Vi ho mai raccontato di quando…

 
Oggi era uno di quei giorni no, uno di quei giorni in cui ti svegli, e da quando metti giù il primo piede dal letto, tutto inizia ad andare storto.
Oggi era uno di quei giorni in cui avrei solo avuto voglia di prendere ed andarmene, lontano, da tutto e da tutti.
Ebbene sì: capita anche a me!
Sorrido, sorrido sempre, non perchè io sia scema, ma perchè amo davvero la vita.
Ma poi una mattina mi sveglio, e vedo tutto nero.
Vorrei avere un lavoro diverso, un marito un po’ più affettuoso e un figlio meno piagnucolone.
Vorrei essere una moglie meno critica, una mamma più paziente e una donna esigente, con gli altri e con me stessa, e meno pigra.
Sì sì, meno pigra. So che da fuori non lo sembro, ma vi assicuro che sono pigra, pigrissima.
Quando mi capitano queste giornate NO, allora attacco il mio ipod allo stereo e faccio partire il file dove memorizzo i brani che mi piacciono di più, e magari ballo pure.
Ascolto la musica che mi piace e cerco di pensare solo a cose belle: penso alla mia famiglia, alla mia meravigliosa mamma, al mio bellissimo bambino, penso al fatto che di momenti tosti ne abbiamo passati, ma che alla fine siamo ancora tutti qui, e stiamo bene.
E poi penso a lui: penso al mio principe azzurro che ho incontrato proprio quando ormai non ci speravo più, e sorrido.
Non vi ho mai raccontato come ci siamo conosciuti, ma soprattutto…dove?
Ci siamo conosciuti in Africa, a Zanzibar.
Ero andata a ballare con i miei compagni di viaggio al “Garage”, la discoteca più famosa di Stone Town (la capitale di Zanzibar).
Strano che io vada a ballare eh?!
Ed ecco che in quel buco buio, pieno di ragazzi di colore, sbuca lui: il ragazzo alto, bianco e con la faccia da buono .
Allora sembrava davvero buono, forse perché pesava 25 kg più di oggi e faceva tenerezza.
Noi eravamo in 7 e loro anche: eravamo gli unici bianchi della discoteca.
Ad un certo punto uno dei miei amici si avvicina al gigante bianco e lo saluta affettuosamente.
Dopo poco mi ritrovo a chiacchierare col mio amico e gli chiedo di quel ragazzo alto con la faccia da buono e a quel punto lui mi dice che è di Monza come lui e che si conoscono da quando sono piccoli.
Inizia a descrivermelo come un ragazzo di buona famiglia, per bene, simpatico etc etc.
Sentivo che stava per arrivare un “Ma…” e quindi quando ho chiesto se c’era qualcosa in lui che non andasse, il mio amico ha risposto “E’ troppo giovane per te!”
Era fine dicembre del 2003: il giovane ed io abbiamo chiacchierato tutta la sera e prima di salutarci gli ho lasciato il mio numero di telefono dicendo di chiamarmi se per capodanno volevano raggiungerci al nord, dove ci saremmo trasferiti il giorno dopo con il catamarano che avevamo affittato.
Al nord, a fare una giornata di mare il 31 dicembre, ci sono venuti solo i suoi amici (lui si era scottato al sole il giorno prima e quindi aveva preferito fare un giorno di pausa), ma la sera sono tornati al loro villaggio.
Non ho più sentito la sua voce fino a metà gennaio.
Ero all’areoporto in partenza per Berlino per il we e mentre stavo per spegnerlo…mi è suonato il cellulare.
“Ciao sono Marcello, ti ricordi di me?”
Dopo 2 settimane ci siamo dati il primo bacio per strada, sotto casa mia, e non ci siamo più lasciati.
Sono passati quasi 10 anni e ne abbiamo fatta di strada assieme.
Ci sono giorni, come oggi, in cui lo userei al posto del sacco da boxe, ci sono giorni in cui mi fa imbestialire, ma ci sono anche tanti altri giorni in cui mi manca l’aria al solo pensiero di non invecchiare con lui, al mio fianco.
Che dire?
Forse la musica, e i bei ricordi, anche oggi sono riusciti a fare diventare bella anche una giornata iniziata male.
Fufiu!!!
Barbara

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Ma quanto fa bene scappare?!

