Se capovolgete la scritta mamma, in inglese, leggerete “wow”.

Eh sì, perché fare la mamma è davvero how!

Fare la mamma è emozionante!

Fare la mamma è gratificante!

Fare la mamma vuol dire avere la scusa per tornare bambini, e risalire sulle tue giostre preferite senza mai sentirsi troppo vecchie per farlo.

Fare la mamma vuol dire avere la certezza che finalmente qualcuno ti amerà per quello che sei, e per sempre.

Perché i figli ti amano anche quando li sgridi, anche quando li metti in punizione.

Fare la mamma è wow, ma fare la mamma è anche il mestiere più difficile del mondo!

Il problema di quando fai un mestiere complicato, come quello della mamma, è che devi stare al passo con i tempi, e con le nuove scoperte.

Se non ti informi rischi di rimanere indietro, e, se ti va male, rischi anche di fare dei danni, grossi.

Pensate a cosa succederebbe se un falegname dei giorni nostri continuasse a lavorare il legno con la vecchia pialla: otterrebbe un risultato inferiore, e perderebbe tanti soldi.

Con i bambini, a meno che non si parli di Pinocchio, la cosa è sicuramente diversa, ma non fidatevi sempre dell’intuito da mamme, perché sto scoprendo che le cose sono ben diverse da quello che sembrano.

Ho appena finito di leggere un bellissimo libro intitolato “Urlare non serve a nulla”, scritto da Daniele Novara.

Non avrei potuto non comprare un libro con un titolo del genere.

Trovatemi una mamma che non urla mai!

Trovatemi una mamma che appena finito di urlare non si faccia prendere dai sensi di colpa!

Beh! Io urlo spesso, e subito dopo vengo colta dai crampi di colpa, altro che sensi.

Ho letto quel libro tutto d’un fiato, e ci ho trovato un sacco di cose interessanti: intanto ho capito che davvero urlare non serve a nulla, e poi ho scoperto che anche le punizioni non servono a nulla.

Avete mai sentito parlare del cestino della rabbia?

Andiamo con ordine che l’è megl

1) URLARE

Sembra che le urla e le minacce punitive minino il senso di fiducia e contribuiscano a rafforzare, nei bambini, comportamenti  problematici.

Di solito non è il genitore violento che urla, ma, al contrario, il genitore che vorrebbe essere “morbido”.

Quando il figlio non fa quello che il genitore vorrebbe, allora ecco nascere un conflitto che, quasi sempre, sfocia nelle urla, a volte quasi senza accorgersene.

Il genitore che urla altro non fa che dimostrare la sua debolezza.

Invece di urlare sarebbe più utile chiarire bene quali sono le regole, e farle rispettare.

Ovviamente ho cercato di semplificare l’argomento come potevo, ma ovviamente non finisce qui.

Il libro ti offre delle alternative comportamentali da usare al posto delle urla, e vi assicuro che ci sto provando, e funziona.

Devo ammettere che già solo leggendo che il genitore che urla mostra al figlio la sua debolezza, qualcosa in me è cambiato: “Debole io?!?

Adesso glielo faccio vedere io a Danny che io non sono debole!”

Ed è stato a quel punto che ho iniziato a dirgli le cose a bassa voce, guardandolo seria seria e dritto dritto negli occhi, e lui ha capito.

2) LE PUNIZIONI

Quante volte avrò detto a Danny: “O fai i compiti o ti tolgo l’ipad per 2 giorni!” ???
Boh, avrò perso il conto.

E dopo averlo lasciato senza ipad per 2 giorni, secondo voi la volta dopo ha fatto i compiti senza fare storie? Ma quando mai!

Quando ti ritrovi con la pancia inizi a chiederti che tipo di mamma sarai, e, soprattutto, se sarai in grado di essere una buona mamma.

E allora la tua memoria va indietro, ti ricordi di cosa succedeva quando eri tu la figlia, e ti dici che forse basterà rifare quello che hanno fatto con te…

Ma ne sono passati di anni, e forse con gli anni anche qualche sbaglio.

Oggi privare un bambino dell’uso dei giochi elettronici per 48 ore non dovrebbe essere una punizione, ma un gesto educativo.

Oggi costringere un figlio ad apparecchiare la tavola perché ha preso una nota a scuola non dovrebbe essere una punzione, ma una cosa buona e giusta.

Se un bambino fa qualcosa di sbagliato forse vale più la pena rispiegargli le regole, per essere sicuro che le abbia capite bene.

Spesso noi genitori non siamo molto chiari, ed è normale che i bambini entrino in confusione.

Come quando li portiamo al parco e urliamo loro “Corri, ma non sudare!

Come si fa a correre senza sudare?!?!?

Se i nostri figli la mattina non vogliono vestirsi da soli perché si perdono nel loro armadio, invece di sgridarli, o metterli in punizione, provate a preparare assieme a loro i vestiti la sera, prima di andare a dormire, e la mattina fate una gara per vedere chi si veste prima!

E se qualcuno finisse lo stesso per arrabbiarsi?

3) CESTINO DELLA RABBIA

Ecco un’altra cosa molto intelligente che ho imparato leggendo il libro di cui vi parlavo prima.

Si prende la confezione di un panettone, un cestino, o una grande scatola, la si da al figlio e gli si chiede, innanzitutto, di personalizzarla con scritte, adesivi etc etc

E poi? E poi gli si spiega che quello, da oggi in poi, sarà il cestino della rabbia.

A volte, anche a scuola, succede qualcosa che fa arrabbiare i nostri figli, ma magari per vergogna, o per semplice dimenticanza, alla cosa non viene data la giusta importanza, e rimane lì, nei ricordi che non svaniscono.

Da oggi in poi in quel cestino finiranno tutte le cose che li fanno arrabbiare!

Un compagno li ha presi in giro perché durante la lezione di coro, secondo qualcuno, lui non cantava abbastanza forte?!

Lo scriviamo su un foglietto, accartocciamo il foglietto e lo buttiamo nel cestino.

C’è un gioco che non ci riesce mai e ci fa arrabbiare? E anche il gioco finisce nel cestino.

E il cestino rimane lì, senza essere svuotato, per dare modo ai bambini di recuperare quello che un giorno non li farà più arrabbiare.

Bello questo libro!

Bello scoprire che anche nel mestiere della mamma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Adesso la mia domanda è: secondo voi il cestino della rabbia potrebbe funzionare anche per noi grandi?

E, se la risposta è “sì”, sapete dirmi dove posso trovare un cestino abbastanza grande da poter contenere mio marito?!

Ahahahahahahahhahahahahha

Besos

Barbara