Matrimoni in bianco o matrimoni bianchi?

 

Adesso me la guferò da sola, ma io non sto mai male, fisicamente.

Negli ultimi dieci anni sarò stata a casa forse 2 giorni: uno per un’influenza intestinale (Si può dire o fa brutto?!), e una perché avevo la febbre a 39, ma la seconda volta sono rimasta a casa giusto di giorno, perché la sera avevo un evento, e quindi ho preso un bel tachicaf (Tachipirina + caffeina = una bommmba), e prima di cena sono scivolata fuori dal letto, trotterellando.

Poco tempo fa, una mattina, mi sono svegliata con un forte dolore al collo e alle spalle.

Avevo dei dolori così forti da non riuscire ad alzarmi dal letto, e quindi lì sono rimasta.

Probabilmente avevo esagerato in palestra.

Probabilmente mi ero allenata come si allenano le ragazzine, dimenticandomi che invece, come dice spesso mio marito per prendermi in giro, sono ormai una stagionata.

Non sono abituata a stare a letto, e quindi non sapevo cosa fare.

Non avevo un libro intrigante sotto mano, e non avevo neanche voglia di leggere, in attesa che l’antidolorifico facesse effetto.

La televisone, alla fine avevo acceso la televisione!

Una volta guardavo un botto di televisione, ma adesso non ho più tempo, e se lo ho… faccio altro.

C’era in onda Federica Panicucci, una delle poche donne dello spettacolo in grado di trattare temi di attualità, rispettando le persone coinvolte.

Quel giorno di parlava di “matrimoni bianchi“, e del fatto che in Italia, 1 coppia su 3, dopo 15 anni di matrimonio, non fa più all’amore.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie, e allora sono andata su internet, ho digitato un paio di parole, e ho scoperto un mondo: era tutto vero!

Vi ricordate  “Bell’Antonio“, quel film degli anni ’60 in cui Mastroianni interpretava il ruolo di uno sposo che non riusciva a venire al dunque?!

Poteva sembrare un film comico, ma ora che ci ripenso, forse di comico c’era ben poco, ops!

L’argomento delle coppie immacolate è stato infatti da poco ritirato fuori dall’Associazione matrimonialisti italiani (Ami) che, dopo un’attenta analisi, ha dichiarato che: «Il 30% delle coppie sposate da almeno 15 anni non fa attività sessuale o lo fa, ma veramente sporadicamente.

Nelle coppie sposate da più di 30 anni (circa il 50%) e nel 70% dei casi sarebbe l’uomo a rifiutare il sesso.

E’ quindi in grande aumento il numero delle coppie che vivono come fratello e sorella, aiuto.

E non stiamo parlando di gente anziana, o di vecchietti, ma di uomini e donne sotto i 50 anni!

Sapete che circa il 20% delle separazioni è causato dalla mancanza di sesso?

Direi che forse è il caso di cercare di capire perché si arrivi a questo punto.

Io sono fidanzata da 10 anni e sposata a Las Vegas da 4, quindi non faccio ancora parte delle coppie a rischio, per ora, ma vorrei prevenire, piuttosto che curare.

Di sicuro la routine non aiuta, e se ci mettiamo anche le preoccupazioni che abbiamo un po’ tutti ultimamente…

La crisi, i soldi, i bambini che crescono, le ansie, le paure…

Aiuto! Se continuo così finisce che gioco d’anticipo.

Ok, ok, è vero: non è un bel momento, e comunque essere sposati da anni, e stare insieme da ancora di più, a volte non aiuta la libido, ma capperi!

Uscite a cena, bevete un buon bicchiere di vino, rilassatevi, parlate dei vecchi tempi e di quando eravate belli, giovani e spensierati.

Per una sera evitate di parlare di tasse, di mutui, e di aumenti non dati.

Chi più, chi meno, siamo tutti nella stessa barca, ma tiriamo su l’ancora e facciamoci cullare dalle onde.

C’è sempre qualcosa di bello a cui pensare, e qualcuno capace di farci sorridere.

Se ci siamo scelti un motivo ci sarà!

A volte bisogna solo fare uno sforzo per ricordarsi quale, ops.

Ci sono momenti in cui tutto sembra andare a rotoli, momenti in cui davvero non ti ricordi perché quel giorno gli hai detto di sì.

Ci sono momenti in cui avresti solo voglia di partire, e di lasciarti tutti dietro.

A volte basta fare l’amore, e le cose brutte all’improvviso sembrano sparite.

Ovviamente poi tornano tutte al loro posto, ma ogni tanto distrarsi fa bene no?!

E allora consumate, consumateeeeeeee, e iniziate da stasera ok?!

Besos

Barbara

 

 
 
 

Venerdì 17 e quella mia vacanza con Alessia Marcuzzi

Ma davvero venerdì 17 porta sfortuna? E, sopratutto, perchè?

