Quest’estate, durante una delle nostre incursioni in cantiere, in Puglia, siamo finiti a cena nei trulli di Flora, una mia cara amica. Era il compleanno del mio maritino e Flora aveva deciso di organizzare per noi una bella grigliata di bombette. Sa bene quanto le amiamo. Quando siamo arrivati, sono rimasta subito colpita da quella tavola apparecchiata, dai colori e da quei bellissimi piatti di porcellana. Il mio pensiero è stato: “Che chic la mia amica: fa una grigliata con i piatti di porcellana, wow!” Quando faccio le grigliate io, anche i miei piatti sono bianchi, ma rigorosamente di plastica. Immaginate la mia faccia quando ho preso in mano uno di quei piatti e ho scoperto che non era di porcellana, ma di plastica. Li voglio, li voglio, li vogliooo Era stato amore a prima vista. Avete presente i famosi piatti “Wedgwood” nati in Inghilterra? Ecco, quelli erano uguali, ma di plastica, anzi, per essere precisi precisi, di melamina. La polvere di melanina è quella che si usa per fare i piatti che si trovano per esempio nelle barche o in certe scuole. Ho fatto subito una foto di quel piatto, fronte e retro, e appena tornata a casa mi sono messa alla ricerca. Cartaffini, bingo! Trovato immediatamente sia il sito che la pagina su facebook. Ho scritto e mi ha risposto subito Fabrizio, il direttore, molto gentile. Risultato? Week end scorso siamo andati a Fossano, vicino a Cuneo, a farci un giro in azienda. Avevo letto di questa polvere di melamina che si fonde solo ad una temperatura di 354 gradi e, siccome sono curiosa come una scimmietta, volevo vedere come si facevano quei piatti. Abbiamo lasciato Danny alla nonna e ci siamo fatti questa gita in giornata. 4 ore di macchina in giornata non sono un passeggiata, ma ne è valsa davvero la pena. Vedere questa signora che versava la polvere di melanina nei forni e dopo 14o secondi vedere la polvere trasformata in piatti…beh, che dire… E dopo il giro in azienda ci siamo regalati un romantico tête-à-tête in una trattoria della zona. Un pranzetto con mio maritino e, in macchina, due scatoloni di piatti e tazze varie per la nostra casa in Puglia. Cosa potevo volere di più?! Ci tengo a chiarire che noi i nostri piatti ce li siamo pagati e che questo post non lo sto scrivendo con secondi fini nascosti. Qui non c’è nulla di nascosto. Qui c’è un ragazzo molto gentile che ha capito quanto mi ero innamorata di quei piatti e che quindi ha voluto invitarmi in azienda, per vedere con i miei occhi come venivano fatti. Qui c’è un altro ragazzo che ci ha accolti di sabato, all’orario di pranzo. Ovvio che comprando in azienda ci hanno fatto lo sconto, ma ricordatevi che io parlo sempre e solo delle cose che mi fanno battere il cuore. Perché a volte basta un bell’oggetto per emozionarsi. Barbara
E’ lunedì, e io il lunedì…so già come finisce. Io odio la mattina. Io odio svegliarmi presto. Io odio svegliarmi presto il lunedì, perché so già come finisce. Mi sono trasferita a Milano nel 1989 per studiare “Relazioni pubbliche” allo IULM e, mentre studiavo, ho iniziato subito a fare pratica. Andavo in giro come una trottola per molti locali di Milano. In quei locali ho fatto le ore piccole, in quei locali ho incontrato e conosciuto un sacco di gente e, ben presto, in alcuni di quei locali, ho iniziato a lavorarci. In quegli anni spesso andavo a letto con la luce, e ora? Ora mi sveglio col buio. Chiedereste ad un pipistrello di farsi una lampada? Ecco, forse mi sono spiegata. Ormai sono anni che non esco più come una volta e che se esco, torno molto presto. Ma io, comunque, odio svegliarmi presto la mattina, e se poi è lunedì… Il lunedì Danny boy ha basket e quindi esce alle 18, e se lo porta a scuola il suo papa, entra anche un po’ prima. Capite bene che dopo