Oggi avrei voluto scrivere altro e magari più tardi lo farò…
Ho deciso di aprire questo blog per condividere il mio entusiasmo e la mia voglia di vivere, sempre e comunque, ma oggi sono costretta a fare una piccola eccezione perchè sono troppo incazzata (scusate, ma non trovo termine più adatto!)
Se poi vogliamo andare ad analizzare il tema di questo post, alla fine sempre di voglia di vivere si parla, ma della voglia che aveva quel bambino che non c’è più perché sua madre ha deciso di zittirlo.
Il 21 maggio del 2008 la cassazione ha confermato la condanna di Anna Franzoni a 16 anni, per omicidio.
Già gli anni dovevano essere 30 e sono stati ridotti a 16 (13 con indulto).
Peccato che questa signora, dopo soli 5 anni, ha ottenuto la semi libertà e da lunedì scorso tutte le mattine può uscire dal carcere per andare a lavorare in una cooperativa e  rientra solo la sera.
Ma che cavolo, io davvero non capisco!!!
E pensare che nel novembre del 2008 una perizia psichiatrica, chiesta dalla stessa Franzoni, ha confermato il rischio di reiterazione del reato, negandole la possibilità di incontrare i figli fuori dal carcere.
E ora le danno il permesso di uscire?
E poi non mi dite che la giustizia è uguale per tutti perchè se questa fosse stata una qualunque…in carcere ce l’avrebbero lasciata.
Purtroppo mi tocca riparlare di Corona, ma abbiate pazienza: vi sembra normale che, nel momento i cui scrivo, un cretino sia dentro e un’assassina sia fuori?
Non sono un giudice quindi non posso giudicare, ma qualcun altro l’ha fatto e la signora è stata condannata per avere ucciso il figlio, lo stesso figlio che aveva deciso di mettere al mondo.
Ovviamente siete liberi di pensare che lei sia innocente, ma io sono libera di dire che non le ho mai creduto.
Ma come si può solo pensare di fare qualcosa di così agghiacciante?!
Anche io mi arrabbio, eccome se mi arrabbio: ci sono momenti in cui  mio figlio mi tira talmente scema (sì lo so che lo sono già di mio) che divento paonazza e mi escono le vene dal collo, ma cavolo, non sarei capace neanche di tirargli un ceffone!
Una sola volta ho avuto voglia di farlo e per sfogarmi ho diretto il mio gesto verso il muro, che ovviamente ha vinto 1-0 sulla mia povera mano.
Avrei potuto tirare la manata sul muro liscio e invece ho voluto strafare e ho beccato i mattoni a vista.
Che dire? Che fare la mamma è davvero il lavoro più difficile del mondo, ma quando leggo che la “poverina” aveva sofferto di depressione post partum…mi fa venire i brividi.
Sarà mica un’attenuante l’aver sofferto di depressione post partum?!
E’ pieno di donne che soffrono di depressione post partum, ma non arrivano a fare quello che ha fatto lei.
Diventare mamma e rendersi conto che da quel giorno una creatura dipenderà del tutto da te e avrà sempre bisogno di te, del tuo affetto e del tuo equilibrio, è una cosa difficile e non sempre immediata, ma poi la depressione passa e arriva quell’amore puro che spesso ti fa sentire “gonfia di gioia”.
Se quella donna ha davvero fatto quello che ha fatto e per cui è stata condannata, non ha scuse e deve stare dentro, a vita. Altro che 16 anni o 13 con indulto, io le ha avrei dato l’ergastolo.
Ma ora torniamo alla Barbara di tutti i giorni.
Rileggendo le parole sottolineate, quattro righe qui sopra, mi è venuto un dubbio: “Fosse che forse in questo periodo non sono ingrassata, ma più felice del solito?!”
Barbara