Nell’Antica Grecia, i seguaci di Pitagora odiavano il 17 perché si trovava in mezzo a due numeri perfetti come il 16 e il 18.

Nell’Antico Testamento si dice che il giudizio universale era iniziato il 17esimo giorno del secondo mese.

Sulle tombe, i romani scrivevano VIXI, ho vissuto quindi sono morto. Una parola non molto allegra che venne confusa con XVII (il 17 ).

Il venerdì invece si pensa sia sfortunato perché, nella tradizione cristiana, è il giorno della morte di Gesù Cristo.

Somma le varie superstizioni, ed ecco che si arriva al venerdì 17.

Per fortuna che non sono superstiziosa: secondo me la sfiga non ha un calendario, e arriva quando ne ha voglia lei, e quando arriva spesso non si accontenta di un giorno solo.

Se devo pensare ad un periodo sfigato della mia vita, la mia memoria torna veloce a quella vacanza fatta con Alessia Marcuzzi.

Era il dicembre del 1999

Non avevo figli, e neanche uno straccio di fidanzato.

Ero libera di andare dove volevo, e quindi avevo programmato di andare a trovare la mia amica Ursula che si era trasferita a vivere a Grenada, ai Caraibi.

Un giorno, chiacchierando con la mia amica Alessia (Marcuzzi) scopriamo che anche lei aveva programmato di andare a trascorrere le vacanze di Natale e il capodanno ai Caraibi, a Saint Barth, con il suo assistente dei tempi (eravamo single tutte e due).

“Dai Babi vieni prima a Saint Barth con me, e poi raggiungi la tua amica a Grenada per capodanno”.

Come dire di no ad una proposta tanto allettante?

Saint Barth e Grenada non erano così lontane, sulla cartina (Li mortacci! Alla fine, con i voli interni, che facevano più fermate di un treno regionale, ci ho poi messo 5 ore da un’isoletta all’altra!!!).

Alessia e il suo assistente partivano da Roma, e io da Milano Malpensa.

Avevamo appuntamento all’aereoporto di Londra, e da lì avremmo proseguito assieme sullo stesso volo, per Saint Martin.

Alle 4 del mattino ero a Malpensa, con la mia borsa a tracolla e la mia valigia.

Incontro un amico fotografo che sarebbe dovuto partire per un viaggio di lavoro.

Gli avevano appena rubato tutta l’attrezzatura da sotto gli occhi, era incavolato nero, e aveva ovviamente deciso di rinunciare al viaggio.

L’aereoporto a quell’ora era quasi vuoto. Ma come aveva fatto a farsi fregare così?! (ma quando mai ho pensato ad una cosa del genere!!!)

Stavo andando a prendere un carrello, quando ecco che arriva un ragazzo e mi porge il suo.

Allungo il braccio per prenderlo, e in quel momento un altro ragazzo, da dietro, infila la mano nella mia borsa a tracolla e mi ruba il portafoglio.

Ovviamente me ne sono accorta solo dopo, al bar, una volta che avevo imbarcato la valigia e che si stava facendo forte in me la voglia di cappuccino e cornetto.

Ho denunciato il furto, ma visto che avevo in mano il mio documento e il biglietto dell’aereo, ho deciso di partire lo stesso.

All’aereoporto di Londra mi aspettava Alessia, e i soldi me li avrebbe prestati lei.

Arrivata a Londra mi finisce il credito del cellulare, e senza soldi non posso caricarlo.  Non trovo Alessia se non dopo 3 ore, al gate da dove sarebbe partito il nostro volo.

Finalmente arriviamo a Saint Martin, ma la mia valigia no!

Dopo il furto del portafoglio, ci mancava anche lo smarrimento della valigia.

Prendiamo un volo interno per Saint Barth, senza la mia valigia, e arriviamo nella “nostra” super villa nella baia del vento.

Uno pensa che nella baia del vento ci sia vento, ma non così tanto.

casafoto

Alessia Marcuzzi

La casa era in alto su una sorta di roccia a picco sul mare, e di notte facevamo fatica a prendere sonno: si alzava un vento talmente forte che gli schizzi dell’acqua della piscina arrivavano a sbattere contro la finestra della nostra camera.

Alessia aveva dei soldi da prestarmi, ma erano lire, e quindi dovevo andare a cambiarli in paese.

A quel punto il guardiano della casa si offre di accompagnarmi in paese, in moto.

Partiamo, lui prende un dosso a tutta velocità, e io volo sull’asfalto.

Ero in costume e pareo, quindi vi lascio immaginare le abrasioni sul mio lato B, e non solo.

Dopo 4 giorni riparto per raggiungere la mia amica a Grenada, e all’aereoporto di Saint Martin ritrovo finalmente la mia valigia.

