisti, attori, e chi più ne ha più ne metta, che la chiamano “zia Carla”, anche se non sono i suoi nipoti.
A proposito di attori e di teatro…
La zia vide la sua prima opera all’età di 4 anni: Madama Butterfly.
Fu mia nonna Amalia, che conoscendo la sua grande passione, iniziò a portarla a teatro e infatti da quel giorno non smise più.
Fu proprio attraverso questa sua grande passione che conobbe quello che poi divenne suo marito.
Si incontrarono quando Franco Enriquez era a Venezia per la regia di “Il Barbiere di Siviglia”, alla Fenice. 
Mia nonna Amalia conobbe Franco, attraverso un amico comune, all’Harry’s bar, proprio lì dove proprio per mia nonna, inventarono il Carpaccio.
Fecero amicizia e la nonna lo invitò a pranzo a casa, per il giorno dopo.
Fu proprio a casa nostra che il grande regista iniziò a corteggiare mia zia Carla.
Quando Maria Callas, cara amica della zia, seppe del corteggiamento in atto, la mise in guardia dicendole di stare attenta perché Franco era un gran donnaiolo.
Maria si oppose talmente tanto a quella relazione, che non andò neanche al loro matrimonio e quando le mandò il regalo lo indirizzò solo a lei e non al marito.
Ovviamente quando mia zia e Franco si separarono…Maria Callas gioì. 
Quando negli anni ’80 il riavvicinamento tra zia Carla e zio Franco era ormai cosa quasi fatta, lui purtroppo morì. Fu allora che mia zia sposò, in seconde nozze, il suo lavoro.
Che dire !? Grazie zia, mi ha insegnato tanto e ancora oggi continui a darmi un sacco di preziosi consigli.
Senza di te forse non mi sarebbe venuta voglia di venire a vivere a Milano, non avrei imparato quello che ho imparato e non avrei conosciuto mio marito.
Ma soprattutto tu non avresti quel pronipote che ora tanto ami e tanto vizi. 
Ti voglio bene
Barbara 
Partendo dall'alto: mia zia carla con Maria Callas, con Enzo Biagi, con Margot Hamingway, con il grande Giorgio Albertazzi, con la "dogaressa" (come la chiamava lei) Mara Venier, con il maestro Zeffirelli, con Marco Rivetti, con Silvana Giacobini e con il mitico Gianni Rivera.

Partendo dall’alto: mia zia Carla con Maria Callas; con Enzo Biagi; con Margot Hamingway; con il grande Giorgio Albertazzi; con la “dogaressa” (come la chiamava lei) Mara Venier; con Simonetta Ravizza; con il maestro Zeffirelli; con Marco Rivetti del gruppo finanziario tessile; con Silvana Giacobini e con il mitico Gianni Rivera.

Partendo da in alto a destra: mia zia e lo zio Franco Enriquez; mia mamma (la prima sulla sinistra), un'amica e mia zia con mio cugino Filippo; mia zia e Roberto de Wan, mia zia e MAria Callas al Lido di Venezia; sempre al Lido mia zia, mio zio agostino e mia mamma (i tre fratelli); e per finire...mia zia ed io e mia zia e il suo adorato nipote Danny boy!

Partendo da in alto a destra: mia zia e lo zio Franco Enriquez al loro matrimonio; mia mamma (la prima sulla sinistra), un’amica e mia zia con mio cugino Filippo; mia zia e Roberto de Wan, zia e zio in carrozza durante il loro matrimonio: zia e Daniela Javarone; zia e Maria Callas al Lido di Venezia; sempre al Lido mia zia, mio zio Agostino e mia mamma, Gabriella (i tre fratelli); e per finire mia zia ed io e mia zia e il suo adorato nipote Danny boy!

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

Una tranquilla giornata di ordinaria “follia”

