Ieri sera avevo la mia serata al Bobino.
Ieri sera sono tornata presto.
Ieri sera, per colpa delle stupide previsioni del tempo, in giro c’era davvero poca gente.
Ieri sera ci aspettavamo tutti 20 cm di neve, argh
Quando sono arrivata a casa, mio marito stava guardando “Le Iene”, e allora mi sono accoccolata accanto a lui.
Sono sconvolta!
Vi ricordate il caso di Federico Aldovrandi?
Se volete leggervi tutta la storia per filo e per segno, fatelo pure cliccando qui sopra.
Io farò un riassunto veloce.
Il 25 settembre 2004 Federico esce da una discoteca di Ferrara, e si avvia verso casa a piedi.
Ha assunto alcune sostanze stupefacenti, ma non in dosi sufficienti ad uccidere.
Viene fermato da una pattuglia della polizia presto raggiunta da una seconda pattuglia.
Poco dopo le 6 del mattino, il ragazzo è per terra, morto.
Alle 11, ben 5 ore dopo la constatazione del decesso da parte dei medici arrivati in ambulanza, vengono avvisati i genitori.
Nonostante le 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo, la causa del decesso viene inizialmente attribuita ad un arresto cardiaco, causato dalle droghe assunte.
Nel marzo 2006, dopo aver ascoltato le registrazioni di alcune conversazioni telefoniche tra i poliziotti (tra queste si sente bene la frase “L’abbiamo bastonato di brutto per mezz’ora”) non saltate fuori nei primi mesi, dopo aver visto due manganelli che durante le collutazioni tra i poliziotti e il ragazzo si erano addirittura spezzati, e dopo l’importantissima testimonianza di una donna camerunese che dal balcone di casa sua aveva visto tutto, i 4 agenti che avevano arrestato il ragazzo, vengono iscritti nel registro degli indagati, per omicidio colposo.
Il 21 giugno 2012 la corte di cassazione conferma la condanna dei 4 poliziotti a 3 anni e 6 mesi di reclusione per “eccesso colposo in omicidio colposo”, ma grazie all’indulto vengono loro scontati 36 mesi sui totali 43.
Il 18 marzo 2013, l’unica donna del gruppo, viene scarcerata dopo 1 solo mese di detenzione, sulla base del decreto Severino (lo “svuota-carceri”).
Il 27 marzo 2013 il COISP, sindacato indipendente di polizia, improvvisa una manifestazione di solidarietà verso i poliziotti condannati, e lo fa proprio sotto il municipio di Ferrara, dove lavora la madre del ragazzo ucciso.
“In Italia non esiste il licenziamento per omicidio colposo”, dice il sindacalista Coisp, che invita a non colpevolizzare i quattro agenti.
E quindi?
E quindi i poliziotti, una volta usciti dal carcere, sono tornati in servizio.
Non so davvero cosa dire.
Mi sono addormentata col mal di stomaco e mi sono risvegliata col mal di stomaco.
Penso a quello che ha passato, e che sta ancora passando, la mamma di Federico.
Penso al coraggio che ha avuto ad aprire un blog a pochi giorni dalla morte del figlio.
Aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava, e aveva deciso di chiedere aiuto, e giustizia.
Quel blog alla fine le ha dato ragione, perché pian pianino, troppo pianino, le cose sono venute fuori, e qualcuno ha finalmente avuto il coraggio di parlare.
Peccato che tutto ciò sia servito a poco.
Peccato che quei  fetenti che hanno picchiato un ragazzo fino ad ucciderlo, ora siano in giro a pattugliare la loro città, per garantire la sicurezza dei cittadini.
Il mio pensiero va ai genitori di Federico e a tutti quei poliziotti che tutti i giorni rischiano davvero la vita per fare il loro dovere.
Deve essere pietoso sapere che alcuni loro colleghi hanno fatto quello che hanno fatto, e adesso prendono lo stesso stipendio che prendono loro.
Che schifo!
E intanto Fabrizio Corona rimane dentro.
Oggi mi vergogno di essere italiana, e mentre lo scrivo, mi scende una lacrima.
Barbara