Iniziamo chiarendo subito una cosa: non ho deciso di scrivere questo post per dire a tutti che mi faccio un mazzo così, che sono la più brava e che vorrei ad honorem il mantello di wonderwoman.
Ho deciso di scrivere questo post perché di donne come me ce se sono altre 4878.999.
Sto parlando delle casalinghe.
Ok, ok, organizzo anche qualche evento e tutte i mercoledì sera lavoro al Bobino, ma io, prima di tutto sono una casalinga.
Le casalinghe che lavorano anche, sono altre.
Le mamme che lavorano sono quelle che escono di corsa, portano i bambini a scuola (se non lo fa il marito o una tata, se sono fortunate) e poi scappano in ufficio.
Le donne che lavorano sono quelle che non hanno tempo di fare la spesa e quindi lo fanno con un click, tra una telefonata e una mail.
Io non sono una donna che lavora.
Io lavoricchio, ma lo posso fare da casa o anche camminando, dal cellulare.
Io sono una donna sicuramente privilegiata perché ho molto tempo da dedicare alla casa, alla famiglia e a me stessa.
Ma io sono anche e soprattutto una casalinga e le casalinghe, di tempo libero, ne hanno ben poco.
Finalmente qualcuno se ne è accorto di quante cose si occupa una casalinga, e ne hanno persino parlato al telegiornale.
Perdindirindina!
Wow!
Che onore!
Se ci fosse un’azienda delle casalinghe saremmo 4879.000 e dovessimo essere stipendiate per tutto quello che facciamo, dovremmo percepire 7000 euro al mese.
Ci svegliamo quando fuori è ancora buio; con una mano prepariamo la colazione, con gli occhi guardiamo la dispensa e con l’altra mano scriviamo la lista della spesa; portiamo i bambini a scuola; andiamo a fare la spesa; andiamo dal medico a ritirare la ricetta per noi, per il bambino o per il marito; passiamo in tintoria; facciamo i conti; cuciniamo, puliamo casa; andiamo in posta a pagare quello che non si riesce a pagare online; facciamo fare i compiti ai bambini e, visto come vanno le cose ultimamente, finisce che ci tocca pure fare le psicologhe.
Autiste, operaie, maestre di ripetizione, contabili, donne di servizio, psicologhe, cuoche e chi più ne ha più ne metta.
E’ ovvio che se ci pagassero a ore, per tutto quello che facciamo, saremmo ricche.
Peccato che l’azienda delle casalinghe non esista e che quindi non ci sia nessuno pronto a darci 7000 euro al mese, anzi…
Ci sono anche quei mariti (e sono tanti) che la sera tornano a casa e se tu solo ti azzardi a dire che sei stanca, ti guardano come si guarda un marziano quando scende da un’astronave, e ti chiedono:”Cosa avrai fatto mai per essere così stanca?”.
Se poi ci aggiungiamo che la sottoscritta soffre di attacchi di fame e che ha capito che l’unico modo per non ingrassare è quello di allenarsi quasi tutti i giorni, il gioco è fatto!
Ho una grande, grandissima ammirazione per tutte le mie amiche che oltre a fare le mamme e le casalinghe, hanno anche un lavoro vero e proprio, di quelli con la scrivania, il computer e il telefono col filo.
Ma come cavolo fate?
Spesso ho desiderato cercarmi un lavoro a mezza giornata, ma poi penso al tempo libero che ho ora e a quello che avrei se lavorassi, davvero.
Aiuto!
Se penso alle femministe che ci hanno portato al punto in cui siamo ora, le metterei tutte in un frullatore gigante.
Una volta gli uomini lavoravano e mantenevano la donna che doveva occuparsi della famiglia e della casa.
E ora?
Ora in molte famiglie gli stipendi sono diventati due, ma gli uomini continuano a pretendere dalle donne le stesse cose che le donne facevano quando avevano il doppio del tempo a disposizione.
Grazie femministe, grazie davvero.
Avessimo almeno uno straccio di pensione…
Vabbè, oggi è lunedì e io odio il lunedì.
Avevo voglia di sfogarmi e visto che il blog è mio, e ci posso scrivere quello che voglio, mi sono sfogata.
Ciapa!
Stamattina mi sono svegliata, ho svegliato mio figlio, che ha pianto da quando si è svegliato a quando è entrato a scuola; ho fatto la spesa tornando a casa piena di sacchetti e di scatoloni vuoti; mi sono fatta una passeggiata veloce di 8 km per il mio fisico, e per la mia mente; sono tornata a casa e mi sono fermata in garage a fare scatoloni per il trasloco in Puglia (dove stiamo costruendo una casa per le vacanze, o per sempre, se mi girano); sono salita a casa e ho mangiato una cosa; ho rifatto il letti, pulito i pavimenti e rassettato un po’ in giro.
Ora sto scrivendo, poi farò una doccia, e uscirò per andare ad un appuntamento.
Alle 18 prendo mio figlio a scuola (oggi ha basket, ma vuole smettere!) e poi torno a casa, gli faccio una doccia e preparo la cena.
Se stasera mio marito torna a casa e mi chiede perché sono stanca…preparate le arance.
Barbara
“Babi sabato pensavo di andare a fare un giro in bici: una quarantina di km. Ti va?”