 
Ore 6 prima sveglia naturale. Mi scappa pipì, mannaggia a quella cavolo di tisana digestiva e drenante!
Vado, torno e cerco inutilmente di riaddormentarmi
Ore 7.15 suona la seconda sveglia, meno naturale e più rumorosa di quella di prima: è la sveglia di papà, che lavora a Bergamo. Mi giro dall’altra parte sapendo che ho ancora 15 minuti di “bonus calduccio”.
Ore 7.30 suona la terza sveglia della casa: è la sveglia di Danny. La sento dalla radiolina che ancora ci collega e che ci collegherà fino a che non andrà a vivere da solo.
Basta, sono irrimediabilmente fottuta! Devo scendere dal letto e arrendermi al freddo che mi aspetta.
Appoggio i piedi per terra e nonostante il mio 41 di piedi, inizio a barcollare verso la cucina.
Per fortuna mio marito la mattina presto reagisce meglio di me (Lui è da anni che si sveglia presto e quindi è abituato, LUI) e ha già preparato la colazione per tutti
Torno in camera per infilarmi la vestaglia e visto che ci sono apro la finestra: merd, piove! E ora?
Ormai lo sano anche i muri che io non sono dotata di macchina, ma solo di bici e di scooter quindi?!
Quindi come ci arriva Danny a scuola? In macchina con papà o in tram con me?
Se deve andare con papà allora devo frullargli il latte con i biscotti e vestirlo mentre ingurgita la sua colazione con la cannuccia, infilandola la dove il suo primo dentino caduto, ha lasciato un bel buchino.
Ma mentre sto cercando di decidere il da farsi…smette di piovere. Bingo! Si fa con calma e ti porto io in scooter.
Ore 8.15 siamo in garage, infiliamo i caschi e saliamo sullo scooter. Infilo la chiave, giro, ma niente, nessun rumore! Ops
Non so cosa sia successo e ora non ho tempo di pensarci: via di corsa verso la fermata del tram ad acchiappare, per una botta di fortuna, un bel 16 al volo.
Siamo senza biglietto, azz, chi ce ne vende uno? Trovato, grazie signora.
E mentre sto spiegando su whatsup a mio marito cosa è successo…perdo la fermata della scuola. Eh no, pure questa ci mancava!
Scendiamo alla fermata dopo e via di corsa verso scuola. Ore 8,40 Danny è in classe e io in tram di ritorno verso casa.
Prendo lo scooter e lo spingo verso l’elettrauto. Ma quanto pesa uno scooter spento?!?! Arghhhh
Sarà la batteria scarica?
Me lo lasci qui e ripassi tra un paio di ore così lo metto in carica!
Bene, e adesso come ci vado a pranzo con mia zia in centro? La chiamo e le dico che ho avuto un problema? ma no daiiii, non posso disdirre il nostro pranzetto fisso del martedì dopo sole tre settimane dall’inizio di questa nuova bella abitudine.
Ok corro a casa e prendo la bici, via!
Ho corso così tanto che sono arrivata in anticipo.
Mi siedo al “That’s vapore” e mi predo 10 minuti di relax?
Ma no dai: visto che ci sono vado da “Villa” a ritirare il mio anello di fidanzamento che mi hanno messo a nuovo. Senza di lui mi sento nuda.
Alle 12.45 arrivo puntualissima al nostri pranzetto e mia zia è li che mi aspetta, col suo sorriso e un pacco di foto per me (domani ve le faccio vedere!)
Alle 13.20 abbiamo già finito di mangiare e lei vuole andare a casa quindi io ho quasi un’ora libera prima di andare in palestra.
Che faccio? Passo a casa e mi sdraio 10 minuti sul divano?
MA no dai, facciamo quelle due commissioni che mi sono segnata sull’agenda.
Alle 14.30 sono in sala, al Get Fit. Sono stanca morta, ma voglio allenarmi, devo allenarmi. Devo bruciare tutti i biscotti che mi sono mangiata ieri sera dopo cena, uffa!
Finisco di allenarmi e trovo un sms sul mio cellulare.
Lo scooter è pronto. Via di corsa a casa a mettere la bici in garage e poi a piedi dall’elettrauto a ritirare la moto: erano le spazzole del motorino di avviamento. “20 euro di spazzole e 70 di manodopera per 2 ore di lavoro.
Voglio fare l’elettrauto!
Passo a casa a mollare la borsa della palestra e decido di straiarmi 10 minuti sul divano, ma mi accorgo che mi è rimasto in borsa il cavo di una mia amica per caricare il cellulare. Tra il pranzo e la palestra ero passata da Paola al “Deposito 54” a ritorare un braccialetto e avevo messo in carica il mio cellulare , per 5 minuti.
Ok niente divano, corro da Paola a riportarle la sua spina.
Alle 16.30 arrivo davanti a scuola puntuale , puntualissima, e godo di questa puntualità, nonostante tutto.
Mamma andiamo un pò al parchetto?
Mi compri una palla?
Giochiamo a calcio?
Per fortuna lassù qualcuno ha guardato in basso, ha visto una mamma stravolta e ha mandato giù un pò di pioggia.
Fuggi fuggi generale dal parchetto e tutti a casa.
Wow! Finalemente a casa.
Papà stasera cena fuori quindi possiamo farci una veloce pasta in bianco e con un po’ di frutta, la cena è fatta.
Facciamo così ok? e poi ci lanciamo sul divano a guardare la televisione, abbracciati.
Ma va? Facciamo una pizza col mascarpone e il cioccolato fondente
Impasta, taglia, trita, sporca, lava.
Mangia, mangia e mangia!
Ora ci sdraiamo vero?
Ma non si può mangiare una pizza col cioccolato per cena.
Facciamo un pò di pasta fresca e un uovo alla coque, con i crakers sbriciolati dentro.
e poi siccome mi è avanzato del riso, e dei piselli…mi porto avanti e preparo anche gli arancini di riso per domani.
Ora ci sdraiamo vero?
Azz, sono già le 20.30!?!?
Ok dai mettiamo il pigiama, laviamoci i denti e andiamo a nanna.
Mamma facciamo una cosa: stasera i grattini te li faccio io ok?!
E poi si chiedono perché io ami così tanto mio figlio!??!
Lui si che ha capito tutto.
E a quel punto mi sono finalmente sdraiata, nel suo letto, accanto a lui, e mi sono fatta fare i grattini sulla schiena dal mio piccolo principe azzurro, e mi sono addormentata, prima di lui.
Certo che noi mamme ogni tanto siamo un pò masochiste eh!!?
Sempre di corsa anche quando potremmo benissimo fermarci, almeno un attimo.
Ma siamo fatte così e, sotto sotto, ci piace.
Barbara