 
Lo so che spesso ripeto sempre le stesse cose, ma lo faccio per voi, giuro.
Scappate, appena potete scappate!
Prendete un scusa qualunque e scappate dalla quotidianità, dalla routine, dalle abitudini e, soprattutto, dai figli.
Il rientro dalle vacanze, diciamocelo (alla Ignazio la Russa, con voce roca), spesso non è una passeggiata di salute.
Magari dopo aver dormito in case in affitto o in alberghi, e dopo settimane con i piedi nella sabbia, hai anche voglia di tornartene a casa tua, nel tuo letto con le tue lenzuola profumate e, sopratutto, senza più sabbia tra i maroni…
Ma dopo 48 massimo 72 ore di ripresa della routine, ti chiedi se eri tu quella che pensava di aver voglia di tornare o se un marziano si era impossessato di te e aveva pensato al posto tuo. 
Insomma, il rientro dalle vacanze è duro!
Ok, ok forse la parola “duro” è esagerata, ma in vacanza stacchi la spina, pensi meno al lavoro, ai problemi vari di famiglia e tutte quelle rotture di “zebedei” con cui devi fare conto durante l’anno: l’operatore che non ti ha ancora dato la portabilità, l’avvocato che non ti ha ancora fatto sapere nulla di quella cosuccia, quel cliente che non ti ha ancora pagato, quel parente che ti preoccupa, il cane del vicino che abbaia alle 7 anche di sabato, quel nuovo progetto che ti entusiasma tanto, ma che non hai coraggio di far partire…
E al ritorno ti ripiomba tutto addosso.
Se poi tuo figlio va in prima elementare e tu, oltre a dover iniziare a svegliarti presto, devi anche fare i conti con un periodo iniziale di pianti e di difficile adattamento, allora eccoti anche la ciliegina sulla torta.
E quindi dopo il ritorno, l’inizio delle elementari e il marito ripiombato in pieno nella “modalità lavoratore sempre incasinato e stressato”, diciamo che la serata di ieri è arrivata a pennello.
Villa Frua, Stresa: compleanno a sorpresa per i 40 anni di Melo, un nostro carissimo amico.
Che si fa? Andiamo e torniamo in serata?
Ma noooo: dormiamo lì così possiamo goderci appieno tutta la serata, senza il timore della prova palloncino.
Alla fine Elisa, la proprietaria della villa, nonché la moglie del festeggiato e organizzatrice della mitica serata, ci ha invitati a dormire proprio lì, accanto alla splendida location della festa.
A fine serata non abbiamo neanche dovuto cercare le chiavi e salire in macchina: top.
Abbiamo mollato Danny a Milano a mangiar la pizza con ben due nonne, ci siamo spogliati da ruoli e pensieri, e siamo andati a ricaricare le batterie.
Uno splendido allestimento, un ottimo catering curato dalla nostra amica Elisa Caldarola, un suggestivo live con la stupenda voce di Simona Bencini (Avete presente la cantante dei “Dirotta su Cuba”?) e per finire, in consolle, lo stra mitico Tato di radio dj (lo so che due superlativi assieme si potrebbero usare, ma stavolta se li merita!)
Ma vogliamo parlare di quando Elisa ha bendato suo marito ed è sbucata fuori la mitica (mitico) Rosalba: mi è venuto male alle mandibole da quanto ho riso.
Se al tutto ci aggiungiamo anche le manine esperte del barman, direi che la serata non poteva che dare il risultato che ha dato.
Era da tempo che non ballavo così e così tanto.
Il dj non ne ha sbagliata una e mi tanto sa che avevamo tutti bisogno di fare una bella fuga dalla realtà.
Meno male che ho optato per uno stivale nero molto alto, sexy, ma bello comodo.
E meno male che ho scelto un look total black così sono riuscita a camuffare un po’ i miei attuali 77 kg.
Ebbene sì: un paio di giorni fa ho scritto che stavo iniziando la dieta e che avrei sconfitto la bilancia, ma per ora sta vincendo lei.
Mi piace troppo mangiare e forse, in questo momento di ripresa, non è ancora giunto il momento per iniziare seriamente la dieta: ho bisogno di zuccheri!
Datemi ancora un paio di giorni di assestamento, fate arrivare un po’ di fresco e la stagione delle vellutate, ed inizierò a fare la brava con l’aiuto del mio Bimby, forse.
Per il momento mi godo il ricordo della serata di ieri e dei balli fatti col mio maritino.
Barbara 

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Social network sì o social network no?

