#Solocosebelle

 

Un paio di settimane fa era Carnevale.
Un paio di settimane fa mio figlio aveva due giorni di vacanza da scuola, ma io marito no, e quindi Danny Boy ed io abbiamo preso un bel treno fino a Mestre, e da Mestre un bel pulman per la montagna.
Peccato che tra l’arrivo del treno a Mestre e la partenza del pulman per la montagna, ci fossero più di due ore di mezzo.
Che fare a Mestre per due ore?
Non andavo a Mestre da anni, e non avevo la minima idea di dove poter andare a sbattere la testa, con dolcezza.
palcofotoE’ stato a quel punto che una mia amica mi ha suggerito il “Palco“, un ristorantino molto carino in centro.
E’  lì che le ho viste.
E’  lì che le ho viste, ed è stato amore a prima vista.
Sono una passionale, vivo di passioni.
E una come me, che vive di passioni, spesso si innamora: mi innamoro di una canzone, di un vestito, di un sapore, di un raggio di sole…e a volte anche di una sedia!
Sì, sì, avete letto bene: quel giorno mi sono innamorata di una sedia.
Ho chiamato subito la cameriera e ho chiesto chi avesse fatto quella sedia (per la verità me ne piacevano 3, e non una)
Ecco che mi sono ritrovata con in mano una cartolina tutta colorata, e un nome: Silvia Zacchello.
E’ stato in quel momento che ho deciso che avrei presto incontrato Silvia.
Nutro una grande ammirazione, e anche un pizzico di invidia, per chi riesce a trasformare in lavoro una passione, e quella era un’evidente passione.
Giovedì scorso dovevo andare a Venezia per lavoro, per un evento di IWC, e quindi mi sembrava un’ottima occasione per fermarmi a Mestre, ed incontrare Silvia.
Ho preso un treno sbagliato (il treno era giusto, ma io ho preso quello sbagliato!!!) e quindi sono arrivata a Mestre in ritardo, passando per Bologna.
Ho rischiato di non farcela, ma alla fine alle 16 ero in un ascensore, diretta all’ottavo piano.
Silvia ha allestito il suo laboratorio in casa, e dipinge godendosi la sua città dall’alto, dalle sue ampie vetrate.
Silvia ha fatto il liceo artistico a Venezia, e ha continuato il suo percorso iscrivendosi all’Accademia di belle arti.
E poi?
E poi il vuoto.
Dopo il classico corso di grafica, e lo stage in uno studio di grafica, ha iniziato a martellarle in testa una domanda che tanti di noi si sono posti (e che io mi faccio ancora, un giorno sì e un giorno no): 
“E ora che faccio?”
Dopo anni di lavori che nulla avevano a che fare con la sua vera passione, e che continua a fare anche ora, quando non dipinge, Silvia ha avuto un’illuminazione.
I suoi avevano in cantina una vecchia sedia e ogni tanto, quando Silvia scendeva a prendere qualcosa, la guardava, si guardavano
E’ stato allora che ha deciso di dipingere la sua prima sedia.
Cosa ha dipinto?
imagesHa dipinto “Maybe” di Roy Lichtenstein, un classico soggetto di Pop art. 
Silvia ha scelto la Pop art perché le è sempre piaciuta,  e perché la Pop art appartiene a tutti.
La Pop art suscita un po’ la memoria dell’infanzia, i ricordi delle marche dei biscotti, delle zuppe…
La Pop art suscita quella nostalgia positiva che ti riporta indietro.
A Silvia sono sempre piaciuti molto i fumetti, e la grafica degli anni 60/70 che la Pop art ha trasformato in arte.
Ascoltavo Silvia e la mia memoria tornava ad una bellissima giornata passata con mio figlio alla mostra di Andy Warhol, quel genio che un giorno decise di dipingere soggetti i cui tutti potessero riconoscersi, ritrovarsi: la zuppa che mangiava da povero, la Coca Cola che veniva bevuta dall’operaio, e dal presidente degli Stati Uniti…
Ero curiosa di sapere se Silvia aveva ancora quella prima sedia.
Quella sedia l’ha venduta, al negozio “Emporio 31” di Milano.
“Emporio 31” era un negozio che amavo tanto, e che non c’è più, uffa!
Ma la cosa buffa è stato il racconto su come è arrivata a vendere quella sua prima sedia, a Milano.
Le avevano detto che per vendere un oggetto del genere doveva andare a Milano.
Le avevano dato un paio di nomi di negozi giusti, di design.
E allora Silvia è partita, in treno, con la sua sedia.
Silvia ha preso la metropolitana, con la sua sedia.
Silvia è salita in tram, con la sua sedia.
Silvia ha camminato  in giro, con la sua sedia.
Leon-The-Professional-010Immaginavo lei con la sua sedia, e ripensavo al film “Leon”,  e a Jean Renò e Natalie Portman con la loro inseparabile pianta.
Era il 2005 , e Silvia guadagnò i suoi primi 200 euro, vendendo il primo frutto della sua passione.
Dopo la pianta di “Leon” non ci furono altre piante, ma dopo quella prima sedia…
Silvia a dipinto a mano tante altre sedie, e ora dipinge anche mobili, telefoni, librerie e quadri.
Dipinge soggetti a richiesta, e a volte, per fare un felice un bambino , si allontana dalla sua Pop art e si avvicina al mondo dei cartoon.
Me la immagino già la faccia di Danny boy alla vista di una sedia dipinta a mano con i suoi personaggi preferiti: Peppa Pig sotto il sedere e SpongeBob dietro la schiena.
Da quel giorno Silvia Zacchello non si è più fermata, e presto, molto presto, le sue sedie arriveranno anche in Puglia.
Devo solo aspettare che la nostra casetta sia pronta…
Barbara

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Se siete rimasti a Milano, ecco un paio di idee per voi!