Apppppperò!
Solo 40?
Quando ieri la mia amica Ross se ne è venuta fuori con questa bella idea, ero appena uscita da una tosta lezione di acqua gym, ed ero a pezzi.
Ci ho pensato su un pochino e ho risposto di no, poi ci ho pensato ancora un pochino e ho detto di sì.
Tornando verso casa, mi sono pentita, ma siccome sono più orgogliosa di un uomo orgoglioso, sono andata a letto con l’idea che oggi ce l’avrei fatta.
Alle 9.30 ho staccato il seggiolino di Danny dalla mia bici e sono partita in direzione Porta Genova.
La mia amica Ross è una che si veste da ciclista e gira su una bici da ciclista.
Non volevo farla sfigurare a farsi vedere in giro con una demente con la bici col cestino coi fiori e il seggiolino per il bambino (dove ora non metto più Danny, ma la spesa), e quindi almeno il seggiolino l’ho levato.
Siamo partite da Porta Genova e siamo arrivate fino ad Abbiategrasso, per poi tornare indietro.
Per descrivere la nostra gita con una sola parola direi: F.I.G.A.T.A.
A parte che abbiamo beccato una giornata favolosa e che, nonostante la protezione 25, mi sono ustionata la faccia.
Ma vogliamo parlare del panorama?
Di tutti quelli che abbiamo incrociato in bici o di corsa?
Energia, energia pura.
E tornando ci siamo pure “dovute” fermare al mercatino delle pulci in alzaia Trento a Corsico.
NOn era carino passarci in mezzo in bici e quindi siamo dovute scendere e spingere le bici a mano.
Secondo voi sono riuscita a non comprare qualcosa?
Negativo.
Mi sono innamorata di un posacenere vintage anni ’70 e me lo sono caricato nel cestino della mia bici.
Visto che il cestino serve sempre?
Arrivata a casa ho trovato i miei uomini che mi aspettavano per pranzo: una bella insalata di pollo e poi via in doccia.
Questa sì che è vita: una bella gita “dimagrante” con un’amica e poi back home, sweet home
Barbara
PS. Mi sa che alla fine di km ne ho fatti almeno 43, come i miei anni, ancora per poco…
Ieri, giovedì 23 gennaio 2014, ha inaugurato il Museo dei Bambini, un centro culturale dedicato all’infanzia, voluto e realizzato dal Comune di Milano insieme alla fondazione MUBA
Location?
La Rotonda della Besana, in Via Enrico Besana 12.
E già qui ho detto tutto.
I bambini li metti in una stanza qualunque, dai loro dei fogli, dei colori e qualche gioco, e sono felici, ma la Rotonda della Besana è luce, è emozione, è verde, in città.
Forse saremo più noi genitori a godere di una location così suggestiva e così amata, da tutti.
Anche dal sindaco Pisapia che da piccolo ci viveva davanti, e che da una delle finestre di casa sua vedeva il giardino dove ora i nostri figli potranno giocare.
Può piacere o non piacere, ma è anche grazie a lui se La Rotonda della Besana, da ieri, è diventata la sede ufficiale del Museo dei Bambini, e io ringrazio, anche perché ci abitiamo vicino.
La conferenza stampa è stata veloce ed esplicativa.
Un’emozionata Elena Dondina, presidente di MUBA, si è detta giustamente felice di questa splendida location, e l’emozione traspariva.
Filippo Del Corno, assessore alla cultura, era orgoglioso di aver potuto contribuire all’assegnazione di uno spazio così bello e prestigioso ai bambini di Milano, e Francesco Cappelli, assessore all’educazione e all’istruzione, ha sottolineato quanto sia importante avere un luogo dedicato alla cultura dell’infanzia aperto a tutta la città, 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7.
E quando arriverà l’EXPO, MUBA ne sarà ovviamente parte integrante.
L’idea di MUBA è infatti quella di creare spesso mostre e laboratori in sinergia e in concomitanza con i grandi eventi e le grandi fiere presenti in città.
Durante il salone del mobile, per esempio, alla Rotonda della Besana ci saranno dei designer austriaci che realizzeranno laboratori sul design, gratuiti .
Il target saranno sempre i bambini dai 2 agli 11 anni, ma in futuro stanno pensando di coinvolgere anche bambini più grandi.
In conferenza hanno più volte voluto sottolineare che tutte le attività di MUBA sono volte a coinvolgere anche bambini che non parlino tutti la stessa lingua, e in una città sempre più cosmopolita, trovo che sia giustissimo.
Non mancheranno ovviamente diversi campus in concomitanza con le vacanze scolastiche, e noi genitori ringraziamo!
Per quanto riguarda il museo e le sue mostre, ci saranno diversi turni di ingresso e, per ovvi motivi, ai laboratori potranno partecipare un numero limitato di bambini.
Le scuole avranno la possibilità di visitare MUBA fino alle 1730 e dalle 1730, e il sabato e la domenica, MUBA sarà aperto al pubblico delle famiglie.
Ci sarà un area dedicata alle grandi mostre gioco e interattive per i bambini (quelle che prima MUBA organizzava alla Triennale di milano) e ci sarà, come sempre, una bellissima area dedicata ai laboratori e al centro Remida.
