Alla fine Elisa, la proprietaria della villa, nonché la moglie del festeggiato e organizzatrice della mitica serata, ci ha invitati a dormire proprio lì, accanto alla splendida location della festa. A fine serata non abbiamo neanche dovuto cercare le chiavi e salire in macchina: top. Abbiamo mollato Danny a Milano a mangiar la pizza con ben due nonne, ci siamo spogliati da ruoli e pensieri, e siamo andati a ricaricare le batterie. Uno splendido allestimento, un ottimo catering curato dalla nostra amica Elisa Caldarola, un suggestivo live con la stupenda voce di Simona Bencini (Avete presente la cantante dei “Dirotta su Cuba”?) e per finire, in consolle, lo stra mitico Tato di radio dj (lo so che due superlativi assieme si potrebbero usare, ma stavolta se li merita!) Ma vogliamo parlare di quando Elisa ha bendato suo marito ed è sbucata fuori la mitica (mitico) Rosalba: mi è venuto male alle mandibole da quanto ho riso. Se al tutto ci aggiungiamo anche le manine esperte del barman, direi che la serata non poteva che dare il risultato che ha dato. Era da tempo che non ballavo così e così tanto. Il dj non ne ha sbagliata una e mi tanto sa che avevamo tutti bisogno di fare una bella fuga dalla realtà. Meno male che ho optato per uno stivale nero molto alto, sexy, ma bello comodo. E meno male che ho scelto un look total black così sono riuscita a camuffare un po’ i miei attuali 77 kg. Ebbene sì: un paio di giorni fa ho scritto che stavo iniziando la dieta e che avrei sconfitto la bilancia, ma per ora sta vincendo lei. Mi piace troppo mangiare e forse, in questo momento di ripresa, non è ancora giunto il momento per iniziare seriamente la dieta: ho bisogno di zuccheri! Datemi ancora un paio di giorni di assestamento, fate arrivare un po’ di fresco e la stagione delle vellutate, ed inizierò a fare la brava con l’aiuto del mio Bimby, forse. Per il momento mi godo il ricordo della serata di ieri e dei balli fatti col mio maritino. Barbara
La nuova generazione tecnologica ci fa comunicare in modi diversi e psicologicamente più superficiali, secondo tanti studi e dopo tante indagine siamo sicurissimi che questi mezzi di comunicazione virtuali sono una arma a doppio taglio. … Mezzi di comunicazione come FACEBOOK, TWITTER, TUMBLR ED ALTRI SOCIAL NETWORK che essendo alla portata di tutti vengono facilmente usati anche de persone non moralmente abbastanza equilibrate, ma questi sono discorsi che conosciamo e già sono stati affrontati d’altri più competenti di me in materia.
Oggi pero vorrei parlare a favore di questi simpatici compagni cottidi ani che insieme ai computer e telefonini android, i SOCIAL NETWORK, sono entrati discretamente nelle nostre nuove abitudini … Inizio parlando di me, sono arrivata dal Ecuador en Italia, 13 ore d’aereo di distanza, famiglia lontana che si fa ??? Cabine telefoniche con file infinite, cabine telefoniche in posti popolari e non igienici, schede rare da trovare, schede costose che finivano in fretta, ecc, tutto quanto risolto con FACEBOOK che da quando mi sono iscritta posso giorno per giorno sapere come sta la mia famiglia e questo non ha prezzo, per non parlare della gioia di ritrovare i tuoi amici d’infanzia di cui da anni non avevi notizie ed abitano in posti carini che ti viene voglia di conoscere, questo è FICCHISSIMO, per non discutere dell’incontro interessante con quella persona speciale di cui conoscevi solo il suo nome e niente altro e hai la possibilità di ricontattare, questo può essere dolce. …..
Sempre io, amante alla follia del cinema, tv, musica e gossip, non posso comprare tutti i giornali, stare tutte le ore davanti alla tv, pretendere di trovare in Italia i miei gusti artistici internazionali, meno male c’è TWITTER!!! che organizzando la mia lista d’interessi mi mantiene informata de tutte le news, di più ho la soddisfazione di sapere che cosa fa il mio attore preferito nei momenti in cui non recita, nei momenti della sua vita comune , cioè mi fa apprezzare di più il suo lavoro e mi fa andare volentieri al cinema ad osservare una persona che non sembra tanto diversa da me. Non potrei dimenticarmi di BARBARA ,una conoscenza speciale che ho fatto su Twitter, lei è una FORZA DELLA NATURA. Il nostro interesse per un personaggio pubblico, ci ha fatto avvicinare e da quel momento le sue avventure accompagnano le mie giornate, mi strappano mille sorrisi e tante della sue interviste mi fanno sognare; grazie a twitter ho una amichetta in più che forse non avrei mai conosciuto per le nostre vite frenetiche.
