Masterchef: il quarto giudice!

 

Dopo la finale di ieri sera, oggi Masterchef ha un quarto giudice!

giudiciiii

Per fortuna non guardo quasi mai Striscia (ho sempre paura di vedere riapparire Miss Hunziker), e quindi non ho saputo in anticipo il vincitore, ma mi sono gustata la finale incollata al divano, fino all’ultimo istante.

Su quello che ha fatto Strisciaanticipando il vincitore della finale, posso dire solo la stessa cosa che ha detto Cracco, ossia che bisognerebbe avere più rispetto nei confronti dei telespettatori.

Avrebbero potuto fare il loro “scoop” sulla presunta irregolarità della partecipazione di Nicolò a Masterchef, ma senza svelare in anticipo il vincitore.

Sembra, e sottolineo “sembra”, che Nicolò abbia lavorato da Sadler per più di un anno, prima di partecipare a Masterchef, e i concorrenti dovrebbero essere chef non professionisti.

Però il regolamento dice che i concorrenti non possono aver lavorato per un ristorante per più di 6 mesi, mentre Sadler, nel video rubato da Striscia, dice che si ricorda di lui, ma parla di uno stage di 1/2 mesi…

Quello che mi fa ridere è che a Striscia, dopo aver “fetentemente” annunciato in anticipo il vincitore, abbiano parlato di “premonizione”!

Per poi aggiungere che Nicolò, ancora prima della finale, già lavorava al ristorante di Cracco

Ma perdindirindina! Volete dirmi che quelli di Striscia non sanno che Masterchef è stato registrato la scorsa estate?

E’ ovvio che gli addetti ai lavori sapessero il vincitore!!!

Peccato che non tutti hanno mantenuto il segreto…

Ma ora lasciamo stare Striscia, e parliamo di ieri sera.

Ma quanto mi è piaciuta questa finale?!?

Mi sono emozionata prima, durante, e dopo.

Ho avuto anche un momento di grande malinconia quando il papà di Nicolò gli ha detto, davanti a tutti, di essere molto fiero di lui.

Ieri sarebbe stato il compleanno del mio papà, quel papà che anni fa se ne è andato, per sempre, senza mai dirmi che era fiero di me.

Ma non voglio parlare di cose tristi, quindi avanti tutta, in altre direzioni!

Di ieri mi è piaciuto tutto: dall’atteggiamento di sana competizione dei 3 finalisti, ai piatti da loro proposti.

Che capolavori, che idee, wow!

Una cosa sola non mi è piaciuta: l’atteggiamento di Nicolò nei confronti dell’età di Stefano.

Se non avete visto la finale guardate almeno questo video che ho fatto per voi…

Ma come si fa a sostenere che un uomo che ha più di 40 anni non dovrebbe vincere?!

Tutti devono avere la possibilità di migliorarsi, di riniziare, di farsi una vita nuova, e di cambiare strada, nella vita.

Tutti devo avere la possibilità di riscattarsi, di migliorare e di affermarsi.

Non è una questione di età, ma di momenti giusti.

Stefano ha coltivato la sua passione per anni, e ha inseguito un sogno con tutta l’intensità e l’amore che lo hanno contraddistinto sin dall’inizio di questa quarta edizione di Masterchef.

Ho tifato per Stefano dal primo giorno.

Mi piaceva molto anche Nicolò, ma ieri sera mi ha deluso.

Carò Nicolò, anche tu un giorno avrai 40 anni, e come tanti di noi (quarantenni), forse ti capiterà un momento difficile, un momento in cui ti chiederai se quello che hai fatto sino ad oggi è giusto, o se è arrivato il momento di dare un senso diverso alla tua vita.

CraccoBene! Quando succederà ricordati del 5 marzo del 2015, e abbassa lo sguardo, come di sicuro stai facendo ora che lavori nella cucina di Cracco, che di certo non ti consentirà di fare il fenomeno, quando hai ancora tanto da imparare.

Ho incontrato Carlo Cracco in diverse occasioni e, a differenza di quello che può sembrare in televisione, è uno che, nonostante i successi ottenuti, nella vita reale non se la tira per niente, e fa il suo lavoro con lo stesso entusiasmo, e la stessa umiltà degli inizi.

Ti farà bene lavorare accanto a uno come lui.

Grande Stefano! Sono felice per te, per la nuova vita che ti aspetta, e per la nuova vita che sta prendendo forma nella pancia della tua compagna, che tanto ti ha sostenuto e spronato.

Ti aspettano un sacco di nuove ed intensissime emozioni, goditele tutte.

Dimenticavo: comprati un bel pacco di fazzoletti famiglia, perché tra lacrime di gioia, e sudore, ne avrai da asciugare!

Besos

Barbara

La gioia di Stefano, vincitore di Masterchef 4

La gioia di Stefano, vincitore di Masterchef 4

 

New York: dove tutto può succedere…

 

E dopo anni di festeggiamenti con gli amici, ballando sul cubo (a volte metaforicamente, e a volte no), quest’anno il mio compleanno l’ho voluto festeggiare a New York, con il mio maritino.

Un lungo week-end da soli, senza figlio, ogni tanto ci sta proprio bene.

Quando si diventa genitori non bisogna dimenticarsi che si è anche una coppia: un po’ di intimità serve a tutti, sopratutto ai figli.

“Partite per New York?! Ma avete visto i telegiornali?! Fa un freddo cane, i fiumi sono ghiacciati e le strade sono piene di neve!”

Porca paletta, e quindi?

E quindi siccome conosco i miei polli, e so che spesso alla gente (anche quella della tv) piace esagerare, ho fatto un paio di telefonate, e sono partita serena.

NYgeloeneve

Chiaramente in valigia non ho messo il costume da bagno, ma dei caldi maglioni; e chiaramente non ho portato nessun tacco 12, ma un bel paio di comodi simil Ugg col pelo, e scarpe da ginnastica.

Siamo arrivati a New York giovedì pomeriggio, abbiamo preso una velocissima metro (dove c’era gente strana appesa a testa in giù), e in 4+4=8 eravamo all’Hotel Hugo, nel bel mezzo delle mie zone preferite: Meatpacking, Soho e Tribeca.

Giusto il tempo di farci una veloce doccia, ed eravamo già in strada, per la nostra prima passeggiata, e il nostro primo hamburger!

Prima di ogni mia partenza faccio un lungo, lunghissimo lavoro di studio e aggiornamento sul posto in cui andrò.

Scrivo e chiamo gli amici più esperti nella mia prossima destinazione, e mi faccio consigliare posti da vedere, ristoranti da provare, e negozietti da non perdere.

Sono dell’idea che il tempo e le occasioni vadano ottimizzati, al massimo.

Avevamo 3 giorni e 3 notti, e non volevo perdermi nulla!