Non vi dico la paura sul mini volo Saint Barth-Saint Martin: ero l’unica passeggera, e ad un certo punto c’è stata un’avaria, per fortuna risolta, ma che fifaaa.

Arrivata finalmente a Grenada, inizio a rilassarmi, anche se con tutte quelle ferite non potevo prendere troppo sole, e fare il bagno mi bruciava di brutto.

Ho fatto fuori un’intera di pianta di aloe per curare le mie ferite, ma alla fine ho iniziato il 2000 alla grande, con la mia valigia e la mia più cara amica accanto a me.

Ho sempre pensato che avrei dovuto scrivere un libro su quella vacanza, specialmente dopo che Air France mi ha perso di nuovo la valigia, al ritorno.

La avevano buttata su tapis roulant sbagliato, ma per fortuna me ne ero accorta, ed ero tornata a casa con lei.

Non mi parlate di venerdì 17 o di venerdì 13, perché, ripeto, la sfiga non ha l’agenda, ma arriva quando meno te lo aspetti.

Oggi però esco a piedi, e con uno spicchio di aglio in tasca.

Non si sa mai! Hihi

Besos Barbara

 

 

 

 

Nostalgia canaglia

 

Una grande e grossa come me che parla di nostalgia?

Ebbene sì, e non si tratta di una normale nostalgia, ma di una “nostalgia canaglia”, canaglissima.

Ve li ricordate Albano e Romina, a Sanremo?

Io, purtroppo sì, e mi si sta cariando un dente solo al pensiero.

Ma andiamo avanti.

Il problema è che MI MANCAAAAAAAAAAAAAA

Chi? Il mi maritooo

Ho capito che deve lavorare, e che il suo lavoro a volte lo porta a viaggiare, ma quando è troppo è troppo, uffa!

Prima in Brasile, e subito dopo in Cina.

Un po’ più lontano nooooo?!?!?!?

So a cosa state pensando, ma state sereni: non è andato a San Paolo, o a Rio, ma in quella parte del Brasile dove la donna più bella somiglia alla signora Pina, Fantozzi.

Fosse dovuto andare a Rio, credo proprio che lo avrei accompagnato, a costo di infilarmi in una gigante valigia.

E quando lui era in Cina, le giocatrici di pallavolo erano tutte in Italia, a vincere, e le altre cinesi sono troppo basse per lui (speriamo che non le incontri ora che saranno anche tornate!)

Come è vero che la lontananza fa bene, fa benissimo: quando è qui, a volte, lo menerei con il matterello (almeno lo userei per qualcosa), ma quando è lontano…

C’è troppo silenzio in questa casa, quando lui non c’è.

Mi mancano anche le nostre litigate, e v’ho detto tutto.

Perchè, diciamocelo, ma litigare fa bene.

Litigare fa sentire vivi.

Spesso si finisce a litigare per cavolate, e lo si fa perché magari la giornata è stata impegnativa, e la sera si arriva stanchi, spesso stressati, e allora si a bisogno di sfogarsi, e si butta fuori, tutto.

Litigare vuol dire passione, amore.

Se a uno non gliene importa più nulla, non litiga neanche più.

La vera nemica della coppia è la noia, e noi non ci annoiamo mai, ah no no!

Oggi va così: oggi sono entrata in modalità “nostalgia canaglia”.

Oggi sto “sfogliando” le foto della nostra vita: quelle di quando eravamo due ragazzini (In realtà LUI era un ragazzino, ma io ero già donna, ops); le foto dei nostri primi viaggi; il nostro matrimonio; le nostre pance che crescevano assieme, solidali una con l’altra, e l’arrivo di Danny…

La foto di quel finto tatuaggio che volevo farti credere di aver fatto, con l’immagine del nostro bacio, ma tu non ci sei cascato, neanche per un attimo.

Sei uno spacca maroni cosmico, ma oggi mi manchi, più del solito.

Sarà che è un momento un po’ così…

Sarà che averti accanto a me, anche quando sei distratto e taci, mi fa sentire al sicuro…

Sarà perché sono consapevole di aver incontrato un uomo serio, solido, perbene…

Sarà perché non mi da fastidio che i brutti siano diversi…

Sarà perché mi hai fatto il regalo più bello che una donna possa ricevere…

Sarà, sarà…ma oggi mi manchi, tanto.

Torna presto spaccamaroni.

Torna a casa Lassie.

Tua “stagionata”

PS: mica è colpa mia se ho 8 anni più di lui, e questo è il soprannome che mi sono meritata! Argh

Barbara

 

 

La scatola dei desideri.

 

Settimana scorsa ero fuori dalla scuola di mio figlio, e aspettavo che suonasse la campanella.

Capita che mentre aspetti chiacchieri, o ascolti i discorsi degli altri.