 
Mi art, Floralia e il mercatino dell’Antiquariato sui Navigli.
Se questo fine settimana siete rimasti a Milano, di sicuro non ci sarà tempo per annoiarsi.
Per gli appassionati di arte c’è mi art
“mi art” è una fiera in cui convivono moderno e contemporaneo, dandoci così il modo di riflettere sulla continuità fra passato e presente.
Se non avete voglia di fare la fila, potete cliccare qui per fare il biglietto online al prezzo speciale di € 12,00  
Oppure potete cliccare qui, per prenotare il vostro biglietto, al prezzo speciale di € 12,00, e poi pagare in cassa.
Orari: venerdì e sabato: 12.00 – 19.00, Domenica: 11.00 – 19.00
Ingresso: Fieramilanocity, ingresso Viale Scarampo, Gate 5, pad. 3
Biglietteria: Prezzi – intero: € 15,00 – ridotto: € 10,00
Per gli appassionati di fiori e di shopping invece c’è Floralia Primavera 2014
“Floralia” è un mercatino benefico che si svolge due volte all’anno (autunno e primavera) nel cuore di Milano (Brera) e precisamente sul sagrato e nei chiostri della chiesa di piazza San Marco.
Lo scopo è quello di aiutare l’Accoglienza della parrocchia che ospita 40 persone senza fissa dimora che partecipano in maniera attiva, assieme a diverse Onlus, alla buona riuscita della manifestazione.
Come tutti gli anni, dopo l’ inverno, il sagrato di San Marco sarà inondato di fiori, piante da orto, frutti antichi, orchidee da giardino e rare succulente.
Sul sagrato, oltre ai magnifici fiori,  questo fine settimana ci sarà la “pesca che ti pesca” con ricchi premi. 
Inoltre, nei Chiostri, troverete oggetti antichi per la casa e curiosità, gioielli, biancheria, cappelli, abiti per bambini, ceramica bianca e colorata, ecc…
In questa edizione della Primavera, troverete anche il Vintage donna, l’immancabile bric à brac e tanti libri, non solo di giardinaggio.
Direttamente dalla Toscana, potrete comprare anche particolari terrecotte da esterno: animaletti antizanzare e inaffiatoi per semenziari.
E se domenica non avete voglia di stare in casa, ma vi va di fare una bella passeggiata, potete sempre fare un salto al Mercatino dell’antiquariato sui navigli
“Il mercatino dell’antiquariato sui navigli” è la grande fiera dedicata ai commercianti, e ai collezionisti del mondo dell’antiquariato, che si svolge sul naviglio grande l’ultima domenica del mese, tranne quella di luglio.
Si parte dal ponte di Via Valenza e si va fino in Viale Gorizia, per un percorso di circa 2 km, per un totale di più di 380 commercianti che stuzzicheranno la vostra curiosità con mobili, modernariato, bambole, porcellane, fumetti, stampe, bronzi, vetri, e non solo…
La manifestazione è visitabile dalle ore 9 alle 18.
Comodamente raggiungibile con i mezzi pubblici:
metro: Linea verde – fermata Porta Genova, tram: 2, 3, 9, 29/30, bus: 47, 74, 90/91
Se fate veloci potete anche fare prima un salto in Via Lombroso al mercato del pesce di Milano, che solo il sabato mattina è aperto al pubblico, dalle 9 alle 11.20-12
Che state aspettando?
Caffè, doccia e via che vai.
Barbara
 
 
 
 

“Bella vita fai tu!”

 
Ieri sono venuta a Venezia per lavoro.
Ieri per arrivare a Venezia, in treno, sono passata per Bologna, ma questa è un’altra storia…
Non ditemi che non siete mai saliti sul treno sbagliato!!?
Sono venuta a Venezia perché mi è stato chiesto di invitare un po’ di amici veneziani all’inaugurazione del nuovo negozio IVC in Piazza San Marco, e poi tutti a cena al “The Gritti Palace”.
 
