Alla fine della pestilenza, nel luglio del 1577, si decise di festeggiare, tutti gli anni, la liberazione della peste allestendo un ponte votivo per consentire ai fedeli di arrivare a piedi alla Chiesa del Redentore. Ma se vogliamo proprio dirla tutta, più che per i motivi religiosi, la festa del Redentore la conoscono tutti per il super spettacolo di fuochi di artificio che si tiene tutti gli anni il terzo sabato di luglio.
Lo specchio d’acqua davanti a Piazza San Marco diventa un vero e proprio tappeto di barche che iniziano a prendere posizione già dalle prime ore del pomeriggio. Quando eravamo più giovani (l’altro ieri) tutti gli anni si affittavano dei barconi (quelli che normalmente si usano per il trasporto della frutta o di altre merci in generale) e si andava in bacino di San Marco ad aspettare i fuochi. In attesa si beveva e si mangiava (ognuno portava qualcosa) e si ascoltava la musica del proprio barcone o dell’impianto del barcone accanto. Poi gli anni passano e tutto quello che prima suonava “figo” ha iniziato a suonare “scomodo e un pò noioso”. Aspettare 6/7 ore? Prima era figo perchè si ingannava l’attesa mangiando, bevendo tanto, ballando etc etc e poi 6/7 ore sono iniziate a diventare un pò tante. Non avere il bagno per fare pipì? Prima era figo perchè ci si organizzava nei modi più disparati e a nessuno importava di quello che vedessero o pensassero gli altri, e poi ha iniziato a diventare solo una rottura. Negli ultimi anni mio marito ed io i fuochi li abbiamo visti da casa. Ok , magari i fuochi bassi non si vedevamo perchè erano nascosti dai palazzi davanti, ma la comodità di vedersi i fuochi belli comodi, vicino ad un bagno, alla poltrona e al frigo, cancellava il resto. Ieri però…ieri ci tenevo tanto ad andare proprio davanti a San Marco: volevo fare vedere i fuochi a nostro figlio dalla barca, per la prima volta. Negli ultimi 2 anni lo abbiamo svegliato pochi minuti prima dei fuochi e li ha guardati con noi, da casa, ma ora che ha 5 anni e mezzo e che facendo tardi al concerto di Jovanotti, mi ha dimostrato di essere diventato un ometto, volevo fargli godere il vero spettacolo nella giusta location. Era un paio di giorni che cercavo la soluzione ottimale, magari in barca con altri amici con bambini in modo che aspettando i fuochi, i ragasssssi potessero giocare tra di loro. Ed ecco che ieri arriva l’sms di Tilli “Ok, si esce in barca e abbiamo tre posti per voi”. Che gioia! Avete presente quando vi sembra che il cuore batta un pò più forte e vi sentite stupidi perché sapete che sta succedendo per una cosa piccola piccola?!



- di Manet: “Colazione sull’erba”,
- “Il piffero”, “La pesca”,
- “La corsa dei tori” e “Il balcone”.
- Sotto “La Venere di Urbino” del 1538 dipinta da Tiziano e sopra “Olympia” del 1863 dipinta da Edouard Manet

Canal Grande a Venezia
Ma è possibile che io sia così ignorante da non sapere che Manet, in uno dei suoi tre viaggi a Venezia, si è messo a dipingere un gondoliere che guarda caso, era proprio sotto alle finestre della casa dove vive ora mia mamma?!”.
Che grande sopresa, che enorme sopresa. Erano in tanti davanti a me ad ammirare quel quadro e io avrei voluto urlare a tutti che in quella casa ci era nata (tranne me che sono nata in Scozia) e cresciuta tutta la mia famiglia. Che emozione, non dimenticherò mai quell’ultima sala dedicata al mare e alla mia Venezia. Sono uscita dalla mostra accecata dalla luce di quel quadro e sono rimasta ancora più accecata quando, dalla penombra dell’appartamento del Doge, mi sono ritrovata scaldata ed illuminata da un forte ed intenso sole. Il cielo era azzurro e dopo neanche un’ora avrei rivisto la mia mamma. Che giornata intensa e ricca di emozioni, ieri. Barbara
Un “uomo nudo” mi aspettava fuori dall’appartamento del Doge.