un week-end passato a casa, il lunedì diventa una vera e propria tragedia. Ecco che entra in campo lei: Santa Maria. Ora le chiamano “commesse”, ma Maria per me è La vera “bidella”. Avete presente le bidelle di una volta? Quelle che sono sempre nel posto giusto al momento giusto? Quelle che hanno un sorriso e una parola dolce per ogni bambino? Quelle che hanno una pazienza da fare invidia a qualunque mamma che ci sia sulla terra? Santa Maria è così, se non di più. Santa Maria non è una commessa, Santa Maria non è una bidella. Santa Maria è un angelo, un angelo biondo. Sono grande e grossa e sembro una roccia, ma sotto sotto (e neanche tanto sotto, perché si vede), sono una sensibilona. Quando vedo mio figlio piangere, sto male. Avete presente quando hai la sensazione di avere un macigno gigante nello stomaco? Ecco. Avete presente quando dite a vostro figlio di non piangere e cercate di farlo sorridendo, e invece vorreste piangere anche voi, abbracciarlo e riportalo a casa? Ecco. Oggi Danny è andato a scuola col suo papà e uscendo di casa, con la lacrima già pronta, mi ha detto: “Mamma prometti che oggi mi pensi? Tutto il giorno, anche quando gioco a basket?!” Che strazio… E poi la telefonata di mio marito che mi ha raccontato delle scene di pianto che ha fatto, anche oggi. E quel groppo in gola che non si muove, e resta lì. Quando una è sensibile come lo sono io… Hai solo voglia di tornartene a letto, sotto al piumone. E chi se ne frega della spesa, e chi se ne frega degli allenamenti, delle lavatrici, e degli appuntamenti di lavoro. Mio figlio è triste? E allora sono triste anche io. Poi quando pensi che la tua giornata sia ormai rovinata… Il telefono suona di nuovo e sullo schermo appare una scritta “Maria” “Sono qui con Daniele che ci teneva a dirti una cosa” “Mamma ho pianto un po’, ma ora va tutto bene, ci vediamo dopo. Un bacio!” E quel punto non capisci se è più forte la voglia di abbracciare lei o di “strozzare” lui. Come è dura fare la mamma. Ma come è bello sentirsi amate, così. Barbara
Tutti i venerdì alle 11.15 vado a fare acquagym in palestra
Mi piace fare acquagym perché in acqua la fatica si sente meno, ma la si fa lo stesso, specialmente quando hai un’insegnante tosta come la mia.
Ma il motivo principale perché cui mi piace fare acquagym è che quando finisco sono già in costume, pronta per una bella dose di relax.
Il termarium (tipo il bagno turco, ma con vapore salato) e la vasca idro massaggio, sono le mie mete preferite.
Me ne sto lì dentro ad occhi chiusi e in silenzio, e per una volta alla settimana cerco di non pensare a nulla, cerco.
Non pensare a nulla quando hai sempre mille cose a cui pensare e da fare, non è per niente facile, ma di venerdì ogni tanto mi riesce.
“Lasciare fuori le ciabatte, portare dentro l’asciugamano, usare la cuffia…”
A seconda di dove entri ci sono sempre delle regole da rispettare.
Peccato che non ci sia mai scritto “Fare silenzio”, cribbio!!!
Non sopporto quelli che entrano in sauna per fare i comizi o i pettegolezzi.
Io in quei posti ci vado per rilassarmi, per godermi il silenzio, e non per sentire i cavoli degli altri.
Come la tua compagna di corso di acquagym che ti raggiunge nell’idro massaggio e, anche se ti vede con gli occhi chiusi, inizia a tempestarti di domande.
“Ma ora tuo figlio quanto anni ha? Dove va a scuola? Ha la fidanzatina?”
“Ma che te ne frega a te? Ma chi ti conosce? Ma non lo vedi che ho gli occhi chiusi? Mi lasci in pace!”
Quanto sarebbe bello poter rispondere così, e invece devi essere educata, aprire gli occhi e soddisfare le curiosità della spacca maroni di turno.
Ma se invece dei costumi di carta usa e getta per le saune, inventassero delle cuffie isolanti con incorporato il “rumore” del silenzio?
Barbara