Se la dieta è troppo restrittiva…allarga!

Ormai credo che molti di voi abbiano capito che io non sono per le vie di mezzo: o tutto, o nulla.

Sono stata single per 20 anni, non sapevo cucinare, e facevo la spesa una volta al mese, quando finivo l’ultima sofficino Findus ripieno di mozzarella e pomodoro o di funghi, e l’ultima scatoletta di tonno, in dispensa.

Poi un giorno mi sono innamorata, mi sono sposata, ho fatto un figlio (Ops, abbiamo!), ho quasi imparato a cucinare, e faccio la spesa praticamente tutti i giorni.

O sono felicissima, o sono a pezzi.

O giro per strada canticchiando anche quando sono in scooter, sotto il diluvio, o me ne sto rintanata a casa, affondo la testa tra una decina di enormi cucini (devo essere sicura che nessuno mi senta), e piango a dirotto come una fontanella, col naso che sgocciola, e a volte senza neanche sapere bene il perché.

O mi sveglio con addosso quella iperattività che spesso mi contraddistingue, esco a farmi 6/7 km a piedi velocemente, poi mi faccio la doccia, poi pulisco casa, poi lavoro , poi smonto gli armadi, cucino, vado a prendere mio figlio, lo porto a tennis, gli faccio il bagno, lo nutro, lo coccolo e lo metto a letto, oppure mi sveglio, lo porto a scuola, e torno a casa sul divano, dove ci resto tutto il giorno, e lavoro da lì, senza alzarmi, e a volte riesco pure a riposare.

Ecco, oggi sarei un po’ in modalità letargo, ma purtroppo non posso.

Ma torniamo alle “non vie di mezzo”.

Ho più volte parlato dei miei disturbi alimentari e dei miei attacchi di fame, e di quanto per me a volte sia più facile non mangiare nulla che mangiare poco.

Devo dire che digiunare mi ha fatto bene, mi ha dato la certezza che se voglio fare davvero qualcosa, la forza di volontà la trovo, ma, ovviamente, non si può digiunare per tutta la vita.

Forse è proprio nell’alimentazione che la via di mezzo va trovata, e alla veneranda età di quasi 45, ci sto provando.

L’ideale sarebbe trovare un regime alimentare corretto e studiato sulle proprie necessità, sui propri bisogni, e su eventuali forti intolleranze.

Un paio di settimane fa sono tornata da una mia vecchia amica nutrizionista che non vedevo da parecchio.

La prima ora l’abbiamo passata a chiacchierare.

Per la verità io chiacchieravo, e lei ascoltava.

Le ho raccontato che circa 7 anni fa sono diventata mamma, e che poi è mancato il mio papà.

Le ho raccontato del carico di responsabilità che all’improvviso mi sono ritrovata sulle spalle, e le ho parlato dei miei attacchi di fame, dei miei digiuni e di questa mia nuova voglia di tenermi in forma fisicamente.

Prima di rimanere incinta l’unica attività fisica che facevo, e che si possa raccontare, era quella che facevo salendo le scale di casa, visto che vivo al secondo piano senza ascensore.

Poi siccome mia mamma, quando ha avuto me, era ingrassata di 27 kg, nel timore di ingrassare anche io così tanto, durante la gravidanza ho iniziato a tenermi in forma con corsi di acqua gym, pilates, etc, e mi è piaciuto così tanto che non ho più smesso.

“Cara Barbara”, inizia la mia amica nutrizionista dopo aver ascoltato il mio lungo e “divertente” racconto.

Mi sembri leggermente stressata, e quindi non credo che sia il caso che io ti dia una dieta proteica in questo momento. Credo proprio che sia meglio che tu inizi con una bella dieta disintossicante mangiando principalmente pasta e verdura”

Pasta???
Sìììììììììì

BINGOOO!!!

Io amo la pasta! Io mangerei pasta tutti i giorni!

Io mangerei pasta, pizza, tramezzini e biscotti, tutti i giorni.

Io sono una carbo addicted!

E più facevo diete dove non potevo mangiare pane e pasta, e più mi veniva voglia di carboidrati, e finivo per cedere.

Beh, ora la pasta la mangio tutti i giorni, e sono anche dimagrita quasi 3 kg in 3 settimane.

Avrei potuto perdere pure di più, ma spesso esco, e quando esco, e mi ritrovo con certe tentazioni servite su un piatto d’argento, non sempre riesco a resistere.

Ma gli attacchi di fame serali non li ho più avuti.

Gli attacchi di fame serali sono un tentativo che il nostro corpo, il nostro sub conscio, fanno per riempire dei vuoti.

Tutti noi abbiamo dei vuoti.

C’è chi ha vuoti affettivi, chi non è soddisfatto del suo lavoro, della sua vita…

E allora ecco che la sera, quando cala il sole, e ci si ritrova a casa, apparentemente tranquilli, arriva quella irrefrenabile voglia di dolci, di coccole, di carezze al cuore.

E allora via di biscotti, cioccolata, e chi più ne ha più ne metta.

Ma se quei vuoti noi iniziassimo a riempirli di giorno? Quando fa meno male al nostro corpo? Quando i carboidrati si assimilano meglio?

Ecco la grande scoperta che sto facendo in questo periodo: riesco a riempire quei vuoti non facendo più i danni che facevo prima, di sera.

Da tre settimane mi mangio un bel piatto di pasta tutti i giorni, di solito a pranzo (anche se potrei anche a cena).

E attenzione perché non sto parlando di 50 grammi di pasta, ma di un bel piatto di 100 grammi.

Però non deve essere pasta normale, ma pasta con poco, o zero, frumento, e condita giusto con un filo di olio e al massimo con poca verdura o proteine.

Ho anche scoperto che la pasta di kamut bianca è buonissima, e lo sono anche quella integrale, quella di farro, e quella di grano saraceno.

Costano di più, ma appesantiscono di meno, molto di meno.

Ho tolto tutti i latticini, ma ho scoperto che non è vero che la pasta senza formaggio grana è immangiabile: basta avere del buon olio, e noi abbiamo il nostro, della puglia.

Come sto bene da quando mangio la pasta tutti i giorni.

Arrivo a sera che non ho la fame che avevo prima, e riesco a mangiare meglio, senza sgarrare (se sono a casa).

Vabbè dai, ogni tanto sgarro ancora, anche a casa, ma lo faccio solo ogni tanto, mangiando giusto un paio di quadratini di cioccolata super fondente.