 
Quante volte negli ultimi anni mi sono fatta questa domanda: “Social network sì o social network no?”
Quante volte mi sono detta che forse sto un po’ esagerando: spesso col telefono in mano o col computer sulle ginocchia a commentare, a scrivere, a leggere, a farmi i cavoli degli altri e a far sapere agli altri i cavoli miei.
Ma sarà giusto?
Fino ad un paio di anni fa ero su Facebook, ma non ci entravo mai, poi un giorno Danny, che non si ammala mai, si e ammalato (varicella e subito dopo influenza) e mi sono ritrovata in casa per due settimane di seguito.
Ho iniziato a rispondere a messaggi di mesi prima e a commentare le prime foto, le prime parole.
Ci ho messo poco, molto poco a capire quanto Facebook avrebbe cambiato la mia vita.
Anche chi conosce tante persone spesso si può sentire solo.
Io non ho mai lavorato in un ufficio per 8 ore al giorno e quindi non ho mai avuto una collega o un capo con cui fare due chiacchiere, dopo una riunione.
Io ho sempre lavorato per me stessa o al massimo per gli altri come consulente, e quindi di giorno spesso sono sola, davanti ad un pc o con il cellulare attaccato all’orecchio.
Sono su Twitter, su Pinterest e su altri social network, ma devo dire che alla fine i miei mondi paralleli sono quelli di Facebook e di Instagram.
Instagram lo ho scoperto da poco e mi piace, molto. Con Instagram vedi immagini che potresti vedere solo prendendo un aereo o sfogliando quelle riviste che fanno sognare. Con Instagram ti puoi emozionare e puoi emozionare, basta un click.
E poi c’è Facebook, che dire di Facebook?
Dico che, come in tutte le cose, bisogna saperlo usare: sto lontana da chi lo usa solo per polemizzare e cerco #solocosebelle.
Sono un’entusiasta e amo la vita e quindi mi viene normale condividere, con gli altri, le persone e le cose che mi rendono felice.
Quando scrivo non penso mai a quante persone potrebbero leggermi e a quante lo fanno. Non mi sentirei libera di scrivere sempre e solo quello che mi passa per la testa, senza freni.
Non scrivo per gli altri, scrivo per me stessa, scrivo perchè amo scrivere e perchè a volte, mettendo nero su bianco, mi viene più facile ricordarmi di quanto sono fortunata.
Poi però capita che qualcuno mi scriva in privato ringraziandomi per il mio entusiasmo e per la compagnia che faccio e allora mi fermo a pensare, e mi emoziono.
Sapere che le mie parole a volte riescono a trasmettere la voglia di vivere anche a chi mi legge, o immaginare anche solo un sorriso in più, per merito mio, mi rende felice, molto felice, e meno sola.
Grazie di cuore a chi mi legge, grazie davvero a chi mi scrive o a chi mi ferma per dirmi sempre un sacco di cose carine. Grazie anche a chi mi critica perché le critiche, se fatte col cuore, sono sempre costruttive.
E grazie a Aghy che ieri mi ha inviato la lettera che pubblico qui sotto.
E’ stata lei a darmi l’ok per pubblicarla. Prima di farlo, ci ho pensato un pò.
Ho deciso di farlo non per una sorta di autocelebrazione (anche se è ovvio che mi abbia fatto piacere, leggerla), ma per tutti quelli che criticano Facebook.
Ho deciso di pubblicare questa lettera perché fa capire molto bene quanto Facebook possa fare del bene, se usato nella giusta maniera.
Fa capire che Facebook può aiutare molto chi è lontano, chi è solo e chi si sente solo, anche se non lo è.
Facebook è per molti come una grande coperta di Linus: ti scalda e ti fa sentire un pò meno solo.
E io lo so bene…
Barbara
 
Per Barbara, spero ti piace. …

La nuova generazione tecnologica ci fa comunicare in modi diversi e psicologicamente più superficiali, secondo tanti studi e dopo tante indagine siamo sicurissimi che questi mezzi di comunicazione virtuali sono una arma a doppio taglio. … Mezzi di comunicazione come FACEBOOK, TWITTER, TUMBLR ED ALTRI SOCIAL NETWORK che essendo alla portata di tutti vengono facilmente usati anche de persone non moralmente abbastanza equilibrate, ma questi sono discorsi che conosciamo e già sono stati affrontati d’altri più competenti di me in materia.
Oggi pero vorrei parlare a favore di questi simpatici compagni cottidi ani che insieme ai computer e telefonini android, i SOCIAL NETWORK, sono entrati discretamente nelle nostre nuove abitudini … Inizio parlando di me, sono arrivata dal Ecuador en Italia, 13 ore d’aereo di distanza, famiglia lontana che si fa ??? Cabine telefoniche con file infinite, cabine telefoniche in posti popolari e non igienici, schede rare da trovare, schede costose che finivano in fretta, ecc, tutto quanto risolto con FACEBOOK che da quando mi sono iscritta posso giorno per giorno sapere come sta la mia famiglia e questo non ha prezzo, per non parlare della gioia di ritrovare i tuoi amici d’infanzia di cui da anni non avevi notizie ed abitano in posti carini che ti viene voglia di conoscere, questo è FICCHISSIMO, per non discutere dell’incontro interessante con quella persona speciale di cui conoscevi solo il suo nome e niente altro e hai la possibilità di ricontattare, questo può essere dolce. …..
Sempre io, amante alla follia del cinema, tv, musica e gossip, non posso comprare tutti i giornali, stare tutte le ore davanti alla tv, pretendere di trovare in Italia i miei gusti artistici internazionali, meno male c’è TWITTER!!! che organizzando la mia lista d’interessi mi mantiene informata de tutte le news, di più ho la soddisfazione di sapere che cosa fa il mio attore preferito nei momenti in cui non recita, nei momenti della sua vita comune , cioè mi fa apprezzare di più il suo lavoro e mi fa andare volentieri al cinema ad osservare una persona che non sembra tanto diversa da me. Non potrei dimenticarmi di BARBARA ,una conoscenza speciale che ho fatto su Twitter, lei è una FORZA DELLA NATURA. Il nostro interesse per un personaggio pubblico, ci ha fatto avvicinare e da quel momento le sue avventure accompagnano le mie giornate, mi strappano mille sorrisi e tante della sue interviste mi fanno sognare; grazie a twitter ho una amichetta in più che forse non avrei mai conosciuto per le nostre vite frenetiche.
Vedete i SOCIAL NETWORK hanno aspetti positivi ,siamo noi che tante volte con il nostro uso malsano ed ossessivo li facciamo diventare pessimi. Pensateci ….. Spero di non avervi annoiato troppo perche LA TECNOLOGIA DEVI MIGLIORARE LA NOSTRA VITA E NON FARCI DIMENTICARE I NOSTRI IDEALI.
Besos y abrazos.
Aghy.