I centri Remida si basano sul riuso creativo del materiale di scarto del settore industriale e sono laboratori molto apprezzati dalle scuole.
E’ bello vedere i bambini che, come una volta, si divertono con rotoli di cartone e tappi di plastica, ed è facile trovare, accanto a loro, qualche nonno super indaffarato ad inventarsi il gioco più bello per il nipote prediletto.
L’area delle mostre e dei laboratori sarà quasi sempre a pagamento con un biglietto di ingresso, anche se a volte, grazie ad alcuni partner, ci saran o alcuni eventi gratuiti.
Gratuito sara invece l’ingresso alla Rotonda della Besana, al “Rotonda Bistrot“ e al bookshop “Rotonda Corraini” .
Il “Rotonda Bistrot” è il nuovissimo bar caffetteria che inaugurerà ufficialmente a metà febbraio e che dalla prossima primavera avrà il suo magnifico dehor, anche la sera, quando il Museo sarà chiuso.
Le famiglie potranno presto godersi sia il loggiato che il giardino, gustando cibo a km zero e un cestino da picnic molto speciale.
Nel book shop si potranno invece trovare libri per bambini e libri per grandi che vogliono sapere qualcosa di più sui bambini e, per non farci mancare nulla, anche qualche gioco.
Dopo la conferenza stampa sono tornata a casa, ma il pomeriggio ho preso Dannyboy a scuola e lo ho portato all’inaugurazione ufficiale di MUBA, dedicata ai bambini: dalle parole ai fatti.
E’ stato solo con mio figlio che ho capito il vero valore di MUBA: con MUBA ci si toglie le scarpe e si torna bambini, con loro.
MUBA ti permette di avvicinarti all’arte con i bambini, per i bambini.
MUBA ti aiuta a staccare la spina per concentrarti solo su forme e colori, suoni ed emozioni.
Ce la siamo proprio goduta la mostra sulle scatole.
Ci siamo chiusi dentro le scatole.
Abbiamo suonato, le scatole.
Le abbiamo smontate e rimontate, le scatole.
Abbiamo travasato, nelle scatole, e ci siamo infilati in lunghi tubi.
Bello, davvero bello.
E bravi gli animatori che hanno accompagnato i nostri bambini e noi genitori in questo bellissimo viaggio.
Danny non vedeva l’ora che arrivasse il sindaco Pisapia per il taglio del nastro.
Perché voleva conoscerlo?
Ma vaaa!
Perché gli avevo detto che il magnifico buffet del “Rotonda Bistrot” avrebbe aperto agli invitati solo dopo l’arrivo del sindaco.
Mortadelle appese, mini coni pieni di popcorn, un primosale da svenimento e chi più ne ha più ne metta.
Anche io non vedevo l’ora che arrivasse il sindaco per trasgredire la mia infinita dieta e gustarmi quelle prelibatezze.
E invece?
E invece il sindaco è arrivato e mio figlio, invece di buttarsi sul buffet appena aperto, ha preferito fare da guida a Pisapia all’interno della “Mostra-gioco scatole”.
E quindi quando siamo arrivati al buffet, le freschissime mozzarelle se le erano già finite tutte, sigh, ma il resto ce lo siamo goduto tutto.
Strano tipo quel piccolo biondino che ho partorito.
Non è che da grande mi diventa pr?!
Barbara
Miiiiiiiii non ci posso creder: è già passato un anno.
Mi sembra ieri che ero seduta davanti al computer con mio marito, e pensavo se aprire o no questo blog.
“Un blog”
Ma che ne sapevo io di cosa fosse un blog.
Non avevo mai letto altri blog, se non quello della mia amica Alessia Marcuzzi ,che infatti è stata la prima a cui ho chiesto consiglio.
“Ma dai, te lo apro e provi, e se non ti piace lo chiudi”
Devo dire che mio marito ogni tanto la dice giusta.
Che dire?
Che quel blog lo ho aperto, ma non l’ho chiuso, e non credo che lo farò.
Non mi dimenticherò mai quella prima sera iniziata prima chiedendo consigli al Alessia e poi finita con un’intervista, la mia prima intervista.
E’ stata un’idea nata così, chiacchierando.
Le stavo facendo talmente tante domande che alla fine sembrava un’intervista, e a quel punto lei mia ha detto: “Fammi mettere a letto i bambini e poi ti richiamo e facciamo una vera intervista”.
Conosco Alessia da tanti anni e, anche se ormai ci vediamo poco, per me è un pò la sorella che non ho mai avuto.
Dopo la mia prima intervista sono arrivati i miei primi articoli, ops, “post”.
Ho iniziato a pubblicare le ricette che scopiazzavo in giro, e che mi riuscivano decentemente.
Non ho mai saputo cucinare, ma da quando mio marito ha deciso di lasciare la casa della sua mamma per venire a vivere con me, non ho voluto sfigurare troppo, e allora mi sono impegnata un po’ di più.
Mi piace cucinare, mi rilassa e mi eccita.
Eh sì, perché provare a rifare ricette di chef famosi, e magari riuscirci, è eccitante!
Ma ciò che amo di più del mio blog siete voi.
