Quando la famiglia si allarga, troppo…

 
Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!
E chi non conosce questo detto.
Ma chi lo rispetta?
Pasqua alla fine spesso diventa un’occasione per stare in famiglia.
Ma cosa vuol dire oggi parlare di famiglia?
Quando eravamo piccoli la famiglia erano mamma e papá, gli zii, i nonni, i cugini…
Oggi il concetto di famiglia è cambiato, si è allargato.
Per fortuna ci sono tanti adulti intelligenti che fanno in modo che i bimbi non risentano troppo di separazioni, e nuove famiglie allargate.
Ma gli esseri umani sono umani, e in quanto umani, possono sbagliare.
Il problema è quando un essere umano, sbagliando, non lo fa nella sua famiglia, ma in ben due famiglie che nulla hanno a che fare con lui.
Cribbio! Ma come si fa a confondere e scambiare due provette  destinate a due fecondazioni assistite?
Io davvero non so come avrei reagito…
Non riesco ad avere un figlio e allora, con mio marito, decidiamo di ricorrere alla fecondazione assistita.
Mi rivolgo ad un ospedale importante e aspetto il mio turno.
Scopro di essere rimasta incinta e inizio a cullare in me la gioia dei miei due gemelli.
Dopo le 3 mesi mi sottopongo alla villocentesi, un esame di controllo, e scopro che il DNA dei due piccoli è incompatibile con quello mio e di mio marito: porto in grembo i figli di un’altra coppia, e scopro che l’altra coppia ha perso “mio” figlio.
E, come se non bastasse, io sono anche fuorilegge, perché, portando in grembo due figli non miei, è come se mi fossi prestata ad una maternità surrogata, che in Italia è vietata.
La donna a cui è davvero capitato tutto ciò, ha ovviamente deciso di tenere i due bimbi.
Ormai dopo tre mesi li sentiva già suoi e in Italia la legge dice che la madre è chi li partorisce e non chi ha donato l’ovulo.
Sono sicura che quei due bimbi cresceranno felici, lo spero.
Ma un giorno qualcuno dovrá dire loro che è un po’ come se avessero due mamme e due papà!?
E la persona che ha scambiato, per sbaglio, le due provette, creando tutto sto macello, come si sentirá in questo momento!?
Non lo so, ma non vorrei essere in lui, o in lei…
Buona Pasquetta a tutti, a chi la sta passando con gli amici e a chi in famiglia.
Tanto amore a tutti, sempre e comunque.
Perché l’amore sta nei cuori delle persone che sanno amare, famiglia classica o allargata che sia.

Barbara

Le mie uova speciali, senza cioccolata!

 
A Pasqua c’è l’abitudine di regalare uova di cioccolata.
In realtà quest’abitudine è nata con il tempo, ma all’inizio si regalavano uova vere, con il guscio colorato, col significato di rinascita e che la vita ricomincia.
Ma immaginate di regalare ad un bambino un uovo vero, tutto bello colorato, ma senza sorpresa…
Secondo me ve lo tirerebbe dietro.
Non so cosa succede a casa vostra a Pasqua, ma a casa nostra iniziano ad arrivare le uova di cioccolato almeno 2  settimane prima di Pasqua: l’uovo della nonna Mao, l’uovo della nonna Mary, l’uovo degli zii, e quello di mamma e papà.
E cosa succede il giorno di Pasqua?
Che Danny apre tutte le uova, mangia un pezzettino di cioccolata e sparisce con le sue amate sorprese.
E poi?
E poi le sorprese, che di solito sono delle grandissime cavolate, finiscono nei cassetti, e la cioccolata finisce un po’ sulle cosce di mamma e un po’ sulla pancia del papà.
E quindi?
E quindi quest’anno ho deciso che almeno l’uovo di mamma e papà sarebbe stato tutto sorpresa e poco cioccolato.
Sono una fans di Tiger e sapevo che lì avrei trovato pane per i miei denti (cercavo “pane” e non cioccolato!)
E infatti ho trovato proprio quello che cercavo e così ho deciso che, quest’anno, avrei regalato le mie “uova speciali” a tutti.
E poi scusate, ma dopo il digiuno, cosa c’è di meglio che regalare uova senza cioccolato?!?
Da Tiger, per ben 2 euro cad,  ho comprato delle uova di cartone ricoperte di carta metallizzata di tutti i colori (una volta chiuse, sembrano davvero di cioccolato).
E poi, sempre da Tiger, ho cercato piccole sorprese da mettere dentro le uova.
Assieme alle sorprese ho aggiunto anche giusto un paio di veri ovetti di cioccolata, e qualche moneta.
Per le nonne, le sorprese le ho prese altrove, ma non posso dire nulla perché mi leggono…
Danny nel suo uovo troverà una piccola cassa per il suo amato finto “I-pod”.
Lo chiama così perchè somiglia a quello vero di mamma.
E la sorpresa per l’uovo verde del marito?
Quella è davvero speciale, ma top secret fino a domenica.
Buona Pasqua di cuore a tutti i voi.
Che sia la giusta occasione di rinascita anche per voi e per le vostre emozioni: se oggi le cose non vanno come vorreste…vi auguro che da lunedì tutto possa andare meglio.
Un abbraccio 
Barbara

pasquafoto

Un contest “per riposare meglio”