Non lo fai a posta, ma quando sei in mezzo alla folla, tutti stretti sul marciapiede davanti a scuola, capita.

“Sai, ieri mio marito mi ha comprato la torta che avevo chiesto nella scatola dei desideri. E’ stato carino no?!”

Scatola dei desideri

Ovviamente ho subito chiesto spiegazioni, e a fine giornata le nostre tre scatole dei desideri erano già pronte, al loro posto.

L’idea della scatola dei desideri mi è piaciuta proprio tanto.

Perché nella vita non bisogna mai smettere di sognare.

Perché se desideri qualcosa è giusto dirlo, e se lo scrivi è ancora meglio.

Io un libro dei desideri lo ho già, ma in realtà si tratta di un raccoglitore dove metto dentro articoli e ritagli di posti che mi piacciono, dove un giorno vorrei andare.

Ma quel raccoglitore è mio, è nel mio armadio, e non lo guarda nessuno.

La scatola dei desideri invece…

Nella scatola dei desideri devi scrivere i tuoi desideri, sperare che qualcuno in casa apra la scatola, li legga, e li esaudisca, per te.

Ovviamente non è valido scrivere cose assurde, impossibili, ed esagggggerate!!!

Mio figlio a metà novembre compirà 7 anni, e quindi ha iniziato a scrivere tutti i giochi che vorrebbe ricevere, sia per il compleanno che per Natale.

Mio marito è via per lavoro, e quindi per ora non ha scritto nulla, e io…

Io, per ora, ho scritto che vorrei un invito a cena.

Quando si diventa genitori spesso ci si impigrisce.

Quando si sta assieme da tanto, spesso si danno troppe cose per scontate, e ci si siede sugli allori (Yes, I am “alloro”), ma non va beneeeeee.

Io in questo momento come prima cosa desidero che mio marito torni a casa (è via per lavoro), e poi vorrei tanto un invito a cena.

Sono un’inguaribile romantica? Ebbene sì, lo avete scoperto.

Ma se a voi non interessasse un invito a cena, potete sempre chiedere la vostra torta preferita che vendono solo in quella pasticceria che, guarda caso, non è così lontana dal suo ufficio…

Oppure potete chiedere un romantico week-end a Parigi.

Se invece siete single, potete scrivere su un foglietto che cercate un fidanzato, aggiungete il vostro numero del cellulare, poi fate un po’ di fotocopie, e invece di mettere il foglietto nella scatola, lo distribuite alle vostre amiche, quelle che hanno tanti amici belli, simpatici e scapoli.

Nel mio prossimo foglietto, da mettere nella scatola dei desideri, scriverò che vorrei tanto un bel disegno da attaccare sullo specchio del bagno.

Vediamo chi realizzerà il mio sogno numero 2 (un’idea ce l’ho)

La “scatola dei desideri” è proprio una bellissima idea.

A volte è difficile dire quello di cui si avrebbe voglia, o bisogno.

A volte scriverlo, quando si è da soli, è più facile.

Oggi, per esempio, avrei tanto bisogno di un abbraccio.

Quasi quasi vado a scriverlo.

Oggi avrei anche altri due desideri, ma quelli non li scrivo.

Oggi vorrei che i genitori di quel deficiente che ha ridotto in fin di vita un ragazzino di 14 anni, si rendessero conto che hanno detto un sacco di cavolate. Perché un ragazzo di 24 anni sa bene che quello che ha fatto non è un gioco innocente, e che Vincenzo non avrebbe riso.

Oggi vorrei che Grillo, e tutti gli altri politici, la smettessero di fare inutili propagande verbali, ma si rimboccassero le maniche come hanno fatto gli angeli del fango, per andare a dare un aiuto reale a chi ne ha davvero bisogno, ora, a Genova.

Ma questa è un’altra storia…

Voi però non smettete mai di sognare.

Cercate di realizzare i vostri sogni, e quelli delle persone che amate.

Barbara

PS: le scatole della foto le ho comprate da Tiger, costano 1 euro cad e dentro sono già piene di foglietti bianchi.

 

 

 

Pensa a quello che hai, e non a quello che non hai

 

Ho passato un periodo un pó così, ma è passato.

Ebbene sì: anche wonder woman soffre, in silenzio.

Amo condividere il mio entusiasmo per la vita, ma quando sto male mi eclisso, sparisco: mi sveglio piangendo, mi addormento piangendo, mi lecco le ferite, e mi rigiro nel letto, o sul divano, da sola.

Forse a volte pretendo troppo, dagli altri, e da me…

Forse a volte penso troppo a quello che non ho, e troppo poco a quello che ho.

Non ho un vero lavoro che mi appaghi.

Non ho la certezza che sia Milano la città dove voglio far crescere mio figlio.

Non ho la sfera magica…

E allora una mattina ti svegli, e ti senti una nullità, ti senti piccola, e inutile.