Non è per essere ruffiana perché tanto, per dire quello che dico, non mi paga nessuno, ma è vero…
Siete voi che mi leggete, e che avete capito il perché di questo blog, che mi trasmettete le più grandi emozioni.
Sono i vostri commenti, scritti e verbali, che mi fanno sentire felice di aver scelto di diventare blogger, a 43 anni.
Avete capito che sono qui per condividere il mio entusiasmo, le mie emozioni e, ogni tanto, qualche dritta.
In un anno ho letto e sentito, da voi, parole bellissime, che mi hanno davvero commosso.
Grazie, grazie davvero.
Lo so che ogni tanto posso sembrare una matta, che sorride sempre e non si ferma mai, ma vi assicuro che la mia vita non è solo quello che vedete voi.
La mia vita è anche starmene rannicchiata in un angolo del divano, con le lacrime che scorrono, per colpa di qualche delusione o di qualche desiderio non avverato.
La mia vita è anche una litigata con mio marito che ogni tanto ucciderei, ma che amo come non pensavo si potesse amare.
La mia vita è anche la rabbia di non riuscire a limitare l’ansia che mi sale quando le cose non vanno come vorrei.
Ma la mia vita io la amo, profondamente, anche quando piango, e non solo quando sorrido.
Le emozioni sono il carburante della nostra vita: senza di loro non saremmo nulla.
A volte mi sento più viva quando mi arrabbio che quando canto, camminando veloce, con le cuffie sulle orecchie.
Arrabbiatevi, amate, odiate, siate felici.
Fate quello che vi sentite di fare, ma fatelo con tutta l’energia che avete in corpo, perché la vita è una sola e va vissuta, senza mezze misure.
E domani si festeggia.
Se siete a Milano vi aspetto al Bobino, con i tacchi ben temperati, ovviamente.
Barbara
Ebbene sì: il mio blog compie già un anno. Avrei forse potuto non festeggiare un’occasione per me così importante?!
temperateitacchi.com è nato quasi per scherzo, ma è diventato per me un compagno di vita e una valvola di sfogo, e di contagio.
Per non parlare di quante belle persone ho scoperto e conosciuto grazie a questa mia nuova avventura…
Grazie, grazie a tutti quelli che hanno deciso e decideranno di “perdere” un po’ del loro prezioso tempo per leggere una matta come me.
Spero di essere riuscita a contagiarvi un po’ con il mio perenne entusiasmo.
Temperateitacchi perché mercoledì si balla.
E per non farvi fare tardi iniziamo prestissimo: dalle 19.30 dinner buffet e aperitivo e dalle ore 21.45 il nostro dj Davide Povia non ci darà tregua, promesso!
DRESS CODE: le donne dovranno rigorosamente indossare il TACCO, il gli uomini un tocco di ROSSO
Vi aspetto
Barbara
temperateitacchi.com è nato quasi per scherzo, ma è diventato per me un compagno di vita e una valvola di sfogo, e di contagio.
Per non parlare di quante belle persone ho scoperto e conosciuto grazie a questa mia nuova avventura…
Grazie, grazie a tutti quelli che hanno deciso e decideranno di “perdere” un po’ del loro prezioso tempo per leggere una matta come me.
Spero di essere riuscita a contagiarvi un po’ con il mio perenne entusiasmo.
Temperateitacchi perché mercoledì si balla.
E per non farvi fare tardi iniziamo prestissimo: dalle 19.30 dinner buffet e aperitivo e dalle ore 21.45 il nostro dj Davide Povia non ci darà tregua, promesso!
DRESS CODE: le donne dovranno rigorosamente indossare il TACCO, il gli uomini un tocco di ROSSO
Vi aspetto
Barbara
Ed ecco a voi il piatto dell’ultimo minuto.
Trattasi di piatto unico perché contiene sia carboidrati che proteine e, volendo, potrebbe contenere anche verdure.
Daniele impazzisce per questa ricetta facile facile, e devo dire che quando la faccio per lui, me la magno pure io, molto volentieri.
Iniziamo come sempre con la LISTA DELLA SPESA:
Pasta (meglio penne o farfalle, ma vanno benissimo anche i fusilli o qualsiasi pasta abbiate in dispensa)
Formaggio Philadelphia
Una bustina di zafferano
Acqua e sale
Quando avete tutto INIZIAMO:
Scusate se oggi mi dilungo con spiegazioni scontate, ma, se non lo facessi, la ricetta finirebbe troppo presto, hihi!
Prendete la pentola dall’armadietto delle pentole, riempitela di acqua, accendete il fuoco, fate bollire l’acqua e calate la pasta.
Prendete il timer e regolatelo a seconda dei minuti di cottura richiesti.
Quando la pasta è quasi pronta, mettete in una ciotola una quantità di Phildelphia a piacere (io ne uso parecchio), una bustina di zafferano (io compro quello che costa meno tanto mica devo fare il risotto alla milanese!) e poi aggiungete un po’ di acqua di cottura, e mescolate mene
Scolate la pasta, versatela nella ciotola e rimescolate.
Una spolverata di grana e il gioco è fatto.
Se ai vostri bambini piacciono, c’è anche la versione con le zucchine: basta tagliare delle zucchine a dadini piccoli e saltarle in padella con un filo di olio (e cipolla e peperoncino se i bimbi gradiscono e non sono troppo piccoli).