 
Questo we è Pasqua, il prossimo we ci sarà il 25 aprile e quello dopo il 1 maggio.
Ci aspettano ben 3 lunghi week-end per andare a zonzo, stare in famiglia, con i figli, con gli amici o, perché no, anche da soli.
Sdraiarsi al sole, con un bel libro e nessuno che ti chiama o che fa domande…
Entrare in una vasca da bagno calda e piena di bolle, e chiudere gli occhi lasciandosi trasportare dal silenzio…
Entrare sotto le coperte del tuo lettone, chiudere le tapparelle, fare finta che sia notte, e godersi una lunga, lunghissima pennica pomeridiana…
Brutto?!
Per Pasqua noi saremo in Puglia, in cantiere, ma torneremo presto, e non so ancora cosa faremo nei prossimi fine settimana.
Forse andremo a Venezia da mia mamma, forse in Toscana da amici.
Per adesso nessun programma, ma solo tanta voglia di volare a Cisternino per vedere, dal vivo, come procedono i lavori della nostra casetta.
A proposito di casetta…
Un mese fa stavo facendo la lista delle cose che ci serviranno per la casa nuova e ad un certo punto sono arrivata alla voce “materassi”.
Non sono mai stata una molto attenta a queste cose, ma l’età avanza, e avanzano anche i miei problemi alla schiena.
Non posso più permettermi di comprare il primo materasso che capita.
E ora che ho anche un figlio che quando dorme suda come un maialino, anche in inverno.
Ecco perché mi sono detta che forse era giunto il momento di rivolgermi ad esperti, per chiedere dei consigli sui prossimi materassi da comprare.
Un amico di mio marito è nel settore, e quindi ha vinto la mia lunga telefonata in cerca di delucidazioni.
E’ stato così che mio marito ed io abbiamo scoperto il mondo dei materassi memory e che abbiamo deciso di cambiare anche quelli di Milano.
I materassi per la Puglia ovviamente sono ancora in un magazzino, pronti per essere spediti quando sarà pronta la casa,  ma su quelli di Milano ci dormiamo da più di un mese.
Che dire?!
Che non finirò mai di ringraziare i preziosissimi suggerimenti dell’amico di mio marito.
Daniele non suda più e io ho smesso di rigirarmi a destra e sinistra tutta la notte, in cerca della posizione migliore.
Solo quando inizi a dormire su un memory capisci la differenza che c’è con gli altri materassi.
Il materasso si adatta pian pianino al tuo corpo, ti avvolge, ti “abbraccia”.
Ti addormenti velocemente e ti svegli davvero riposato.
Visto che c’eravamo, abbiamo cambiato anche i cuscini.
Mentre con quelli vecchi dormivo sempre con due cuscini, ora ho imparato a dormire con un cuscino solo.
Per non parlare di Daniele che con il cuscino di prima si svegliava spesso con i capelli fradici, mentre con quello nuovo non capita più.
Ho chiesto a quelli della Lav System se gli andava di darmi due dei loro cuscini per il mio prossimo contest, e quindi eccomi qui.
Molti di voi stanno per partire per le vacanze, o rimarranno in città a riposarsi.
Quale occasione migliore per scattare una bella foto intitolata “RELAX”?
Fate una foto a voi stessi o ai vostri figli, parenti o amici, pelosi e non, mentre riposano.
Sdraiati in un’amaca, nel letto, sulla sabbia, sul verde prato di una montagna, in poltrona, sul divano, a letto…
PER PARTECIPARE AL CONTEST DOVRETE:
1) scattare una foto intitolata “RELAX”
2) inviarmi la foto via mail a bgaravelli@temperateitacchi.com
3) mandarmi la foto entro e non oltre domenica 4 maggio.
Saponetta_Bianco-1024x495L’autore della foto che meglio rappresenterà il tema “RELAX” , riceverà in regalo 2 CUSCINI NUVOLA di Lav System.
Il guanciale Lav System è realizzato con l’esclusiva schiuma visco elastica a ritorno lento che evita la tensione muscolare, previene la formazione di acari, batteri e muffe, i principali responsabili delle allergie, di odori sgradevoli e del degrado delle federe di rivestimento.
La speciale foratura migliora la traspirabilità e la freschezza.
La forma saponetta di questo modello assicura un sostegno corretto nella zona del collo, garantendo massima comodità e adattabilità
Riposare bene aiuta a vivere meglio.
Parola di dormigliona!
E ora su su, iniziate a pensare alla foto da fare…
Io intanto inizio a rilassarmi.
Barbara
 
 
 
 
 

Piccole grandi soddisfazioni

 