E’ stata una serata bellissima, direi perfetta.
Un aperitivo nel nuovo elegante negozio IWC a San Marco e poi una bella passeggiata di gruppo verso il “The Gritti Palace”.
Location superba, gli amici e sapori incredibili.
Cosa avrei potuto desiderare di più?!
Forse mio marito, ma lui oggi doveva lavorare, e lui lavora davvero, mica come me.
Sono Veneziana e quindi a Venezia ci torno spesso, ma di solito ci vengo il we, con i miei uomini. Bello venire a Venezia durante la settimana.
Meno bello dover tornare subito a Milano, oggi.
Oggi mi sono svegliata con un sole meraviglioso, ma mi sono organizzata male, e quindi devo tornare…
Devo ammettere che ci sono momenti in cui amo proprio tanto il mio lavoro.
Ci sono serate in cui devo uscire e invece mi metterei volentieri in pigiama, per addormentarmi accanto al mio cucciolo.
E poi ci sono altre serate in cui, invece, ho proprio voglia di truccarmi, vestirmi e sentirmi donna, oltre che mamma.
“Bella vita fai tu!”
Quante volte mi sento dire questa frase…
E’ vero che non ho mai avuto un lavoro da dipendente e che quindi, per fortuna, non ho mai dovuto timbrare un cartellino.
E’ vero che di giorno nessuno può costringermi a stare dietro ad una scrivania.
E’ vero che se mi organizzo bene, riesco a trovare il tempo di fare tutto, per il mio lavoro, per la mia famiglia e anche per me stessa.
Ma sentirsi sempre dire “Bella vita fai tu!”, che barba! 
E’ da quando sono arrivata a Milano, nel 1989, che, in un modo o nell’altro (sempre legalmente), lavoro e mi porto a casa il mio stipendio, ma ho sempre lavorato a progetto e quindi…
E quindi non ho uno stipendio fisso e non ho nessuna garanzia per il mio futuro.
Ho il cognome doppio, ma il conto in banca è nomale, normalissimo.
Non essere assunti ha i suoi pregi, ma ha anche i suoi difetti.
Ho sicuramente più tempo libero da dedicare a me stessa e alla mia famiglia, ma non ho orari e non ho nessuna garanzia per il futuro.
Scrivo col sole e col buio, rispondo a mail e a messaggi col sole e col buio
Quando fai la pr, organizzi e conosci tante persone, e quindi hai anche tante persone che ti cercano, ti chiedono, e a volte ti spremono, senza sosta e senza orari.
Avete idea di quanti favori mi chiedano? 
Avete idea di quante volte mi paghino per questi favori?
Ecco, appunto…
Ma se io ho finito per fare questo lavoro, è perché ho un carattere aperto, a volte fino troppo aperto, e quindi a volte mi piace anche farmi spremere.
Quando posso fare un favore e aiutare qualcuno a risolvere un problema, sono felice di farlo.
A chi non piace sentirsi utile?! Il problema è che a volte la gente se ne approfitta e siccome sono nata ingenua e morirò ingenua, e sono una che fa una fatica boia a dire di no, capita spesso che io finisca col farmi spremere un po’ troppo.
A volte per accontentare tutti, mi tocca fare davvero i salti mortali, e alla fine quella che ne risente sono io.
Attenzione! Non mi sto lamentando, e sono super felice della mia vita, ma smettetela di dirmi sempre “Bella vita fai tu”
Per andare a farsi 7 km un giorno sì e un giorno no, non basta avere più tempo libero di altre persone. Per dedicare il tempo libero all’allenamento, bisogna avere anche voglia e costanza.
Mica ci va qualcun altro a camminare al posto mio!
Siete sicure che se aveste il tempo libero che ho io, lo fareste?!
Non sto cercando complimenti, ma sto cercando di farvi capire che la vita è bella solo se ci metti un po’ di impegno, tanta volontà e tanta voglia di vivere.
E quella, per fortuna, non mi manca…
  È stato il mio carattere a portarmi a fare il lavoro che faccio, e a non farmi finire dietro ad una scrivania. Ci sono anche stata dietro ad una scrivania, quando per 4 anni avevo aperto con un’amica un’agenzia di organizzazione eventi, ma non faceva per me…
A parte il fatto che ero più in giro per sopralluoghi e appuntamenti, che dietro alla scrivania del nostro ufficio, ma non faceva per me…
E poi è arrivato lui, il mio biondino.
Potrei lavorare mezza giornata, prendere una tata e fare la spesa online, come fanno tante mamme che lavorano e si fanno in 4 per arrivare a fine giornata, ma ho scelto un’altra strada…
Ho una grande ammirazione per le mamme che lavorano a tempo pieno, o mezza giornata, ma io non ce la farei.
La vita è una sola e, visto che ho la fortuna di fare un lavoro che posso fare anche da INdipendente, preferisco rinunciare alla pensione, e alla sicurezza per il futuro, stando fuori dalle 4 mura di un ufficio.
A volte mi chiedo perché le giornate abbiamo solo 24 ore.
A volte mi chiedo come mai, anche se non lavoro in un ufficio, il tempo sembra non bastarmi mai. A volte mi chiedo come mai mio figlio a volte mi chieda se posso stare di più con lui.
A volte mi dico che forse faccio troppe cose in contemporanea, e che forse è proprio quello il problema: ci sono, ma non ci sono.
Ma adesso ho iniziato Yoga e so che ce la farò, e che le giornate mi sembreranno più lunghe, e più lente. E poi tra poco cambia l’ora, e avremo un’ora di luce in più…
Una volta amavo la notte, una volta amavo il buio.
Adesso amo il raggio di sole che entra dalla finestra e illumina il viso di mio figlio che dorme ancora, e che non ne vuol sapere di scendere dal letto, per andare a scuola.
Bella vita che faccio io.
Eh sì, proprio bella.
E domani?
Domani è un altro giorno.
Barbara
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La pasta arancione: facile, buona e sana, per bimbi, e non solo!