I danni che facevo quando seguivo le diete super proteiche non li faccio più, giuro!

Appena ci si mette a dieta, di solito,viene una fame…

Quando segui quelle diete super restrittive, non solo ti scatta quella ricerca compulsiva del cibo, ma soprattutto del cibo più grasso e calorico che ci sia in commercio, e i sensi di colpa aumentano!

Una delle prime cose che si fa quando si fanno le classiche diete super restrittive, è quella di ridurre ai minimi termini il cibo a colazione e nei pasti principali, nella errata convinzione che assumere poche calorie faccia dimagrire e diventare sani e belli.

Ovvio che mangiando poche calorie sì perde peso (a volte), ma spesso si perde poca massa grassa e tanta massa muscolare!

Per dimagrire bene, e senza sensi di colpa, la cosa più importante è trovare il proprio stile alimentare individuando il proprio giusto mix tra serenità, sazietà, sport e piacere.

Meglio dimagrire meno, ma essere felici, che dimagrire tanto, ma essere isteriche.

E’ un periodo un po’ del cavolo per tutti: è un periodo in cui siamo tutti un po’ preoccupati e stressati, e quindi forse non è proprio il momento adatto per fare diete estreme, che influiscano anche sull’umore, girando il coltello nella piaga.

Concediamoci qualche coccola in più, ma facciamolo, se possibile, con l’aiuto di qualcuno più esperto di noi, che magari è in grado di darci qualche bella dritta per non fare i classici danni fai da te.

Io posso solo dirvi che fino a poco tempo fa pensavo che mangiare la pasta tutti i giorni fosse solo un bel sogno, e che facesse ingrassare, e invece ora la mangio, sono dimagrita e sono anche molto meno stressata si prima, olè! 

Besos

Barbara

 

Ho un bruttissimo carattere, ma sono intelligente, dicono!

Ieri stavo navigando a vista su facebook , come mi capita spesso di fare, e leggi un po’ cosa ti trovo:

Chi ha un brutto carattere è più intelligente!”

“Vi lamentate spesso? Siete musoni, scontenti, brontoloni e incazzosi? La brutta notizia è che potreste perdere qualche amico prima o poi, o magari la fidanzata.

La buona notizia, che potrebbe farvi guadagnare punti, è che siete più intelligenti di altri”.

Evvvvvai! Queste sì che sono belle notizie da dare quando fuori piove a catinelle, e chi legge è una meteoropatica convinta.

Secondo  me in un’altra vita ero un mulino, perché solo così si può spiegare come mai a me girino così tanto quando scendono sti fiumi d’acqua, ops.

Fermo restando che di perdere la fidanzata non mi importerebbe molto, visto che sono circa felicemente sposata con un uomo, sono stata però felicissima di leggere che, secondo uno studio dell’università americana di Harvard, le persone dal cosiddetto “caratteraccio” avrebbero un cervello più sviluppato, maturo ed evoluto rispetto ai tipi sempre solari, sorridenti e disponibili.

So a cosa state pensando: state pensando che io sono sempre “solare, sorridente e disponibile”.

Sbagliato!

Sbingo (alias: non bingo!)

Io sembro “sempre solare, sorridente e disponibile”, ma sotto sotto, e neanche così tanto sotto, io ho davvero un brutto caratteraccio, e chi mi conosce bene lo sa.

Ma cosa vuol dire esattamente avere un brutto carattere?

Dicono che per essere qualificata come persona avente un brutto carattere, bisogna avere almeno 2 delle seguenti caratteristiche:

1) Intolleranza verso tutto e tutti o quasi, talvolta anche verso se stessi, e tendenza a non tenersi per sè questa sensazione.

Intollerante io?

Avete presente quel film del terrore dove lui raddrizzava sempre gli asciugamani appesi in bagno? Ecco, io sono così, anzi, peggio.

Io non tollero il disordine, non tollero chi urla, non tollero i rumori improvvisi, non tollero essere svegliata le poche volte in cui crollo fuori orario, non tollero chi mi rivolge la parola con sfumature di aggressività (sono permalosissima e mi sento subito attaccata), non tollero i cibi troppo piccanti e le cose “slimegose” (trippa, certi tipi di funghi, e tutte quelle cose che al palato risultano troppo “scivolose”).Potrei stare qui fino a domani ad elencare le cose che non tollero, ma mi limiterò ad aggiungere che non tollero chi non sa stare composto a tavola, chi dice troppe parolacce (ecco perché a volte non tollero neanche me stessa), e chi ce l’ha con i regali riciclati (sono utilissimi!) 

E quindi?

E quindi la caratteristica numero 1 è mia, CELO (“ce l’ho”, come si diceva quando si faceva scambio di figurine)

2) Irascibilità facile, da aggiungere alla convinzione che se ci si arrabbia, o ci si infastidisce, non è colpa nostra, ma di tutti gli idioti che ci circondano.

Io di solito giro in bici o in scooter, ma oggi diluviava e avevo due appuntamenti importanti che non potevo rimandare, e quindi sono stata in giro con la mia nuova macchina, usata, tutta la mattina.

Vi assicuro che mi sono dovuta trattenere, ma avrei tanto voluto fare all’amore con il mio clacson, sdraiandomi su di lui per non mollarlo più.

Ma fatemi capire una cosa: quando piove gli idioti escono tutti assieme dalle loro case e salgono sulle loro macchine per andare in giro con telefonino fisso in mano, guardandosì le punte delle scarpe invece che la strada, e aspettando che i semafori diventino arancioni per ripartire?

L’intolleranza è davvero la parte peggiore del mio brutto carattere, e l’irascibilità ne è la prima e ovvia conseguenza.

Se penso a quante volte ho urlato dietro a mio marito perché io odio le radio dove parlano di continuo e lui invece, appena sale in macchina, si sintonizza su quelli dello Zoo di 105 mentre nostro figlio, spesso seduto dietro, li ascolta, ride, e ripete…

E oggi cosa ho fatto? Oggi in macchina, attraversando la città, ho capito che la radio fa molta compagnia, e quando parlano non mi da più così fastidio, anzi.

Mica è colpa mia se di solito giro in scooter e quindi la radio per me è solo una lontana sconosciuta.

Non ditelo a mio marito, ma oggi, ad un certo punto, ho tolto il mio cd dal lettore, mi sono sintonizzata su quelli dello Zoo, e ho pure riso, come una matta.

Direi che alla 2) posso quindi rispondere di nuovo CELO, e siamo già a due, ma andiamo avanti.