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48 ore di calda ricarica

 
Fino a che, ieri sera, tornando verso Milano, non siamo arrivate sulla Cisa, non abbiamo capito quanto siamo state fortunate.
Un mese fa l’annuncio su Groupon e la decisione di partire, Annalisa ed io.
“Hotel 4 stelle a Forte dei Marmi,  una notte in doppia più aperitivo all’arrivo e prima colazione, 89 euro”.
Presa, nostra! Si parte sabato 5 ottobre e si torna domenica: due giorni di relax e shopping tra amiche, lontano da tutto e da tutti.
Ne avevo bisogno, una donna ne ha sempre bisogno.
Se poi oltre ad essere donna sei anche mamma e moglie, ne hai ancora più bisogno.
Con i miei uomini sono felice, sono molto felice, ma non vuol dire che io ogni tanto non abbia bisogno di un po’ di “leggerezza” e di fare tutte quelle cose che quando ci sono i maschi non si possono fare, con calma.
Stare un’ora in un negozio per decidere se comprare gli orecchini coi gufetti o quelli con le ranocchie; girare 4 negozi prima di trovare il giusto il regalo di compleanno per un’amica; vagare per ore tra le bancarelle del mitico mercato della domenica di Forte dei Marmi, provando di tutto per poi scegliere giusto due maglioncini da 10 euro, tempestati di borchiette e stelline.
Quando sei con gli uomini spesso finisci per comprare cose che poi non metterai mai: vuoi fare in fretta e la fretta non aiuta, si sa.
Quando abbiamo prenotato non c’erano ancora le previsioni, argh.
Siamo partite per Forte con cappotto, maglie, pantaloni e stivali. Sabato mattina a Milano faceva freddo e per il week-end davano solo pioggia, tanta pioggia.
Ma chi se ne importava se avrebbe fatto freddo e se avrebbe piovuto: noi ci saremmo godute lo stesso le nostre 48 ore di ricarica.
Sabato siamo arrivate e ci siamo subito regalate un ottimo pranzetto a base di pesce da “Fratellini’s”.
Ho mangiato un piatto che sembrava una pizza, ma altro non era che un letto di pomodoro tritato a crudo, con scampi crudi e cozze, il tutto incorniciato da pane tostato tritato con erbette e bottarga: D.I.V.I.N.A.
E pensare che il ristorante l’ho trovato digitando su google “ristoranti di pesce a Forte dei Marmi” e leggendo i commenti super favorevoli su tripadvisor.
Dopo pranzo, giusto il tempo di mollare le borse in albergo, e poi subito in giro per i  nostri negozietti preferiti e a caccia di ispirazioni per casa in Puglia: orecchini , piastrelle, porta cartigienica in ferro battuto e scaffali di legno da mettere in cucina o chissà dove.
Ho fatto un paio di acquisti: pochi, ma buoni e senza spendere troppo visto che qui bisogna risparmiare.
Nel tardo pomeriggio siamo finite a Pietrasanta e dopo due passi sotto una lieve pioggerellina e un salto a vedere certi tessuti che mi interessavano, abbiamo notato un sacco di gente davanti alla Chiesa di S.Agostino in Piazza Duomo. C’era pure un signore che indossava la fascia tricolore.
Attenzione, il sindaco! Ma allora sarà un evento importante. 
Abbiamo aspettato che la gente entrasse e dopo un’oretta siamo entrate anche noi.
Si inaugurava la mostra di Gustavo Velez, un bravissimo scultore colombiano.
Bellissime le sue sculture e ottimo il catering: che fortuna capitare nel posto giusto al momento giusto!
Alla fine avremmo anche potuto non andare a cena, ma le due golosone sono finite lo stesso al “Bocconcino” a Forte e si sono prima mangiate una sana e leggera insalatona e poi, cancellando la parola “dieta” dal loro vocabolario, si sono divorate, per fortuna con la complicità della terza amica, Mimosa, una mega pizza dolce con mascarpone e cioccolato fondente: S.T.R.A.T.O.S.F.E.R.I.C.A. !