Per me era la terza volta a Ny, e per mio marito la seconda, ma dall’ultima volta erano passati ben 7 anni, e quindi avevamo bisogno di fresche dritte!

La prima sera abbiamo sbranato il nostro primo hamburger alle “Oficina latina”, un posto davvero delizioso, aperto da due italiani,  dove ho bevuto un ottimo mojito.

In hotel avevamo scelto la formula “colazione non inclusa”, perché amo fare colazione in giro, per scoprire nuovi posticini!

“C’è un posticino carino che si chiama “Cafe Gitane” (quello in Mott st, perché ce ne sono due) dove spesso ci fa colazione anche Leonardo di Caprio”

Mio marito è un santo! Mio marito mi conosce, e siccome di solito mi danno sempre ottimi consigli, ormai si è rassegnato, e mi segue, spesso senza opporsi (non sempre!)

Alle 10 eravamo al “Gitane”, Di Caprio non c’era, ma non c’erano neanche i turisti, e io amo i posti senza i turisti!

Mi piace vivere i posti che vivono i local , e mangiare quello che mangiano loro.

E infatti dopo un ottimo cappuccino e brioche, mi sono mangiata anche un fantastico yogurt con frutta e muesli.

Quando sai che dovrai camminare tanto, sai che ti servirà tanto carburatore no?!

E dopo una mattinata a zonzo, nel primo pomeriggio siamo finiti all’Oyster bar del Grand Central terminal (dove arrivano treni e metrò).

Non so voi, ma io non avevo mai mangiato un panino con l’aragosta, fino alla mia ultima volta a NY, sette anni fa, e da qual giorno me lo sono sognato almeno una volta al mese, credo.

Questa volta ci hanno fatto provare anche le ostriche fritte: wow!

Avevamo il pieno di carburante anche per il pomeriggio, e quindi, approfittando di un fantastico sole, ce ne siamo andati in giro per central park, e dintorni.

Un salto e in hotel, e poi via per l’aperitivo nel bar segreto

Tra i vari fogli con i suggerimenti degli amici, avevo tenuto anche qualche ritaglio di giornale che parlava di New York, e tra questi si parlava anche del mitico “Please do not tell”.

Ebbene sì, proprio mitico!

Avreste dovuto vedere la faccia di mio marito, che secondo me non aveva creduto a nulla di ciò che gli avevo raccontato, quando ha tirato su la cornetta

barsegreto

Per entrare al “Please do note tell” devi entrare prima in un tristissimo bar che si chiama “Crift dogs”, al 113 di St.Marks Place, e una volta lì dentro devi entrare in una vecchia cabina telefonica, schiacciare una volta il cicalino, e aspettare che si sposti la parete della cabina telefonica.

Et voilà, ecco apparire un piccolo posticino carino carino, con una ventina di posti a sedere.

E il giorno del mio compleanno cosa ho fatto?

Il giorno del mio compleanno siamo andati a farci un bel giro a Brooklyn, ci siamo goduti un altro giorno di sole all’aperto, e siamo finiti, non per caso, in una macelleria molto simile alle macellerie della nostra amata Cisternino, in Puglia.

Da “Fette sau”, però, non si può prenotare, si mangia seduti a lunghi tavoli, assieme agli altri, e non hanno le bombette!!!

Sabato era pieno, e quindi abbiamo pranzato al bancone del bar, in pole position davanti alle originali spine delle loro ottime birre.

Alle 19 siamo andati in un vecchio hotel abbandonato, a vedere una pièce teatrale molto particolare, che non credo dimenticherò presto…

Ma di quelle 3 ore emozionanti, ed intense, vi parlerò meglio nei prossimi giorni.

Dopo tanta emozione mi era venuta fame, e quindi siamo andati da “Minetta’s tavern”, dove avevamo prenotato un tavolo per due per le 23.

Un’amica mi aveva consigliato questo ristorante perché si mangia molto bene, e perché si può fare “vipwatching”!

Ahah! Io amo mangiare (ma va?!) e sono nata curiosona, impicciona e un po’ pettegola (non troppo)!

E quindi? E quindi alle 23 ci siamo seduti al nostro tavolo, ed ho iniziato a guardarmi in giro.

Brad Pitt non pervenuto, Di Caprio neanche, e George Clooney neppure!

“Forse quelli vivono a Las Vegas” mi sono detta, tra me e me!

“Forse qui ci sono un sacco di attori famosissssssimi che però noi non conosciamo!”, ho detto a mio marito che era tutto concentrato sul suo ottimo piatto!

Vabbè, vorrò dire che mi dedicherò anche io al midollo di mio marito (quello nel suo piatto), che mi sembra più buono del mio patè de foie gras affondato in un strana gelatina di verdure!

ciboMa quando sto per addentare il mio primo boccone di crispy pork (ben più chic di “maiale croccante”), lo vedo, lui!

“Marcello, ma secondo te quello nero col pizzo non è uno famoso?! A me sembra di averlo già visto”

Anche lui ha la stessa mia sensazione, ma non sa il nome.

Fermo restando che non era Denzel Washington (quello, per ovvi motivi, che ormai sapete, lo avrei riconosciuto, ops).

Dovevo scoprire se era qualcuno, e sopratutto, chi!!?

Tiro fuori il cellulare, vado su google e digito “Attore di colore”

Ahahahahaah! Giuro! L’ho fatto!

Ne sono usciti un botto, ma lui non c’era!

E’ bastata una veloce domanda al nostro cameriere, ed ecco scoperto l’arcano: avrei dovuto digitare “cantante di colore”, perché quel signore abbronzato col pizzetto era Mr Common, e la settimana prima aveva “solo” vinto un Oscar, per “Glory”, la colonna sonora di “Selma”, scritta da lui e cantata da lui e dal grande John Legend.

Che demente! Ma come avevo fatto a non riconoscerlo subito?!?!? Forse perché guardando la sua esibizione agli Oscar mi ero commossa talmente tanto che le lacrime mi avevano annebbiato la vista oscurandomi lo schermo? Può essere!

Fatto sta che alla fine della nostra cena io mi sono alzata, sono andata dritta dritta al suo tavolo e lo ho ringraziato per avermi emozionata tanto durante la sua esibizione agli Oscar.

Gli ho fatto i complimenti e gli ho detto che era il mio compleanno, e che avrei taaaanto gradito se mi avesse cantato “Tanti auguri a te!” (ovviamente scherzavo, un po’!)

A quel punto ci siamo messi tutti a ridere, e ci siamo seduti un paio di minuti con loro, giusto il tempo di scoprire che anche lui e il suo amico con cui era a cena (assieme alle rispettive girls) sono due pescioloni come me (lui fa gli anni il 13 marzo e il suo amico il 10)

Che emozione!