 
Ieri sera mio marito era via per lavoro.
Di solito, quando mio marito è via per lavoro, invito qualche bambino a giocare da noi dopo scuola e lo tengo anche a cena.
Se col bambino viene anche la mamma, mia amica, il gioco è fatto: cena per 4, e tutti felici!
Se poi l’amica in questione cucina per passione, e per lavoro, il gioco diventa ancora più bello.
Ieri sera ha cucinato Valentina!
Ok ok, cucinare è una parola grossa… (di solito cucina, eccome!)
Diciamo che ieri sera ha fatto “solo” un piatto di pasta, uguale per tutti, ma che pasta!.
L’ho vista sparire un attimo in cucina, l’ho sentita chiedere “Dove sono le carote, le cipolle e i pelati”, e dopo mezz’ora ci stavamo tutti leccando i baffi!
Vi dico solo che mio figlio non vuole mai mangiare la pasta rossa.
Mio figlio, come l’80% dei bambini del mondo (credo), vuole sempre pasta in bianco, o col pesto.
Ieri sera avevo anche messo da parte della pasta in bianco, prima di condirla con il sugo di Valentina, e invece…
E invece la pasta in bianco è tornata nella pentola, col sugo.
Ecco a voi la ricetta della super ottima pasta di ieri sera.
Iniziamo come sempre dagli INGREDIENTI:
ingredientipastafotoPasta: io ho usato un pacco da 500 grammi di paccheri che avevo in dispensa e che occupava troppo posto (ogni tanto tocca fare pulizie!)
2 barattoli di pelati
4 carote e 1 cipolla
sale, zucchero, formaggio grana e fullatore ad immersione (tipo il minipimer)
Quando avete tutto INIZIAMO
Per fare più veloci sbollentate le carote, ossia le pelate e le mettete in acqua salata per 4/5 minuti.
Intanto tagliate la cipolla e la mettete in una pentola con il contenuto dei due barattoli di pelati (non fate soffritto).
Fate andare il sugo a fuoco lento e appena sono pronte le carote, le tagliate a pezzetti e le mettete nel sugo.
Basta una mezzoretta e il vostro sugo, aggiungendo sale a piacere e un pizzico di zucchero, sarà pronto.
A quel punto dovrete inserire nel pentolino il vostro frullatore ad immersione e frullare il tutto.
Scolate la pasta, la mettete nella pentola dove c’è il vostro sugo rosso/arancione, aggiungete il formaggio grana, mescolate bene e servite.
Vi garantisco che sarà un successo, per grandi e piccini!
Barbara
 
 
 

 

Inseguendo il sole, davanti al camino.