Aghy

Aghy

Cose belle

 
Stiamo andando in aereoporto, a Bari.
 Purtroppo si torna: qui in Puglia ci lascio un pezzettino di cuore, ma il resto lo ho accanto a me che sta guidando veloce per non perdere l’aereo, e a Milano, nella prima E.
Sono stati tre giorni intensissimi, sempre di corsa tra outlet di sanitari, artigiani del luogo, fabbri, elettricisti e chi più ne ha più ne metta.
Solo i profumi e i sapori di questa terra ci hanno aiutato a non crollare sul letto prima di cena.
Per carità, so che c’è gente che fa ben più fatica di noi lavorando seriamente anche 12 ore al giorno, ma vi assicuro che anche fare in 3 giorni tutto quello che abbiamo dovuto fare noi…è stato un po’ faticoso.
Starò forse diventando vecia?
Ok, togliamo il “forse”.
Ma quante cose belle!
La casa inizia a prendere forma e ora iniziano i dubbi: facciamo la scala così o colà? Alle finestre la mettiamo o no la cornice? I sanitari a terra o a sospensione!?
E allora via in giro per negozi, ma soprattutto per case: un caffè dall’amico dell’amica; una chiacchiera con i mitici Dario e Antonio che ristrutturano e scialbano i mobili; una sorta per ammirare le splendide creazioni dell’artigiano Marco Ippolito (quelle che vedete nella foto del titolo); una visita con guida (sennò ti perdi) a Borgo Egnazia (il mega resort dove si è sposato Justine, Timberlake); un muretto scavalcato per andare a vedere quella piscina vista su google earth.
Spero che in nessuna casa ci fossero le telecamere perché sennò troveranno i video di due curiosoni.
Ne abbiamo viste di cose belle in questi tre giorni: anche una tromba d’aria, lontana, per fortuna lontana.
E poi il cibo: no beh vabbè (aiuto sembro Signorini): ma quanto bene si mangia qui? E quanto poco (giusto, è da noi che sono cari) si paga?
Ieri sera alla “Trattoria Pugliese” a Ceglie Messapica abbiamo mangiato mille antipasti, due primi fatti in casa (divini), un dolce, un caffè, mezzo litro di vino rosso della casa e una bottiglia di acqua gasata e abbiamo speso 32 euro in due.
Adesso ho solo un piccolo problema: mi faranno salire in aereo con tutto sto peso extra?
Barbara

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Che piazza!

 
No, beh, chiedo umilmente perdono per aver aspettato fino a ieri per andare a vederla.
Piazza Gae Aulenti: che piazza!
Ma quanto mi è piaciuta?
Un bottissimo.
Per non dirvi quanto è piaciuto a Daniele il super mega calcio balilla per 24 giocatori: uno spettacolo.
Eravamo in scooter diretti al Fiat Lounge per l’aperitivo di presentazione del magazine “le nuove mamme” che ospita il mio blog.
Sia Danny che io eravamo affascinati da quel grande grattacielo a punta che si avvicinava sempre più, e così, quando ci siamo arrivati sotto, ho deciso di fermarmi, di parcheggiare e di andare a dare un’occhiata.
Eravamo in anticipo e un giretto fuori programma cascava a pennello.
È difficile descrivere lo spettacolo che ci aspettava in cima alle scale mobili: la luce calda del sole calante illuminava il grattacielo di Unicredit e un fresco venticello ci ha sorpresi accarezzandoci.
Abbiamo incontrato degli amici con i figli e loro, che in piazza Gae ci vanno spesso, mi raccontavano che c’è sempre vento lassù, anche quando ovunque fa caldo, tanto caldo.
Iniziano a fiorire bar e negozi e la Piazza vive, eccome se vive.
Magari sto dicendo cose che sapevate già, magari voi quella piazza la avete già vista mille volte, ma noi no!
Ecco come una mini gita in città, non programmata, può farci scoprire angoli ancora sconosciuti, angoli da vivere, più spesso, angoli che ti fanno sperare che forse qualcosa si sta davvero muovendo.
Pensate pure che io sia matta, ma trovo che il contrasto tra la vecchia C.so Como e il nuovo quartiere “Porta nuova” che sta fiorendo, sia incredibilmente bello.
Un grande applauso all’architetto argentino Cesar Pelli che l’ha progettata, olè!
L’ho sempre detto io che gli argentini hanno una marcia in più (tranne Zanetti, forza Milan!)
Ci è piaciuta tanto Piazza Gae Aulenti e ci torneremo, presto.
Ora dobbiamo solo trovare altri 23 bambini per organizzare una mega partita a calcio balilla.
Chi viene?
Barbara
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Perchè il mio papà non mi porta a scuola?