3) Difficoltà a sorridere e frase tipica preferita : “Guarda oggi lasciami perdere che sono di cattivo umore”.

Eh no! Questa caratteristica per fortuna non è cosa mia: posso essere di cattivo umore, ma un motivo per sorridere lo trovo sempre.

Posso incavolarmi e/o essere triste, ma una volta che mi sono sfogata picchiando, o bagnando un cuscino, di solito mi passa.

Però due caratteristiche sono mie, e quindi io il brutto carattere ce l’ho davvero, eccome!

E quindi?

E quindi come vi accennavo prima, mi consolo da quando, ieri, ho scoperto, che una recente analisi scientifica, fatta su scimmie e scimpanzè, ha dimostrato che le persone aggressive, irritabili, e perennemente di cattivo umore, brontolone, bisbetiche, scontente, lamentose, suscettibili e musone, sono più intelligenti e portate alla leadership, in quanto dotate di una natura più avanzata, proprio grazie alle “doti” sopracitate.

La stessa analisi scientifica dice anche che, al contrario, la tendenza ad essere buoni, tolleranti, accondiscendenti, gentili, disponibili, sempre positivi, di buon umore e col sorriso tatuato in faccia, è simbolo di un atteggiamento più infantile e remissivo.

Forse però, ripensandoci, io ho un brutto carattere, ma non sono perennemente di cattivo umore, non sono bisbetica, e non sono lamentosa e musona.

E, se vogliamo proprio dirla tutta, a volte sono fin troppo disponibile, anche con chi non se lo meriterebbe, e spesso sembra che io abbia il sorriso tatuato in faccia.

In effetti, se dovessi fare outing, devo ammettere che non mi sento così intelligente, anzi…

Cavolo, avevo iniziato a scrivere convinta che le ultime 24 ore mi avessero trasformato in un genio, e stavo già mandando il mio curriculum alla Nasa, e ora?

Ora vado a farmi una doccia e un caffè, così torno coi piedi per terra, ed evito di prendere sonno, in questa giornata uggiosa.

Besos

Barbara

Berlino: il muro, e il mio album dei ricordi.

 

Il Muro di Berlino, costruito il 13 agosto del 10961, circondava Berlino Ovest per 161 chilometri, era alto tre metri e mezzo.

Al momento della sua caduta, il 9 novembre 1989, migliaia di berlinesi dell’est superarono la frontiera accolti festosamente dai concittadini occidentali.

La caduta del Muro di Berlino simboleggia l’inizio del processo di unificazione della Germania, e la fine di un’era storica

Si possono leggere fiumi di parole, ma è davvero difficile capire cosa significasse davvero quel muro per i Berlinesi.

Oggi ne parlavo con la mamma di un compagno di classe di Danny, e forse qualcosa in più l’ho capito.

La mamma di Leon ora vive in Italia, ma è cresciuta a Berlino ovest.

Quando le ho chiesto cosa fosse stata la prima cosa che ha fatto appena caduto il muro, lei mi ha risposto “Sono andata in campagna!”

Il muro era nato per impedire che chi stava nella Germania dell’est potesse scappare in occidente, ma le conseguenze le ebbero ovviamente anche quelli che vivevano a Berlino ovest: se volevi andare a Berlino est potevi farlo solo con un visto, e per eventi importanti come matrimoni e funerali, e se volevi andare in campagna dovevi percorrere per ore una lunga strada.

I Berlinesi dell’est, per 25 anni, sono cresciuti in una sorta di prigione, e i berlinesi dell’ovest sono cresciuti senza campagna, senza verde.

Nel 1989 cadde il muro e al senso di gioia sì unì, per quelli dell’est, la preoccupazione per i soldi: avevano poco e quel poco non valeva nulla.

Ci volle del tempo, ma le cose cambiarono, la moneta diventò la stessa per tutti, e il senso di smarrimento lasciò presto spazio a quel senso di appartenenza, e di unione, tanto atteso.

Solo oggi forse riesco a capire davvero le emozioni forti e contrastanti che hanno caratterizzato quel momento così importante di 25 anni fa.

Certo è che se io penso a Berlino, le emozioni che mi tornano in mente sono altre, e nulla hanno a che vedere con muri e punti cardinali.

Se penso a Berlino il mio primo pensiero va a quel messaggio inaspettato, e a quel viaggio…

Ho conosciuto mio marito in discoteca, durante una vacanza in Tanzania, a Zanzibar, tramite amici comuni.

Dopo una piacevole serata in compagnia, gli avevo lasciato il mio biglietto da visita: dopo pochi giorni era capodanno, ma i miei amici ed io saremmo salpati il giorno dopo, a bordo del catamarano che avevamo affittato, per proseguire il nostro tour verso il nord di Zanzibar.

Avevo lasciato il mio numero a quel ben ragazzotto (ai tempi pesava circa 20 kg più di oggi) nel caso in lui e i suoi amici avessero deciso di raggiungerci a Nungwi per il 31, e invece…

E invece la telefonata non arrivò, e a capodanno loro restarono nel loro villaggio, e noi festeggiammo in spiaggia.

Nel gennaio del 2004 però…

A gennaio ero in aeroporto, da sola, in attesa di un volo per Berlino.

A Berlino c’era la settimana della moda, e un sacco di feste carine in programma, e quindi avevo deciso di partire per il fine settimana, e di raggiungere degli amici.

BIP BIP: ed ecco che arrivò quell’inaspettato sms: “Ciao, sono Marcello. Non so se ti ricordi di me: ci siamo conosciuti a Zanzibar”.

Marcello? Eccerto che me lo ricordavo! 

Un rapido cambio di messaggini, un invito a cena rimandato causa mia partenza, un mio invito provocatorio a raggiungermi subito all’aereoporto per partire con me, e quella sensazione di incredibile euforia strampalata che ti assale quando senti che sta per succedere qualcosa di bello.

A Berlino ci sono andata da sola, come da copione, ma mentre giravo esplorando per la prima volta quella città, mentre facevo shopping, e mentre ballavo in una delle varie feste di quella intensa settimana del “Bread & Butter” (robbbba di fiera, moda, sfilate etc etc), il mio pensiero tornava a quel sorriso incontrato in Africa.

Al mio ritorno ci siamo visti: prima una cena tranquilla a casa mia e ,un paio di giorni dopo, il primo bacio.

Come mai un paio di giorni dopo?

Ho voluto fare quella che lo faceva aspettare, tirandosela un po’?