 
Sabato sera, mio marito ed io, avevamo una festa di compleanno.
Sabato mattina, mio marito ed io, abbiamo portato nostro figlio dalla nonna, a Monza.
Sabato mio marito ed io ci siamo ritrovati liberi, e belli (bellini, dai…)
Che si fa quando si è soli senza bambino?
Si torna a casa e si chiudono le tapparelle facendo finta che sia già notte?
Ma noooooooo: si fa shopping!!!
Una cara amica ci aveva invitati ad una fantastica vendita di campionario di super mega firme per bambini, donne e uomini, e quindi siamo andati a fare un salto.
Ho comprato una felpa carinissima, per mio figlio, con le lenti degli occhiali incorporate nel cappuccio, e un giacchino azzurro da collegiale per me.
Ebbene sì: ho 44 anni, ma mi sento ancora una collegiale.
C’è qualche problema?!?!?!??!
Sarà una questione di numeri di neuroni, ops, ma io mi accontento di quelli che ho.
Io mi accontento sempre!
Col secondo digiuno ho perso ancora un paio di kg e i miei vecchi pantaloni mi vanno tutti un po’ larghi.
Tra il primo e il secondo digiuno ho perso quasi 6 kg di solo grasso e finalmente, per la prima volta in vita mia (e di diete ne ho provate tante) sono riuscita a scendere anche di giro coscia.
Ma ad una vendita di campionario c’erano solo taglie 42, e quindi sabato ho deciso che non avrei neanche provato ad entrare in quelle 42.
Perche farsi inutilmente del male?!
Stamattina sono tornata a quella svendita per accompagnare un’amica, e visto che ero lì, ho provato dei pantaloni…
Posso capire se vi verrà da ridere, ma io ve lo dico lo stesso: MI E’ SCESA UNA LACRIMA!
Ho sempre indossato la 46, o al massimo la 44, e oggi mi sono comprata due paia di jeans taglia 42!!!
Oggi mi è scesa una lacrima di gioia.
Sono jeans elasticizzati quindi forse un giorno scoppieranno con me dentro, ma intanto mi sono entrati.
Da oggi ho un motivo in più per non sgarrare.
Non vi dirò che gli attacchi di fame mi sono passati del tutto, ma si sono ridotti dell’80%
E ora, se sgarro, lo faccio gustandomi lo sgarro, e non più ingurgitando velocemente.
Ho ancora tanta strada da fare, più a livello psicologico che fisico, ma sono felice, molto felice!
Ecco, volevo dirvelo.
Volevo dirvelo per dimostrare che se uno una cosa la vuole davvero…ce la può fare.
Anche quando hai 44 anni e ormai ti sembra di averci provato ormai in tutti i modi, ma sempre senza risultato.
Non è mai troppo tardi per iniziare a volersi bene.
Non è mai troppo tardi per dimostrare a sé stessi di avere quella forza di volontà in cui ormai non si credeva più.
Barbara

La torta dietetica della zia Robi

 
Navigando su facebook spesso si leggono un sacco di cavolate (comprese quelle che scrivo io), ma a volte si trova anche qualcosa di molto utile.
L’altro giorno la mia amica Roberta Beta ha pubblicato la foto di una torta e sotto ha scritto “torta dietetica”.
Torta dietetica?
Secondo voi una golosa come me che ha appena finito il digiuno, e che si è messa in testa di fare la brava, avrebbe forse potuto non provare immediatamente a farla?!?
Ho preso la mia forma di silicone fatta a cuore e ho subito preparato la “Torta dietetica della zia Robi”.
Risultato?
Ok, ok, non sarà buona come una torta normale, ma vi assicuro che si fa mangiare benissimo.
Se poi la tagliate a fette, scaldate le fette poco prima di mangiarle, e ci mettete su un velo di marmellata light (quelle fatte con lo solo zucchero della frutta), avrete di che leccarvi le labbra.
E la bilancia?
La bilancia rimane uguale!!!
ingredientifotoIniziamo come sempre dagli INGREDIENTI:
150 grammi di crusca di avena
2 mele bianche o rosse
del dolcificante liquido 
una bustina di lievito
3 uova (ops, mi sono dimenticata di mettere nella foto!)
e uno yogurt greco magro
Quando avete tutto INIZIAMO:
Scaldate il forno a 200 gradi.
In un recipiente mettete la crusca, le 3 uova, le 2 mele tagliate a tocchetti, una bustina di lievito e un paio di gocce di dolcificante liquido (tic, stevia…)
Con un frullatore ad immersione frullate il tutto, o mescolate a mano senza frullatore, e mettete il tutto in un recipiente per plumcake (io ne ho usato uno in silicone fatto a cuore).
Credo si possa fare anche con altra frutta, provate!
Infornate e cuocete fino a che non sentirete un buon profumo.
Direi una mezzoretta circa.
Buona torta dietetica!
Barbara

 

Perché insegnare è una vocazione

 