 

“Mamma, ma perché un sacco di bambini arrivano a scuola con il papà e io mai?”
Ecco che una mano gigante si impossessa del mio stomaco e stringe, forte.
Amore mioooooo lui!
“Amore i papà di quei bambini lavorano qui vicino quindi fanno in tempo a portare i bimbi a scuola e poi ad andare in ufficio. Il tuo papà lavora a Bergamo quindi se porta te a scuola arriva in ufficio troppo tardi e poi lo sgridano”.
Finalmente alla veneranda età di 5 anni e mezzo, Daniele è diventato tutto “Papi, papi” (nulla a che vedere con Berlusconi: non facciamo confusione please!)
Si sa che i figli maschi per i primi anni di vita sono tutto “mami, mami”, ma verso i 5 anni succede il miracolo!
C’è il “papi” che gioca con lui alla wi, il “papi” che lo porta a pescare, il “papi” che gli aggiusta i giochi rotti e chi più ne ha più ne metta (esagggeriamo dai!)
Come possiamo risolvere la cosa? Come posso fare in modo che il “papi” possa ogni tanto accompagnare Danny boy a scuola?
A quel punto mi sono ricordata che al momento della domanda di iscrizione, alla scuola elementare Morosini, io avevo barrato per il “pre scuola” (ossia ingresso anticipato tra le 7.30 e le 8.30) peccato che ho scoperto, solo due giorni fa, che non bastava barrare, ma bisognava andare sul sito del Comune di Milano, scaricare il modulo, compilare, pagare un bollettino da 26 euro e mandare il tutto agli uffici del “pre scuola e giochi serali” entro e non oltre il 31 luglio.
31 lugliooo? ops, ma siamo a fine settembre, e ora?
Ho portato Danny a scuola, l’ho lasciato lì che frignava (ci vorrà un pò di tempo, ma so, spero che si abituerà ad essere felice anche all’ingresso e non solo all’uscita) e mi sono fiondata negli uffici “Pre scuola e giochi serali” in Via Matteucci.
Dovevo supplicare la signora di fare accettare nostro figlio anche se fuori tempo massimo!
Mi sa che si deve essere commossa a vedere sta deficiente con gli occhi lucidi che le raccontava che suo figlio era così triste che il suo papi non avrebbe MAI potuto portarlo a scuola come fanno gli altri papà.
La gentile signora mi ha detto che entro un paio di settimane mi avrebbe fatto sapre qualcosa, ma già ieri mi ha richiamata per dirmi che la nostra domanda era stata accettata.
E a quel punto è ripartita la lubrificazione automatica degli occhi!
Ok , ok, ammetto che in questi giorni sono più sensibile del solito, ma l’inizio delle elementari, con le crisi di abbandono del mio cucciolo, mi ha messo un pò alla prova, e quindi sapere che anche lui ogni tanto potrà arrivare davanti a scuola mano nella mano col suo “papi” come gli altri bimbi…mi ha reso parecchio felice.
Barbara 
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VFNO: Faccio cose, vedo gente…

 
VFNO alias “Vogue Fashion Night Out 2013”.
O se vogliamo proprio tradurla bene bene: “Faccio cose, vedo gente”.
Eh sì perchè alla fine la serata in questione altro non è che circa 500 negozi aperti fino a tardi e fiumi di gente che girano da un negozio all’altro in cerca dell’acquisto low cost  (COSE) o della foto col vip (GENTE).
Sono un’amante dello shopping quindi potrei forse non amare la “notte bianca della moda”?
C’è di bello che ormai sono sempre di più quelli che durante la serata organizzano veri e propri eventi che danno modo di passare una piacevole serata anche senza dover per forza comprare qualcosa (le foto col vip però restano sennò cosa pubblico nel blog?)
Peccato solo per il macello di gente che ti fa passare la voglia di entrare in certi negozi, peccato per chi se ne approfitta e per strada vende le birre alla spina a 6 euro (un furto legalizzato).
Secondo me i negozi dovrebbero stare aperti più spesso fino a tardi, almeno il venerdì e il sabato.
Adorerei andare a cena con un’amica e dopo cena andare a fare shopping tutte un pò “ciucche” (traduzione: brille)
Mi è piaciuto anche il fatto che l’ingresso al centro in macchina fosse vietato e quindi si camminava più liberamente.
Avevo proprio voglia di farmi una seratina a zonzo con il mio maritino.
“Mamma visto che stasera uscite e io resto con la tata, ci fai gli arancini di riso che mi piacciono tanto?”.
Ma dirmelo prima che mi lavassi i capelli no!?
Ieri sera sono uscita con un brufolo gigante sul mento e i capelli che puzzavano di fritto: very Fashion.
Siamo passati dal mio amico Antonio Gavazzeni di Bagutta che presentava una bellissima borsa fatta per lui da “Mia bag”, poi siamo andati dal simpaticissimo Antonio Gallo che ci aveva invitati all’evento da lui organizzato nello store Pirelli.
Il tempo di salutare la sempre elegante e simpaticissima Valeria Mazza e suo marito Alejandro, il tempo di ammirare una top model altissima di cui non ricordo il complicato nome (mica sono una blogger di moda io!) che chiacchierava con il sempre affascinante Marco Tronchetti Provera, il tempo di fare un foto con capitan Zanetti, che mi costerà una forte orticaria (sono Milanista io!), e poi via verso Palazzo Visconti per l’evento di Vogue Gioielli.
Palazzo Visconti: che angolo di paradiso.
Guardare verso l’alto, vedere quei piccoli balconi, sapere che dietro quei balconi una volta ci dormivano gli ospiti del Palazzo, scoprire che se gli ospiti erano donne allora era facile che si affacciassero per ascoltare, in gran segreto, le chiacchiere da salotto…
Che luoghi ricchi di fascino.
Belli i gioielli esposti, vulcaniche le mie amiche che ho incontrato lì, un pò per caso, e simpatico il cameriere del Toulà di Treviso (catering della serata) che, quando ha scoperto che ero Veneziana, non ci ha più mollati e ci ha nutrito e dissetato per il resto della serata.
E io che mi ricordavo che durante gli eventi della Moda non si mangia mai nulla, argh!
Peccato per Claudia Galanti che ho sempre ammirato per il gran fisico e l’eleganza.
Peccato che abbia fatto il suo ingresso con un fare decisamente “altezzoso”: che delusione, me l’aspettavo meno rigida.
“Guarda che non ce l’hai solo tu, e sappi che anche la mia è verticale come la tua, ciapa!”
Meno male che c’era la luna piena e che ero troppo occupata ad ululare sennò avrei corrotto il mio amico cameriere per rovesciarle addosso un bel vassoio di ottime tartine con la mousse di baccalà mantecato (sai che spreco!).
Pensate che ridere, per noi.
Ma il rimpianto più grande resta quello di aver incontrato solo a fine serata quel pazzerello di Pif e Pablo, il mago del trucco .
Con Pif mi sarei fatta delle grandi risate tutta la sera perchè è proprio una “iena”, e Pablo avrebbe saputo bene come coprire il mio gigante brufolo, uffaaa!
Barbara