 
Provate a camminare in riva al mare chiudendo gli occhi, e inseguendo il calore del sole.
Provate a mettervi a ballare e a cantare a squarciagola, sperando che non ci sia nessuno che vi stia guardando, e ascoltando.
Provate a sentire l’onda che arriva e vi avvolge il piede, così, all’improvviso.
Vi verrà da ridere.
Perché camminare in riva al mare, cantare, ballare, bagnarsi le scarpe, e iniziare a correre ridendo, per scappare dall’onda, è un pó come tornare bambini.
Tornare bambini a volte fa ridere, e a volte no.
In questi giorni ho fatto un lungo viaggio nella mia vita.
In questi giorni sono tornata bambina, diverse volte.
In questi giorni mi sono anche vista proiettata nel futuro, con nuovi dubbi e nuove paure.
Lo ho fatto ascoltando i racconti delle mie nuove amiche.
Lo ho fatto raccontando cose di me che forse non avevo mai raccordato, neanche a me stessa.
La forza del camino.
Di solito succede nei film, ma questa volta è successo davvero.
All’improvviso un’amica decide di riunire le sue amiche più care, e di farle conoscere tra di loro.
Ecco perché sono andata al mare, in Toscana.
Ecco perché ho accettato di partecipare ad un we di sole donne.
Ecco come sono ritrovata a parlare di me ad altre donne che conoscevo appena, davanti ad un camino. 
Non ho mai amato le cene tra donne e le serate tra donne, figuriamoci un we intero.
Sarà che sotto sotto, e neanche tanto sotto, sono un pó un maschiaccio, e a certe donne non ho niente da dire…
Ma questa volta avevo capito che dovevo accettare l’invito: ho pensato che se quelle donne erano amiche di Laura, allora voleva dire che erano donne speciali, perché Laura è speciale.
Avevo ragione.
Sei donne, sei storie diverse e sei caratteri forti, tosti.
Sei donne apparentemente toste, ma a volte anche molto fragili.
A volte é più facile aprirsi che chi hai visto poche volte nella vita.
A volte è più facile quando un’amica comune, decidendo di riunirci, creato un’empatia immediata, anche tra chi non si era mai vista prima.
É stato un we decisamente diverso dai soliti: un we intenso, forte.
E mentre io ero al mare con le mie nuove amiche, i miei uomini trascorrevano il loro primo we assieme, fuori Milano: io al mare, e loro in montagna.
Mi sono mancati?
No, lo ammetto.
Era più forte la gioia di saperli assieme, che la nostalgia di non essere con loro.
C’è stato un momento in cui ho anche pensato di non partire, ma non perché non avevo voglia di lasciare loro.
Non volevo più partire perché era prevista pioggia, per tutto il we: andare in Toscana, in una tenuta sulla spiaggia, con la pioggia, non mi sembrava un programma così eccitante.
Non parto quasi mai senza i miei uomini: di solito almeno uno di loro due è con me.
Ma la vita è una sola, ed un invito così particolare non me lo volevo lasciare sfuggire.
Ecco perché ho deciso di partire, anche con la pioggia all’orizzonte.
E invece…
E’ invece la pioggia è arrivata solo una sera, mentre noi eravamo al calduccio in casa, davanti al camino.
Ed è stato bello ascoltare il rumore della pioggia, sentendo sulla pelle il calore del fuoco.
Non è la prima volta che parto con le previsioni che danno pioggia, e poi trovo il sole.
Io il sole l’ho inseguito tanto, con i piedi e con il cuore, e se una cosa la desideri tanto, spesso arriva, e resta.
Ma il sole non l’ho trovato solo camminando sulla spiaggia: il sole l’ho trovato anche in quelle lunghe chiacchierate fatte davanti al camino.
Era un sole diverso: un sole che ci ha illuminate attraverso il fuoco del camino e che ci ha scaldate attraverso le parole di chi ha deciso di aprirsi, di raccontarsi.
Non avete idea di cosa non possa venire fuori quando sei donne si siedono attorno ad un camino: rapporti con i figli, con i mariti, forze, debolezze, paure, rimpianti e ricordi…
E ogni volta che una di noi si raccontava, le altre ascoltavano, gioivano, soffrivano, e collegavano.
Perché tutte le storie sono un po’ simili, e le parole degli altri spesso fanno i riaffiorare ricordi, emozioni e paure che pensavi di avere cancellato, per sempre.
Grazie Laura, Annamaria, Sabina, Micaela, Silvia e Carmen.
Grazie a voi oggi mi sento un po’ di forte di ieri, e un po’ meno forte di domani.
Grazie a voi ho capito che i miei problemi sono anche i vostri, e i vostri sono anche i miei.
Grazie a voi, e alla nostra chat, oggi mi sento meno sola.
Buona giornata a tutte le fate, ma anche alle streghe.
Perché tutte le donne sono un po’ fate e un po’ streghe.
Dobbiamo solo capire chi ci merita col pizzo, e chi con la scopa…
Barbara
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Renzi pensaci tu!

 

Ieri notte, a Milano, una deficiente di 34 anni, è entrata in tangenziale contromano, e ha ucciso una padre di famiglia.
Ieri notte una moglie e due figlie sono rimaste sole, e perché?
Perché viviamo in un paese del cavolo.
La donna che ieri notte ha ucciso un uomo, aveva bevuto, fumato e pippato.
La donna che guidava contromano, non avrebbe neanche potuto guidare.
La donna che oggi si lamenta perché la tengono chiusa in ospedale, aveva già avuto problemi con la legge e aveva già causato un incidente (scappando).
Eppure lo ha fatto di nuovo, e questa volta è andata ancora peggio delle altre volte.
Ma per quanto ancora andrà avanti questa storia?
Chi è più colpevole?
L’ubriaco di turno che si mette in macchina e uccide, o lo stato che continua a tollerare e non ci difende?
Sarò monotona, ma sapere che Corona è dentro, e fuori è pieno di assassini, lo trovo davvero assurdo.
Nonostante il bilancio del 2012 sia stato migliore del 2011, i numeri dei morti sulle strade italiane rimangono altissimi: 3.653 vittime e 264 mila feriti in oltre 186 mila incidenti stradali.
La maggior parte dei sinistri si è verificato su strade urbane (141 mila).
Tra i 2.555 conducenti deceduti il 51% appartiene alla fascia d’età dei 20-49 anni.
Nel 2012 poi c’è stato un aumento del 2,5% di ciclisti morti in incidenti stradali.
Dai dati diffusi dalla polizia stradale per i primi 10 mesi del 2013, invece, è emerso che su circa 1,5 milioni di infrazioni contestate ci sono state oltre 18 mila denunce per guida in stato di ebbrezza e oltre 1.000 per chi era sotto l’effetto di droghe.
In Inghilterra per gli omicidi stradali si rischiano fino a 14 anni; in Francia 10 anni, 150 mila euro di multa e il ritiro della patente per 5 anni.
E da noi?
Da noi se proprio ti va male ti danno 3 anni, e di certo non li passi tutti in galera.
Da quanto ormai si parla di introdurre il nuovo reato “Omidicio stradale”?
Il nuovo reato prevederebbe una pena da 8 a 18 anni per chi causa gravi incidenti in stato alterato da droghe o alcol, l’arresto in flagranza di reato, ed il ritiro definitivo della patente (“Ergastolo della licenza di guida”)
Ma non se n’è ancora fatto nulla, e intanto la gente continua a morire, e molti dei responsabili se ne stanno belli comodi a casa loro.
La Cancellieri, ex ministro della giustizia,  aveva promesso l’introduzione del nuovo reato entro l’inizio del 2014.
Vediamo se Renzi ora riuscirà davvero ad inserirlo nella scaletta delle nuove riforme.
Renzi parti da qui per dimostrarci che non sei un quaquaraqqqqqqua!
Barbara

L’utopia della forma e la forza dei ricordi.