 
Ieri c’è stato lo spettacolo “Danzamondo”.
Ieri le classi prime, della scuola elementare “Morosini”, si sono esibite in uno spettacolo emozionante.
Vedere le maestre guidare i loro bambini, tenendoli per mano, mi ha fatto pensare, molto.
Fare la maestra è un pò come fare il prete: devi avere una vocazione per la fare la maestra.
Credo che fare la maestra sia uno dei lavori più difficili ed impegnativi del mondo.
Parliamo per esempio di una maestra delle elementari.
I bambini, se come il mio fanno il tempo pieno, entrano a scuola alle 8.30 ed escono alle 16.30, per 5 anni.
Se consideriamo che Danny si sveglia alle 7.15 e va a letto alle 20.45 circa, vuol dire che passa 8 ore a scuola, con le maestre (e i maestri), e 5 ore e 30 con la sua famiglia.
E’ una grande responsabilità quella che hanno gli insegnanti, e siccome loro lo sanno bene, non credo sia una cosa facile.
“Urlo o non urlo? Lo sgrido o non lo sgrido? Lo metto in punizione o no? Non ascolta perché è stanco o perché è monello?”
Chissà quante domande si faranno tutti i giorni le maestre, chissà quanto è difficile occuparsi dell’istruzione e dell’educazione di una media di 20 bambini.
Io ho un figlio solo e ogni tanto fatico a trovare la pazienza.
Ma io sono una mamma, e la vocazione da maestra non l’ho mai avuta e mai l’avrò.
Ogni tanto guardo le maestre guidare i loro piccoli greggi, e mi chiedo come facciano ad essere così calme, così determinate.
All’ultima festa di compleanno di Danny, abbiamo invitato in pizzeria  tutta la sua classe, più un paio di ex compagni dell’asilo, e ai genitori  ho detto di lasciare i bimbi verso le 12 e di tornare a prenderseli verso le 16.
Per divorare le pizze sono bastati 10 minuti, mentre per le altre 3 ore e 50 c’è stato il deliro totale.
Avevo anche comprato fogli, pennarelli e quant’altro, ma non c’è stato verso di farli stare seduti!
In quelle lunghissime 3 ore e 50 ho capito quanta pazienza abbiano le maestre.
Per non parlare di quando facciamo i compiti a casa e mi tocca ripetere 100 volte le stesse cose, argh!
Ma se io faccio fatica ad insegnare la sottrazione a 1 bambino, come cavolo fanno loro con 20?!
Santi numiiiiiiiii
Ma ora una domanda mi sorge spontanea: che cavolo di vocazione aveva quell’ignobile maestra di 60 anni che è stata arrestata perché maltrattava i suoi alunni?
Che mentalità disturbata può avere una donna che arriva a fare quello che ha fatto lei?
Quando ho visto i video non ci volevo credere.
Abbassavo gli occhi, e poi li rialzavo.
Mi veniva da piangere e poi serravo la mascella.
Ho avuto mal di stomaco per ore.
Non so cosa avrei fatto se uno di quei bambini fosse stato il mio.
Probabilmente lei sarebbe rimasta ai domiciliari, e io sarei finita in galera.
Ma quale infame può alzare le mani su dei bambini?!
Può capitare che una mamma perda la pazienza e dia un ceffone al figlio.
Può capitare che una madre perda la pazienza e molli un urlo da tirare giù il palazzo, ma una maestra le mani non le deve alzare!
Una maestra deve saper guidare i suoi alunni, tenendoli per mano.
Una maestra deve sapere essere severa quando serve e dolce e protettiva quando è la giusta occasione.
Le maestre sono la seconda famiglia dei nostri figli.
Ecco che una lacrima torna a spingere, e la ricaccio dentro.
Voglio scacciare via quelle brutte immagini e sperare solo che giustizia sia fatta.
Diranno che non era in sé?
Diranno che era malata e che ha bisogno di cure e non di prigione?
Chissà perché, ma già me lo immagino cosa diranno, e come finirà.
Vorrei solo capire come mai nessuno ha fatto niente prima, come mai ad una donna così disturbata è stata affidata la vita di tanti piccoli innocenti.
E mettiamole ste telecamere!
Mettiamole in tutte le scuole, prima che sia troppo tardi.
Non credo più molto nella giustizia in questo paese.
Ma voglio ancora sperare.
Devo ancora sperare.
Lo devo fare per mio figlio, per i suoi compagni,  per i suoi amici e per tutti i bambini del mondo.
E allora il mio pensiero torna a ieri…
Il mio pensiero torna all’ultima parte dello spettacolo in cui tutti i bambini sono stati coperti da un gigante telo colorato.
Sono state proprio le maestre a portare quella gigante bandiera sopra le teste dei loro bambini.
Quei bambini sotto il telo ci hanno ballato e si sono scatenati.
Ogni tanto saltavano, tutti assieme, e il telo volava in alto, con i loro sogni.
Continuate a sognare bambini.
Continuate a sognare perché  avete tante persone che vi amano e che faranno di tutto per proteggervi, per guidarvi, per vedervi sorridere e per portarvi sempre più in alto, come quel grande telo colorato.
Per fortuna che per ogni maestra come quella, ce ne sono altre 100, 1000, che invece amano profondamente i loro bambini.
Grazie, grazie di cuore a tutte le maestre che tutti i giorni prendono per mano i nostri figli e li aiutano ad entrare pian pianino nel mondo dei grandi.
Grazie, davvero.
Barbara
L'emozionante fine dello spettacolo di ieri!

L’emozionante fine dello spettacolo di ieri!

 

 

