Che strano titolo eh ?!

Ebbene sì: strane scrittrici possono solo che generare strani titoli, e a volte anche strani articoli 🙂

Se non vi eravate ancora accorti che sono una personcina strana…ora lo sapete!

Io sono una passionale, nel bene, e nel male.

Sono capace di commuovermi, parecchio, anche solo guardando una pubblicità.

Ma sono anche capace di arrabbiarmi, parecchio, anche solo perché uno passa con rosso, mentre io sto tranquillamente attraversando le strisce pedonali.

Chi mi conosce sa come sono…

Sono una che sa dare tanto, ma anche togliere, parecchio.

Oggi la parola “parecchio” mi piace, parecchio 🙂

Il problema è che le passionali come me ad un certo punto accumulano, accumulano, e poi scoppiano.

Corriamo a destra e sinistra, cerchiamo di soddisfare tutti, e ad un certo punto ci accorgiamo che l’unica persona non soddisfatta siamo noi.

Per fortuna sono anche abbastanza (non troppo) intelligente da accorgermi quando sto per toccare il fondo, e allora acchiappo due pinne, e parto in risalita, veloce veloce.

Venerdì scorso ho mollato marito e figlio a Milano, a godersi uno dei loro rari fine settimana senza quella spacca maroni della mamma, e sono partita con tre amiche.

Destinazione?

Toscana.

A far baldoria?

Nooooo

A camminare sulla spiaggia, a godermi il silenzio, il calore di un camino, il sapore di una fiorentina, e di un buon bicchiere di vino rosso 🙂

Avevo bisogno di staccare, ma di staccare davvero.

Quando parto per la mia amata Puglia sono felice, ma non stacco.

Quando sono in Puglia, a casa nostra, ho sempre mille cose da fare, e se non le ho me le creo, me le invento.

Se poi parliamo di quando vado giù per affittare, e per dormire a zonzo, dalle amiche…

Era tanto che non riuscivo a rilassarmi, ma davvero.

Eravamo già arrivate da più di 12 ore quando una delle mie amiche mi ha detto: “Ma la vuoi abbassare quella pistola o no?!”

Non me ne ero accorta, ma poi ho capito…

Io vivo in perenne tensione, in perenne iperattività: se non faccio penso, e se non penso faccio.

Dio solo sa quanto io avessi bisogno di questo fine settimana, lontano da tutto e da tutti, dove l’unica cosa che dovevo fare era occuparmi di me, e al massimo sparecchiare o lavare due tazze 🙂

Non so come spiegarlo, ma è come se in questi giorni io sia riuscita ad uscire dal mio corpo, per guardarmi da fuori, in maniera un po’ più obiettiva.

Quando in 4 donne ci si ritrova a bere vino rosso davanti ad un camino acceso, mentre fuori soffia un forte vento, e si sente solo il rumore del mare, d’inverno, le parole scorrono, eccome se scorrono.

Ci si racconta, ci si ascolta, si chiedono consigli, si chiede aiuto…

A volte scende anche qualche lacrima.

In questi giorni ho capito tante cose, ma tante davvero.

Ho capito cosa non voglio più fare, come non voglio più essere, e con chi voglio stare.

rabbiaDevo ammettere che molto ha fatto un libro che ho comprato da poco, e che sto leggendo: “La danza della rabbia“.

Bello, bellissimo, e davvero illuminante.

Se vi capita compratelo, e divoratevelo!

Ma adesso basta con sto pippone che vi sto tirando, perché a tutto c’è un limite no?!?

Domenica un’amica ci ha portato a fare una visita ad un frantoio.

Ero davvero curiosa di vedere come funziona un frantoio, visto che anche noi in Puglia abbiamo qualche ulivo e facciamo la raccolta delle olive, per fare il nostro olio.

Ma non ero mai stata di persona in un frantoio e, soprattutto in un frantoio così grande ed attrezzato come “L’antico frantoio di Segalari”

E quindi, metti che interessa anche a voi, ora vi racconto come si fa l’olio 🙂

frantoio

Per fare l’olio ci vogliono le olive, e per fare le olive ci vogliono gli alberi (come diceva, quasi, una vecchia canzone di quando eravamo piccini, l’altro ieri)

Intorno al frantoio di alberi ce ne sono ben 6000 !!!

Quando le olive sono pronte (circa in questo periodo dell’anno) bisogna tirarle giù dagli alberi!

Una volta questo lavoraccio lo si faceva a mano, ma adesso ci sono i fantastici “agevolatori“, che sono delle specie di rastrelli, con compressore, che servono a scuotere i rami e a fare cadere olive.

Una volta raccolte, le olive vengono messe in una vasca per togliere le foglie (automaticamente) e successivamente dentro la lavatrice che le lava.

Una volta lavate, le olive vengono trasferite nei frangitori (che sostituiscono le vecchie macine in pietra) e vengono macinate, nocciolo compreso.

Il prodotto ottenuto va tutto nelle gramole dove pian pianino inizia sciogliersi.

Dalle gramole si passa all’estrattore che si mette al lavoro, senza aggiunta di acqua del rubinetto, ma solo con acqua delle olive.

Con l’estrattore si estrae olio, acqua e la buccia.

L’olio si mette da parte, e con queste macchine super tecnologiche, si mette da parte anche questa sorta di patè, formato da buccia e nocciolo.

La buccia viene riutilizzata nelle bio masse per produrre energia, e i
noccioli per il riscaldamento (13 euro al quintale), o per fare l’olio di semi.

Sembra che in futuro questo residuo di buccia si potrà dare anche agli animali, perché è pieno di polifenoli (antiossidanti).

L’olio ottenuto è ancora sporco, e quindi finisce nel separatore che lo pulisce e lo rende pronto per essere imbottigliato.

Che dire?! Che la parte più bella della gita è stata sicuramente la degustazione del loro ottimo olio sul pane caldo.

La vita ci porta spesso a correre, parecchio, e quindi difficilmente troviamo il tempo di fermarci a pensare a quanti piccoli miracoli ci regali la natura…

Le olive sono uno di questi miracoli, e la bontà dell’olio ne è la sua degna dimostrazione.

Grazie amiche!

Grazie perché avevo proprio bisogno di tutto questo.

Avevo bisogno di abbracci, di calore, delle giuste parole, e di una fetta di pane caldo con l’olio 🙂

besos

Barbara

toscana