Le zucchine andranno aggiunte nella ciotola con tutto il resto.
Slurp, mi sta venendo fameee
Barbara
Ebbene sì, mi confesso: io riciclo alcuni regali, e non solo non mi vergogno, ma sono fiera di farlo!
Saper riciclare bene è un’arte e io mi sono sempre sentita un po’ artista, ciapa.
Tra il mettere un oggetto in un armadio, e non usarlo mai più, e il trovare la persona giusta che possa apprezzarlo e goderselo, io scelgo la due.
Odio lo spreco!
A volte, anche se non ho più fame, finisco quello che ho sul piatto, piuttosto che buttarlo.
Sono fatta così, e le mie cosce di sicuro ne risentono, ma passssiensssssa.
Trovo che un regalo vada pensato, anche quando si tratta di un pensiero (mi sono intorcolata)
Se il regalo non è stato pensato, o è stato pensato, ma fatto da qualcuno che non conosce bene i tuoi gusti, merita di finire prima nell’armadio dei ricicli e poi nella mani di chi lo amerà.
Una volta mi hanno regalato una bellissima maglia, rosa.
Rosa a me?!
Se indosso qualcosa di rosa mi viene l’orticaria.
Ma la maglia era davvero bella, e non si poteva cambiare.
E quindi?
E quindi l’ho regalata ad una mia amica che adora il rosa, ed è diventata una delle sue maglie preferite.
Ovviamente per essere dei bravi riciclatori bisogna rispettare le regole d’oro:
1) non staccare mai le etichette e possibilmente tenere i sacchetti se sono logati
2) mettere sempre etichetta col nome di chi te l’ha regalato (ocio)
3) non regalare mai l’oggetto a qualcuno che conosca chi te lo ha regalato.
4) controllare la data di scadenza se si tratta di qualcosa che abbia scadenza.
Se ti regalano del caviale e a te non piace il caviale?
Che fai?
Lo metti in armadio?
Io il 28 febbraio compio 44 anni e amo il caviale (sappiatelo)
Una volta il riciclo era visto quasi come un reato e invece ora…
Il “Re-gifting”, termine di sicuro più chic di “riciclo”, ossia l’arte di ri-mettere online i regali non graditi, ormai fa tendenza.
Da una ricerca fatta da ebay si diceva che il 18 gennaio sarebbe stata la giornata di fuoco in cui online si sarebbero ritrovati gran parte dei regali di Natale non graditi. e così è stato.
Ed ecco che, sempre secondo i guru di ebay, è nato il “re-gifting day”
Sembra che le suocere, seguite dai poco motivati cognati, siamo le più dure di comprendonio, specialmente per quanto riguarda i colori e le taglia (per ora a me, con oro, è andata bene)
E, attenzione attenzione, sembra che anche gli uomini stiano iniziando a dedicarsi al “re-gifting”, tanto che i regali hi-tech sono ormai al secondo posto dopo gli accessori. Anche se le vendite online dei regali riciclati stanno salendo alle stelle, non credo che riuscirei a vendere un regalo ricevuto. Regalarlo è un conto, ma venderlo…
Sia chiaro che nel mio armadio dei regali non ci sono solo i ricicli, ma anche regali che compro io in giro quando trovo qualcosa che mi piace. Quante volte ti capita l’invito a cena o il compleanno dell’ultimo minuto? E che fai? Ti presenti a mani vuote o con la solita boccia? (Traduzione: bottiglia) A me piace arrivare con un regalino particolare e apparentemente introvabile, e quindi quando nei miei vari giri di shopping compulsivo trovo degli oggetti particolari, li compro e li metto nell’armadio dei regali. Ovvio che per certi amici mi piace fare una seduta di shopping ad hoc, ma aver già alcuni oggetti a disposizione, sia per adulti che per bambini, è parecchio comodo, e dico “lo giuro”. Se per esempio stasera qualcuno decidesse all’ultimo momento di invitarmi a cena, io non dovrei uscire sotto il diluvio, ma dovrei solo scegliere e impacchettare. Brutto? Io dico di no, e voi? Barbara PS: Il cielo mi salvi da tutti i miei amici anti riciclo che ora leggeranno questo post e poi mi cancelleranno dalle loro amicizie. Ahahahahahahhahahah
E, attenzione attenzione, sembra che anche gli uomini stiano iniziando a dedicarsi al “re-gifting”, tanto che i regali hi-tech sono ormai al secondo posto dopo gli accessori. Anche se le vendite online dei regali riciclati stanno salendo alle stelle, non credo che riuscirei a vendere un regalo ricevuto. Regalarlo è un conto, ma venderlo…
Sia chiaro che nel mio armadio dei regali non ci sono solo i ricicli, ma anche regali che compro io in giro quando trovo qualcosa che mi piace. Quante volte ti capita l’invito a cena o il compleanno dell’ultimo minuto? E che fai? Ti presenti a mani vuote o con la solita boccia? (Traduzione: bottiglia) A me piace arrivare con un regalino particolare e apparentemente introvabile, e quindi quando nei miei vari giri di shopping compulsivo trovo degli oggetti particolari, li compro e li metto nell’armadio dei regali. Ovvio che per certi amici mi piace fare una seduta di shopping ad hoc, ma aver già alcuni oggetti a disposizione, sia per adulti che per bambini, è parecchio comodo, e dico “lo giuro”. Se per esempio stasera qualcuno decidesse all’ultimo momento di invitarmi a cena, io non dovrei uscire sotto il diluvio, ma dovrei solo scegliere e impacchettare. Brutto? Io dico di no, e voi? Barbara PS: Il cielo mi salvi da tutti i miei amici anti riciclo che ora leggeranno questo post e poi mi cancelleranno dalle loro amicizie. Ahahahahahahhahahah
No no, non è il classico titolo d’effetto per attirare più lettori.