Vedete i SOCIAL NETWORK hanno aspetti positivi ,siamo noi che tante volte con il nostro uso malsano ed ossessivo li facciamo diventare pessimi. Pensateci ….. Spero di non avervi annoiato troppo perche LA TECNOLOGIA DEVI MIGLIORARE LA NOSTRA VITA E NON FARCI DIMENTICARE I NOSTRI IDEALI.
Besos y abrazos.
Aghy.

Aghy

“Mamma, ma perché un sacco di bambini arrivano a scuola con il papà e io mai?” Ecco che una mano gigante si impossessa del mio stomaco e stringe, forte. Amore mioooooo lui! “Amore i papà di quei bambini lavorano qui vicino quindi fanno in tempo a portare i bimbi a scuola e poi ad andare in ufficio. Il tuo papà lavora a Bergamo quindi se porta te a scuola arriva in ufficio troppo tardi e poi lo sgridano”. Finalmente alla veneranda età di 5 anni e mezzo, Daniele è diventato tutto “Papi, papi” (nulla a che vedere con Berlusconi: non facciamo confusione please!) Si sa che i figli maschi per i primi anni di vita sono tutto “mami, mami”, ma verso i 5 anni succede il miracolo! C’è il “papi” che gioca con lui alla wi, il “papi” che lo porta a pescare, il “papi” che gli aggiusta i giochi rotti e chi più ne ha più ne metta (esagggeriamo dai!) Come possiamo risolvere la cosa? Come posso fare in modo che il “papi” possa ogni tanto accompagnare Danny boy a scuola? A quel punto mi sono ricordata che al momento della domanda di iscrizione, alla scuola elementare Morosini, io avevo barrato per il “pre scuola” (ossia ingresso anticipato tra le 7.30 e le 8.30) peccato che ho scoperto, solo due giorni fa, che non bastava barrare, ma bisognava andare sul sito del Comune di Milano, scaricare il modulo, compilare, pagare un bollettino da 26 euro e mandare il tutto agli uffici del “pre scuola e giochi serali” entro e non oltre il 31 luglio. 31 lugliooo? ops, ma siamo a fine settembre, e ora? Ho portato Danny a scuola, l’ho lasciato lì che frignava (ci vorrà un pò di tempo, ma so, spero che si abituerà ad essere felice anche all’ingresso e non solo all’uscita) e mi sono fiondata negli uffici “Pre scuola e giochi serali” in Via Matteucci. Dovevo supplicare la signora di fare accettare nostro figlio anche se fuori tempo massimo! Mi sa che si deve essere commossa a vedere sta deficiente con gli occhi lucidi che le raccontava che suo figlio era così triste che il suo papi non avrebbe MAI potuto portarlo a scuola come fanno gli altri papà. La gentile signora mi ha detto che entro un paio di settimane mi avrebbe fatto sapre qualcosa, ma già ieri mi ha richiamata per dirmi che la nostra domanda era stata accettata. E a quel punto è ripartita la lubrificazione automatica degli occhi! Ok , ok, ammetto che in questi giorni sono più sensibile del solito, ma l’inizio delle elementari, con le crisi di abbandono del mio cucciolo, mi ha messo un pò alla prova, e quindi sapere che anche lui ogni tanto potrà arrivare davanti a scuola mano nella mano col suo “papi” come gli altri bimbi…mi ha reso parecchio felice. Barbara

Avete mai sognato di sparare alla sveglia? Io sì, tante volte. Quando ero giovane (sto parlando di un paio di anni fa, e non ridete!) odiavo la sveglia. Avevo una sveglia nera di plastica di quelle quadrate col tastino sopra per spegnerla, ma era inutile: alle 7.15 suonava e alle 7.15 qualcuno (chissa chi?!) la spegneva, subito, senza neanche accendere la luce, al buio. Alla fine veniva mia mamma a darmi la sveglia definitiva, credo: sono passati giusto un paio di anni quindi la mia memoria è un pò annebbiata, sorry. Adesso so che molti di voi mi odieranno, ma credo di non aver mai più avuto una sveglia sul comodino, da allora. Sono stata per anni la “donna della notte” e quindi non avevo bisogno di sveglie: uscivo la sera (non andavo a battere, ma facevo la pr per locali ed eventi), tornavo tardi e mi svegliavo quando me lo diceva il mio corpo. Sono riuscita anche a frequentare e finire l’università senza sveglia: non chiedetemi come, ma io alle lezioni allo I.U.L.M. ci arrivavo sempre puntuale, anche senza quel maledetto “Driiinnn”. La prima sveglia che entrata in casa dopo aaaaaannnnnni