Abbiamo fatto l’una di notte, non a ballare, bensì in albergo a vedere la fine di “Ballando con le stelle” e a chiacchierare di cavolate fino a che le palpebre non sono calate (altre due cose che con degli uomini nei paraggi non avremmo potuto fare).
La mia amica Veronika Logan, che ho intervistato settimana scorsa, è una delle concorrenti e quindi volevo vederla ballare.
Per domenica davano diluvio e quindi avremmo potuto dormire senza la sensazione di perderci qualcosa, eppure alle 8 eravamo già sveglie, strano.
Abbiamo aperto le finestre ed è entrato lui, il sole.
Incredibbbbbile: le previsioni avevano sbagliato in pieno (In effetti ormai non è più così incredibile visto che non ci azzeccano mai!)
Ci siamo preparate al volo e siamo scese per fare una veloce colazione e andare subito in spiaggia a farci una bella passeggiata, ma appena uscite dall’hotel…il sole non c’era più.
Ci siamo lo stesso avviate verso il mare e abbiamo iniziato a passeggiare verso il pontile.
Le nuvole hanno iniziato a riaprirsi e lui è tornato, a scaldare la nostra domenica, senza più lasciarci.
Non capivamo come mai tanto stupore da parte chi vedeva le nostre foto su facebook mentre ce ne stavamo in spiaggia a goderci la splendida giornata, con i piedi in acqua.
Giuro che non era per niente fredda! Avrei anche fatto il bagno se avessi avuto un vero costume e un grande asciugamano.
Ma quando verso le 16 siamo ripartite, siamo arrivate sulla Cisa e abbiamo visto una grossa “nuvola” di nebbia venirci incontro, abbiamo capito: un pò ovunque era arrivato l’autunno, pioveva e faceva freddo.
Che gran regalo che abbiamo avuto, e che buffo è stato arrivare a casa e spalmarmi il dopo sole subito dopo aver aggiunto una coperta sul lettone.
Adesso vi lascio perchè vado a fare il cambio degli armadi: devo mettere via gli ultimi parei e tirare fuori i piumoni.
Brrrrrrrrrrrrr
Barbara

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La sua prima finestra sul mondo

 
Non poteva capitarmi maestra migliore.
A Danny boy erano ormai quattro giorni che dondolava il primo dentino.
Nelle ultime 48 ore sembrava davvero attaccato ad un filo invisibile, ma noi ne voleva sapere di cadere, quasi come se la bocca si volesse tenere stretto quel pezzettino di infanzia che voleva cadere, per crescere…
Il primo dentino che cade segna un momento importante: non è solo un dente che cade, ma è il crearsi di un nuovo spazio pronto ad accogliere qualcosa di più grande, di più definitivo, di più adulto.
Il primo dentino che cade è un qualcosa di emozionante, un momento che ti ricorda che i cuccioli crescono.
Ieri mattina ero a casa che stavo rifacendo i letti, quando ho sentito arrivare un messaggino su whatsup e allora ho preso il telefono in mano per guardare chi fosse.
Immaginate la mia espressione quando mi sono accorta che il messaggio mi arrivava dalla maestra di Danny, la maestra della prima E, E come Emanuela.
Il messaggio diceva “la sua prima finestra” e sotto c’era una foto.
Ok, ok, sono la solita iper sensibile, ma prima ho sorriso e poi mi è scesa la lacrima.
Noooooo, non per i 10 euro che avrei dovuto prestare al topino, ma perché vedere quella prima finestra, sul mondo, mi ha ricordato di quando avevo la pancia e cercavo di immaginare a quando il mio bambino mi avrebbe sorriso, per la prima volta.
Ora quel sorriso esiste davvero e me lo godo, mi nutro di lui.
Da ieri quel sorriso ha un buchino, un bellissimo buchino.
Grazie maestra Emanuela, solo una maestra mamma può avere la sensibilità di fare un gesto del genere rendendomi subito partecipe di un evento così piccolo, ma così importante
Sapere che Danny è nelle mani di una donna così sensibile non può che rendermi felice.
Barbara
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Oggi parliamo di cavalleria!