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Ocio che sparo!

 

Avete mai sognato di sparare alla sveglia?
Io sì, tante volte.
Quando ero giovane (sto parlando di un paio di anni fa, e non ridete!) odiavo la sveglia.
Avevo una sveglia nera di plastica di quelle quadrate col tastino sopra per spegnerla, ma era inutile: alle 7.15 suonava e alle 7.15 qualcuno (chissa chi?!) la spegneva, subito, senza neanche accendere la luce, al buio.
Alla fine veniva mia mamma a darmi la sveglia definitiva, credo: sono passati giusto un paio di anni quindi la mia memoria è un pò annebbiata, sorry.
Adesso so che molti di voi mi odieranno, ma credo di non aver mai più avuto una sveglia sul comodino, da allora.
Sono stata per anni la “donna della notte” e quindi non avevo bisogno di sveglie: uscivo la sera (non andavo a battere, ma facevo la pr per locali ed eventi), tornavo tardi e mi svegliavo quando me lo diceva il mio corpo.
Sono riuscita anche a frequentare e finire l’università senza sveglia: non chiedetemi come, ma io alle lezioni allo I.U.L.M. ci arrivavo sempre puntuale, anche senza quel maledetto “Driiinnn”.
La prima sveglia che entrata in casa dopo aaaaaannnnnni e aaaaannnniiiii è stata quella di mio marito, ma era la SUA sveglia, non la MIA sveglia.
Quella maledetta sveglia da circa 8 anni (da quando viviamo insieme) suona alle 7.15, ma, fino a giovedì scorso, quella sveglia restava comunque la SUA sveglia e infatti era LUI che alle 7.15 la spegneva ed era sempre LUI che subito dopo “strisciava” in bagno a lavarsi e vestirsi, e poi in cucina a fare colazione.
Ho scritto “strisciava” perchè (poverino!), per 8 anni gli ho complicato la vita non poco chiedendogli di fare sempre tutto in massimo silenzio: io  speravo sempre di riaddormentarmi e Daniele continuava a dormire.
Difficilmente riuscivo ad addormentarmi, ma almeno restavo a letto in posizione fetale con un primo cuscino sotto alla testa e un altro “abbracciato” (forse si dice “aggambato”) dalle gambe.
Io dormo così da sempre, se è un problema scrivete al mio avvocato.
Danny invece se la ronfava fino 8.30/9 e infatti arrivavamo all’asilo sempre per ultimi, poco prima delle 10.
Ma dal 12 settembre 2013 è cambiato tutto: la SUA sveglia è diventata anche la MIA e alla SUA sveglia si è aggiunta anche la prima sveglia che Danny ha voluto come regalo per il suo primo giorno di scuola (si pentirà ben presto).
La mia vita non sarà più la stessa!
Il maschio grande si alza, si lava e si veste e io resto nel letto ancora un quarto d’ora (santi 15 minuti), ma quando alle 7.30 suona anche la sveglia di Danny, allora ecco che la giornata inizia davvero, per tutti e tre.
Era da anni, decenni, che non uscivo di casa prima delle 9/9.30 (salvo rari casi).
Sto scoprendo un mondo nuovo che fino a pochi giorni fa non conoscevo: il traffico delle 8.15 che per fortuna schivo con lo scooter, i colori del cielo, il freddo, lo strombettare dei clacson, le facce delle mamme e dei papà che magari quando uscivo io erano già negli uffici a lavorare, e tante altre cosucce.
Nelle ore in cui normalmente uscivo io non c’era tutto sto casino!
Ma siccome io sono una che vede sempre il bicchiere metà pieno, so già che presto riuscirò a trovare il buono anche nel dovermi svegliare alle 7.15.
Per ora posso dire che riesco a fare un botto di cose in più, che alle 9 ho già fame come se fosse orario di pranzo, che ieri mattina quando ho sentito la sveglia ho cercato di ricordare se mi ero preparata per l’interrogazione e che mi è spuntato un enorme brufolo sul mento come negli anni in cui andavo alla scuola media, e mi suonava la sveglia.
Vi prego ditemi che la sveglia fa ringiovanire.
Vi prego ditemi che il brufolo gigante che ho sul mento è acne giovanile ed è quindi legato al suono della sveglia che mi riporta indietro, nel tempo.
Vi prego ditemi che tra poco mi abituerò e non andrò più a letto distrutta alle dieci di sera, come sto facendo negli ultimi giorni.
Vi prego ditemi qualcosa che mi faccia amare i miei nuovi orari sennò vado a comprare una sveglia come quella di mio figlio, dove per fare smettere la soneria devi fare centro per ben tre volte di seguito.
Solo che io invece della pistola di plastica mi compro una pistola vera e propria e la sveglia la ditruggo, al primo colpo!
Barbara 