E allora quel giorno inizi a pensare a tutte le cose che avresti potuto fare, e costruire, e che invece non hai fatto.

E quella sensazione di fallimento ti accompagna anche il giorno dopo, e quello dopo ancora…

Poi ti sfoghi con un’amica, una di quelle che magari senti poco, ma che sai che c’è, eccome se c’è.

Ed ecco che arrivano le parole giuste: “Non pensare solo a quello che non hai. Pensa a quello che hai!”

E allora cammini velocemente verso la camera di tuo figlio, lo guardi mentre dorme, e ti scende la prima lacrima, di gioia.

Torni in salotto. prendi in mano il cellulare e scrivi quelle due parole a tuo marito, che è dall’altra parte del mondo, e che, anche se ha mille difetti, come li hai tu, è un uomo serio, in gamba, e ti ama.

All’improvviso ti torna il sorriso, e in quel preciso momento ricominci a respirare, uscendo dall’apnea in cui sei entrata ormai da giorni, da settimane.

E mentre respiri ti torna il coraggio, e mandi una mail, e un sms, senza pensarci troppo.

Fissi due appuntamenti, anzi, tre.

Decidi di buttarti, di provarci.

Se andrà bene avrai fatto qualcosa in più, se non andrà bene ti ricorderai che hai già  fatto tanto.

Ora sai che non avrai rimpianti, mai.

Non fate come me.

Non pensate troppo a quello che non avete, e a quello che non avete fatto.

E non abbiate paura di provare, per il timore di fallire.

Pensate a tutto ciò che di bello avete intorno a voi, a tutti quelli che vi amano, e che vi hanno amato.

Pensate a quante cose buone avete realizzato, e a quante persone avete reso felici

E ricordatevi che le cose possono cambiare, sempre.

E se avete un sogno nel cassetto, non aspettate che faccia la muffa per paura di non riuscire a realizzarlo, ma provateci.

A volte basta sapere aspettare il momento, quello giusto.

Think positive

Barbara

 

Le mamme italiane e quell’infinito cordone ombelicale

 

A volte facciamo fatica a tagliarlo noi, ma a volte ce lo impediscono.

Purtroppo il cordone ombelicale, una volta tagliato, a volte lascia il posto a catene più pesanti di quelle vere.

Le mamme italiane spesso fanno più danni dello tsunami, ma anche la legge non le aiuta.

Vogliamo parlare di questo benedetto inserimento negli asili?

Ma bastaaaaaa!

Siamo l’unico paese al mondo dove i genitori vengono obbligati ad essere presenti all’inserimento dei figli nei nidi e nelle scuole materne.

E stiamo parlando di due settimane, e non non di un paio di giorni.

Ore di permesso perse per aiutare i figli nell” “Ambientamento” (ora si chiama così)

Ma educarli subito a disciularsi da soli no?!

Facciamo che se un bambino ha proprio tanta difficoltà ad ambientarsi, la mamma o il papà possono  restare 5 minuti in più, ma facciamola diventare una possibilità, e non un obbligo!

E poi ci meravigliamo se ci sono certi giocatori di calcio di serie A che mangiano la frutta solo tagliata come gliela taglia la mamma, a casa.

E adesso non chiedetemi il nome, suddddai, fate i bravi. Tanto non ve lo dirò neanche sotto tortura!

Ma fatemi un favore suuu

E’ ovvio che l’ Italia sia piena di bamboccioni che dopo la maggior età continuano a rimanere attaccati alle gonne delle mamme.

Meno male che porto quasi sempre i pantaloni!

Io mio figlio me lo coccolo e me lo sbaciucchio, ma se corre da me a dirmi che il suo amichetto gli ha dato un calcio, o non vuole prestargli un gioco, gli rispondo che si deve arrangiare.

Io mio figlio lo consolo e, se c’è davvero bisogno, lo curo e lo medico, ma se cade e si graffia, gli dico di non esagerare e lo spingo via, lontano da me e dalle pericolose campane di vetro.

Attenzione mamme! Specialmente se siete mamme di figli maschi!

Il destino dei vostri figli, e delle donne con cui decideranno di dividere la loro vita, è nelle vostre mani.

Insegniamo ai bambini di oggi a diventare grandi, ma grandi davvero.

Insegniamo loro da subito a pulirsi da soli, ad allacciarsi le scarpe da soli, a lavarsi i denti, bene, da soli.

Sono i primi passi verso l’indipendenza.

Sembrano piccoli passi, ma sono grandi, grandissimi.

Dobbiamo fare i conti con la realtà di oggi, e con i pericoli sempre maggiori.

Dobbiamo spiegare ai nostri figli che in giro ci sono tante persone belle, ma anche quelle brutte.