 
Ieri era la festa del papà.
Quando penso al mio papà i ricordi vanno a Roma.
É stato a Roma che io ho vissuto col mio papà.
Sono nata un po’ per sbaglio in Scozia, ma poi siamo subito tornati in Italia, e a Roma abbiamo vissuto per i primi anni, tutti assieme.
A Roma avevamo un bar pasticceria.
Per essere precisi, precisi, non avevamo le mura, ma la licenza e la gestione.
Andavo all’asilo davanti al bar e, appena suonava l’ultima campanella, correvo giù in laboratorio ad infilare le dita nella crema pasticciera.
Quanto mi piaceva agguantare gli spaghetti di marron glacé mentre uscivano dalla macchina, freschi freschi: dalla fonte al consumatore, senza neanche passare per il frigorifero.
E la tabaccheria?
Accanto al bar avevamo anche una tabaccheria.
Oltre alle sigarette vendevamo anche piccoli articoli da regalo e io non vedevo l’ora che entrasse qualcuno per comprare quelli.
Amavo fare i pacchetti regalo e arricciare i nastri con la forbice senza punte.
Mi sentivo grande ad aiutare il mio papà.
Poi un giorno papà decise che per noi era più sicuro vivere a Venezia, in una città senza macchine e a misura di bambino, e abbiamo fatto le valigie, per sempre.
Dopo un paio di anni papà ha dato il gestione il bar e si è dedicato ad altro.
Adesso il mio papà non c’è più, ma il bar Bompiani è ancora lì, con i miei ricordi.
Ne è passata di gente al Bar Bompiani.
Purtroppo abbiamo ci sono stati anche degli anni difficili, ma poi è arrivato lui, Walter.
Da un paio di anni la gestione del bar pasticceria Bompiani la abbiamo data a Walter Musco.
Walter ha saputo riportare la Pasticceria Bompiani al lustro dei tempi d’oro, i tempi in cui eravamo ancora tutti a Roma, assieme, uniti.
Se qualcuno di voi fosse nei paraggi, dal 5 al 13 aprile, alla Pasticceria Bompiani ci sarà una bellissima esposizione di uova pasquali artistiche.
Il vernissage sarà sabato 5 aprile dalle 18.30, e io ci sarò , con i miei due uomini (il minorenne e il maggiorenne)
Potremmo ammirare circa 30 uova pasquali realizzate in cioccolato, che omaggeranno le opere di grandi artisti, della scena moderna e contemporanea, del calibro di Kandinsky, Klee, Malevic, Léger, Boccioni, Brancusi, Pollock, Burri, Fontana, Mertz, Basquiat, Accardi, Hadid ed altri ancora.
Walter Musco, pasticcere e cioccolatiere atipico con un passato da gallerista d’arte e da sempre curioso
indagatore delle connessioni tra arte e cibo, ha scelto  come tema portante dell’esposizione di quest’anno la “forma” che, insieme al “contenuto”, si pone come uno dei due contendenti del campo di battaglia della
teoria e della ricostruzione dell’arte moderna e contemporanea.
Per chi desidererà invece un uovo in cioccolato tutto da mangiare, ovviamente ci saranno le tradizionali uova da incarto, anche loro frutto di una lavorazione interamente artigianale e a base di materie prime di alta qualità.
 
Con questa esposizione Walter Musco si pone l’obiettivo di indagare i diversi significati insiti nel concetto di forma, da quelle primitive, primordiali e archetipe (Picasso, Brancusi, Capogrossi) alle sperimentazioni informali (Burri, Dubuffet, Pollock), che non si pongono come negazione della forma, ma come stadio primordiale nel processo evolutivo della forma stessa.
 
Da qui la scelta di intitolare questa esposizione “Uovo: L’Utopia delle forma”, dove l’uovo è quindi l’apice, l’utopia realizzata, la sintesi plastica della perfezione della forma, in quel processo morfogenetico che parte dall’informe per concludersi nell’amorfo, in quanto forma tridimensionale dell’idea stessa di creazione.
Ci vediamo il 5 aprile alle 18.30 in Largo Bompiani a Roma?
Se per caso non doveste vedere di sopra, provate a scendere il laboratorio: potreste trovarmi con le dita nella crema pasticciera!
Papà sarebbe felice di vedere tanta bellezza nel bar che ha tirato su con tanto amore e tanta fatica.
Oggi è il giorno della felicità e quindi voglio pensare che in questo momento lui stia guardando in basso, sorridendo.
Barbara
 
Invito per vernissage del 5 aprile

Invito per vernissage del 5 aprile

Alcune delle uova che verranno esposte dal 5 aprile.