All’uscita della mostra, il caldo sole e il cielo azzurro incorniciavano il cortile di Palazzo Ducale.

Aspettando l’arrivo di mamma, dentro il quadro.

Souvenir della mostra: panno per pulire gli occhiali con stampato il quadro che ovviamente mi ha colpita più di tutti.
Io sono negata a delegare. Faccio una fatica boia a delegare, ma ogni tanto bisogna stringere i denti e tocca farlo. Fa bene delegare, fa benissssssssimo delegare. Adesso per esempio le casse d’acqua le faccio comprare a mio marito e alla Metro ci mando lui da solo mentre io faccio altro (magari vado a bere un tea con un’amica che non vedevo da tempo). La mia salvezza sono i miei post-it Lo ho già raccontato, ma ve lo riassumo velocemente: tutte le sere, quando sono già a letto in totale relax, l’ultima cosa che faccio prima di spegnere la luce è mettere la mia agenda sulle ginocchia. A quel punto la apro e tiro fuori un bel post-it giallo, anzi due, e faccio le liste per il giorno dopo. La prima lista sono le cose che devo fare fuori casa ossia per esempio la spesa, la lavanderia, l’appuntamento dal dentista etc e i vari punti li metto in ordine di orario e di percorso. Esempio: non vado a ritirare le camicie vicino a casa prima di andare a fare la spesa, ma dopo aver accompagnato nostro figlio a scuola così non mi ritrovo troppo carica di roba visto che giro in scooter. Altro esempio: se so che devo andare in centro allora faccio mente locale su tutte le cose che quella settimana dovrei fare in zona e vedo di riunire più appuntamenti possibili nello stesso giorno così da ottimizzare tempo e benzina. Il secondo post-it invece è la lista delle cose da fare da casa quindi pagamenti vari, telefonate, mail etc. Sembra complicato, ma se vi abituate diventa una passeggiata, giuro. Per me finire i post-it sarebbe come per un fumatore accanito finire le sigarette. Ho i cassetti pieni di pacchetti di post-it. Ogni tanto bisogna anche imparare a rimandare. Ogni tanto bisogna anche sapersi accontentare e ottenere così un paio di ore in più da dedicare a sè stessi o a chi si ama. Magari sperimentando una nuova ricetta e apparecchiando la tavola come si fa per le grandi occasioni o magari andando a prendere i figli a scuola per dedicare loro una gita non annunciata, a sorpresa. Alcune cose si possono rimandare, ma altre no. La vita è una sola e il tempo non torna indietro. Barbara NB: Vi ricordo che questa rubrica esiste grazie ai preziosi spunti dello psicologo coach Steve Benedettini. Se volete incontrarlo o volete informazioni sui corsi che tiene, chiamate il suo studio di Rho allo 02.93904504 o scrivetegli a info@alphacenter.it
- Ieri beata sul lettino!

Classico pisolino del week-end.
Se ci penso bene, alla fine è un pò la stessa cosa che succede tutti i week-end dell’anno solo che in estate dura parecchio di più quindi i maroni girano molto più a lungo.
E poi quando i maroni girano in spiaggia è più fastidioso perchè se per esempio succede mentre sei seduto o in ginocchio…ti finisce la sabbia negli occhi no?! Loro sono stanchi quindi è giusto che si addormentino un paio di ore al giorno sotto l’ombrellone e che noi mogli diventiamo matte per tenere i bambini lontano da loro mentre russano. “Poverino il papà è stanco, lasciamolo dormire dai” Noi invece durante l’anno non facciamo una cippa, se non lavorare, fare le casalinghe e le mamme, quindi non vedo perché dovremmo avere diritto a schiacciare anche noi un pisolino all’ombra o al sole, risvegliandoci sudate, ma già abbronzate (anche davanti) senza aver fatto fatica. Però una lancia a favore dei papà ora la voglio spezzare: spesso è colpa di noi mamme se ci ritroviamo a fare tutto da sole perché non so le altre, ma io faccio davvero fatica a chiedere. Tante volte potrei chiedere aiuto a mio marito e so che lui mi aiuterebbe (?), ma sono orgogliosa. Ripensandoci bene però…fosse che forse che noi mamme non chiediamo aiuto non solo per orgoglio, ma anche perchè spesso, quando lo facciamo, ci viene risposto “ora lo faccio, aspetta un attimo” e intanto passano le ore? Può essere. Ps. Amoreee, se per caso hai appena letto questo post, sappi che ti amo tanto anche se in vacanza non fai un tubo!!! Ops