Non dobbiamo stare zitti, cercando di nascondere loro la verità, ma seguendoli sempre, per difenderli dai pericoli.

Dobbiamo spiegare loro quali sono i pericoli.

Dobbiamo lasciarli andare, insegnando loro a stare attenti, e a difendersi da soli.

Un giorno noi non ci saremo più, ma loro sì.

Un giorno noi ci saremo, ma non saremo più, sempre,  al loro fianco.

Al loro fianco ci saranno i loro amici e le loro famiglie, e sarà allora che avranno bisogno della loro forza, e non della nostra.

E adesso faccio outing, aiuto…

Io adoro mia suocera.

Non avrei potuto sperare in una suocera più simpatica e giovanile.

Ma io non sono brava a cucinare come lei.

Io non stiro bene come lei, anzi, io non stiro proprio! Io odio stirare!

E lei oltre ad essere brava a fare tutto in casa, lavora pure!

Avete present wonder woman?!

Ecco, mia suocera è la reincarnazione moderna di wonder woman.

E secondo voi, una che fino a 11 anni fa era una single convinta che mangiava solo surgelati o roba in scatola, come può vivere un confronto del genere?!

Male, malisssssssimo!

E quindi?!

E quindi siccome per me ogni sfida è uno stimolo, ho deciso di imparare a cucinare, ma stirare no, mi rifiutoooooooo.

E visto che io trovo sempre il lato positivo in tutte le cose, sapete cosa vi dico?

Che mio figlio non potrà mai dire alla sua donna che sua mamma stirava meglio di lei!

Tiè

Besos

Barbara

 

 

 

Giocattoli? Ecco come combattere il senso del possesso, da subito!

 

Vi capita mai di entrare in camera di vostro figlio/a e di urlare tra voi e voi (magari arrivando fino all’orecchio del vicino) “Adesso bastaaaaaaa! O metti in ordine o butto via tuttoooooooo!!!” ?

Noi mamme, per i figli, e non solo, a volte diamo veramente i numeri.

Se poi abbiamo un solo figlio, allora spesso facciamo dei danni veri, al nostro portafoglio e alla loro educazione.

“So che lo volevi tanto e allora…”

“Ma mamma non è il mio compleanno!”

Niente! Quando vedi tuo figlio che apre il pacchetto, e si illumina di immenso, tu, mamma, vai in brodo di giuggiole, e i tuoi nuroni vengono presi a schiaffoni.

Il problema è che quelle piccole camere (la nostra è moooolto piccola), si riempiono presto di giochi, che spesso vengono usati un paio di volte e poi vengono parcheggiati, ovunque.

La scorsa primavera ho proposto a Danny di liberarci di tutti quei giochi che non usava più: qualcuno lo avremmo regalato ad amichetti più piccoli e a bambini con meno possibilità di noi, e altri li avremmo venduti facendo la bancarella al parchetto.

Vendere? Guadagnare soldi?

A Danny sono apparsi i dollaroni negli occhi, come a Paperon de Paperoni.

Quel giorno ci è cambiata la vita: io mi sono liberata di un sacco di oggetti inutili, e ho imparato la lezione, e lui sta diventando ricco, e, cosa più importante, sta capendo il valore dei soldi.

Quando un bambino impara che i giochi costano, e che non usarli è come buttare via dei soldi, all’improvviso cambia atteggiamento, e prima di chiedere un regalo, ci pensa due volte.

Un’altra bella abitudine che sono riuscita a dare a mio figlio è quella di separarsi anche dalle cose che gli piacciono, e che usa ancora: ogni tanto Danny presta un suo gioco, e ogni tanto un suo amico presta un gioco a lui.

Questo è mio” è una frase che ho sempre odiato.

Ho sempre pensato che sia più importante saper condividere, che voler tenere tutto per sé.

Danny boy ormai va in seconda elementare, ma il suo asilo è ancora ben impresso nella mia mente.

Ed è proprio nel suo vecchio asilo che hanno avuto una bellissima idea!

La “Scuola di Pippi“, il vecchio asilo di Danny in Via Friuli a Milano, ha aperto una “Ludoteca“, un spazio destinato al gioco e al divertimento gestito da educatori e animatori, pronti ad inventarsi ogni giorno nuovi laboratori e nuovi stimoli.

Un posto dove portare i bambini dopo scuola, magari quando fuori farà freddo e pioverà, e i parchi inizieranno a diventare Off limits.

Ma la cosa che mi è piaciuta di più è stato il PRESTO GIOCO, un’idea geniale: nella ludoteca di Pippi si potranno prendere in prestito i giocattoli, come abbiamo sempre fatto con i libri.

“Mamma andiamo a comprare un gioco nuovooooo?!”

“Mamma voglio quello lì in vetrina”

Alcuni giochi vale la pena comprarli nuovi, ma altri proprio no.