E non ho scoperto l’acqua calda, ma forse qualcosa di più importante!
Oh yessssssss
Prima di Natale mi sono regalata una super visita da una super nutrizionista e da un super allergologo.
Me ne avevano parlato diverse amiche, ma siccome costava parecchio, e le avevo già provate tutte, ho temporeggiato un po’ prima di cedere.
Vado, parcheggio, entro, aspetto e vengo accolta.
Tra la nutrizionista e l’allergologo, sono stata dentro 3 ore.
Devo dire che ero scettica, molto scettica.
Ho provato mille diete, ma ne sono sempre uscita sconfitta.
Magari ho vinto una battaglia o due, ma la guerra l’ho sempre persa.
Io soffro di un disturbo che si chiama “binge eating disorder”: ho un grande desiderio di dimagrire, ma spesso perdo il controllo sul cibo e cedo alle famose “abbuffate compulsive”.
A differenza di chi soffre di bulimia, io dopo le abbuffate non cerco di eliminare ciò che ho mangiato, ma mi vengono i sensi di colpa e l’unico modo che ho per eliminarli, è rimangiare ancora.
Secondo voi una che soffre di questi attacchi , quanto successo può ottenere con una dieta?
Non mi sono mai vergognata di questo mio problema e infatti ne parlo spesso, e più ne parlo e più scopro che è pieno di donne che hanno lo stesso mio problema.
Gli attacchi di “fame compulsiva” spesso vengono a causa di malinconia, di mancanza di affetto, di un carico di stress dovuto a preoccupazioni varie etc etc
Mi sono anche chiesta come mai siano più le donne a soffrire di questo disturbo.
Evidentemente perché alla fine noi donne abbiamo più cose degli uomini di cui occuparci e preoccuparci, specialmente quando diventiamo mamme.
Se avete tempo andate a farvi un giro nel sito che parla di questo disturbo: www.bingeeatingdisorders.com perché è davvero “illuminante”.
Ma torniamo a me.
Questi attacchi di “fame”, che poi fame non è, di solito mi venivano (ocio perché ho parlato al passato) la sera, dopo cena, ma a volte anche subito prima di cena, mentre cucinavo.
L’anno scorso, per provare a sconfiggere il mio problema, ho provato anche con 10 sedute di ipnosi.
Che senso aveva mangiare bene a pranzo e a cena se poi dopo cena arrivavo a mangiarmi anche 20 biscotti? O una confezione intera di merendine di mio figlio? O un panino col formaggio e poi di nuovo dolce, e di nuovo salato?
Ero stufa e speravo che l’ipnosi mi avrebbe salvato.
Non è successo, ma una cosa l’ho capita: i miei attacchi di “fame” notturni erano un tentativo di riempire dei vuoti.
Quali vuoti, starete pensando?
E chi non ha dei vuoti? E chi non vorrebbe sempre qualcosa di più?
Quando diventi mamma ti ritrovi ad avere il doppio di cose da fare (se non di più) e il doppio di responsabilità (se non di più).
E’ normale che a fine giornata una, anche a livello subconscio, faccia il punto della situazione e si ritrovi magari a fare i conti con dei vuoti.
Per riempire quei vuoti ci vorrebbero 1000 abbracci, 1000 baci, 1 massaggio di 2 ore e una “catervata” di coccole.
Il problema è che la sera siamo tutti stanchi e quindi i vuoti rimangono.
E allora come si possono riempire questi vuoti in maniera più veloce e meno utopica?
Mangiando, tanto e velocemente.
Prima di andare da questo famoso medico, ho fatto il test delle intolleranze.
Questo medico richiede che sia fatto il test perché sostiene che per mangiare bene bisogna a volte eliminare quei cibi che non sono ben tollerati dal nostro corpo e che quindi portano ad infiammazioni.
E io ci credo!
Da quando ho iniziato a ridurre i latticini, per esempio, sto molto meglio, non ho più mal di testa, mi sono sgonfiata e altre cose di cui non mi piace parlare, ops.
E’ vero che dopo i 5 anni nessun essere umano ha gli enzimi per digerire i latticini e quindi in teoria siamo tutti intolleranti ai latticini, ma io lo sono più di altri.
Ad un certo punto ho guardato il dottore e gli ho detto: ” Dottore scusi la sincerità, ma io ho ascoltato tutto quello che mi ha detto riguardo ad intolleranze , insulina, indice glicemico etc etc, ma sono molto scettica perché credo che, anche se dovessi seguirla in tutti i suoi consigli, i miei attacchi di fame non svaniranno nel nulla”
Ovviamente gli avevo raccontato tutto e mentre raccontavo mi erano anche scese due lacrime, o forse più.