Pensavo di averne provate già tante nella mia vita, ma chiacchierare con un Oscar mi mancava!

In effetti un paio di amici che si chiamano Oscar li ho, ma parlare con loro è un’altra cosa (Ahahahahhaha! Come sono scema!)

memorialA New York può davvero capitarti di tutto, anche di andare a visitare il “National September 11 memorial & museum” , e di aver bisogno di uscire, perché ti manca l’aria.

Siamo stati lì dentro più di due ore, ed è stata dura, durissima.

Non sto qui a descrivervi la quantità di foto e di voci che mi hanno disintegrato il cuore, perché sapete che non amo parlare di cose che rattristino, ma è stato davvero difficile stare lì sotto.

Il sorriso, comunque rigato da copiose lacrime, me lo ha ridato un piccolo film di 9 minuti, sulla rinascita di ground zero, e sulla speranza, in un futuro migliore.

Quando siamo usciti da lì nevicava, forte!

Ci siamo avviati velocemente verso la metropolitana, tenendoci per mano, e siamo andati cercare il nostro secondo hamburger della vacanza.

Avevo bisogno di riempire subito quel gran senso di vuoto che si stava facendo largo nel mio stomaco…

Perché ho scritto “cercare” il nostro secondo hamburger? Perché il nostro secondo hamburger ce lo siamo dovuti letteralmente cercare!

IL nostro secondo hamburger ce lo siamo mangiati al “Burger Joint”, dietro la reception dell’hotel Parker Meridien.

“Burger Joint” esiste da ben prima dell’hotel, e la proprietà dell’hotel se lo voleva comprare, ma loro non hanno mai ceduto, e sono rimasti lì, nascosti dietro una tenda di velluto rosso, alla destra della reception dell’hotel.

Entri nell’hotel, ti guardi attorno, e dietro quella tenda rossa vedi quella piccola insegna luminosa, e capisci che ci sei, che l’hai trovato.

Ma devi saperlo che è lì, proprio lì, sennò non lo troverai mai.

Dai giganti lampadari dell’hotel, a quella piccola stanza con le pareti ricoperte di ritagli di giornali e di foto.

Ti metti in coda, compili un foglietto con il tipo di hamburger e la cottura che vuoi, ti siedi dove trovi posto, e aspetti che chiamino il tuo nome.

Siamo usciti da lì che nevicava ancora, sempre più forte.

“Ma il nostri aereo partirà?!”

Ho sperato…

Siamo arrivati all’aeroporto e abbiamo scoperto che il nostro volto delle 21.30 sarebbe partito all’1 di notte!

“Eh no! Io alle 16.30 di domani devo andare a prendere mio figlio a scuola, e devo portarlo a tennis!”

Si vede che sono stata convincente, perché ci hanno spostati sul volo delle 23, sempre dietro a Londra.

E meno male, visto che alla fine il nostro vecchio volo è stato proprio annullato.

“Mi raccomando le valigie signora!”

Ho detto alla gentile signora extra large e abbronzata, che ci aveva gentilmente assistiti al check in.

“Don’t worry Miss”, mi ha risposto!

E infatti noi siamo arrivati a Linate lunedì pomeriggio, ma le nostre due valigie sono ancora a zonzo.

Mi hanno appena chiamato per dirmi che oggi pomeriggio ce ne portano a casa una.

Adesso il problema è che non so se sperare che sia la mia (per ovvi motivi), o quella di mio marito dove avevamo messo tutti i vari regalini comprati per Danny, visto che la mia era piena!!!

Cuore di mamma, un po’ tanto ebete!

Barbara

PS un grazie di cuore alla mitica Caterina Barbini che mi ha dato un botto di dritte, e alla super Vanieta che all’hotel Hugo ci ha coccolati e viziati, compresa la boccia di prosecco che ci ha fatto trovare in camera al ritorno della cena del mio compleanno (la prossima volta meglio di pomeriggio, visto che la sera eravamo già ciucchi! Hihi)

La della nostra camera all'hotel Hugo

 

 

No Garavelli no party!

 

Avete mai visto il film “Mamma ho perso l’aereo 2“?

Tutta la famiglia è in partenza per la Florida, ma Kevin, il solito bambino biondo di “Mamma ho perso l’aereo 1”, insegue uno con la giacca uguale a quella di suo papà, e finisce sul volo per New York.

Vi starete chiedendo perché io abbia parlato di quel film, e la mia risposta è: non lo so!

Beh, fin verità forse un motivo c’è: anche nella mia vita c’è un bambino biondo, ma stavolta resta a casa, con la nonna.

E io non vado in Florida con il resto della famiglia, ma a New York, con mio marito.

YEEEEESSSSSSSSSS

Tra poche ore mi imbarco, e bye bye Milano.

Sabato compio ben 45 anni e siccome si dice che passare il ghiaccio sulla pelle ringiovanisca, ho deciso di andare a New York, e di strisciare a faccia in giù sui marciapiedi della grande mela, per un intero week-end! Ahahahahahahhaha

Me la ricordo ancora la mia prima festa di compleanno, semi seria.

Era il 1982, ero a Venezia,  e compivo 12 anni!

Dopo aver passato anni bendata, nel tentativo di attaccare la coda nel punto giusto dell’asino, per vincere uno stupido giocattolino, finalmente era arrivato il tempo del gioco della bottiglia, dei primi lenti, e dei primi baci.

Il 1982 era l’anno del “Tempo delle mele 2” e nessuna colonna sonora poteva essere più adatta al gioco della bottiglia, e ai primi baci umidi (con lingua).

Da quell’anno, forse perché ci avevo preso gusto, non ho più smesso…

Ma nooooo! Non di dare baci umidi, ma di fare feste per il mio compleanno!

Ma quest’anno…

Quest’anno, per il primo anno, ho deciso di non fare la festa, ma di partire, con mio marito.

Ci siamo regalati un lungo fine settimana tutto per noi, senza figlio, nella grande mela.

A New York ci siamo già stati una volta, assieme.

Danny era piccolo piccolo e noi, per iniziare la nostra carriera di genitori col piede giusto, avevamo deciso che una coppia deve continuare a vivere anche di luce propria, con i figli ben lontani, ogni tanto.

Sono passati circa 7 anni, e quella voglia di starsene un po’ lontano da tutto e da tutti è tornata.

No Garavelli, no party!

Scusate amici, ma quest’anno festeggio in un modo un po’ diverso.

Quest’anno ho bisogno di rinfrescarmi le idee, e forse ho scelto il posto giusto per farlo, ops!

Besos, ci si sente al mio ritorno.

Barbara

 

Quando un Oscar ti tocca da vicino…

 

Non sono una di quelle che passa la notte in bianco per vedere gli Oscar, ma l’ho registrato con MySky, prima di crollare, a due minuti dall’inizio della diretta.