Non fare lo struzzo – lezione numero 10: il tempo passa, per tutti.

 
E’ inutile far finta di niente, alla fine bisogna ammetterlo: il tempo passa, per tutti.
E’ da quando sono tornata dalle vacanze che andrei a letto prima di mio figlio.
La sera sono stravolta, a pezzi, sderenata.
E se mi capita di andare a dormire dopo mezzanotte, il giorno dopo ci metto le ore a riprendermi: mi sveglio con certe occhi gonfi che più che borse, sotto gli occhi mi sembra di avere delle mongolfiere.
Se penso ai tempi in cui alle dieci di sera ero in bagno a prepararmi per uscire…
Adesso alle dieci di sera, di solito, sono in bagno a levare le lenti.
La verità è che il tempo passa e le energie non sono più le stesse: quando eravamo più giovani potevano fare le 4 del mattino e svegliarci anche alle 9, senza conseguenze, almeno fino a sera dove ovviamente iniziavamo a sentire un pò di stanchezza, ma con un piccolo, piccolissimo sforzo, riuscivamo ad uscire di nuovo, senza sosta.
Magari sapevi che c’era uno che ti piaceva che andava da qualche parte, e allora usavi un pò di correttore in più se era sbucata una piccola occhiaia, e poi via di fondotinta, terra, rimmel e lucida labbra effetto super attack (una vera arma di conquista).
Forse, proprio parlando di uomini, non è solo una questione di età, ma di realizzazione, di sogni avverati.
Spesso la sera uscivo con la speranza di realizzare i miei sogni, con la speranza di avere un bel colpo di culo (sorry, ma “fortuna” non avrebbe avuto lo stesso effetto) e di incontrare finalmente l’uomo giusto, colui che sarebbe diventato prima il mio compagno di vita e poi il padre dei miei figli (ma ora togliamo pure il plurale: uno basta, e avanza!).
Sono dovuta andare fino in Africa per incontrare LUI, ma alla fine è successo: il mio sogno si è avverato e dopo circa 5 anni è arrivato anche Danny.
Ora me la guferò, ma posso dire di avere tutto ciò che desideravo. Ecco che allora uno dei motivi principali delle mie uscite ha finito di esserci: ora quello che voglio ce l’ho, a casa.
La caccia è chiusa (per ora).
Quando esco spesso lo faccio con mio marito perché se si sta in casa si finisce col crollare davanti ad un film, sul nostro divanone.
Usciamo per vedere gli amici, per andare a farci una mangiata in compagnia e a volte, ma proprio ” a volte”, anche per fare due salti.
Adoro ballare, ho sempre amato ballare, ma non ho più voglia di fare le 4 del mattino e purtroppo a Milano, se vuoi ballare, gli orari sono quelli.
Ecco che allora mi sono “inventata” la mia serata del mercoledì al Bobino: almeno inizio a ballare già dalle dieci di sera e a mezzanotte, massimo mezzanotte e mezza, sono a letto, soddisfatta e felice.
E’ inutile fare finta di niente: il tempo passa, per tutti.
Quello che ci faceva felici una volta, oggi non ci interessa più; quello che una volta non ci stancava, oggi ci distrugge.
Non ho più voglia di uscire tutte le sere come facevo prima, non ho più le forze di fare le 4 del mattino e di svegliarmi la mattina presto.
E poi ora Danny va alle elementari e quindi non posso neanche più svegliarmi alle 8.30, ma mi tocca strisciare giù dal letto alle 7.15.
A casa ho il mio maritino e il mio patato, a casa ci sto benone: non mi vergogno di essere spesso in pigiama alle dieci di sera.
Mi piace la mia vita: mi piaceva quando uscivo tutte le sere e mi piace ora quando mi ritrovo sul divanone a guardare Peppa Pig con il mio piccolo grande amore o un bel film con quello più grande.
Ma ogni tanto lasciamo il marmocchio alle nonne e scappiamo, noi due da soli: ok invecchiata, ma decrepita no dai!!!
Barbara

 

Alla larga dagli spigoli!