Quando combatti una guerra, vinci qualche battaglia, ma poi ne esci sconfitta, sempre…fa male!
Quando parlo dei miei attacchi di “fame compulsiva”, è per me inevitabile pensare ai vuoti, al carico di responsabilità e alla stanchezza che a volte si impossessa di me, e crollo.
A quel punto il medico mi ha guardato e mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai.
Mi ha detto: “Tu quei vuoti li devi riempire, solo che devi iniziare a farlo appena ti svegli, e non la sera”
Vi può sembrare una cavolata, ma non lo è.
Noi italiani abbiamo l’abitudine di fare una colazione “povera” e veloce, un pranzo decente e una cena abbondante.
La mattina siamo sempre di corsa, a pranzo abbiamo un po’ più di tempo e a cena siamo capaci di stare seduti a tavola anche per ore.
S.B.A.G.L.I.A.T.O.!
La prima colazione dovrebbe essere il pasto più importante della giornata, il pranzo un po’ menò e la cena “menissimo”.
So che per uno che la mattina è abituato ad un veloce caffè e ad un paio di biscotti volanti o ad una briosc, abituarsi ad altro è difficile, ma pian pianino ci si abitua a tutto.
Mia mamma dieci anni fa non voleva imparare a scrivere un sms sul cellulare e adesso chattiamo su facebook.
Ho iniziato a fare i primi esperimenti già a dicembre, ma poi con le feste, i pranzi, le cene e la vacanza in Puglia, ho lasciato perdere.
Mi ci sono rimessa da 5 giorni e devo dire che sono F.E.L.I.C.I.S.S.I.M.A
E’ da 5 giorni che non ho un attacco di fame: un record.
La mattina mi sveglio, bevo un bicchiere d’acqua e la prima cosa che mangio è un pezzo di frutta.
Ogni pasto andrebbe iniziato con qualcosa di fresco, crudo e colorato (frutta o verdura).
Non so spiegarvelo bene perché non sono un medico, ma quello che ho capito è che se tu al tuo corpo, come prima cosa, dai qualcosa di sano, il metabolismo si mette subito in moto per bruciare i grassi accumulati, per produrre l’energia necessaria ad affrontare la giornata.
Se tu al tuo corpo, come prima cosa, dai qualcosa ricco di zuccheri, allora lui brucerà quello per produrre energia, e il tuo grasso resterà al suo posto!
Dopo la frutta (ne basta un pezzetto, non serve un frutto intero) mangio proteine , un caffellatte (senza zucchero) e carboidrati.
Le proteine vanno SEMPRE mangiate, ad ogni pasto, assieme ai carboidrati.
I carboidrati sono zuccheri e quindi con loro, per raggiungere il giusto equilibrio, vanno sempre mangiate le proteine.
Il pasto ideale dovrebbe stare dentro ad un piatto (frutta e verdura senza condimento possono essere mangiate a volontà) nelle proporzioni di 1/3 di proteine, 1/3 di verdure e 1/3 di carboidrati.
Ma torniamo alla colazione che è la cosa più importante.
So che non è facile abituarsi ad un nuovo tipo di colazione, ma vi giuro che vale la pena.
Come proteine si può mangiare del prosciutto cotto, un uovo, della ricotta con un filo di miele, o della frutta secca con guscio ( mandorle, noci, nocciole. Ne bastano 7).
E poi vai di carboidrati integrali come biscotti, fette biscottate o cereali, sempre integrali.
Si può usare un po’ di marmellata, ma la cosa più importante e NON usare zucchero.
Non usate zuccherò nel caffè (ci si abitua tutto) e usate marmellate che abbiano solo lo zucchero della frutta.
Lo zucchero “chiama” zucchero.
Ecco perché anche i dolcificanti fanno male: perché fanno comunque le veci dello zucchero e mangiando zucchero, resterà sempre la voglia di altro zucchero.
La sera spesso mi dicevo “mangio un biscotto, uno solo, e poi basta”.
Ma una volta che inizi a mangiare zucchero, sei fregata: zucchero chiama zucchero.
Che dire?
Che da quando i vuoti inizio a riempirli dalla mattina, la sera arrivano già pieni, e non ho più gli attacchi di fame.
Se la mattina mi alleno, a pranzo mangio anche la pasta (integrale), non dimenticando mai proteine e verdure (per fare più veloce va benissimo un piatto di pasta con ragù e verdure)
La sera invece mangio carne o pesce o altre proiteine, e verdure.
La sera come carboidrati mi limito ad un paio di gallette di riso, e non mangio la frutta.
A differenza di quello che dicono tanti medici, questa volta non faccio i famosi “spuntini” durante il giorno, se non la frutta, lontano dai pasti e non la sera.
Non ho fame, mi sento piena di energia e dopo cena mi bevo una bella tisana e leggo.
Fare qualcosa che ti piace e che ti distragga, aiuta molto a stare lontano dagli attacchi di “fame” compulsiva.
E ovviamente fa bene fare un po’ di attività fisica, ma niente di esagerato: meglio poco tutti i giorni che tanto due volte a settimana.