Domenica Danny ed io ci siamo sparati 2 ore e mezza di corriera, e 2 ore e mezza di treno, per tornare dalla montagna, e la sera eravamo cotti bolliti, altro che Oscar in diretta!

Ma ieri mattina Danny a scuola ci è andato col papà, e io dal letto sono passata in un balzo sul divano, e ho iniziato la prima parte della visione.

La prima parte è filata abbastanza liscia, ma la seconda parte, che mi sono vista subito dopo pranzo, è stata tosta, tostissima.

Sarebbe bello sapere che le mie lacrime erano cellulite sciolta!

Se qualcuno brevettasse una sostanza che permette di espellere la cellulite tramite le lacrime, io sarei anoressica!

Io se sono felice piango!

Io se sono triste piango!

Io se mi commuovo piango!

imageQuando Graham Moore ha ritirato la statuetta per la miglior sceneggiatura non originale, per “Imitation game”, ha confessato di aver tentato il suicidio, all’età di 16 anni.

Si sentiva diverso.

E dopo questa forte confessione ha lanciato un grande messaggio a tutti quelli che si sentono diversi, dicendo loro di non mollare, perché un giorno anche loro potrebbero finire su quel palco, ed essere felici, come lui.

Tante volte mi sono sentita diversa.

Mi sono sentita diversa quando ero sempre la più alta, la spilungona.

Mi sono sentita diversa quando mi prendevano in giro perché avevo la testa molto grossa in confronto al corpo,  e allora mi chiamano Mercury, come i motori fuoribordo.

Mi sono sentita diversa quando le mie amiche andavano sui pattini e giocavano con le bambole, mentre io non mi separavo mai dal mio skate, e odiavo il rosa.

Mi sento diversa che ora, quando mi ritrovo a tavola con donne che parlano di scarpe e borsette: non mi sono mai interessate certe cose.

Non è mai stato un segreto che mio padre volesse un maschio, e io, forse nel tentativo di non deludere nessuno, ci avevo messo poco a diventare un maschiaccio.

Avevo appena finito di asciugarmi le lacrime che ecco arrivare la busta d’oro con dentro il nome della miglior attrice protagonista.

Una commossa Julienne Moore è salita sul palco, e, dopo i vari ringraziamenti, ha aggiunto che era felice di aver fatto quel film, nella la speranza di riuscire a sensibilizzare il mondo verso i malati di alzheimer, facendoli sentire meno soli.

E patapum: le mie lacrime sono tornate a sgorgare!!!

Ci sono arrivata più volte vicino ad andare a vedere quel film, ma non ho ancora trovato il coraggio.

imageNon potrò mai dimenticare quella telefonata: “Mamma qui a Formentera si sta benissimo! Quasi quasi resto tre giorni in più!”

“Preferirei che tu tornassi! Papá non sta bene, si comporta in modo strano.”

Non mi ricordo neanche che estate fosse, ma sono passati circa 15 anni dall’inizio di quell’incubo.

Una mattina di quell’estate mio papà si è svegliato e, tutto agitato, ha detto a mia mamma che doveva tornare subito a casa, da sua moglie.

Non esistono esami per capire se si tratta di demenza senile o di alzheimer.

Non esistono medicine per guarire i malati di alzheimer, ma solo per calmarli.

Ogni malato è diverso dall’altro, ogni storia è diversa dall’altra…

Sono stati anni lunghi e duri, specialmente per mia mamma, che viveva con lui.

Io vivevo già a Milano da tanti anni, e quando tornavo a Venezia facevo fatica a guardarlo negli occhi: quello non era più mio padre.

A volte, nella vita, per difendersi dal dolore, bisogna fare delle scelte difficili.

Per me mio padre era quell’uomo che anche in estate, non rinunciava mai ai suoi jeans bianchi, lunghi, e alla sua camicia di oxford fatta su misura.

Mai una maglietta a maniche corte, mai un bermuda…

Era un uomo molto elegante mio padre, dentro e fuori.

Chissà se prima di andarsene ha capito che quel bambolotto biondo che gli ho messo due volte sulle ginocchia era un bambino vero, suo nipote.

Non mi sento in colpa nel dire che ho desiderato con tutta me stessa che se ne andasse, e che quando se ne è andato prima ho pianto, ma subito dopo mi sono sentita leggera, molto leggera.

Prima o poi lo troverò il coraggio per andare a vedere quel film, e spero che nel frattempo qualcuno brevetti sta cavolo di sostanza che trasformerà la cellulite in lacrime!

Besos

Barbara

 

 

 

 

 

 

 

 

Lui, la coppa e l’artista

 

“Signora ci siamo dimenticati di dirle che domani ci sarà la gara!”

La gara?

Mio figlio ha fatto un corso di sci quando aveva 3 anni, e poi forse avrà sciato altre 6 volte nella sua vita, e voi gli fate fare una gara il primo giorno che rimette gli sci dopo 2 mesi?!

Ovvio che una mamma si preoccupi che il figlio possa sentirsi inferiore agli altri bimbi.

Uno slalom gigante con un botto di porte, e una pista lunga, lunghissima, di quelle vere!

Nooooo! Non ce la farà mai! Si fermerà a metà, e salterà la metà delle porte, come facevano sempre la sua mamma e il suo papà, quando erano piccoli.

“Scende ora il numero 3, Agrati Daniele”

Porca paletta! Lo hanno addirittura annunciato col microfono, come nelle gare vere! Aiutoooooo! Che è emozioneeeeeeee

Ma, ma, maaaaa! Guarda come viene giù il mio patatoneeeeee! Non ne sta saltando una di porta! Non ci credo! Non può essere nostro figlioooooo! C’é stato uno scambio nella culla!!!

Quando aveva visto il podio si era rattristato: “Mamma io su quel podio non saliró mai oggi!”

E invece nella sua categoria erano in 4, e lui è arrivato terzo: podio e coppa!

Tra lui e la coppa è stato amore a prima vista, non ci voleva credere!

Ieri sera ha voluto la coppa sul comodino, prima di spegnere la luce.

E stamattina si è svegliato alle 6.47: “Mamma accendi la luce perfavore? Voglio vedere se la coppa c’è ancora”

L’ha vista, ho spento la luce, e si è riaddormentato felice.

Che giornata ricca di emozioni quella di ieri: la prima gara di sci del mio patato, e la sua prima coppa, e, per non farci mancare nulla, la presentazione della mia linea di orecchini “Gipchic” da Nanà, qui a Cortina.

Sono venute le mie amiche di sempre, ma anche tante persone che conoscevo, e qualche “uips”, che fa sempre bene allo spirito, e ai social network (hihi)

“È lei l’artista? Complimenti! Ha avuto una bellissima idea, e gli orecchini sono bellissimi”

Io artista?