 

Ieri Danny boy ha iniziato la prima elementare.
Pensavate forse di riuscire ad evitare un racconto dettagliato di una giornata così importante?
Ahahah, bella questa, davvero bella, direi comica!
Ci ho messo un pò a scrivere questo post perchè ho passato le ultime 36 ore a schivare tutti gli spigoli che incontravo.
Non avete idea di quante testate avrei voluto tirare a quegli spigoli, ma per ora sono riuscita a trattenermi.
In certi momenti un muro normale non basta: servono gli spigoli.
Sono una mamma, mica una santa!
Se i miei nervi potessero cantare, credo che in questo momento farebbero un pezzo Heavy metal.
Durante le ultime vacanze Danny si era ritrasformato in cozza e non ne voleva sapere di staccarsi dalla mia gamba (forse, visti i muscoli, l’aveva presa per uno scoglio, ahah)
Non succedeva ormai da anni, quindi avevo intuito che la cosa avesse a che fare con una sorta di timore per la nuova scuola e la nuova esperienza che gli sarebbe toccata da settembre.
Avevo intuito, ma non ero pronta.
Ieri mattina ci siamo svegliati con calma (il primo giorno siamo entrati alle 10 e sono usciti ale 12.15), abbiamo fatto una bella colazione (lui briosc al cioccolato e io fette biscottate super dietetiche), ci siamo vestiti (io con viso scoperto e lui in incognita) e siamo saliti in sella del mio scooter, sorridendo.
Ok , ok, appena svegliato aveva subito messo in chiaro che lui a scuola non ci voleva andare, ma poi con un po’ di cioccolato e qualche chiacchiera, ero riuscita a distrarlo.
Ma come siamo entrati nel cortile della “Morosini” gli è partita l’accoppiata “lacrima+broncio”.
Risultato?
Siamo entrati tutti in classe, i bambini hanno preso posizione ai loro banchi e i genitori, dopo qualche bacio e qualche sorriso, se ne sono andati tutti a farsi i giusti cavoli loro, per un paio d’ore.
Ma tutti? Proprio tutti?
Eh no: la temperatacchi è rimasta lì.
A temperare matite?
No, no. A fare la buffona con gli altri bimbi per cercare di fare calmare il mio.
E allora via con le foto e con le micro chiacchierate con quei cuccioli pronti alla loro prima vera grande esperienza.
Dopo circa un’ora sono riuscita ad uscire dalla classe promettendo che sarei rimasta nel palazzo ed infatti sono rimasta un’altra mezz’ora seduta sulle scale dell’androne della scuola, in attesa del “foglio di via” (arrivato alle 11.30 circa)
Una corsa per cercare di fare in 45 minuti quello che avrei potuto fare con calma in 2 ore e alle 12.15 ero di nuovo lì davanti.
“Mamma scusa avevi ragioneee! Mi sono divertito un sacco!” Mi ha quasi urlato Danny abbracciandomi quando è uscito dal portone.
E in quel momento, per la decima volta durante la mattinata, avrei tanto voluto tirare una testata ad uno spigolo, ma ho sorriso e per festeggiare siamo andati a mangiarci il nostro amato sushi da Temakinho.
La sera Danny è crollato e io ho sfogato i miei nervi non contro uno spigolo, ma etichettando, ricoprendo e preparando tutto il materiale richiesto dalla scuola. Della serie “via il dente via il dolore”, ho voluto fare tutto e subito.
Qualcuno si è scandalizzato quando ho postato la foto del mio lavoro finito e accanto ai quadernoni hanno visto scottex e cartaigienica.
Ma ancora che vi scandalizzate? Siamo in Italia e si sa che i soldi non finiscono mai dove dovrebbero e quindi nelle scuola pubbliche si da una mano.
Sono le maestre, i presidi e gli essere umani in generale che fanno di una scuola una buona scuola e non le mura non scrostate o la carta igienica fornita dal Comune.
Ma io lo so cosa vi state chiedendo ora: “E oggi con il secondo giorno com’è andata?”
E la mia risposta è: “Peggio, molto peggio di ieri”
Oggi ha pianto più a lungo e più forte, oggi non sono potuta rimanere in classe un’ora in più, ma sono dovuta giustamente uscire.
Oggi c’era anche mio marito e si sa che gli uomini di sensibilità non sono dei grandi esperti: avevo Danny che piangeva, da un lato la maestra che mi diceva di restare e dall’altro lato suo padre che diceva di lasciarlo piangere e di venire via.
Risultato?
Il papà è tornato al lavoro e io sono rimasta, seduta sulle solite scale in androne , fino a che quella santa della sua maestra mi ha dato il secondo “foglio di via”.
A proposito delle scale: se il fantastico Preside dovesse leggere per sbaglio questo post, chiedo scusa se oggi ho reso le scale un pò scivolose, ma non sono riuscita a trattenere un fiume di lacrime. Però almeno ho asciugato il grosso, per evitare incidenti, dai!
Ovviamente alle 12.15 (oggi è stato a scuola dalle 8.30 alle 12.15) Danny è uscito tutto felice e io ho cercato con lo sguardo uno spigolo da prendere a testate, ma per fortuna era coperto dalle altre mamme che passavano tutte sorridenti.
Che dire?
Dico che me lo aspettavo, ma che è stata dura vederlo piangere così.
Dico che già nelle prime 36 ore ho avuto la conferma che la maestra in cui avevo riposto tanta fiducia, se l’è meritata, tutta.
Dico che è meglio avere un figlio sensibile che un figlio strunz!
Dico bene? 
Barbara

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