Ma quando mai! E’ stato lui che la prima sera non ci ha provato, e io c’ero pure rimasta male, molto male.

Mi ha fatto aspettare, ma ne è valsa la pena, perché da quel giorno non ci siamo più lasciati, e a Berlino ci siamo tornati, assieme.

Amo Berlino.

La amo per quel che rappresenta nell’album dei miei ricordi, ma la amo anche per quell’incredibile energia che la contraddistingue.

E’ come se il 9 novembre del 1989 qualcuno avesse stappato una bottiglia di Champagne, dopo averla prima agitata per bene: da quel giorno Berlino è esplosa, e ha iniziato a spiccare quel lungo, ma veloce volo verso il futuro, sbattendo forte quelle ali che per troppo tempo erano state tarpate.

Incredibili opere archittettoniche, palazzi che sembrano sparire nel nulla, musei in cui perdersi, piazze coperte, sabbia in città, feste fantasmagoriche, incredibili location, e tanta, ma tanta ineccepibile organizzazione.

Ecco cosa mi ricordo di Berlino, ma sono ricordi lontani, che forse hanno bisogno di una rispolverata. 

Forse è giunto il momento di tornarci.

Barbara

Pioggia, pozzanghere e finti allarmi.

Io l’asilo l’ho fatto a Roma, e ieri ci sono pure passata sotto, che emozione.

Io sono nata ad Edimburgo, ma poi ci siamo subito trasferiti a Roma, dove mio padre aveva un’attività, ed è proprio a Roma che ho passato i primi anni della mia vita.

A 6 anni mamma ed io ci siamo trasferite a Venezia, ma papà è rimasto a Roma per lavoro.

Ora che il mio papà non c’è più, ma alcune attività di famiglia sono rimaste a Roma, è a me che tocca scendere quando c’è qualcosa da sistemare.

Sono arrivata a Roma ieri e, scesa dal treno, sono corsa al mio appuntamento.

Finito il mio meeting sono andata dalla mia amica Roberta e da suo figlio Filippo, che mi hanno gentilmente prestato un letto per la notte.

Giusto il tempo di arrivare a casa loro, ed ecco che le arriva prima un sms dalla rappresentante di classe, e poi una mail dal preside  “Causa allarme meteo, le scuole domani rimarranno chiuse”.

Potete immaginare i salti di gioia di Filippo, e la faccia della mia amica.

Erano circa le 18!

Ma io mi chiedo: passi per quelle come Roberta che è una mamma single, ma che è una libera professionista e che quindi riesce a gestirsi il suo tempo, ma quei genitori che magari sono entrambe dipendenti?

Ma come cavolo si fa, alle ore 18, a dire ai genitori di una città intera che il giorno dopo tutte le scuole rimarranno chiuse?

E per che motivo poi? Allarme meteo rosso o viola?

Ora sono già in treno di ritorno a Milano, e quindi non so cosa stia succedendo a Roma in questo momento (anche se la mia amica mi ha appena scritto  che per ora minaccia, ma non piove).

So però cosa è successo fino alle ore 14, ora in cui è partito il mio treno.

Stamattina presto pioveva, ma verso le 8.30 ho visto addirittura dei raggi di sole entrare dalla finestra.

Alle 10 sono andata al mio secondo appuntamento di lavoro, e ci sono andata a piedi, con l’ombrello chiuso, in borsa.

Alle 12 sono passata da casa della mia amica a recuperare le mie cose e a quel punto, per 5 minuti, ho dovuto aprire l’ombrello.

Tempo di arrivare in centro e aveva già smesso di piovere.

Lo spettacolo a Roma, oggi, era abbastanza surreale: città e strade semi deserte, bar e negozi quasi vuoti , e raggi di sole che  continuavano a far capolino tra le nuvole.

A quel punto mi sono infilata da H&M per la preview della collezione di Alexander Wang, e sono pure riuscita a comprarmi due cosine carine senza fare le solite code che ci sono in queste occasioni.

Che dire? Che ora in treno leggo di una forte pioggia a Roma, e della nuova linea della metro C ancora chiusa, e già allagata.

Leggo anche di strade allagate e di forti disagi in tutta la città.

Bo?! Io c’ero e giuro che non ha piovuto così tanto, e che ho visto giusto qualche pozzanghera.

Certo è che se davvero Roma si blocca così tutte le volte che piove un pó, forse doveste iniziare a fare qualcosa anche quando c’è il sole, magar iniziando a controllare tombini e scarichi.

O devo pensare che qualcuno, dopo l’alluvione a Genova, tutte le volte che danno pioggia se la fa sotto e preferisce dichiarare i codici dei colori più disparati, con l’intento di pararsi le chiappette?

Io so solo che nostro figlio, da lunedì, è in gita in Liguria e che il giorno prima della partenza si parlava di codice rosso, per tutta la durata della gita.

Il primo giorno hanno avuto il sole e, dopo due giorni di leggere piogge, oggi hanno di nuovo il sole.

Ma ridarci il nostro caro vecchio Bernacca e  dei sindaci e dei prefetti meno fifoni che si attivino quando davvero ce n’è bisogno?

Vabbè, avanti un altro!

Io intanto torno a Milano con l’ombrello quasi asciutto, un vestito e una maglietta di Alexander Wang, un kilo di puntarelle, e il ricordo di una bella serata tra amiche, sorseggiando un ottimo gin tonic.

Barbara

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La prima gita, e il cuore di mamma.

Tre anni fa ero in giro a visitare tutte le scuole elementari della zona, per decidere  dove avremmo mandato Danny.

Tre anni fa sono entrata in un scuola in un giorno qualunque, e in androne ho incontrato lei, con la sua quinta.

Sono andata a tutti gli open day delle varie scuole, ma gli open day non mi sono mai piaciuti.

Vedi la scuola, vedi gli spazi, e ti raccontano un sacco di cose e di numeri, ma le maestre ti fanno “ciao ciao” con la manina da lontano, e non le senti neanche parlare.

Per me quello che conta non sono le strutture, ma gli esseri umani.

In quel giorno qualunque, e in quell’androne tutto colorato, ho visto lei, e ho capito che era lei che avrei voluto al fianco di nostro figlio, per aiutarlo crescere.

Ci è andata bene, e proprio lei è diventata la maestra di Danny.

E’ tosta lei, ma è anche dolcissima.

andoraimagesE’ lei che segue da sempre il progetto “Scuola natura” per la scuola Morosini, ed è lei che assieme alle altre due insegnanti, ha accettato felice di portare i nostri figli ad Andora, per ben 5 giorni.