Questa mi mancava, ma mi piace, e parecchio.

Mi hanno spesso chiamata “Pr”, a volte “stagionata” (il mio simpatico marito), e da 7 anni “mamma”, ma “artista” mai!

Bene, e visto che ora il piccolo campione sta sciando, l’artista approfitta di questa libertà forzata e va a farsi una bella passeggiata tra i monti.

Besos

Barbara

Presentazione Gipchic da Naná. Viviana, la titolare, ed io, ed altri ospiti tra cui Elisabetta Ferracini, Alessandro Benetton e Debora Compagnoni

Presentazione Gipchic da Naná. Viviana, la titolare, ed io, ed alcuni ospiti tra cui Elisabetta Ferracini, Alessandro Benetton e Debora Compagnoni

 

 

 

 

 

 

 

 

Io, Nek e Mr Bean

Laura se n’era andata da poco

Laura non c’era già più, ma io sì

Io che ero già una sua fan, e di lui sapevo tutto

Sono arrivata sotto il palco con la maglietta di Marco Simone, e gliela ho regalata alla fine di quel piccolo concerto per gli addetti ai lavori.

Addetta ai lavori?

Eh sì, perchè nella mia vita ho fatto anche la “giornalista” musicale.

Ok, ok “giornalista” è una parola grossa! Diciamo che facevo l’inviata per una radio della mia città: radio S.Marco centrale.

A radio San Marco centrale ci lavorava un mio amico di infanzia, e siccome io mi ero trasferita a Milano a studiare allo IULM, le interviste per la radio gliele facevo io, e gli risparmiavo il viaggio.

Ho intervistato Lucio Dalla, i Kool & The Gang, George Michael, Concato e tanti altri.

Ad un certo punto ho smesso, ma sono rimasta un po’ nel giro, e quindi mi invitavano a veder qualche concerto.

Filippo Neviani, in arte Nek, mi era piaciuto subito, e quindi mi ero informata, avevo scoperto che era milanista, e al concerto mi ero presentata con un regalino, visto che al Milan avevo le mie conoscenze…

Era impossibile non perdersi dentro quelli occhi, e quel sorriso…

Dopo quel concerto ci visti, e rivisti.

Oltre al Milan avevamo scoperto di aver un’altra passione in comune: Mr Bean!

Lui, il suo mitico segretario Alan, ed io, passavamo le serate a casa mia a vedere le video cassette di Mr Bean!

Ho tutta la collazione completa io, e vi assicuro che una collezione di cassette di Mr Bean funziona meglio di una collezione di farfalle…

Ebbene sì, lo ammetto: una sera ci è pure scappato un bacio, ma la cosa è finita lì!

Ci divertivamo talmente tanto assieme, da amici, che abbiamo preferito continuare a vedere Mr Bean, anche se Laura non c’era più, e io ero single.

Non mi dimenticherò mai le risate a fine serata, nel suo albergo (nella hall) quando mi ha invitata a vederlo cantare sul mitico palco di Sanremo, tantiiiiii anni fa.

E’ stata la sera in cui tornando, in auto, mi sono spaventata, e per anni non ho più guidato.

Sono passati 18 anni…

Mi ricordo che il suo manager dei tempi mi aveva chiesto una mano, ed ero andata alla Nec, quelli dei telefonini, a domandare se volevano diventare sponsor del suo tour, ma risposero che Nek non era abbastanza famoso per loro.

Se penso a quanto avevamo chiesto loro…

Si saranno mangiati le mani…

Dopo quella volta ci siamo un po’ persi di vista, lui si è sposato con Patrizia, che non ho mai avuto il piacere di conoscere, ma che so essere una donna fantastica, ed è pure diventato papà di Beatrice, una bimba bellissima, come lui.

Ci siamo rivisti in qualche occasione, e l’ultima volta è stata un paio di anni fa , nel back stage del concerto di Radio Italia in Piazza Duomo (se guardate il video qui sotto piegate la testa, perché come cameraman faccio pietà!!!)  nekduomo.MOV (480p)

image

 

Quella sera ho pubblicato le foto della serata su facebook e a quel punto mi ha chiamato una mia cara amica.

Suo figlio Tiago, che ha un anno meno di Danny, è un super fan di Nek, e suona e canta tutte le sue canzoni.

Dopo pochi minuti sono capitata davanti ad uno specchio e, attenzione attenzione, nello specchio non c’ero io, ma una che somigliava un po’ a Raffaella Carrà e un po’ alla De Filippi.

Volevo fare una sorpresa a Tiago!

Mi serviva una giacca con le spalle imbottite, oppure un postino!

Ma perché complicarmi la vita? Forse con un semplice messaggino avrei risolto tutto più velocemente, e così è stato.

Ho scritto a Filippo, e gli ho chiesto un piccolo favore

Filippo non si è mai montato la testa, e per gli amici c’è sempre, tanto che dopo 5 minuti mi aveva già mandato un video per Tiago su whatsapp!

Durante Sanremo ho cantato a squarciagola e ballato, come se fosse stato l’ultimo ballo della mia vita.

In piedi, sul mio divano, saltando, quando mio figlio era già a letto, e mio marito era a boxe.

Non ci sono testimoni che possano raccontare di quella adolescente travestita da fan stagionata, ma fidatevi di me.

Per me è lui il vero vincitore del Festival, lui e la sua carica, lui e la sua energia positiva.

Lui che, come me, non ne vuole sapere di crescere.

Grande Filippo!

Continua a crescere dentro, ma fuori resta quel ragazzino con i capelli a spazzola e gli occhi azzurri, lo stesso che ho conosciuto quando Laura se ne era appena andata.

Sappi che fuori, in mezzo alle migliaia di quattordicenni che cercano i tuoi occhi azzurri, c’è anche una vecchia amica, un po’ stagionata, che non ha mai smesso di cantare le tue canzoni.

Besos

Barbara

 

 

La mia lunga gita al pronto soccorso, e la sanità!

 

Sabato mattina mi sono svegliata sentendo uno strano prurito al viso.

E la pelle mi bruciava.

Mi sono alzata nel buio della stanza, e sono andata in bagno.

Quando ho acceso la luce mi è preso un colpo: il mio viso era rosso, gonfio e pieno di brufolini sotto pelle.

Aiutooooo!

Non sono una che si allarma facilmente, ma sabato mi sono davvero spaventata.

Ho cercato di capire se la sera prima avevo mangiato qualcosa che non mangio mai, o usato prodotti nuovi.

Mistero!

Forse era stato il cioccolato fondente 90% che di solito non amo, ma che era l’unico cioccolato rimasto in casa?

Può essere!

Mi calmo, faccio un paio di chiamate, e poi mi tranquillizzo, mando mio marito a comprare una pomata lenitiva, e mi metto l’anima in pace…

La sera metto un filo di cipria ed esco a mangiare la pizza con amici e prole a seguito.