Alcune delle uova che verranno esposte dal 5 aprile.

Articolo uscito sul Messaggero il 18 marzo 2014

Articolo uscito sul Messaggero il 18 marzo 2014

 

Dallo Smeraldo a Eataly

 
Dal Teatro Smeraldo a “Eataly“.
Ne è passata di acqua sotto ai ponti, e sul palco.
Quanti artisti ho visto cantare, ballare ed esibirsi su quel palco.
Ricordo con  nostalgia e passione Joaquin Cortes, gli Stomp e i Momix, ma questi sono solo alcuni dei grandi che ho visto allo Smeraldo.
Quante volte ho chiacchierato con Gianmario Longoni, il proprietario del Teatro Smeraldo, aspettando che si spegnessero le luci.
Quando lavoravo per il Milan, la squadra di calcio, e non l’albergo, circa una volta al mese portavo stampa, giocatori e sponsor a vedere le prime degli spettacoli dello Smeraldo.
Quanti ricordi, quante risate.
Quando ho scoperto che Gianmario avrebbe venduto il teatro, e che al posto del teatro sarebbe nato un centro commerciale, una stretta al cuore l’ho sentita.
Eataly, specialmente per i prezzi di alcuni dei prodotti venduti, potrebbe sembrare più una gigante boutique che un centro commerciale, ma quello che è certo è che non abbiamo più il nostro caro e vecchio Teatro Smeraldo.
Ma la vita va avanti.
Eataly inaugurava oggi alle 10, e io ero troppo curiosa per aspettare domani.
Non avevo l’invito per le 10, ma avevo deciso di provarci lo stesso.
Piazza XXV Aprile, Milano, ore 11.
Mi sono trovata con una mia amica per un caffè, in Corso Como, e poi ci siamo messe in coda.
pozfotoEd è proprio in coda che, dopo anni, ho rincontrato lui, Oscar Pozzana.
Oscar Pozzana per anni fu il mitico direttore del Teatro Smeraldo.
La coda è durata poco: dopo 15 minuti eravamo dentro.
E’ rimasto il “Palco dello Smeraldo” e su quel palco oggi sono saliti il sindaco, Elio Fiorucci, Milly Moratti, Vittorio Sgarbi e tanti altri.
Da domani al 22 marzo, invece, si esibiranno diversi artisti.
Parlare di Eataly vuol dire parlare di 500o metri divisi in tre livelli tra vendita, ristorazione e didattica: si potrà mangiare, comprare e imparare.
Oggi ho comprato pasta fresca appena tagliata, e assaggiato mozzarella appena fatta, ancora calda.
Oggi ho visto una fontana di cioccolato e tanto pesce fresco.
Oggi ho visto gente mangiare pizza e altri mangiare una fantastica caprese.
Forse avrei evitato di mettere all’ingresso cesti di radicchio rosso a 8,90 euro al Kg.
Non è bello.
Secondo loro la gente smetterà di andare al mercato per andare a comprare la verdura da loro?
Con quei prezzi non credo proprio.
Però da Eataly ho visto tante altre cose buone, e a prezzi giusti.
Si trova un pò di tutto: dalla carne alla birra fresca e pronta da consumare, dal vino sfuso ai libri di cucina.
Stamattina c’era un po’  troppo macello, ma ci tornerò presto a pranzo con le mie amiche.
Eataly oggi sarà aperto dalle 10 a mezzanotte e nei prossimi giorni…chissà.
Adesso vado che ho fame e oggi mi sono comprata, per me, un primo sale davvero speciale, e per Danny boy dell’ottima pasta fresca ripiena di speck.
Have a nice dinner!
Barbara
Eataly

Eataly

Chicche varie a Eataly

Chicche varie a Eataly

Dove e cosa mangiare, dentro Eataly

Dove e cosa mangiare, dentro Eataly

La spesa a Eataly

La spesa a Eataly

 