e aaaaannnniiiii è stata quella di mio marito, ma era la SUA sveglia, non la MIA sveglia. Quella maledetta sveglia da circa 8 anni (da quando viviamo insieme) suona alle 7.15, ma, fino a giovedì scorso, quella sveglia restava comunque la SUA sveglia e infatti era LUI che alle 7.15 la spegneva ed era sempre LUI che subito dopo “strisciava” in bagno a lavarsi e vestirsi, e poi in cucina a fare colazione. Ho scritto “strisciava” perchè (poverino!), per 8 anni gli ho complicato la vita non poco chiedendogli di fare sempre tutto in massimo silenzio: io speravo sempre di riaddormentarmi e Daniele continuava a dormire. Difficilmente riuscivo ad addormentarmi, ma almeno restavo a letto in posizione fetale con un primo cuscino sotto alla testa e un altro “abbracciato” (forse si dice “aggambato”) dalle gambe. Io dormo così da sempre, se è un problema scrivete al mio avvocato. Danny invece se la ronfava fino 8.30/9 e infatti arrivavamo all’asilo sempre per ultimi, poco prima delle 10. Ma dal 12 settembre 2013 è cambiato tutto: la SUA sveglia è diventata anche la MIA e alla SUA sveglia si è aggiunta anche la prima sveglia che Danny ha voluto come regalo per il suo primo giorno di scuola (si pentirà ben presto). La mia vita non sarà più la stessa! Il maschio grande si alza, si lava e si veste e io resto nel letto ancora un quarto d’ora (santi 15 minuti), ma quando alle 7.30 suona anche la sveglia di Danny, allora ecco che la giornata inizia davvero, per tutti e tre. Era da anni, decenni, che non uscivo di casa prima delle 9/9.30 (salvo rari casi). Sto scoprendo un mondo nuovo che fino a pochi giorni fa non conoscevo: il traffico delle 8.15 che per fortuna schivo con lo scooter, i colori del cielo, il freddo, lo strombettare dei clacson, le facce delle mamme e dei papà che magari quando uscivo io erano già negli uffici a lavorare, e tante altre cosucce. Nelle ore in cui normalmente uscivo io non c’era tutto sto casino! Ma siccome io sono una che vede sempre il bicchiere metà pieno, so già che presto riuscirò a trovare il buono anche nel dovermi svegliare alle 7.15. Per ora posso dire che riesco a fare un botto di cose in più, che alle 9 ho già fame come se fosse orario di pranzo, che ieri mattina quando ho sentito la sveglia ho cercato di ricordare se mi ero preparata per l’interrogazione e che mi è spuntato un enorme brufolo sul mento come negli anni in cui andavo alla scuola media, e mi suonava la sveglia. Vi prego ditemi che la sveglia fa ringiovanire. Vi prego ditemi che il brufolo gigante che ho sul mento è acne giovanile ed è quindi legato al suono della sveglia che mi riporta indietro, nel tempo. Vi prego ditemi che tra poco mi abituerò e non andrò più a letto distrutta alle dieci di sera, come sto facendo negli ultimi giorni. Vi prego ditemi qualcosa che mi faccia amare i miei nuovi orari sennò vado a comprare una sveglia come quella di mio figlio, dove per fare smettere la soneria devi fare centro per ben tre volte di seguito. Solo che io invece della pistola di plastica mi compro una pistola vera e propria e la sveglia la ditruggo, al primo colpo! Barbara
Ieri Danny boy ha iniziato la prima elementare. Pensavate forse di riuscire ad evitare un racconto dettagliato di una giornata così importante? Ahahah, bella questa, davvero bella, direi comica! Ci ho messo un pò a scrivere questo post perchè ho passato le ultime 36 ore a schivare tutti gli spigoli che incontravo. Non avete idea di quante testate avrei voluto tirare a quegli spigoli, ma per ora sono riuscita a trattenermi. In certi momenti un muro normale non basta: servono gli spigoli. Sono una mamma, mica una santa! Se i miei nervi potessero cantare, credo che in questo momento farebbero un pezzo Heavy metal. Durante le ultime vacanze Danny si era ritrasformato in cozza e non ne voleva sapere di staccarsi dalla mia gamba (forse, visti i muscoli, l’aveva presa per uno scoglio, ahah) Non succedeva ormai da anni, quindi avevo intuito che la cosa avesse a che fare con una sorta di timore per la nuova scuola e la nuova esperienza