Domenica mi sveglio e mi vedo leggermente migliorata, quindi riempio la sacca della palestra, salgo in motorino e mi avvio a fare il mio corso “Legs program”.

A metà strada uno strano giramento di testa

Mi fermo, tiro fuori l’acqua dalla borsa, e ne bevo un sorso.

Faccio fatica a deglutire, sento uno strano “gnocco” in gola, e mi spavento.

Ho quasi 45 e so bene che quando c’è qualche allergia in corso, la cosa più pericolosa è che si gonfi anche la gola, impedendoti di respirare.

Prendo il cellulare e chiamo il mio dermatologo spiegandogli cosa mi era successo.

Avevo provato a chiamarlo una volta il giorno prima, ma era spento, e mi scocciava disturbare di sabato.

Vai immediatamente al prontosoccorso, e non ti muovere da lì fino a che non ti hanno visitata”.

Ho chiamato mio marito e mio figlio dicendo loro di andare a giocare a bowling senza di me: sapevo che sarebbe stata lunga, e non volevo che venissero con me.

Sono entrata al prontosoccorso alle 13.45, ma il prontosoccorso dermatologico aveva chiuso alle 13.30 (il sabato e la domenica apre solo dalle 11.30 alle 13.30).

Spiego all’ingresso che oltre a quello che vedono con i loro occhi, ho sentito qualcosa di strano in gola deglutendo, e ho avuto un forte giramento di testa, ma loro mi consigliano di andare il giorno dopo in dermatologia, in Via Pace.

Ieri c’era molta gente, e per una visita con medico generale avrei dovuto aspettare circa 2 ore.

Richiamo il mio dermatologo e gli racconto cosa mi hanno detto.

Sono dei pazzi! Tu non vai via! Aspetti lì e non ti muovi fino a che non ti vedono”.

Dopo 3 ore finalmente una dottoressa mi visita, e mi fa fare un’iniezione di un forte antistaminico.

Mi dice di aspettare fuori per un’ora, per vedere se la puntura fa effetto.

Dopo due ore entro e chiedo di parlare con qualcuno: la mia faccia è uguale a prima.

A quel punto un’altra dottoressa mi dice che dovranno somministrarmi del cortisone, e che quindi dovrò restare lì ancora 2 ore, per vedere gli effetti.

Sono rimasta al pronto soccorso quasi 6 ore per farmi dare l’antistaminico!

Altre 2 ore per il cortisone no, grazie!

Ormai con la puntura di antistaminico il peggio lo avevo evitato.

“Posso avere la ricetta per il cortisone, e vado a prendermelo a casa mia?”

Dimessa, con bollettino!

Bollettino?

Eh sì, perché sono entrata con codice verde, ma siccome non sono rimasta per almeno 7/8 ore (non ricordo il numero esatto che mi hanno detto), il mio codice è diventato bianco, e quindi devo pagare 25 euro.

Scusate, ma io trovo tutto un po’ assurdo!

Avrei potuto andare dal mio medico della mutua? Non di domenica.

Avrei potuto chiamare la continuità assistenziale (ex guardiamedica)? Per farlo sarei dovuta tornare a casa, ma io mi sono sentita male mentre ero in motorino, e il pronto soccorso era più vicino.

Se fosse stato per chi mi ha ricevuto all’ingresso del pronto soccorso, io sarei dovuta tornare a casa, con il rischio di soffocare per strada.

Sono rimasta lì 5 ore per un antistaminico, e mi è stato anche chiesto di pagare 25 euro!

Mi sembra ovvio che i codici gialli e rossi abbiano la precedenza sul mio codice verde, e su questo non discuto, ma mettere più medici no?!

E poi scusate, ma a me 25 euro non mi cambiano di molto la vita, anche se con tutte le tasse che pago avrebbero potuto fare a meno, ma 25 euro, per chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, sono tanti, cribbio!

Una ragazza che conosco, oggi mi raccontava che in liguria, dove va lei in vacanza, se le capita di dover portare il figlioletto al prontosoccorso, le danno codice giallo, per evitare di farle pagare il bollettino all’uscita.

Sono davvero allibita. e lo sono ancora di più se penso a quei due poveri bambini che ultimamente negli ospedali ci hanno perso la vita, per errori umani.

Un ottimo medico pochi anni fa ha salvato mia mamma, e un altro, tanti anni fa, ha salvato mio padre.

E’ pieno di medici bravissimi, e su questo non discuto, ma sulla sanità italiana un paio di paroline da dire le avrei…

Adesso vi lascio, ho la mia bella dose di cortisone che mi aspetta, in attesa di scoprire presto a cosa sono diventata allergica.

Se scopro di essere diventata allergica al cioccolato vado diretta dallo psicologo, io ve lo dico!

Besos

Barbara

prontosoccorso

 

 

 

 

S.Valentino, e il mio piccolo segreto!

Ma voi lo sapete perché esiste la festa di San Valentino?

Io non lo sapevo fino a 10 minuti fa, poi ho digitato due paroline su goooooogle, e ho scoperto tutto!!!

Per gli antichi Romani febbraio era considerato il mese in cui ci si preparava all’arrivo della primavera, la stagione della rinascita.

Si iniziavano i riti della purificazione, pulendo le case e spargendovi sale ed una particolare farina.

Verso la metà del mese iniziavano le celebrazioni dei Lupercali (gli dei che tenevano i lupi lontano dai campi coltivati).

I Luperici, l’ordine di sacerdoti addetti a questo culto, si recavano alla grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo, e qui compivano i sacrifici propiziatori, e il sangue degli animali veniva poi sparso lungo le strade della città, come segno di fertilità.

Ma quello che contava di più per i giovani romani, era una specie di lotteria dell’amore.

I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna e un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinchè il rito della fertilità fosse concluso.

Nel 496 d.C Papa Gelasio annullò questa festa pagana sostituendola con quella di San Valentino vescovo, martirizzato dall’imperatore Claudio II, in quanto univa in matrimonio giovani coppie alle quali l’imperatore aveva negato il consenso.

Prima della sua esecuzione Valentino, che si era innamorato della figlia del suo carceriere, le scrisse una ultima lettera firmandola “dal tuo Valentino” frase che è arrivata fino ai nostri giorni.

Mentre stavo scrivendo le prime righe di questo post ho fatto una pausa, e ho scritto un sms a mio marito: “Ma domani avrò almeno un cioccolatino?”

E’ arrivata presto la sua riposta: “Ma noi non abbiamo mai festeggiato San Valentino!”

Veramente è LUI che non lo ha mai voluto festeggiare, e non IO !

