Sempre emozionante ed effervescente la Mostra del Cinema, ma se devo essere sincera rimpiango le vecchie edizioni di quando ero giovane (poco più giovane di oggi) e vivevo ancora a Venezia.
Nelle scorse serate, prima delle proiezioni dei film in sala grande, al Palazzo del Cinema al Lido di Venezia, fanno vedere dei mini documentari in bianco e nero tratti dall’archivio storico della Biennale del Cinema.
Quelle immagini mi hanno riportata indietro nel tempo, mi hanno fatto tornare alla mente gli anni in cui c’era veramente una grande attesa per ogni film e ogni attore.
Gli anni in cui sono andata con la mamma a comprare il vestito a tubino nero di lino, con le maniche a sbuffo di seta bianca a pois neri e quello verde menta (allora si diceva “verde menta” e non “verde smeraldo”) tutto bello lucido di taffetá.
In sala grande gli uomini entravano in smoking e le donne (anche le più giovani) super eleganti e con il mento all’insù.
Gli attori spesso non arrivavano il giorno stesso per poi scappare magari anche prima della fine della proiezione del film, salendo su aerei privati.
Gli attori non facevano come Scamarcio che due giorni fa ho visto dire a 10 ragazzine che lo seguivano per una foto “scusate non ho tempo, devo fare un’intervista”.
Gli attori scendevano sorridenti dalla gradinata dell’Hotel Exclesior e raggiungevano sul prato i loro piccoli fans in cerca di autografi e non se ne andavano fino a che non li avevano firmati a tutti.
Gli autografi di allora non erano veloci scarabocchi fatti al volo senza alzare mai la testa, come ho visto fare ieri a James Franco e l’altro ieri a Nicolas Cage.
Gli autografi ai miei tempi erano fatti con un sorriso e una dedica, guardandosi negli occhi.
Durante la Mostra del Cinema non arrivavano solo gli attori dei film in concorso, ma anche cantanti e personaggi vari in cerca di visibilità in una settimana così importante.
Non mi dimenticherò mai di quando al Lido arrivó Nikka Costa, la piccola cantante prodigio di cui ero una grandissima fan.
Ero capace di ascoltare “On my own”
anche 20 volte al giorno.
Scoprì che il suo manager era Tony Renis, amico di infanzia di mia mamma, e quindi per un paio di giorni le mie amichette ed io diventammo la sua ombra.
Un giorno ci invitó tutte in camera sua all’Hotel Excelsior e ci chiese di aiutarla a fare il suo autografo su tanti foglietti che poi lei lanciava dalla finestra alle sue fan appostate notte e giorno sotto alla finestra della sua camera.
Ebbene sì, gli autografi di Nikka Costa spesso erano falsi, ora lo sapete!
Verissimi sono invece tutti gli autografi che ho raccolto negli anni nel mio “Libro degli autografi” e che ho ritrovato due giorni fa nella stessa cassapanca in cui ho trovato i miei vecchi diari (http://www.temperateitacchi.com/blog/un-tuffo-nel-passato/)
Monica Vitti, Nino Manfredi, Ornella Muti, Nanni Loy, Carlo Giuffrè, Franco Nero, Paolo Villaggio e tanti, tantissimi altri.
In quel libro sono rinchiuse le firme e i ricordi di una bambina che amava sognare.
Quella bambina oggi è diventata una donna, una moglie e una mamma, e non ha mai smesso di sognare…
Barbara

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Nella foto qui sotto, da sinistra, Francesca, Sabina, Nikka Costa e io semi nascosta da Magherita.

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