che gli sarebbe toccata da settembre. Avevo intuito, ma non ero pronta. Ieri mattina ci siamo svegliati con calma (il primo giorno siamo entrati alle 10 e sono usciti ale 12.15), abbiamo fatto una bella colazione (lui briosc al cioccolato e io fette biscottate super dietetiche), ci siamo vestiti (io con viso scoperto e lui in incognita) e siamo saliti in sella del mio scooter, sorridendo. Ok , ok, appena svegliato aveva subito messo in chiaro che lui a scuola non ci voleva andare, ma poi con un po’ di cioccolato e qualche chiacchiera, ero riuscita a distrarlo. Ma come siamo entrati nel cortile della “Morosini” gli è partita l’accoppiata “lacrima+broncio”. Risultato? Siamo entrati tutti in classe, i bambini hanno preso posizione ai loro banchi e i genitori, dopo qualche bacio e qualche sorriso, se ne sono andati tutti a farsi i giusti cavoli loro, per un paio d’ore. Ma tutti? Proprio tutti? Eh no: la temperatacchi è rimasta lì. A temperare matite? No, no. A fare la buffona con gli altri bimbi per cercare di fare calmare il mio. E allora via con le foto e con le micro chiacchierate con quei cuccioli pronti alla loro prima vera grande esperienza. Dopo circa un’ora sono riuscita ad uscire dalla classe promettendo che sarei rimasta nel palazzo ed infatti sono rimasta un’altra mezz’ora seduta sulle scale dell’androne della scuola, in attesa del “foglio di via” (arrivato alle 11.30 circa) Una corsa per cercare di fare in 45 minuti quello che avrei potuto fare con calma in 2 ore e alle 12.15 ero di nuovo lì davanti. “Mamma scusa avevi ragioneee! Mi sono divertito un sacco!” Mi ha quasi urlato Danny abbracciandomi quando è uscito dal portone. E in quel momento, per la decima volta durante la mattinata, avrei tanto voluto tirare una testata ad uno spigolo, ma ho sorriso e per festeggiare siamo andati a mangiarci il nostro amato sushi da Temakinho. La sera Danny è crollato e io ho sfogato i miei nervi non contro uno spigolo, ma etichettando, ricoprendo e preparando tutto il materiale richiesto dalla scuola. Della serie “via il dente via il dolore”, ho voluto fare tutto e subito. Qualcuno si è scandalizzato quando ho postato la foto del mio lavoro finito e accanto ai quadernoni hanno visto scottex e cartaigienica. Ma ancora che vi scandalizzate? Siamo in Italia e si sa che i soldi non finiscono mai dove dovrebbero e quindi nelle scuola pubbliche si da una mano. Sono le maestre, i presidi e gli essere umani in generale che fanno di una scuola una buona scuola e non le mura non scrostate o la carta igienica fornita dal Comune. Ma io lo so cosa vi state chiedendo ora: “E oggi con il secondo giorno com’è andata?” E la mia risposta è: “Peggio, molto peggio di ieri” Oggi ha pianto più a lungo e più forte, oggi non sono potuta rimanere in classe un’ora in più, ma sono dovuta giustamente uscire. Oggi c’era anche mio marito e si sa che gli uomini di sensibilità non sono dei grandi esperti: avevo Danny che piangeva, da un lato la maestra che mi diceva di restare e dall’altro lato suo padre che diceva di lasciarlo piangere e di venire via. Risultato? Il papà è tornato al lavoro e io sono rimasta, seduta sulle solite scale in androne , fino a che quella santa della sua maestra mi ha dato il secondo “foglio di via”. A proposito delle scale: se il fantastico Preside dovesse leggere per sbaglio questo post, chiedo scusa se oggi ho reso le scale un pò scivolose, ma non sono riuscita a trattenere un fiume di lacrime. Però almeno ho asciugato il grosso, per evitare incidenti, dai! Ovviamente alle 12.15 (oggi è stato a scuola dalle 8.30 alle 12.15) Danny è uscito tutto felice e io ho cercato con lo sguardo uno spigolo da prendere a testate, ma per fortuna era coperto dalle altre mamme che passavano tutte sorridenti. Che dire? Dico che me lo aspettavo, ma che è stata dura vederlo piangere così. Dico che già nelle prime 36 ore ho avuto la conferma che la maestra in cui avevo riposto tanta fiducia, se l’è meritata, tutta. Dico che è meglio avere un figlio sensibile che un figlio strunz! Dico bene? Barbara