La forza dell’indipendenza

 
Quando Daniele aveva 5 anni (l’anno scorso) era arrivato a svegliarsi da solo, con la sveglia.
La aveva voluta lui, la sveglia.
Era stato lui a chiedermi, la prima volta, di preparare la colazione per tutti noi, e lo aveva fatto pure bene.
Era stato lui a chiedermi di preparargli i  vestiti la sera prima, in modo da potersi vestire da solo la mattina, dopo il risveglio con la sveglia.
A volte aveva scelto anche i vestiti, da solo.
E poi?
E poi ho rovinato tutto.
Un pò per fare più in fretta, un po’ per poterlo svegliare con un bacio e vestirlo tenendomelo ancora sulle ginocchia, ho fatto retromarcia e, così facendo, ho fatto regredire pure lui.
Che idiota!
E’ così difficile fare il genitore.
E’ così facile sbagliare, per esubero d’amore.
Risultato?
Sono giorni, settimane, che quando vado a svegliare Danny lui apre gli occhi, ed è già di pessimo umore.
E io? 
E io che invece sorrido sempre, io che non tollero i cattivi umori e i capricci, spesso iniziavo le mie giornate piena di rabbia e di rancore.
Ieri poi…
Ieri Danny si è svegliato più nero che mai: aveva basket e non ne voleva sapere di farlo.
E io avevo un funerale, e non ne volevo sapere di dover salutare un amico così, troppo presto.
Mio figlio ha pianto dal mio bacio del risveglio al portone di scuola, e io ho iniziato a piangere dopo, camminando.
Ho camminato per 6 km sperando che la mia rabbia si spegnesse, ma nulla.
La mia rabbia è passata solo in Chiesa.
La mia rabbia è passata solo quando ho sentito le parole delle due figlie del mio amico, di quell’amico che sorrideva sempre e che aveva sempre una parola buona per tutti.
Quelle due ragazze hanno ringraziato il padre per averle rese quello che sono, per aver loro insegnato a camminare da sole.
I figli amano i loro genitori e amano stare accanto a loro, addosso a loro.
Ma i figli amano anche sentirsi indipendenti, sapere di essere in grado di camminare con le loro gambe.
Marco prima di andarsene ha fatto quello: Marco ha dato alle loro figlie tutto ciò di cui avevano bisogno per andare avanti da sole.
“Vai pure papà, ora siamo pronte!”
Che dolore, ma quanta consapevolezza e quanto equilibrio in quelle parole.
Grazie Marco!
Grazie perché anche da lassù hai saputo aiutare, ancora.
Mi hai dato una grande lezione ieri.
Stamattina per mio figlio è risuonata la sveglia.
Stamattina mio figlio ha ritrovato i suoi vestiti piegati sul tavolo.
Stamattina mio figlio si è svegliato felice della sua indipendenza, e ha preparato la colazione.
Stamattina mio figlio era felice di andare a scuola, e di abbracciare la sua mamma che lo aveva fatto sentire di nuovo grande.
La forza dell’indipendenza!
Barbara 

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Lo spezzatino: ricetta facile facile e buona buona!

 

Ve l’ho già detto che fino a pochi anni fa non sapevo cucinare proprio un tubo?
Sì, mi sa che ve l’ho già detto!
Se 5 anni fa mi avessero chiesto di cucinare uno spezzatino, mi sarei messa a ridere!
E invece…
E invece, oltre a chiedere le ricette alle amiche, ho scoperto un altro trucco: quando non sapete come cucinare un certo tipo di carne, andate dal macellaio e, mentre state pagando alla cassa, con i soldi ancora nelle vostre mani, guardate negli occhi la cassiera (che di solito è la moglie o la mamma del macellaio) e fate questa domanda: “Ma lei, che sicuramente ne sa molte più di me, come lo fa lo spezzatino?”
A quel punto la cassiera si gonfierà un po’ tutta “tronfia del suo sapere”, si raddrizzerà sullo sgabello, o sull’alta sedia, e a bassa voce, manco fosse il segreto di pulcinella, vi racconterà la sua ricetta.
L’ho già fatto settimana scorsa col coniglio, che è venuto da paura, è l’ho rifatto questa settimana con lo spezzatino!
Mio marito, per ben due volte in due settimana, mi ha fatto i complimenti per come avevo cucinato.
Yahooo!
spezzfotoMa ora parliamo di cose serie e vediamo come si fa questo mitico spezzatino.
Iniziamo come sempre dagli INGREDIENTI:
Ovviamente serve la carne per lo spezzatino, e io ho comprato 800 grammi di ottimo vitello già tagliato a tocchettini 
Una salsiccia di maiale (segreto di pulcinella della moglie del macellaio)
400 grammi di Piselli surgelati (la classica busta che si trova al super)
carota, cipolla e sedano per soffritto
Farina, acqua e dado
Riso, se vi va.
E, se la avete, la pentola a pressione!
Io non amo la pentola a pressione.
Ho sempre paura che mi scoppi, la pentola a pressione.
Ma per fare lo spezzatino…tocca usare la pentola a pressione.
Se avete tutto INIZIAMO:
Tagliate una bella carotona, o due carotine, a dadini e fate lo stesso con una costa di sedano e una cipolla.
Mettete il tutto nella pentola a pressione, aggiungete 4 cucchiai di olio e fate soffritto.
A quel punto passate i vostri dadoni di spezzatino nella farina e metteteli in pentola.
Aggiungete la vostra salsiccia tagliata a tocchettini.
Rosolate un po’ la vostra carne e se volete sfumate con un po’ di vino, ma non è obbligatorio, credo.
Aggiungete i vostri piselli surgelati, un bicchierone di acqua e un dado vegetale.
Chiudete la vostra pentola a pressione, aspettate il “psssssss”, abbassate il fuoco e fate andare per una mezz’ora a fuoco basso (un’ora in pentola normale)
C’è chi prima cuoce la carne per 20 minuti e poi aggiunge i piselli freschi, ma siccome io i piselli li uso surgelati…li metto da subito con la carne, e non ci penso più.
Mentre cuocevo la carne, in un altro pentolino ho fatto bollire del riso che ho messo poi in piccole formine (quelle argentate usa e getta) e ho servito, con un filo di olio, assieme allo spezzatino.
Buon spezzatino!
Barbara