- Danny boy in Sardegna



Terrazza: dal mio assetto “relax” all’assetto “bricolage”

Da mansarda ad attico con terazza.
Quando l’ho comprata era un sottotetto, una mansarda.
Dopo aver ottenuto i permessi, ho tolto il tetto e l’ho rifatta con il tetto dritto e sopra il tetto ho fatto un terrazzo. E’ sempre stato il mio sogno avere un bel terrazzo. I lavori sono durati circa da luglio 2002 a giugno 2003 e io ero in cantiere quasi tutti i giorni perchè vivevo già a Milano dal 1989, ma in una casa in affitto. Che emozione vedere quella mansarda trasformarsi in quella che sarebbe diventata la MIA casa con il MIO terrazzo. Peccato che a circa 1 anno dal mio ingresso nella casa dei miei sogni…ha iniziato a piovere dentro. Sì, sì, avete letto bene: “piovere”. Le mie non erano semplici infiltrazioni: in certi punti del soffitto non vedevi solo le macchie, ma vedevi proprio le gocce cadere giù. Di notte mi svegliavo sentendo il rumore delle gocce che cadevano sul mio letto, in cucina, in bagno, in salotto…ovunque. Intanto era venuto ad abitare con me il mio fidanzato, quello che oggi è diventato mio marito e il padre di Danny boy. Era la mia prima convivenza ed è stata molto bagnata. Ma come si dice? Convivenza bagnata convivenza fortunata? In effetti… Ormai sul nostro letto pioveva così tanto che abbiamo dovuto togliere il letto e mettere per terra non il classico secchio (troppo piccolo), ma una vera e propria vasca (di quelle colorate per fare il bagno ai bambini, anche se di bambini ancora non ne avevamo! Argh) Ci siamo dovuti trasferire per mesi nella camera degli ospiti dove pioveva di meno. L’impresa che aveva fato i lavori ha iniziato a rompere il terrazzo a pezzi per cercare di capire da dove entrasse l’acqua, ma dopo un anno di tentativi il problema era ancora lì e il terrazzo era distrutto. Alla fine ho fatto causa all’impresa e all’architetto che aveva seguiti i lavori. Con l’aiuto di un’altra impresa e di un ingegnere specializzato, si era poi scoperto che avevano sbagliato a mettere le guaine su in terrazzo. Praticamente avevano usato dei fogli di guaina per la superficie piana e della guaina liquida per i muri verticali. Peccato che le due guaine non fossero compatibili tra di loro e quindi col tempo l’acqua ha iniziato ad infiltrasi in tutti i punti di contatto tra le due e in tutti i buchi che erano stati fatti per far passare tubi dell’aria condizionata, per mettere i punti luce terrazzo etc Ho dovuto fare rifare tutto il terrazzo da un’altra impresa e quest’anno, dopo lunghi anni di attesa, ho finalmente vinto la causa. Per me è stato davvero un incubo: mi svegliavo di notte in lacrima nella camera degli ospiti e mi ritrovavo seduta per terra, in lacrime, in quella che era sempre stata la mia camera. Giravo per la casa a cercare nuove infiltrazioni anche quando orami era tutto a pasto. Sentivo le gocce cadere anche quando il terrazzo era stato già rifatto. Adesso il muro del palazzo vicino a noi ha dei problemi con l’intonaco che sta cadendo a pezzi nel nostro terrazzo e quindi hanno dovuto montare una grossa impalcatura che dal cortile dei vicini sale sul nostro terrazzo. Dovranno spaccare tutto il muro e ripristinare l’intonaco. A parte il fatto che dovranno togliere il mio bellissimo murales che avevo fatto fare appena nato Danny boy, per un paio di settimane avrò di nuovo degli operai nel nostro terrazzo ed è inevitabile che io ripensi a quando mi pioveva in testa. Se ci ripenso ora…per fortuna ormai mi viene quasi da ridere: casa nostra era diventata peggio di uno scolapasta. Barbara
Casa o scolapasta?