Capricci, sfizi, quante volte volte anche noi grandi finiamo per comprarci cose inutili, che non useremo mai, o quasi?

E allora ecco la soluzione, almeno per loro: vuoi provare l’ebrezza di tornare a casa con un gioco “nuovo”?

Andiamo a prenderlo in prestito alla Ludoteca, e il gioco è fatto.

Alla fine di ogni laboratorio, il bambino potrà scegliere un gioco, e il gioco prescelto diventerà del bambino fino al suo prossimo laboratorio.

La condivisione e non più il possesso, il poter prendere, e non sempre il comprare, diventano un nuovo modo di relazionarsi agli oggetti, stimolando una nuova cultura del GIOCO.

I bambini potranno alla “Scuola di Pippi” i loro giochi che non usano più, dando loro il modo di entrare nel CIRCUITO NUOVA VITA.

Bravi! Doppio applauso.

Insegnamo ai nostri figli il vero valore degli oggetti, e quello della generosità.

Besos

Barbara

Filetti di platessa ripieni di asparagi

 

Settimana scorsa sono andata al mercato a comprare il salmone per fare la tartare di Temakinho, e il “mio” pescivendolo era nascosto in un angolo a mangiarsi un filetto di pesce impanato e arrotolato, da cui sbucavano 4 punte di asparagi.

“Apperó! Te lo ha preparato la tua signora per la pausa pranzo”

“Ma va”, mi risponde lui “L’ho comprato già fatto al chiosco qui davanti”

E io che in quel chiosco avevo comprato sempre e solo il pollo arrosto e gli arancini di riso.

Detto, fatto: platessa comprata e ricetta ottenuta.

Potevo forse non farmi spiegare come provare a rifarla a casa?!?

ingredientifotoIniziamo come sempre dagli INGREDIENTI:

filetti di platessa (direi un paio a testa)

asparagi surgelati o freschi (direi 4 a testa per il ripieno della platessa, e altri 4 o 5 a testa come contorno da mettere sul piatto)

pan grattato

uovo (non obbligatorio)

olio, sale, prezzemolo

Se avete tutto INIZIAMO:

Scottate gli asparagi in acqua senza cuocerli del tutto: devono risultare croccanti, ma non prontissimi, e quelli che vi servono da mettere dentro i filetti, li tagliate a metà, accorciandoli (togliete la parte di gambo più dura)

Adagiate sulla carta forno, sul vassoio che poi metterete in forno, i vostri filetti di platessa (dopo averli passati nel pan grattato sul lato più bianco, quello che rimarrà esterno all’involtino).

La parte “più nera” del filetto (la pelle) tenetela verso l’interno, ossia in alto.

Spolverate i filetti con sale e prezzemolo, e adagiateci sopra 3 o 4 asparagi su ognuno, facendo in modo che le punte degli asparagi escano di poco dal lato lungo del filetto.

Arrotolate con cura i vostri filetti e chiudeteli con uno o due stuzzicadenti (ricordate di levarli a fine cottura, perché fanno male al palato!!!)

dannyfotoNon è obbligatorio , ma, una volta chiusi i filetti, si possono spennellare con un uovo, e ridare una spolverata finale di pan grattato .

Mettete tutto in forno pre riscaldato a 180 gradi, e cuocete per 20 minuti ventilato sopra e sotto.

Per finire fate 5 minuti di grill sopra, e il gioco è fatto.

Impiattate 2 “involtini” per piatto e usate gli asparagi avanzati come contorno.

Et voilà

Besos

Barbara

 

Spettegoliamo un pó su George Clooney e Tomaso.

 

Cosa hanno in comune George Clooney e Tomaso Trussardi?

Un matrimonio: il primo ha appena sposato una donna estremamente bella, attraente  e molto intelligente, e il secondo sposerà a breve una donna bella, e basta.

Che io non ami la signora Michelle lo ho già detto più volte, e continuo a dormire sonni tranquilli, senza alcun senso di colpa.

La novità, ora, è che ho deciso che non mi piace neanche lui.

Rampollo di una nota famiglia di stilisti, sale sulla passerella di facebook e mi fa uno scivolone su una buccia di banana grande come un’anguria.

Sudddai Tomasino, adesso capisco perché siete una coppia così bella: chi si somiglia si piglia.

Si dia il caso che la coppia è in attesa del secondo bambino, e che abbia deciso di sposarsi, invitando circa 250 amici.

A quel punto il Signorino Tomaso, pochi giorni fa, pubblica il seguente post sulla sua bacheca di facebook:

 

trusfoto

 

1) Visto che dalle orecchie sue, e della sua futura signora, vedo spesso sbucare delle banconote, ma fare della sana beneficenza no?!

2) Dubito che il mini stilista abbia invitato tutti gli amici che ha su facebook, quindi trovo davvero poco carino quel post visibile anche ai non invitati.