“Binge eating disorders”: la malattia del secolo

 
Si è parlato tanto della “depressione”, come la malattia del secolo, ma non ho mai sentito nessuno parlare di “Binge Eating Disorder”.
Eppure le due cose sono spesso collegate…
Hai voglia di qualcosa e allora vai in cucina e decidi di fare la brava, e di mangiare un frutto.
Ma dopo un po’ senti che quel frutto non ti è bastato, e allora torni in cucina, apri il frigo e prendi uno yogurt, magro, alla frutta.
Ti siedi sul divano e in 2 minuti ti divori il tuo vasetto.
A quel punto, se fosse stata fame, dovresti essere a posto, ma non era fame…
Ti alzi e torni in cucina.
Prendi il barattolo dei biscotti, togli il coperchio, infili la mano, ne afferri una manciata, torni sul divano, e mentre tuo marito non vede perché sta guardando la partita, o sta lavorando al computer, ti mangi i tuoi biscotti uno dietro l’altro, in un batter d’occhio.
“Ma cavolo!!! Perché non mi sono bastati il frutto, e lo yogurt? Perché ho mangiato pure i biscotti?”
Ed ecco che iniziano i sensi di colpa.
E allora che fai?
Torni in cucina, mangi un pacchetto di crackers con le sottilette e, non contenta,”rubi” anche due merendine a tuo figlio, e ti mangi pure quelle.
“Le merendine di mio figlio? Ma che imbecille che sono! Ma come mi è presa di mangiare pure quelle? E dopo aver mangiato il salato”.
Salato, dolce, salato, dolce…
I sensi di colpa aumentano, e tu che fai?
Vai in bagno a vomitare?
No, quello lo fa chi soffre di bulimia.
Chi soffre di “Binge eating disorders” ha gli attacchi di fame, ma dopo non vomita.
Chi soffre di “Binge eating disorders” dopo aver mangiato si fa prendere dai sensi di colpa.
E come si fa ad attenuare quei sensi di colpa?
Si rimangia, di nuovo, velocemente, e, se possibile, senza farsi vedere da nessuno. 
Come faccio a sapere tutte queste cose?
Perché io da anni soffro di “Binge eating disorders“.
Si tratta di un comportamento patologico caratterizzato da due componenti: 
1) desiderio di dimagrire 
2) perdite di controllo sul cibo, dovuti a nervosismo, emotività, noia e malinconia.
Sì, sì, sto parlando delle famose “abbuffate compulsive” 
La quantità di cibo mangiata in quei momenti, può variare da soggetto a soggetto: l’aspetto caratteristico è non voler ingrassare, ma non riuscire ad evitare di mangiare fuori dai pasti alimenti calorici, pur non amando le proprie forme ed il proprio peso abbondante.
Questo comportamento è anche chiamato “dissonanza cognitiva”: pensieri e decisioni si contrastano tra di loro per incoerenza logica.
La binge eater, quando perde il controllo su cosa e quanto mangia, ha deciso che la sua giornata è oramai “compromessa” e quindi a volte, invece di fermarsi, va avanti ad oltranza. 
Questi attacchi di fame avvengono circa 2 volte a settimana.
La binge eater (uso il femminile perché capita più spesso alle donne) vorrebbe limitarsi ad un piccolo assaggio o limitare il numero di pezzi di cibo, ma non riesce ed eccede, anche se non vorrebbe arrivare a tanto.
Da quando ho fatto il digiuno, e ne parlo, ho scoperto che un sacco di amiche  hanno il mio stesso problema.
Il digiuno ci ha aiutato molto perché più che far perdere peso (in questo caso importante, ma non risolutivo) ti fa sentire molto forte, per esserci riuscita, ed aumenta molto l’autostima: una persona che impara a volersi bene, avrà meno attacchi di fame.
Mi sono chiesta come mai siano più le donne a soffrire di questo disturbo e forse lo ho capito, forse.
Il cibo è un modo per sfuggire le problematiche della vita, qualsiasi esse siano.
La perdita di controllo sul cibo a volte sembra essere utile per allontanarci da stati emotivi intollerabili come l’ansia, la rabbia o più semplicemente una vaga malinconia di fondo.
E forse, anche se le donne si sono evolute, restano comunque il “sesso debole”… nel senso che sono più soggette a stati emotivi di questo genere.
Il problema è che il binge eater vede solo gli aspetti positivi del cibo introdotto a breve termine (eliminazione dell’ansia o del nervosismo) e non gli effetti negativi a lungo termine.
Il binge eater si concentra solo sull’immediato e non sul dopo.
Spesso la storia di queste persone è caratterizzata da un elevato numero di diete.
Nonostante ogni volta si impegnino con “fermezza e grandi propositi”, non riescono a seguire nessuna dieta oltre pochi giorni, perché si arrendono regolarmente, ricadendo nelle perdite di controllo alimentare, per cui si concede altri strappi alla regola. 
Non ricordo neanche quante diete io abbia provato nella mia vita, ma sono state tante, tantissime.
Il mio problema, e di tutte le persone che come me soffrono di questo disturbo, è che a volte pretendo troppo da me stessa.
Ho un continuo bisogno di approvazione, a volte ho paura del giudizio degli altri, e non mi vergogno di dire che mi capita anche di sentirmi sola, anche quando non lo sono.
Quando poi diventi mamma e moglie, e ti ritrovi anche ad avere anche una serie di altre responsabilità…il gioco è fatto!
Questo disturbo spesso arriva dopo eventi stressanti e minaccianti l’autostima, come ad esempio: fallimenti scolastici o lavorativi, problemi sentimentali o sessuali, commenti negativi sull’aspetto fisico e difficoltà interpersonali (coniuge, suocera, colleghi di lavoro, amici).
Sono le variazioni emotive a dare il via alla crisi alimentare.
Ecco che il cibo funziona un po’ da psicofarmaco, da anestetico.
Il cibo diventa una coccola, e, per certe persone, va anche a sostituire il sesso.
Che cosa scatena la crisi alimentare?
Le improvvise variazioni del tono dell’umore (momenti di ansia, solitudine, noia, ripetitività, uno stile di vita o mansioni poco gratificanti); una situazione depressiva (difficoltà economiche e lavorative, relazioni extra coniugali, insoddisfazioni professionali o litigi con persone significative); la scarsa autostima di sé; sentirsi, vedersi grassa; il desiderio di trasformarsi a breve nell’immagine dei propri sogni; la fame durante un periodo di estrema restrizione calorica.
 