Non vedevo l’ora che arrivasse la famosa settimana di scuola natura.

E quando a scuola ci hanno finalmente comunicato le date, un leggero brivido di gioia ha scosso il mio corpo.

Tutte le mamme amano i propri figli, ma nessuna mamma sarebbe triste di avere 5 giorni liberi da dedicare al lavoro, agli hobby , agli amici e, perché no, anche al marito, senza vincoli di orari da rispettare, lezioni di tennis, di calcio, compiti, e chi più ne ha più ne metta.

Partenza prevista: lunedì 3 novembre ore 8.25

Ritorno previsto: sabato 8 novembre ore 12.30

Peccato che domenica mattina mi sono svegliata col magone.

Ma come?!?!? Ero così felice di avere 5 giorni liberi in cui avrei potuto uscire e rientrare a qualsiasi ora, senza il bisogno di nonne e babysitter, e ora mi viene il magone?!

E che magone…

Ieri mattina mi sono stampata un sorriso sulla faccia, fino a che il mio amore non è salito sul pullman con tutti i suoi compagni, e fino a che il pullman non ha girato l’angolo.

Ma poi…

Poi le lacrime si sono fatte largo nei condotti lacrimali, e sono uscite, abbondanti.

Non è facile vedere tuo figlio che parte, mentre tu resti.

E’ successo spesso che partissi io, e che restasse lui, con le nonne, o col papà.

Ma quando a partire è lui, e a restare sei tu, allora le cose sono ben diverse.

Lui se ne va, ma le abitudini restano.

Di notte ti svegli con pensiero che forse, come spesso capita, si è scoperto di nuovo, e allora fai per alzarti e per andare a controllare, ma poi ti ricordi che lui non è nel suo letto.

Sono quasi le 19 e fai per apparecchiare per tre, ma poi ti ricordi che siete in due.

E i grattini sulla schiena dopo la favola, a chi li faccio?

E i grattini sul mio collo, dopo i suoi gratini sulla schiena, chi me li fa?

Chi mi butterà la braccia al collo, in un momento di mia evidente tristezza, dicendomi che se non trovo un lavoro mi darà i suoi soldi guadagnati quest’estate vendendo i braccialetti fatti con gli elastici colorati?

Danny è un bimbo molto sensibile, e quando non c’è si sente, tanto.

Danny è un bambino molto allegro, e quando non c’è si sente, tanto.

Danny è un bambino molto affettuoso, e quando non c’è si sente, tanto.

Sono felice che sia in gita con i suoi compagni e sono tranquilla perché so che è in buone mani, in ottime mani.

Ma ho un piccolo grande macigno nel cuore, e appena mi fermo un attimo lo sento, e pesa.

Per fortuna oggi ho un evento importante e avrò da fare fino a tardi, e domani vado a Roma per due giorni, a sistemare un po’ di questioni delicate, di famiglia.

Se sono impegnata ci penso meno, ovvio.

Ieri sera era il turno della mia chiamata.

Li possiamo chiamare due volte durante tutta la gita, e ieri era la prima.

Era appena partito, ma ero emozionata lo stesso: digitavo il numero della sua maestra, e il cuore mi batteva forte.

“Ciao, siamo in teatro ad ascoltare la programmazione di quello che faremo nei prossimi giorni, te lo passo!”

“AIUTOOOOO: e che gli dico ora?”

Ma si può essere emozionate all’idea di parlare col proprio figlio, di sei anni?

Si può, si può!

Gli ho chiesto come era andato il viaggio, se si era divertito, e chi avrebbe dormito vicino a lui nella camerata della seconda E.

Poi le parole mi sono morte in bocca, a me!

Una chiacchierona come me non sapeva più che dire.

Avrei voluto dire che mi mancava già, avrei voluto dire che stavo salendo in macchina per andare a riprenderlo, ma, ovviamente, gli ho detto “Divertiti tanto amore mio!”, e ho messo giù, quasi subito.

La maestra super tecnologica ha creato un gruppo “Scuola natura” su whatsapp, e ci manda foto e commenti su come sta procedendo la vacanza.

Ad ogni notifica il cuore batte, forte.

E ogni volta che apro una foto, il cuore accelera.

I miei occhi cercano il suo viso, in mezzo a quello dei suoi compagni.

Cerco di capire dalla sua espressione se è felice, se si diverte, se sta bene.

Cerco di capire se la sua mamma gli manca un po’…

Divertiti amore mio.

Fatti la doccia da solo, vestiti da solo, e lavati i denti da solo.

Inizia ad imparare a camminare con le tue gambe, ma ricordati che la mamma è qui, che ti penso sempre, e che ci sarò sempre.

Impara ad arrangiarti, e diventa il mio piccolo grande ometto, ma ricordati che se hai bisogno di una mano, io ci sarò, fino a quando potrò.

Ti amo cucciolo mio.

Divertiti, ma torna prestooooooo!!!

Mamma Barbara

 

 

 

 

Un bacio da quaggiù!

Oggi è il 2 novembre.

In Sicilia durante la notte di Ognissanti vi è la convinzione che i defunti dei congiunti consegnino ai bimbi i dolciumi tipici del luogo accompagnati alla frutta di Martorana.

Nella zona di Massa Carrara la tradizione voleva che i defunti donassero come beni ereditati ai propri parenti, l’impegno di dispensare alimenti ai più poveri, invece i proprietari delle cantine porgevano ai meno fortunati un boccale del loro buon vino. Ai bambini si faceva indossare una collana di mele e caldarroste lessate.

In Puglia, nei dintorni di Barletta e Foggia, nel corso della giornata dei defunti viene cucinato il tipico piatto a base di grano, melograno, cioccolato, uva, gherigli di noci e vin cotto.

In Friuli Venezia Giulia la tradizione vuole che si tenga una candela accesa, una bacinella con dell’acqua e un pezzo di pagnotta.

In Veneto, per allontanare la malinconia, i fidanzati dovranno regalare alle future mogli una busta con racchiuse le fave in pasta frolla colorata, denominate Ossi da Morti.

In Trentino Alto Adige è tradizione far rimbombare le campane in continuazione per invocare le anime dei defunti attorno alle abitazioni, lasciando così la tavola imbandita con il camino acceso sino al giorno successivo.

In Sardegna è tradizione che i ragazzini si rechino di casa in casa a sollecitare del pane casalingo, mentre alla sera del 1°novembre si lascia la tavola imbandita e le candele accese.

