Vi è avanzato del panettone e siete stufi di pucciarlo nel latte?
Eccovi un’ottima soluzione alternativa.
Comprate una tavoletta di cioccolato fondente e una di cioccolato al latte.
Sciogliete a bagnomaria la tavoletta di cioccolato fondente e grattuggiate quella di cioccolato al latte.
Spezzettate in una ciotola, a pezzetti piccoli, il vostro panettone avanzato (tralasciando la “crosta”) e poi ci versate sopra il vostro cioccolato fondente fuso.
Amalgamate bene, dopo esservi lavati beneeeee le manine, e fate delle piccole polpettine o con le mani o aiutandovi con due cucchiai da tea,
A quel punto “impanate” le vostre polpettine nella cioccolata bianca grattugiata e le mettete in frigo per un paio di ore.
Ocio a tirarle fuori almeno un’ora prima di mangiarle sennò potrebbero diventare troppo dure.
Slurp!
Barbara
E’ da ieri che Facebook pullula di foto di montagne super innevate, con amici che non riescono neanche ad uscire di casa per andare a comprare il latte (e allora vanno dalla mamma di Morandi, al piano di sotto).
E siccome in montagna c’è un sacco di neve, noi oggi si parte, per la Puglia!
Pensare che a 5 anni avevo già preso la mia prima medaglia, da sciatrice provetta.
Ma alla veneranda età di quasi 44 anni, ho capito che a ME MI (scusate, ma, anche se scorretto, lo trovo molto rafforzativo) piace di più il mare, anche in inverno.
OK, ok, magari a febbraio porterò Danny a sciare un week-end, giusto per non sentirmi troppo in colpa.
Anche se, forse, più in colpa mi ci sono sentita l’ultima volta che lo ho portato in montagna, a Pasqua.
Avevamo deciso di andare nel nostro amato agriturismo a Cortina per fargli prendere un po’ di lezioni di sci e lui, il primo giorno, è caduto, e si è stirato i legamenti del ginocchio.
Mi sono sentita in colpa perché non ho menato l’insegnante!
Ma si può portare un bimbo di 5 anni, che aveva già fatto qualche lezione, ma un anno prima, a fare una vera pista da grandi, subito, durante la prima lezione?!
Ma fare prima un pò di pratica in squallido campetto no!? Brutto?!
Vabbè, meno male che appena arrivati a Milano, con ancora le valigie in macchina, abbiamo portato Danny al Vismara da un giovane medico con le contropalle.
In montagna ci avevano detto di mettergli tutore e stampelle per due settimane, ma il medico della primavera del Milan, e della nazionale italiana di snowboard, ci ha fatto togliere tutto, subito.
Ma dimentichiamo e andiamo avanti che l’è megl…
E quindi?
E quindi abbiamo deciso che a noi ci piace di più il mare, anche in inverno.
Ed è proprio al mare, in Puglia, che ci stiamo costruendo una bella casetta per farci tutte le vacanze che riusciremo a fare, in tutte le stagioni, e per magari un giorno, chi può dirlo, andarci a vivere.
Amo Milano, ma ogni tanto si fa forte la voglia di scappare, e mi ci vedrei benissimo a vivere in Puglia, con il mare sempre a portata di mano.
Sono Veneziana, io.
Ho bisogno dell’acqua, io.
Mi piace sentire il sale sulla pelle.
Ci andrei a letto, con il sale sulla pelle.
Preferisco infilare in una borsa costumi e parei che passare le ore a cercare guanti, calze di lana, berretti e pile per tutti.
E poi soffro il freddo, e le code alle seggiovie.
Mi piace mangiare il pesce in riva al mare, con il vento che mi accarezza la pelle e gli schizzi delle onde che arrivano quasi sotto al tavolo.
Non mi mette tristezza il mare d’inverno, anzi.
Sembra volermi trasmettere la sua forza, il mare d’inverno.
Adesso vi lascio perché abbiamo un volo da prendere: la Puglia ci aspetta.
Dopo giorni di abbuffate mi viene difficile parlarvi di cibo, ma una cosina veloce veloce ve la voglio dire: alla polenta uncia con gorgonzola, preferisco il purè di fave con la cicoria.