 
Ho scelto il cavallo di Pippi perché se devo pensare alla cavalleria dei giorni d’oggi, il cavallo di Pippi la rappresenta benissimo: è buffo, a volte fa ridere e non è proprio quello che ci si aspetterebbe, decisamente no!
Cari uomini, ok che la donna si è emancipata, ok che forse se oggi uno prova a scippare una donna per strada, è più facile che si porti a casa un bel ceffone piuttosto che un portafoglio, ma un pò di cavalleria lasciatecela dai!!!
Vi assicuro che anche a quelle donne che sembra che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno (ne conosco benissimo una che vedo tutte le mattine allo specchio), fa piacere un pò di cavalleria.
Non dico che si debbano rispettare tutte le duemila regole che una volta prevedeva il galateo, ma qualcosina sì dai.
Per strada un uomo dovrebbe fare camminare la sua donna sul marciapiede verso l’interno in modo da tenerla lontana da eventuali scippatori? Di questo ne ho appena parlato e direi che non è più così indispensabile, ma, visto che non è così complicato, si può fare dai!
Salendo le scale l’uomo dovrebbe far camminare la donna davanti a lui così se dovesse cadere può prenderla? Certo è che se la donna pesa più del fidanzato, rischia di travolgere anche lui. Diciamo che questa bisognerebbe rivederla a seconda dei casi.
L’uomo dovrebbe aprire la portiera dell’auto per far salire la sua donna? O lo fate sempre o non o fate mai. Purtroppo è pieno di uomini che lo fanno fino a che non gliela danno e quando gliel’hanno data, non lo fanno più.
La cavalleria non deve essere un mezzo utile a farsela dare prima, ma un modus vivendi che rimanga nel tempo, fin che morte non vi separi.
Ieri stavo scendendo le scale della palestra per andare negli spogliatoi a cambiarmi ed ero anche un pò di fretta. Siccome le scale sono strette, speravo che i due uomini che stavano salendo si sarebbero gentilmente fermati e “appiattiti” contro il muro per farmi passare.
Ma quando mai! Hanno gonfiato i pettorali e sentendosi forse pure un paio di centimetri più alti, hanno continuato la loro risalita senza batter ciglio e costringendo me a passare rasente alla parete.
Grazie, mi sono commossa per l’immensa gentilezza.
E purtroppo succede sempre più spesso: quando attraverso la strada sulle strisce; quando mi superano di corsa, mentre mi avvio verso il banco dei formaggi del supermercato, per  prendere il numerino prima di te; quando sono in bici ad un incrocio e non mi danno la precedenza neanche quando la avrei.
Ma fatemi capire: vi sta sui maroni che ora anche molte di noi lavorano e portano a casa lo stipendio?
Non ci versate più vino e acqua a tavola perché volete eliminarci,  facendoci morire di sete?
Avete capito che ve la daremmo comunque al terzo appuntamento, anche se non ci aprite la portiera?
Io so solo che se noi donne, anche se lavoriamo e siamo sempre di corsa, la sera dobbiamo comunque farvi trovare la cena pronta e la casa pulita, allora voi, cari uomini, sappiate che a noi donne piace ancora tanto quando gli altri uomini ci fanno passare prima e il nostro continua a coccolarci e a farci sentire donna anche quando gliela abbiamo già data.
Dovete mettervi in testa che l’emancipazione della donna non ha tolto il potere agli uomini, ma ha solo dato un pò di indipendenza in più a noi donne.
Vogliateci sempre bene e coccolateci ancora che ne abbiamo tutte tanto bisogno.
Smack
Barbara