E albero fu.
Perché Gesù mise un albero nel giardino del Paradiso?!
Perché gli alberi del Paradiso venivano ornati con nastri e oggetti colorati e le sue lucine altro non erano che le anime che abitavano quel candido luogo?!
Per ricordare l’albero da frutto da cui Adamo ed Eva si nutrirono e da cui iniziò tutto?!
Perché l’albero, in generale, rappresenta la vita?
Perché il legno dell’albero ricorda il legno della croce?!
Devo ammettere che mi sento un po’ ignorante nel confessare che non ho mai capito bene da dove sia partita questa tradizione dell’albero e soprattutto perché.
So solo che a Milano, dove vivo da ormai quasi 25 anni (sono Veneziana, io!), la tradizione vuole che l’albero sia fatto il giorno dopo S.Ambrogio e siccome a me le tradizioni piacciono, ieri ho fatto l’albero.
“Ho”?
“Abbiamo”
Danny boy e il suo papi hanno recuperato in cantina il nostro albero (rigorosamente finto) e tutto l’occorrente, e appena il papi è “scappato” in palestra (mica scemo lui!), Danny ed io ci siamo rimboccati le maniche e dopo un’ora ci siamo dati il cinque.
“Ma guarda che bel lavoro che abbiamo fatto! Evvvai, dammi un cinque!”
Ci abbiamo messo amore, siamo stati complici, ci siamo emozionati, e pure divertiti.
Ovviamente avevamo anche una degna colonna sonora a farci da sfondo.
Canzoni di Natale?
Non esageriamo…
Un bel mix dei pezzi che piacciono a noi, quelli che mettono allegria e che fanno venire voglia di ballare, anche se sei ancora in pigiama, e non solo: Blurred Lines, Scream and Shout , Get Lucky e L’anima Vola di Elisa, una canzona che mi commuove, ogni volta.
Il nostro albero solitamente ha una base abbastanza neutra, mono colore, che cambiamo ogni 2 o 3 anni (quest’anno per il secondo anno tocca all’argento) e poi su quella base ci sbizzarriamo.
Lasciamo che la fantasia e l’improvvisazione facciano il loro sporco dovere, ma nel nostro albero non deve mai mancare un piccolo nastro verde, che dicono porti soldi (forse lo metto troppo corto!), un piccolo nastro rosso, che dicono che porti amore, e una piccola coccinella, che dicono che porti bene.
Ieri stavamo facendo scendere dall’alto dell’albero i fili di perle d’argento, quando ad un certo puntoDanny mi guarda e mi dice “Mammaaa! Sembrano i fili delle funivie!”.
Detto, fatto.
Abbiamo preso le amate seggiovie e ovovie di Danny (che Babbo Natale 2 anni fa aveva ordinato in un sito tedesco perché in Italia erano introvabili) e le abbiamo attaccate all’albero.
Avremmo voluto attaccare anche le due funivie più grandi, ma abbiamo visto l’albero ondulare e quindi abbiamo visto bene di riappenerle sotto al letto a castello di Danny
Finito l’albero abbiamo addobbato la casa con i nostri cari tubi luminosi e poi , non contenti, siamo andati in un negozio di cinesi vicino a casa per comprare un po’ di “schifezze gommose” da attaccare a vetri e specchi.
Dopo l’operazione addobbo albero/casa, e dopo un week-end passato a far recuperare a Danny tutta la settimana di scuola persa (pagine e pagine di insiemi equipotenti, lettere, numeri, pizze e fichi), ieri sera lui è crollato alle 20.30 e io alle 20.35 ero in pigiama, a letto.
Ma quanto durerà l’ “entusiasmo albero”?
Perché dai, diciamocelo, ma anche se quando fai l’albero sei felice, felicissima, quel grande entusiasmo non dura all’infinito.
Quando nei giorni dopo iniziano ad apparire i primi pacchetti, che poi diventano tanti, e non sai più dove metterli, inizi a chiederti se non fosse stato meglio, per esempio, comprarlo un po’ più piccolo, quell’albero.
I pacchetti iniziano ad invadere il salotto.
I pacchetti diventano pacchi giganti, oggetti che hai paura di scartare perché sai di non avere più spazio. Negli armadi e nei cassetti di casa non ci sta più neanche uno spillo.
Dove metterai tutta quella roba???
Ma perché gli amici non ti chiedono di che misura vorresti il tuo regalo?!
Speri che in quel pacco gigante ci sia un bambolo gonfiabile già gonfio, che con uno spillo se ne torna al suo posto (cosa che non succede con gli uomini in carne e d’ossa, ops).
Ma vogliamo parlare del calendario dell’avvento?
Danny quest’anno ne ha ben tre: il Babbo Natale, con cassetti, che abbiamo comprato noi l’anno scorso aell’Ikea, più due di cioccolato regalati da una delle nonne e da un’amica.
E’ dal 1 dicembre che Danny si sveglia tutte le mattine alle 7 (compresi sabato e domenica) per aprire quelle cavolo di caselle, mangiarsi il cioccolato e prendersi la sorpresa nel cassetto di Babbo Natale. argh!
E poi inizia ad avvicinarsi pericolosamente la vigilia, e anche se pensavi di aver comprato i regali per tutti, e di essere a posto, all’improvviso ti ricordi che ti sei dimenticata di lui, o di lei, e allora ti prende l’ansia.
Oppure a lei, o a lui, ci hai pensato, ma ti rendi conto, un po’ troppo all’ultimo, che forse non ci hai pensato proprio bene…
Hai deciso il menù per la cena della vigilia (che ovviamente hai stupidamente proposto di fare a casa tua) e all’ultimo momento scopri che tizio è allergico ad una cosa sola, e che quella “cosa sola” era proprio quella che volevi cucinare tu, azz.
E poi sono le 15 della vigilia, vai dal fiorista vicino a casa per comprare un bel ramo di pino da addobbare all’ultimo momento come centro tavola, ma scopri che è chiuso.
Come hai fatto a dimenticarti che lui il 24 pomeriggio è sempre chiuso?
La sera delle vigilia inizia a venirti voglia di bruciarlo nel camino, quell’albero.
Ma poi ti ricordi che è finto, e che puzzerebbe.
Allora ti rimbocchi le maniche e la cena viene pure bene, e il centrotavola, inventato chissà come, piace.
A Natale vai a pranzo dalla famiglia di tuo marito, e tiri un sospiro di sollievo, ti rilassi.
Torni a casa, guardi la bilancia e decidi di non pesarti fino al nuovo anno.
Tanto sai che uscirebbero le molle anche dalla bilancia digitale!
Poi magari si parte.
E quando torni, dopo la befana?
Quando torni ti ritrovi a casa con le valigie da disfare, le lavatrici da fare e quell’albero gigante sempre in mezzo ai piedi.
Non abbiamo mica una reggia noi.
Quando abbiamo l’albero montato, per prendere le lenzuola dal mobile dietro l’albero, devo scavalcare un divano e fare una capriola con doppio avvitamento.
Io lo amo l’albero di Natale.
A me mette allegria, l’albero di Natale.
Ma sarei bugiarda se non ammettessi che l’albero di Natale è un po’ come la suocera: per un po’ di giorni va benissimo, ma dopo un po’ di giorni non vedi l’ora che se ne torni al suo posto, in cantina (ovviamente ora sto parlando dell’albero, e non della suocera)
Barbara
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