Andate al lavoro a piedi, fatevi una bella camminata, non prendete gli ascensori, e sorridete!
Amo la vita, e non mi stancherò mai di dirlo, sempre e comunque.
Ora vado a farmi una nuotata.
Besos
Barbara
E’ emozionate quando qualcuno organizza per te.
No, no, non è una battuta!
Di solito sono sempre io che organizzo tutto per tutti e quindi quando trovo qualcuno che mi dice “Ci penso io…”, per me è davvero un’emozione.
Romina ha chiamato, ha scritto, ha prenotato e pre pagato, per tutti.
Ma non solo!
Lei, il marito e i due figli ci sono anche venuti a prendere a casa, e prima di andare a fare la nostra “esperienza”, siamo andati tutti da McDonald’s a mangiare schifezze.
Tutti tranne io, che mi sono mangiata un insalata nizzarda col un’idea di pollo, quattro foglie di lattuga e 4 mini palline rosse che sembravano pomodori.
La nostra “Esperienza” era una visita per famiglie alla mostra di Andy Warhol, a Palazzo Reale, a Milano.
Superare quella lunghissima coda ed essere accolti in un salottino da una fantastica guida pronta a spiegare ai nostri bimbi, e a noi, chi fosse Andy Warhol, e il come e il perché delle sue opere, è stata una vera libidine!!!
La visita sarebbe iniziata alle 14.30, ma noi alle 13.30 eravamo già in Piazza Duomo.
Che fare in quell’ora che ci avanzava?
All’inizio ho pensato di portare tutti a fare una bella visita guidata da “Tiger” in Via Torino, ma poi visto il macello di gente che c’era in giro, abbiamo avuto la bella idea di arrampicarci sul Duomo.
Ieri mattina, appena sveglia, ho fatto il grande errore di salire sulla bilancia.
A quel punto ho preparato la colazione a mio figlio e l’ho salutato dicendo che mamma non faceva colazione, ma andava subito a fare su e giù per le scale di casa (10 volte su e 10 volte giù, per un totale di 1000 gradini)
Gli altri volevano salire in cima al Duomo prendendo l’ascensore, ma il mio pensiero è tornato al numero che avevo visto sulla bilancia e il senso di colpa è tornato prepotente.
Li ho convinti tutti (bambini compresi) a salire a piedi!
250 gradini per arrivare accanto alla Madonnina e 250 gradini per tornare con i piedi per terra.
Bello, bellissimo!
Vivo a Milano da quasi 25 anni, ma non ero mai salita sopra il Duomo.
Che emozione…
Se non lo avete mai fatto, fatelo.
Ero a pochi metri dalla Madonnina e da lontano ammiravo da una parte la piazza e dall’altra il nuovo quartiere di Porta Nuova con i suoi grattacieli: la tradizione e il futuro.
Dopo la veloce lezione di step siamo finalmente entrati a Palazzo Reale, e ci siamo goduti la mostra.
Ho sempre amato Andy Warhol, e ieri ho scoperto un sacco di cose nuove che non sapevo, o che mi ero dimenticata (ormai ho una certa età)
Ma lo sapete perché la famosa Marilyn , che lui dipinse due giorni dopo la sua morte, ha una piccola macchia bianca in fronte tra gli occhi?
Perché Andy Warhol nella sua factory faceva entrare tutti, ma proprio tutti, e un giorno entrò una donna che guardando verso la Marylin chiese “Can i shoot?”
Il suono di questa parola può voler dire “sparare” o “fotografare” e trattandosi di un quadro, l’artista pensò che la signora volesse scattare una foto e invece…
E invece la signora tiro fuori dalla sua borsetta una pistola, puntò e sparò.
Il buco fu chiuso, ma Warhol volle lasciare il segno e infatti la macchia bianca si vede.
Bello scoprire che la famosa zuppa Campbell era quella che lui mangiò per 20 anni quando era povero e che fu proprio anche tramite lei che divenne ricco.
Andy Warhol iniziò come pubblicitario e come tale decise che anche l’arte, come la Coca Cola, doveva essere alla portata di tutti.
Ecco perché nelle sue opere rappresentava sempre oggetti e personaggi che tutti conoscevano.
A due sale dalla fine della mostra, i bimbi sono entrati in una stanza e per 45 minuti , mentre noi grandi guardavamo il resto della morsa e bevevamo un caffè, si sono trasformati in piccoli Warhol.
I bambini hanno partecipato ad un bellissimo laboratorio, hanno creato la loro matrice e con acqua, colori e spugnette, hanno realizzato le loro piccole opere d’arte.
Per fare le loro matrici potevano scegliere tra tanti oggetti, simboli e personaggi.
Secondo voi il mio Danny cosa ha scelto?
Ha scelto la mela della Apple.
Porca paletta, l’ho già rovinato.
Tra i-phone, i-pad e mac, ormai vede mele dappertutto.
Meno male che se le magia pure!
Ormai quando vede una cosa bella mi dice “Mamma fai una foto per il tuo blog”.
Che dire?
Che è stata una bella giornata e che mi sa che il mio cucciolo ha preso un bel po’ del mio entusiasmo e un pizzico della mia vena artistica.
Speriamo che diventi anche bello e in gamba come il suo papà!
Barbara