I binge eater, mangiando, perdono, per pochi minuti, i contatti con la realtà.
Ci sono persone che, per fuggire dalla realtà, si buttano nel tabacco, nell’alcol o nella droga, e altri che pensano di aver trovare la soluzione nel cibo.
“Pensano”…
 
Coccolarsi col cibo può far credere di essere riusciti a “bloccare” le emozioni negative come la tristezza, la solitudine, le frustrazioni, i rimproveri, le critiche… ma non è così!
Se uno continua a bloccare le sue emozioni col cibo non risolverà mai i suoi problemi di fondo, e le emozioni negative si ripresenteranno all’infinito.
Le abbuffate, passati i primi momenti piacevoli, determineranno altre emozioni negative: senso di colpa, crollo dell’ autostima, disgusto e paura di ingrassare.
E queste emozioni negative a cosa porteranno?
Porteranno a nuove abbuffate, e così via.
Ci sono siti che parlano di questo disturbo e offrono e-book, corsi on-line e tante altre belle cose che secondo loro dovrebbero servire come terapia di guarigione.
Beh! Io non ho comprato nulla e non credo che lo farò.
Secondo me già arrivare a capire di essere dei binge eater è un grande passo.
Una volta che hai capito quale è il tuo problema e perché arrivano gli attacchi di fame, a mio parere bisogna cercare di andare all’origine del problema.
So che non è facile, ma la vita è una sola e merita un po’ di impegno no?!
Se siete insoddisfatti perché non vi piace il lavoro che fate…cercate di capire cosa vorreste fare e provateci.
Se siete tristi perché le cose con il vostro i compagno non vanno bene…parlatene con lui e fategli capire che avete bisogno di lui.
Noi donne di oggi spesso diamo l’idea di non aver bisogno di niente e di nessuno, e invece agli uomini piace sentirsi indispensabili.
Quando gli attacchi di fame vengono la sera, vuol dire che ci sono dei vuoti da riempire, e la cosa più facile può sembrare quella di farlo con del cibo.
Cerchiamo di capire quali sono questi vuoti e cerchiamo di riempirli con più amore, più sorrisi e meno cibo!
Barbara
 
 

Cucinare al vapore: #buonomasano

 

Dopo 5 giorni di digiuno ho riniziato a mangiare.
Dopo 5 giorni di digiuno, ovviamente, non puoi mangiare quello che vuoi, ma devi reintrodurre gradualmente gli alimenti, partendo dai più leggeri, ed evitando i carboidrati per lo stesso numero di giorni in cui hai digiunato.
Dopo 5 giorni di digiuno avevo voglia di sapori sani, leggeri. 
Dopo 5 giorni di digiuno ho deciso di cucinare al vapore!
Per molti la cucina al vapore è sinonimo di cucina triste, da ospedale, ma vi assicuro che non è così.
Da un paio di anni a Milano hanno aperto due ristoranti, che si chiamano “That’s vapore“, dove cucinano solo piatti al vapore, e io adoro quei due ristoranti.
Il vapore mantiene tutte le proprietà nutritive degli alimenti, e con loro i gusti.
Era da tanto che volevo provare a cucinare a casa, al vapore, uno dei miei piatti preferiti del “That’s vapore”, e questa volta l’ho fatto.
Sono andata al mercato e ho comprato quello che mi serviva per fare gamberi e calamari al vapore, su un letto di foglie verdi e di germogli di soia, spolverati da zenzero fresco.
vaporeingredientifotoVisto che di spesa stiamo parlando, iniziamo per l’appunto con la LISTA DELLA SPESA x 4 per questo piatto:
1/2 kg di gamberi, o poco meno
1/2 kg di anelli di calamari, o poco meno
Un bel sacchetto di spinaci 
Un bel sacchetto di erbetta
Una confezione di germogli di soia
Un pezzo di zenzero fresco (il tubero)
Poi vi servirà un filo di olio, del sale, e ovviamente qualcosa per cucinare al vapore.
Io uso i cestelli per il forno a microonde, oppure il cestello in acciaio da mettere dentro la pentola, ma ovviamente va benissimo anche la vaporiera o il Bimby, se lo avete.
A quel punto lavate bene le foglie di spinaci e di erbetta, sgusciate i gamberi e tagliate a striscioline fini i vostri anelli di calamari.
Quando siete PRONTI fate una base con le vostre foglie verdi e poi aggiungete sopra i germogli di soia e i calamari e i gamberi.
vapore crudofotoUna spolverata di sale e siete pronti per cucinare.
Ovviamente, se il recipiente è piccolo, dovrete dividere i vostri ingredienti in 3 o 4 parti e cucinarli un po’ alla volta (come ho fatto io)
Ma non preoccupatevi perché la cottura è velocissima: ci vorranno solo 7 minuti.
Quando avrete finito di cuocere al vapore, trasferite le vostre porzioni in piatti o in ciotoline, versateci sopra un filo di olio, aggiustate di sale e grattateci sopra lo zenzero (che ovviamente va prima pelato).
Io questa volta ho provato con questi ingredienti, ma ci sono mille altre combinazioni possibili.
Potete usare le carote, le zucchine, il salmone tagliato a cubetti, il pesce persico…
Potete sbizzarrirvi, ma ricordatevi che, siccome tutto va cotto assieme e nello stesso tempo, dovrete tagliare la verdura in modo tale che cuocia tutta nel tempo previsto: più tempo una verdura necessita per essere cucinata, e più fine dovrete tagliarla!
Se, per esempio, usate le carote, visto che queste ci mettono di più degli spinaci a cuocere, dovrete tagliarle molto fini.
Io le taglio col pela carote e faccio delle specie di tagliatelle molto sottili.
Che dire?
Provateci e date sfogo alla vostra fantasia, poi fatemi sapere!
Barbara