Ok, ok: San Valentino ormai è diventata una festa commerciale, e in effetti è un po’ stupido festeggiare l’amore una volta l’anno quando, invece, andrebbe fatto tutti i giorni…

La verità è che tutti i giorni c’è qualcosa più importante e di urgente da fare, e allora uno spesso si dimentica di dire “Ti amo”.

La verità è che spesso stanchezza e stress fanno brutti scherzi…

La verità è che io sono sempre stata un po’ un maschiaccio, e quindi è facile pensare che io a certe cose non ci tenga.

Adesso vi svelo un segreto: “Sotto quell’apparente maschiaccio c’è una donna super romanticaaaaaa”

Sotto quell’apparente maschiaccio c’è un mare infinito di sensibilità che molti non riescono neanche ad immaginare.

A volte sono la prima a sorprendermi, e a non riconoscermi: io che ci tengo a certe cose? Io che mi emoziono quando mio marito torna a casa con dei fiori?

Ebbene sì!

Quante volte ci si ritrova a pensare: “Ma vaaaaaa, daiiii, figuratiiii! A me di San Valentino non me ne importa un tubooooooo! Cosa vuoi che me ne freghi a me se mio marito torna a casa con una scatola di cioccolatini o un mazzo di rose! Io so che mi ama 365 giorni l’anno! Non ho mica bisogno di queste feste stupide ioooooo!”

Palle! Scusate il termine, ma sono solo palle!

E’ un pò di tempo che ho deciso che non ho più l’età per raccontarmi le bugie, da sola, e , sopratutto, di raccontarle agli altri.

Per anni mio marito mi ha chiesto: “Ma non sarai mica una di quelle donne che ci tiene a queste stupide feste veroooo?!??!”

E per anni io ho risposto: “Ma vaaaaa! Io?! Ma figurati!”

Ma la verità è che per anni ho sperato che lui avesse capito che mentivo, e che arrivasse a casa con uno stupido pensierino per me, per la sua innamorata.

Bene! Oggi ho deciso che alla veneranda età di quasi 45 anni, era giunto il momento di svelare a mio marito un piccolo segreto: “Pensa pure di aver sposato una stupida romantica, pensa pure che per avere un regalo farei carte false, ma sappi che la dura verità è che io a San Valentino ci tengoooooooooo!

Ecco, l’ho detto!

E ora sto molto meglio!

Adesso vado a fare la spesa: domani per pranzo farò il mio plumcake salato preferito, e la farò col cuore…

Se siete delle inguaribili romantiche come me, ma in questo momento non avete la fortuna (non sempre è una fortuna!!!)  di avere un compagno da cui farvi regalare degli stupidi cioccolatini, scrivete un bigliettino ad una persona a cui volete bene, fate una foto al biglietto, e mandategliela su whatsapp (arriva prima che con la posta).

San Valentino potrebbe essere la giusta occasione per ricordare a qualcuno che gli volete bene, uomo o donna che sia…

Besos

Barbara

Orecchini “Gipchic”: un sogno in vetrina.

 

Nuovo anno nuove idee, vecchie passioni, e sogni tirati fuori, dai cassetti…

Mi ero ripromessa che nel 2015 avrei coltivato una passione della mia infanzia, e così ho fatto.

Quando vivevo a Roma, spesso andavo in vacanza a Ponza, con i miei genitori, ed è proprio a Ponza che ho fatto le mie prime bancarelle, in piazzetta, e sul porto.

Le altre bambine vedevano braccialetti e collanine fatti con le classiche perline colorate, e io facevo braccialetti e collane con le girelle che si usavano per pescare.

Non mi è mai piaciuto fare le cose che facevano gli altri: le mie amiche andavano sui pattini? E io andavo sullo siate; le mie amiche vestivano di rosa? E io vestivo di verde.

Mio papà avrebbe voluto un maschio, e io a diventare un maschiaccio ci ho messo un attimo!

Un paio di anni fa sono entrata in un negozio da pesca con mio figlio, e ho rivisto loro, le girelle.

Ho comprato una decina di sacchettini, mi sono comprata delle perle marroni e color bronzo, e mi sono fatta una collana come quelle che, da piccola, vendevo alle amiche di mamma.

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Quella passione era finita in un cassetto, insieme a quei sogni che spesso nei cassetti fanno la muffa

Il 20 gennaio ho tirato fuori da un cassetto un vecchio sogno, e una manciata di murrine.

Il 21 gennaio ho comprato due pinze, e qualche base in argento, e la sera, dopo aver messo a letto Danny, ho iniziato a liberare la mia creatività, quella creatività che avevo quasi dimenticato di avere.

Vedevo le murrine nelle vetrine della mia città da anni, e mi chiedevo come mai a nessuno fosse venuta l’idea di dare vita a quelle murrine, facendolo in un modo un po’ diverso dal solito.

E allora ci ho provato io.

Sono passate meno di 3 settimane, e dopo quel primo orecchino di prova, ne sono arrivati tanti altri…

primoorecchino

Sono sempre stata un’appassionata di orecchini, e più grandi sono e più mi piacciono.

C’è un posticino, a Cortina d’Ampezzo, dove ci sono sempre degli orecchini bellissimi.

Viviana, la proprietaria di Nanà, quel piccolo angolo di paradiso, vive con la pinza in mano, e inventa, e crea…e io compro.

Ogni volta che vado in montagna, cosa che per fortuna non capita troppo spesso, passo da lei e mi regalo un paio dei suoi bellissimi orecchini.

Mi è sembrato naturale far vedere a Viviana il mio nuovo hobby, e le mie prime creazioni…

Viviana i miei orecchini li ha voluti subito, per il suo Nanà!

Venerdì ho finito di preparare gli orecchini che aveva scelto, e sabato glieli ho mandati in negozio tramite un’amica di mia mamma.

E sempre sabato, mentre uscivo da un negozio di Venezia dove ero andata a far vedere i miei orecchini, mi è arrivato un messaggio su whatsapp…

Era una foto che mi aveva mandato Viviana…

In quella foto si vedevano i miei orecchini nella sua vetrina!!!

Pensate pure che io sia una stupida sensibile, ma mi sono commossa, di brutto!

Mai avrei sognato tanto!

Io ero già felice al pensiero di fare gli orecchini per le mie amiche, e di magari iniziare a venderli in uno di quei  mercatini dove di solito vado da cliente, e invece…

E invece è successo molto di più di quanto mi sarei mai aspettata, e una lacrima di gioia ha attraversato un infreddolito viso sorridente.

Il mio sabato è iniziato così, ed è finito con un altro negozio che ha voluto i miei “Gipchic”.

Ebbene sì, ho deciso di chiamare i miei orecchini “Gipchic”: un po’ gipsy, e un po’ chic, come me.

Io che amo girare in jeans, o con lunghe gonne.

Io che i tacchi li tempero, ma che, se potessi, starei sempre a piedi scalzi.