A Cremona si usa svegliarsi il mattino presto per poi riordinare i letti al fine che i propri defunti possano riposare.

A Milano, il mio pensiero va a lui, al mio papà.

Sono convinta che, ovunque sia, sta sicuramente meglio di come stava qui, negli ultimi anni.

Negli ultimi quasi 10 anni della sua vita, ormai non ci riconosceva più.

Strana malattia l’Alzaimer: ci sono, ma è come se non ci fossero, ti guardano, ma è come se non ti vedessero, e se ti vedono, non sanno chi sei.

Ho fatto in tempo a mettergli Daniele sulle ginocchia, ma non sapeva più chi fossi io, e quindi forse non ha mai capito che quel biondino paffutello era suo nipote.

Non mi sento in colpa nel dire che quando mio papà se ne è andato, io mi sono sentita più leggera.

E’ stato un dolore, certo, ma non ce la facevo più a vederlo così, e a sapere mia mamma accanto a lui, giorno e notte.

Io ormai abito a Milano da più di 20 anni, e quindi lo vedevo poco, ma mia mamma…

Mio padre ha sempre viaggiato molto, per lavoro, ma negli ultimi anni era tornato a vivere a Venezia.

Con la morte del mio papi, ho visto mia madre rinascere, e il dolore ha lasciato spazio alla consapevolezza che era così che doveva andare, per poter andare avanti.

Oggi penso a lui, e me lo immagino vestito di bianco, come lui amava vestirsi spesso, in estate.

Non ho mai visto mio padre indossare una maglietta.

Mio padre indossava solo camicie, fatte su misura.

Mio padre era davvero uno degli uomini più eleganti che io conoscessi, dentro e fuori.

Me lo ricordo in barca, con i suoi jeans bianchi e la sua camicia d’oxford bianca.

L’abbronzatura tipica delle vacanze lunghe, e i suoi biondi capelli al vento, mentre timonava con la testa fuori dall’oblò della cabina di pilotaggio.

Sono felice di non vederti più soffrire, ma mi manchi.

Mi sarebbe piaciuto vederti camminare mano nella mano con Danny, almeno una volta.

Avrei voluto che tu potessi insegnarli tutto quello che hai insegnato a me, ma non potrai farlo, e allora ci proverò io.

Oggi il mio pensiero va a chi è rimasto, e oggi si sente un po’ più solo del solito.

Oggi il mio pensiero va a chi ha perso qualcuno, all’improvviso.

Qualcuno che era ancora felice di vivere, e non qualcuno che fissava il muro chiedendosi chi fosse, e chi fossero quelle persone che giravano intorno a lui.

Oggi il mio pensiero va anche a tutti quelli che in questi giorni hanno criticato le numerose foto delle feste di Halloween pubblicate sui social network.

Halloween non è una festa della nostra tradizione, e non andrebbe festeggiata?!

Ma perfavoreee!

Stiamo vivendo un momento storico difficile, molto difficile.

Vogliamo forse condannare chi, nonostante tutto, ha ancora voglia di festeggiare travestendosi, e andando a ballare, solo perché non si tratta di una festa italiana?

Allora il prossimo che gli sento dire “okay” invece di “va bene”, lo meno!

Ho comprato le caramelle preferite di nostro figlio e le ho distribuite a tutti i vicini, prima di andare a fare “dolcetto scherzetto”.

Sono contenta di averlo fatto, e lo rifarò anche l’anno prossimo, e quello dopo ancora.

La felicità non ha prezzo, e, soprattutto, non ha età e non ha nazionalità.

Venerdì sera sono uscita con mio marito e con un sacchetto pieno di maschere e di travestimenti vari.

Siamo stati a ben tre feste di Halloween, abbiamo ballato e ci siamo baciati come due ragazzini.

E vi dirò di più: Halloween, assieme al carnevale, è una delle mie feste preferite.

Alle feste di Halloween e di Carnevale, trovi solo la gente che ha voglia di mascherarsi, e chi si maschera ha lo spirito giusto, lo spirito che piace a me.

Non amo chi si piange addosso troppo a lungo, e per troppo poco.

Anche io, in certi momenti, mi sento pesante, mi ranicchio in un angolo e piango, ma poi mi rialzo e mi ricordo che, nonostante tutto e tutti, ho ancora tanto per cui essere felice, e allora torno a sorridere.

Sorrido anche perché so che non ci sei più, ma so che quando ho voglia di parlarti posso farlo, e sono sicura che tu mi ascolti, anche se tu sei lassù, e io ancora quaggiù.

Barbara

halloweenfoto

 

 

 

 

Botox, i nuovi mostri!

Domani è Halloween!

Quasi quasi mi vesto da Renée Zellweger, la mia amata Bridget Jones ora diventata un “Nuovo mostro”.

Oppure potrei vestirmi da Carla Bruni, o da Nicole Kidman

E te credo che Tom Cruise l’ha mollata!

Secondo me una mattina se l’è ritrovata nel letto, e l’ha scambiata per una ladra (ma lui almeno non ha sparato dai!)

Ma perché???

Ma perché donne così belle si devono rovinare in questo modo?

Posso capire una donna con qualche difetto che ricorre alla chirurgia plastica per cercare di correggere magari un naso troppo pronunciato, ma non capisco quelle donne che nascono con la fortuna di essere belle, e finiscono di gettare quella fortuna al vento.

Che io sia contraria alla chirurgia che deforma, l’ho già detto e scritto, ma siccome i mostri aumentano, giorno dopo giorno, oggi ne riparlo.

Nel 1937 Alan B. Scott, un oftalmologo del Smith-Kettlewell Institute, utilizzò la tossina botulinica  in esperimenti sulle scimmie, e nel 1980 la utilizzò per la prima volta negli esseri umani, per il trattamento dello strabismo.

La BTX-A venne approvata nel 1989 dalla Food and Drug Administration per il trattamento dello strabismo, blefarospasmo e spasmo emifacciale, in pazienti con età maggiore di 12 anni.

Nel 2002 fu approvato l’uso di questa “tossina” nel campo della chirurgia estetica, per il miglioramento temporaneo delle rughe di espressione fra le sopracciglia.

La tossina botulinica agisce inibendo la produzione del neurotrasmettitore acetilcolina, bloccandone il rilascio nei muscoli, non si manifestano rughe, spasmi o tic facciali.

Il botox è un “paralizzante”!