Vabbè, andiamo avanti sennò divento una S.I.N.A.P.

Parliamo di George e Amal (a volte una consonante fa davvero la differenza, ops)

Faccio piccola premessa: un pó di anni fa, durante una delle tante mostre del cinema di Venezia, e dopo una splendida festa ai Granai della Giudecca, ho finito la mia serata con amici, al bar della piscina dell’Hotel Cipriani.

Si da il caso che i nostri vicini di tavolo fossero George e Brad, con alcuni loro ospiti, e che il loro tasso alcolico non fosse così basso.

Difficile mantenere le apparenze quando l’alcol naviga, quasi a vista, nel tuo corpo.

Avevo sempre pensato che quel biondino di Brad Pitt non fosse per niente sexy, mentre George…

Beh, quella sera, dopo aver provato la loffia stretta di mano di Mr Martini, e dopo aver a lungo osservato sia lui che il suo biondo collega, ho cambiato idea: Brad trasudava “machismo” da tutti i pori, mentre George…

Ma alla fine sapete cosa vi dico?!

Che non mi interessa se George è gay, e se a sua moglie magari piacciono le donne.

Non mi interessa se questo matrimonio è la copertura di qualcosa che non scopriremo mai.

Non mi interessa neanche se hanno deciso di “bloccare” la mia città per tre giorni, solo per urlare al mondo intero che loro sono etero, e che si amano.

Mi interessa soltanto che loro, entrambe seriamente impegnati nel sociale, non hanno di sicuro fatto la lista nozze in un negozio che vende argenteria.

E mi interessa, soprattutto, che George sia passato sotto casa mia e che abbia sfoderato uno dei suoi fantastici sorrisi, salutando mia mamma casualmente affacciata alla finestra.

Mi interessa che non potrò mai provarvelo perché ero a Milano, e non sono riuscita a fotografare l’attimo, fuggente.

Insomma Georgeee!!!

Come hai potuto decidere di salutare mia mamma senza farmelo immortalare?

E perché hai deciso di sposarti proprio nell’unico fine settimana in cui io ero bloccata a Milano, lontana dai vostri lunghi festeggiamenti??!!!!!

Non si fa così: no Garavelli no party!!!

Barbara

 

 

Ricetta: tartare di salmone Temakinho

 

Uno dei miei ristoranti preferiti, di Milano, è sicuramente Temakinho, un posticino dove si mangia dell’ottimo sushi, rivisitato in chiave brasiliana.

Un esplosione di colori e sapori. 

No, no! Anche se dal mio entusiasmo potrebbe sembrare che io lavori per loro… non è così.

Io mi nutro di loro.

E poi da quando il mio amico Camillo è diventato il direttore del Temakinho di Corso Garibaldi, ho un motivo in più per andarci.

Potrei entrare da Camillo bendata, e scegliere cosa mangiare a caso (tanto mi piace tutto quello che fanno), ma un piatto preferito lo ho, ed è la loro tartare di salmao gustoso.

Premetto che non potrà mai venirvi come viene a loro, sempre che non siate nippo-brasiliani, e che siate degli ottimi chef, ma io la ricetta ve la do lo stesso.

Iniziamo come sempre dagli INGREDIENTI:

imageSalmone fresco (mooooolto fresco, visto che andrà mangiato crudo)

Formaggio Philadelphia

Un avocado (non serve sia laureato!)

Erba cipollina (fresca, o anche no)

Salsa Yakitori (la si trova in tutti i negozi che vendono il necessario per fare i sushi)

Per ultima cosa servono le mandorle (scusate, ma mi sono dimenticata di metterle nella foto, ops!)

Quando avete tutto possiamo INIZIARE questa difficilissssssssima ricetta (bugia, è facile facile )

imageTagliate a cubetti piccoli sia il salmone che l’avocado.

A quel punto condite i dadini di avocado con un filo di olio e sale e metteteli su ogni piatto facendo una sorta di base per la tartare.

Amalgamate i dadini di salmone con un filo di olio e sale, con l’erba cipollina, e con il formaggio Philadelphia.

Per le quantità fate a occhio. Dipende anche dai gusti. Io per 3 persone ho usato 80 gr di formaggio.

Con un coppapasta (quegli anelli di acciaio, alti due dita, tipo formine, che una volta pensavo servissero solo in spiaggia!) aiutatevi a fare delle piccole “tortine” di tartare da posizionare al centro del vostro “letto” di avocado.

A quel punto, sopra ad ogni tartare, mettete un po’ di scaglie di mandorla e un filo di salsa Yakitori (o di olio, se non avete trovato la salsa)

Spero di non essermi dimenticata nulla.

Quasi quasi uno di questi giorni vado a pranzo al Temakinho, così riassaggio l’orginale!

Besos

Barbara