Sì, sì e ancora sììììììììììììììì

 

Stamattina, mentre Danny boy finiva di fare colazione (è più lento di un bradipo in letargo), ho acceso il mio mac, e sono andata a curiosare su facebook.
Ho la memoria di un’effimera (un piccolo insetto che dicono viva al massimo un paio di giorni) e quindi vado sempre controllare chi compie gli anni, per evitare di fare figuracce.
Cercavo tra i compleanni e cosa leggo?
“Anniversario Barbara e Marcello”
Perdindirindina, sto giro me l’ero proprio scordato!
Ma come si fa a dimenticare l’anniversario di matrimonio?
Si fa, si faaaaa
Per la verità non mi ricordato neanche che giorno fosse oggi, poi ho guardato l’agenda e ho letto: “Venerdì 4 aprile”.
A quel punto, per essere proprio sicura sicura, ho aperto la porta di casa e ho letto anche la targa attaccata fuori, sulla porta.
Ok, ok, accendiamo e confermiamo: oggi è il nostro quarto anniversario di nozze, e io, e mio marito, ce lo siamo proprio scordato.
Non ci siamo sposati in Italia col classico matrimonio pieno di amici e parenti, ma ci siamo sposati a Las Vegas
Siamo partiti da soli, lasciando il piccolo Danny alle nonne, e ci siamo sparati matrimonio e viaggio di nozze in un colpo solo, senza sosta (o “senza caglie”, come direbbe mio marito)
IMG_0008Non mi dimenticherò mai la faccia del nostro cucciolo quando, al nostro ritorno, abbiamo comprato una torta solo per lui, e gliela abbiamo regalata con sopra  le statuine con la faccia di mamma e papà.
E oggi?
E oggi siamo ancora qui, quindi la crisi del terzo anno è passata.
Ora dobbiamo solo sperare che vada bene anche quella del settimo.
Ma se tornassi indietro, ridirei di sì?
Cello (Marcello, ma per gli amici “Cello”) ed io, siamo peggio si Sandra e Raimondo.
Ma in quale coppia non si litiga?!
Lui esce di casa la mattina alle 7.30 e torna dopo minimo 12 ore (lavora a Bergamo, che proprio dietro l’angolo non è) e io mi occupo di tutto ciò che c’è da organizzare nella nostra vita.
Io sono nata organizzatrice, e quindi mi piace organizzare.
Quasi tutti i bambini, come prima parola, dicono “Pappa” o al massimo “Mamma”.
Io credo di aver iniziato subito con una domanda del tipo: “Che si fa?”.
Quando la sera il mio maritino torna a casa, a volte lo inondo di resoconti e domande, e so che lui vorrebbe solo taaanto silenzio.
Per non parlare della quantità di messagini e whatsapp che gli mando durante il giorno…
Ma che ci posso fare? 
Ogni tanto anche io ho bisogno di un aiuto, di un consiglio, di una mano sulla spalla, in senso biblico, uffa!
Ma noi donne siamo fatte così, e gli uomini sono fatti colà.
Ho sempre desiderato risposarmi anche in Italia, con i parenti e gli amici, ma alla fine sono arrivati i documenti da Las Vegas, e ci è sembrato stupido buttare dei soldi così.
Le tartine costano, il vino costa, e pure la Chiesa costa.
E poi la seconda promessa d’amore, in Italia, ce la siamo fatta il giorno in cui abbiamo deciso di costruire la nostra casa in Puglia.
Decidere di costruire una casa assieme, con tutti i sacrifici che comporta, secondo me vuol dire anche di più di un secondo matrimonio italiano: vuol dire aver voglia di dividere assieme il futuro, la vita.
Marcello viene da Marte e io vengo da Venere: è normale che a volte non ci si capisca quando si arriva da due pianeti diversi no?!
Io se ho un problema vorrei raccontargli tutto e avere da lui la soluzione miracolosa.
Lui se ha un problema, arriva a casa e si chiude nella sua caverna.
Tutti gli uomini fanno così.
Forse siamo noi le ingenue che ancora sperano di poter cambiare i cittadini di Marte.
“Vuoi stare in caverna? Ok amore mio, allora io esco a prendere un po’ d’aria”
Ecco cosa dovrebbe succedere.
E invece?
E invece spesso ci ostiniamo a volerli tirare fuori per forza dalle loro tane, dove si sentono sicuri e protetti.
Ma il mondo è bello perché è vario no?!
E tante volte litigare fa sentire più vivi che non parlare.
Ne vedo tante di coppie, al ristorante, che si siedono, cenano, e magari non si rivolgono neanche la parola.
Per carità!
Preferisco tutta la vita gli insulti e le cattiverie dette anche se non pensate.
Preferisco sfogarmi e poi cercare il suo piede, con il mio, nel lettone.
“Sì amore mio! Se tornassi indietro ti direi di nuovo di sì!”
Sono felice di aver fatto quel viaggio a Zanzibar e di aver incontrato l’uomo che ha cambiato la mia vita.
Sono felice anche quando litighiamo.
Litigare mi fa sentire viva, mi fa sentire che c’è ancora tanto amore tra noi.
Quando l’amore finisce, non litighi più.
Auguri amore mio!
Questa volta stavo per dimenticarmelo, ma per fortuna c’è Facebook.
Da quando finirai di leggere questo post, hai 5 minuti di tempo per mandarmi un bellissimo e dolcissimo messaggino.
Ocio perchè se non lo fai… prendo tutte le tue cravatte dall’armadio e inizio a tagliare!
Barbara
Las Vegas, 4 aprile 2010