E io che pensavo di aver trovato un nuovo hobby…

E invece ora mi tocca rimboccarmi le maniche, per cercare di  trasformare questo hobby in una nuova avventura lavorativa.

Andiamo avanti così, con le mie solite stupide paure dei cambiamenti, e il mio solito entusiasmo di una ragazzina che non ne vuole sapere di crescere.

Adesso vi lascio che devo chiamare il commercialista, aiutoooooooooo

Besos

Barbara

Collage di orecchini "Gipchic"

Isola dei famosi? Adesso parlo io!

 Alessia ed io una volta sull’isola ci siamo state, ma non era “questa” isola, e io era su questa isola che volevo andare.

Aleeeee se quest’anno sull’isola mandate anche i non famosi, mandate anche meeeee?!?!?”

Ebbene sì, devo ammettere che ci ho provato.

L’isola dei famosi secondo me è la miglior dieta che esista al mondo, e visto che quest’anno la mia amata Puglia ha lasciato il segno per ben due volte (estate e Natale), ho pensato che un paio di settimane sull’isola sarebbero state la soluzione perfetta per rimettermi in forma, ops!

Avete idea di quante diete io abbia provato nella mia vita? Un’infinità!

E sapete quante volte ho miseramente fallito? Un’infinità!

Per riuscire a fare bene una dieta dovresti chiuderti in casa, e non comprarle proprio le cose che fanno ingrassare, ma avendo io un figlio che mangia biscotti e non solo, e dovendo io uscire una volta ogni tanto, le tentazioni diventano troppe, e la mia forza di volontà è pari a quella di un criceto.

Ma sull’isola…

Sull’isola niente biscotti, niente pastasciutta, niente pane, e niente pizza (le mie droghe), ma tanto cocco.

Cocco e Rocco!

Ecco appunto, parliamo di questo benedetto Rocco: facciamolo ora e poi non facciamolo mai più!

Se Rocco di cognome non facesse Siffredi, e non avesse una certa “fama”, e fame, non se lo filerebbe nessuno: ha la pancia, è parecchio stempiato (credo abbia un capello ogni 10 cm quadri), e con quel costume a mutanda nun se po’ guardà!

E poi durante la prima puntata ha pure detto che sua moglie è una donna fantastica e che quindi cercherà di battere il suo record di astinenza.

Bene ragazze! Visto che il nostro sogno di vederlo attaccato ad una liana con la prima che gli capitava, è svanito nel nulla, ora concentriamoci su qualcosa di davvero interessante: Alex!

Già il cognome dice tutto: Belli!

Ma quanto Belli sono i suoi occhi? Ma che sguardo ha?

E poi daiiiiii! Uno che vince la prima prova, e quando vince il diritto di iniziare la sua isola su un’isola di lusso, vorrebbe rinunciarci per restare con i suoi compagni di avventura, merita già di vincere!

E gli altri? Cosa penso degli altri?

Di Catherine Spaak penso che sia sempre stata una signora, e come tale si è comportata anche quando è stata pesantemente attaccata in studio da Mr Signorini.

Si parla di un contratto da 100.000 euro dove la signora Spaak ha preteso di non dover entrare in contatto con l’acqua, e di non dover apparire in costume.

E si parla di un grosso spavento preso durante una traversata alquanto travagliata, con mare in burrasca, e, a quanto pare, un capitano un po’ inesperto!

Fermo restando che le clausole che ha preteso la Signora Spaak qualcuno gliele ha firmate, e quindi accettate, ma si può criticare una donna perché questa ammette di essersi presa un brutto spavento?

La produzione secondo me ha fatto il possibile per riuscire a portare i naufraghi sull’isola per la prima puntata, ma così facendo, forse, ha messo in pericolo i naufraghi, e una donna che dell’acqua aveva molta paura.

A me è capitato più volte di ritrovarmi in barca in mare aperto con mare in burrasca, e vi assicuro che non è bello, specialmente quando la barca è è piccola.

Ma ora lasciamo Catherine nel suo brodo, sperando che non ci anneghi, a parliamo d’altro.

Parliamo di Alessia, che tanto è stata attaccata quando la prima puntata è stata sospesa a causa del tempo avverso.

Anche io ci sono rimasta male visto che ero bella spapparanzata sul divano nella speranza di vedere Rocco in perizoma, prima di scoprire dell’esistenza di un certo Alex Belli, ma se non si può non si può daiiiii!

Simona Ventura sarebbe riuscita a fare la puntata anche senza isola e senza naufraghi?!

E brava la Ventura, ma la Ventura faceva quella trasmissione da anni, e aveva un’altra produzione.

Alessia era alla sua prima puntata, e di certo non è stata lei a decidere di non andare avanti.

I capelli troppo biondi?! Eh sì, in effetti questi sì che sono problemi di cui vale la pena discutere!

Ma per favoreeeeeeee!

E Mara Venier? Mara è Mara, e non si tocca, ciò!

Degli altri non parlo perché io sono una che fa già fatica ad inquadrare quelli che conosco, quindi figuriamoci quelli che non conosco!

Le sorelline cantanti che ora fanno tanto quelle che sorridono, secondo me tra poco di sbraneranno per una vongola!

Si dice che un certo Scanu presto farà outing: che carinoooooo! Ma secondo te non lo abbiamo già capito tutti quando, con quella canotta agghiacciante, ti sei rifiutato di prendere in mano un granchio?!?!?

Della sorella di Belen cosa volete che dica?! Mi sembra una ragazza davvero dolce, ma un po’ mi spiace per lei, perché la competizione con il parentado sarà sempre impresa ardua, come impresa ardua sarà scalare tutti i giorni quelle “montagne” a piedi scalzi.

La prima puntata è stata noiosa?!

La prima puntata è sempre noiosa, ma vedrete che appena inizieranno ad avere fame inizieremo a divertirci.

Ammetterlo non sarà proprio cosa buona e giusta, ma tanto si sa che siamo tutti in attesa che questi inizino a scannarsi per 10 chicchi di riso, no?!

Manca poco ragazzi, manca molto poco!

Presto i primi sorrisini di presentazione lasceranno i posto a tigri che ruggiscono, e a gattine che miagolano, e allora ci sarà davvero da ridere.

L’isola dei famosi: nessuno la guarda, ma tutti ne parlano.

Perché la verità è questa: il grande fratello, l’isola dei famosi etc etc sono le classiche trasmissioni che vengono etichettate come trasmissioni inutili e inguardabili, poi però, chissà come mai, tutti ne parlano.

Non vergognatevi di ammettere che ogni tanto un po’ di leggerezza fa bene allo spirito.

Se poi volete continuare a guardare solo “Porta a porta” e “Quarto grado”, fate pure: nel mondo c’è posto per tutti!

Besos

Barbara