Non c’è niente di più bello di un sorriso, e di una faccia che sorride, tutta.

Ma col botox tutto si blocca, e le espressioni si induriscono.

Che gusto c’è a rovinarsi così?!

Ma queste donne non ce li hanno degli specchi a casa?

E quando si guardano? Si piacciono davvero?

E poi mi fanno schiantare dal ridere quelle che negano, fino alla morte.

“Io non sono mai ricorsa alla chirurgia, lo giuro! Mai fatto nulla. Giusto un paio di punturine”

Sì, sì certo! E io non ho mai mangiato un vasetto intero di Nutella col cucchiaio!

Magari un filo di botox qua e là può servire, ma una matassa no daiii.

Ci sono tanti rimedi più blandi, e meno “tossici”, per combattere l’invecchiamento della pelle, perdindirindina!

Per fortuna che in Italia molte donne optano ancora per trattamenti a base di ossigeno, vitamine, e acido ialuronico.

Per fortuna che i nuovi mostri sono ancora quasi tutti made in Usa, ma ocio, perché sono in aumento anche a casa nostra.

Non sono un medico, e non me ne intendo più di tanto, ma di medici bravi e seri ce ne sono tanti, e non sono di certo quelli che trasformano le donne nei nuovi mostri.

Come in tutte le cose, ci sono dei limiti, e quei limiti vanno rispettati.

Un bravo chirurgo dovrebbe anche essere capace di suggerire uno psicologo in gamba, alle proprie pazienti.

Perché a volte certe insicurezze è meglio curarle partendo dall’anima, e non dai connotati.

Vabbè, ora vado, mi faccio una bella doccia, mi vesto, mi metto un filo di cipria e un po’ di rimmel, ed esco.

Esco con la mia faccia e le mie rughette intorno agli occhi.

Esco con quelle rughette che sorridono quando mi sorride la bocca.

Buona giornata.

Barbara

 

Parola d’ordine: cambiare

 

Quando uscite di casa, per andare a fare la spesa, girate a destra e poi andate di nuovo a destra e, per finire, ancora a destra?

Bene! Allora da domani girerete prima a sinistra poi di nuovo a sinistra e, per finire, ancora a sinistra.

E’ da un anno che tutti i mercoledì andate in palestra alle 13, a fare acquagym?

Bene, dalla prossima settimana andrete sempre alle 13, ma di giovedì, a provare quel nuovo corso di cui avevate sentito parlare, sotto la doccia.

Cambiare! La parola d’ordine è CAMBIARE

Perché il peggior nemico della nostra vita, dopo le malattie, è la NOIA.

Perché la noia uccide la fantasia, le passioni, gli affetti. 

Il carburante della vita sono gli stimoli, e gli stimoli arrivano dalle novità.

A volte basta davvero cambiare strada per scoprire un nuovo angolo, un nuovo sorriso, un nuovo negozio!

A volte basta cambiare le abitudini per salvare un rapporto.

A volte basta un tacco 12 al posto di una ballerina, per riaccendere i desideri.

A volte basta una scarpa da ginnastica al posto di un tacco 12, per ricevere quel sorriso che non arrivava da tanto.

Anche le abitudini alimentari vanno cambiate.

Spesso non si riesce a dimagrire perché si mangiano sempre le solite cose. 

Ho sempre amato la pastasciutta, ma ho sempre pensato che facesse ingrassare, e quindi me ne privavo.

E più me ne privavo e più ne sentivo il desiderio.

E allora magari non mangiavo la pasta, ma finivo per buttarmi sui biscotti, e allora sì che facevo i danni veri.

Adesso mangio la pasta tutti i giorni, e sto anche dimagrendo, mi sto asciugando.

Mangio pasta integrale senza frumento, ma ne mangio un bel piatto tutti i giorni, e sono felice.

Da giovani avevate una passione per la pittura, ma poi vi siete persi tra lavoro, famiglia e figli, e non prendete un pennello in mano da anni, da decenni?

Bene! Domani andate a comprare un paio di tele, pennelli e colori, e questo fine settimana, invece di andare a fare la spesa, dipingete.

E tra una pennellata e l’altra chiamate la pizzeria sotto casa e fatevi portare quella pizza che vi piaceva tanto, e che non mangiate da una vita.

Gorgonzola e salsiccia?

E che gorgonzola e salsiccia sia!

Avete mai sentito di qualcuno che è morto dopo aver magiaro una pizza con salsicce e gorgonzola? Io no!

Fate quel lavoro da una vita e siete stufi?

Non mollate il lavoro, perché non è il momento, ma iniziate a spargere la voce che state cercando altro.

CAMBIARE, CAMBIARE, CAMBIARE!

Avete sempre avuto i capelli ricci?

Andate dal vostro parrucchiere di fiducia, o da quello nuovo dove va la vostra amica, e fateveli lisciare.

Non avete mai messo il rossetto?

Fatelo, e se vi vergognate, iniziate a farlo di giorno, mentre date l’aspirapolvere.

Sarà divertente, un po’ come quando da piccole giocavamo con le bambole, solo che questa volta le bambole siamo noi.

Ma quanto ci divertivamo a cambiare le nostre bambole? Ecco, appunto!

Sarebbe bello riuscire a fare una cosa nuova ogni giorno.

A volte basta anche una telefonata.

Siete sempre di corsa, e di solito sono gli altri che chiamano voi?

Bene! Oggi fermatevi un attimo, prendete il vostro cellulare, scorrete la rubrica e fermatevi sul nome di un amico o di un’amica che non sentite da tanto tempo, e chiamate.

A volte un’amica ritrovata, un pranzo, e una bella chiacchierata, possono cambiare tante cose.

Ora vado a finire il cambio stagionale degli armadi.

Sempre di cambio si tratta no?!

Besos

Barbara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un bacio al giorno allunga la vita

 

Un bacio, dato bene, abbassa la pressione, rinforza le difese immunitarie, vince lo stress, spiana le rughe e protegge i denti dalle carie.

No, no, non sto dando i numeri!

Trattasi del risultato di una ricerca fatta da uno scienziato inglese.

E, sempre lo stesso scienziato, sostiene che baciarsi una volta al giorno allunghi la vita di 5 anni.

Prima del bacio la pressione sanguigna aumenta, per l’effetto di ormoni come quello dell’adrenalina, che fanno battere il cuore.

Dopo il bacio la produzione di adrenalina cessa e, nel nostro cervello, vengono liberate le endorfine, quelle sostanze chimiche che danno quella piacevole sensazione di relax, e la pressione si abbassa, fino a raggiungere livelli inferiori a quelli pre-bacio.