Las Vegas, 4 aprile 2010

 
 

Mai dire mai

 
“Alla mia età ormai…”
“Alla mia età non dimagrirò più, è troppo difficile.”
“Ormai sono fatta così e non cambierò più.”
“Mi parlano tutti molto bene dello Yoga, ma non fa per me”.
Mi dire. “Mai”!
Queste frasi le ho dette anche io, tante volte, ma ultimamente sono successe un po’ di cose che mi hanno fatto cambiare idea.
Ho capito che se una cosa la vuoi veramente, ci puoi arrivare.
Ho capito che per farcela, ci devi provare, davvero.
Ho capito che ci sono cose che a volte possono sembrare lontanissime, da te, e invece sono molto più vicine di quanto tu possa immaginare.
E smettetela di scrivermi che ho una grande forza di volontà.
E’ vero che se mi metto in testa una cosa parto come un treno, ma è vero anche che poi la mia corsa spesso trova degli ostacoli, il treno rallenta, e a volte si ferma pure.
Ma questa volta la forza me l’avete data voi che mi leggete, e che tutti i giorni mi date la forza di non cedere.
Ci sono momenti in cui vorrei mollare, ma poi leggo i commenti degli “amici”, e vado avanti.
Vado avanti perché voglio dimostrare a me stessa, e a chi mi vuole bene, che se mi ci metto, ce la faccio.
Un giorno qualcuno mi ha detto che io non ho forza di volontà.
Me lo ha detto una persona a cui tengo molto, moltissimo.
Quel giorno ci sono rimasta male, molto male, e quando ho messo la testa sul cuscino, e ho spento la luce, ho pianto.
Ho pianto perché mi era stato toccato un nervo scoperto, una ferita aperta.
Ho pianto perché ho capito che quella persona aveva ragione.
Non so se quella persona oggi ha capito che questo digiuno è dedicato anche a lei, ma io lo so, e mi basta.
Con il digiuno sto vincendo un sacco di battaglie.
Con il digiuno sto vincendo la mia battaglia contro i miei problemi col cibo, le abbuffate e i sapori persi.
Con il digiuno sto vincendo la mia battaglia contro le mie debolezze.
E non mi fermo qui.
Sei anni fa è nato mio figlio, e l’anno dopo è mancato il mio papà.
Nel giro di due anni mi sono ritrovata ad avere un carico di responsabilità forse troppo grosse per una che fino a poco prima aveva avuto una vita facilissima, bellissima, leggera, senza ostacoli e senza tanti pensieri.
Negli ultimi anni mi sono indurita.
Negli ultimi anni mi sono spesso ritrovata ad arrabbiarmi e ad alzare la voce, per poco.
Non mi piace quando perdo il controllo.
Non mi piace arrabbiarmi.
Ma ora sono felice.
Sono felice perché so bene che  la consapevolezza dei propri difetti  è il primo passo verso la “guarigione”, e quindi ho iniziato a “curarmi”.
Era anni che diverse amiche mi parlavano dello Yoga, ma io tutte le volte rispondevo: “Yoga? No, no grazie, non fa per me”
E poi due settimane fa ho rincontrato la mamma di un ex compagno dell’asilo di mio figlio.
Lei ha tre figli, e la vedi sempre serena, pacata, dolcissisima.
Ho sempre invidiato questa sua classe nei movimenti e nei toni e, siccome la mamma in questione è anche insegnante di Yoga, mi sono chiesta se non fosse proprio lo Yoga a renderla così…
Oggi ho fatto la mia terza lezione di Yoga, a casa sua.
Non so se riuscirei a fare un corso di Yoga, con altra gente, ma noi due da sole sì, mi piace molto.
Quando fai Yoga con la tua insegnante, e basta, ti senti libera.
Libera di versare anche due lacrimucce quando ti rendi conto che stai pian pianino imparando a rilassarti, di nuovo.
E’ da anni che non riuscivo più a rilassarmi.
Sono sempre di corsa e, anche quando sono seduta o sdraiata, corrono i miei neuroni (pochi, ma buoni, spero), e i miei pensieri.
Sono sempre lì che penso a cosa devo fare dopo, a cosa devo fare domani, e a cosa devo fare il mese dopo.
Ma ora, pian pianino, sto riscoprendo quanto sia bello non pensare a nulla.
Ci vorrà del tempo, ma sento che sono sulla buona strada e so che un passo alla volta ce la farò.
Se c’è qualcosa che avreste sempre voluto provare a fare, fatelo, ora.
Se c’è qualcosa che avreste desiderato imparare, iscrivetevi ad un corso, e fatevelo insegnare, ora.
La vita è una sola, non si può tornare indietro e non sappiamo quanti domani avremo.
Non dite più “MAI”.
Barbara