E siccome quando ci si bacia ci si passa i germi, ecco che si rafforzano le capacità immunitarie.

Avete presente quanti muscoli della faccia, che non muoviamo mai, si mettano in azione durante un bacio, ovviamente con lingua?

Con i baci a stampo non si guarisce e non si previene, nulla.

Il bacio va dato con la lingua, attivando l’effetto centrifuga.

La faccia lavora, e le rughe si attenuano.

E se il bacio è uno di quelli veri, la salivazione aumenta di molto, ed essendo che la saliva contiene numerose sostanze antibatteriche, ecco che diminuisce il rischio carie.

Vi ho convinti?

Lo avete capito o no che il bacio è importante?

Siete fidanzati o sposati da anni, e il bacio è ormai diventato un ricordo lontano, o un’esperienza rara?!

So che per voi è normale, ma non è nor-male, è MALE!

So bene che quando si sta assieme da tanti anni, è più normale litigare, che baciarsi sulla bocca, profondamente, una volta al giorno.

So anche bene che questo è un periodaccio, e che a volte si ha più voglia di nascondere la testa sotto al cuscino, che andare incontro alla nostra metà, buttandogli le braccia al collo, in cerca di un sexy e profondo bacio.

Ma forse è giunto il momento di fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto fino a ieri no?!

Se prima potevo semplicemente dirvi che il bacio è importante per il rapporto di coppia, adesso posso assicurarvi che avete un sacco di motivi in più per farlo.

Sai quanti soldi in meno di dottori vari, dentisti e chirurgi plastici?!!

Sono talmente convincente che mi è venuta voglia di baciare mio marito.

Vado

Baci

Barbara

 

 

Non aprite quella porta! #cambio armadi

 

E’ da stamattina che guardo quella porta.

E’ da stamattina che mi dico che devo farmi coraggio ed aprirla, ma non ci sono ancora riuscita.

Sabato scorso stavo facendo il bagno, in Puglia, e ora fa un freddo cane, in Lomabardia.

Ma porca paletta, cosa sta succedendo al clima?!?!?

Sole, grandine, di nuovo sole, e ora un freddo polare!

Ma le vecchie e care amate stagioni, dove sono finiteeeeeeeeeee??????

Stagioni

Cambio stagioni

Armadi

Aiutoooooooo!

Non ce la posso fare!!!

Devo fare il cambio dei miei armadi, e di quello di mio figlio, e già me la vedo la sua faccia quando stasera si ritroverà a dove provare una serie di pantaloni, giacche, pigiami, e chi più ne ha più ne metta.

Perché il vero problema del cambio degli armadi (che poi gli armadi restano gli stessi, ma sono i vestiti che cambiano), è capire cosa va tenuto e cosa va invece buttato, o regalato.

Quest’estate nella valigia di Danny c’erano solo sandali, e un paio di scarpe da ginnastica.

Al ritorno dalle vacanze, le scarpe da ginnastica, rimaste in città, erano all’improvviso diventate tutte piccole.

So a cosa state pensando: che questo è un problema sono dei bambini, che crescono.

EH NO!

E’ un problema anche mio!

Due anni fa avevo la 46

L’anno scorso ero arrivata addirittura alla 42

E quest’anno, dopo due mesi passati in Puglia, tra la costruzione della casa, e le vacanze, sono tornata alla mia vecchia e “cara” 46.

Evvvvvaiiiiii

E siccome quando sono tornata mi sono piombate addosso una serie di rotture di maroni indescrivibili, che mi hanno portato ad un bel carico di stress, era impensabile riuscire ad iniziare una dieta!

Avevo un estremo bisogno di pasta, di cioccolato, di patatine e delle merendine di mio figlio.

E cosa succede quando il tuo fisico si immedesima in una fisarmonica?

Succede che quando fai il cambio stagionale degli armadi devi provare tutto, ma proprio tutto!

E dopo aver provato tutto, ed esserti dimenata come un’anguilla sul letto, nel tentativo di allacciare la cerniera di quei vecchi jeans, devi anche prendere delle difficilissime decisioni.

Metto in armadio anche le cose che ora mi vanno strette perché adesso che sono più serena e ho iniziato una nuova dieta (da ieri), so che ce la farò e che tornerò alla 42, o mi arrendo e rimetto via i “capi impossibili”? 

E poi c’è la gonna verde, quella gonna verde che ogni autunno rimetti nell’armadio, e ogni primavera rimetti in garage, senza averla mai usata.

Quella gonna verde che alla fine decidi di regalare, e che a due settimane dalla tua decisione, diventa all’improvviso il capo più importante della tua vita.

“Ma dov’è finita quella gonna verde che mi piaceva tanto? Volevo proprio metterla stasera! Starebbe così bene con le mie nuove scarpe marroni con la righina verde!!!”

Per una donna è durissima decidere di privarsi per sempre di uno dei suoi capi, e allora finiamo per rimettere tutto via, nel convinzione che il nostro fisico subirà delle mutazioni improvvise e miracolose, e che tutto tornerà di moda, prima o poi.

Gli uomini non capiscono quanto sia difficile per noi donne fare il cambio stagionale degli armadi.

Ma, in effetti, gli uomini non capiscono tante altre cose di noi donne, ops.

Adesso conto fino a 3, mi alzo da questa sedia e vado ad aprire quella porta.

Pensatemi please, e sappiate che il mio armadio con l’abbigliamento “atunninvernale”, non è in casa, ma in garage, e tra la casa e il garage ci sono due piani di scale, e non c’è l’ascensore.

E siccome non ho voglia di fare 10 giri, di solito mi carico come quei marocchini che vendono i tappeti in spiaggia, d’estate.

E spesso qualcosa mi cade per terra e, anche se era pulita, mi tocca ributtarla in lavatrice.

Sapete cosa mi consola?

Che so già che alla fine del cambio avrò perso almeno mezzo kg.

Evvai, ecco la prima, e unica, buona notizia della giornata.

Vabbè ora vado

3,2,1…

Barbara

PS. se anche voi avete gli armadi con i cambi in cantina, andateci a piedi, anche se avete l’ascensore! Fatelo per solidarietà, e per mantenervi in forma, ops!

A sinistra la mia 42 dell'anno scorso, e a destra la mia 46 di sabato scorso!

A sinistra la mia 42 dell’anno scorso, e a destra la mia 46 di sabato scorso!