Barbara
Ieri sera, mettendo a letto mio figlio: “Mamma tanto io lo so che Babbo Natale non esiste e sei tu che compri i regali”. “Amore, ma cosa dici? Noi mica abbiamo i soldi per comprare tutti i regali che hai chiesto”. “Le nonne si che li hanno i soldi! E poi Babbo Natale è un imbroglione: mica li fa lui i regali, li compra! E poi scusa, ma perché entra dal camino? Non può entrare dalla porta?”. “Amore, ma Babbo Natale non ha le chiavi di tutte le case. Dovrebbe buttare giù tutte le porte e poi noi dovremmo ripagare la porta nuova!”. “Ma va mamma! Se la porta la butta giù lui la deve anche ripagare lui”. “Adesso fai la nanna sennò Babbo Natale passa qui sopra e se ci vede svegli non entra”. A quel punto gli ho dato un bacio, l’ho lasciato nel suo letto e sono andata in salotto. Dopo due minuti sento “Mammaaaaa! Ho paura che Babbo Natale non viene. E meno male che non ci credeva più.
Stamattina alle 7.45 il silenzio della casa è stato interrotto da un bel “Mammaaaaaa, papàààààà, nonnaaaaaa! È arrivato Babbo Natale e mi ha portato un sacco di regali, guardateeeee, veniteeeeee!”
Una parte di me avrebbe voluto rigirarsi nel letto, dimenticare tutte le palline di panettone e cioccolato che mi sono mangiata a fine cena, quando pensavo di non avere più spazio per altro cibo, nella mia pancia, e un’altra parte di me avrebbe voluto esse re ai Caraibi, da sola, al sole, in topless, con un bel libro e la musica nelle orecchie.
E invece?
E invece sono rotolata giù dal letto e sono andata da mio figlio per godermi la sua gioia.
Alle 8 stava già suonando la sua nuova mini batteria, alle 8.10 stava telecomandando il suo nuovo camion e alle 8.15 stavamo giocando a Balloon.
Sará una lunga giornata.
A volte penso che potrei nutrirmi solo di emozioni, dei sorrisi e degli abbracci del mio cucciolo, o dello sguardo commosso di una mamma che abbraccia suo figlio (mio marito)dopo aver ricevuto un regalo tanto desiderato, e invece so che tra poco sarò di nuovo seduta a tavola e che dopo pranzo rotolerò sul divano più vicino.
Voglio la Befanaaaaaaaa, ma senza calze.
Tante angurie e buone abbuffate!
Barbara
Un paio di settimane fa mi è stato chiesto di scrivere un articolo per “Top salute”
Mi si chiedeva di spiegare cosa sia per me il Natale.
Il mio Natale è mio figlio
Il mio Natale è famiglia.
Il mio Natale è iniziare a pensare ai regali a settembre.
Il mio Natale è svegliarmi dopo le 7.15, per una settimana.
Il mio Natale non è in Chiesa, ma davanti al camino, con una fetta di pandoro in mano e lo zucchero velato sul tappeto.
Sono battezzata, “comunicata” e cresimata, ma non vado in Chiesa.
Sarei falsa se dicessi che do un valore cristiano al Natale.
Mi ricordo che quando ero piccola, a Natale, non andavamo a Messa, ma stavamo tutti a casa, assieme.
Mi ricordo che appena finivamo di fare il presepe , io iniziavo a cercare Gesù Bambino, sotto ai divani.
Mi ricordo che la sera della vigilia la mia mamma cucinava sempre la pasta con il radicchio, e la panna.
Mi ricordo che la sera della vigilia andavo a letto felice.
Da quando è arrivato Daniele, nostro figlio, il Natale ha di nuovo lo stesso profumo.
Da sei anni, il mio Natale è una letterina pensata e scritta con grandi speranze.
Da sei anni, Il mio Natale è il tentativo di radunare più parenti possibili nella stessa sera, per convivere con loro la mia gioia di mamma.
Il mio Natale è l’occasione per guardarsi tutti negli occhi e in quegli occhi vedere l’amore, quell’amore che quando siamo sempre di corsa, sembra quasi sfuocato.
Il mio Natale, quest’anno, lo passerò a Milano, in attesa di volare con i miei due uomini in Puglia.
Andremo a vedere il cantiere del nostro sogno che si sta realizzando.
In mio Natale è l’occasione perfetta per condividere i miei sogni con chi amo.
Barbara
Ps. Adesso vado che ció da cuciná. Tante angurieeeeeee a tutti!
Che Natale sarebbe senza pacchetti? Che Natale sarebbe senza carta da pacchi? Che Natale sarebbe senza scoprire che quella fantastica carta piena di brillantini che hai appena comprato incartata nel celofan trasparente, i brillantini li perde, e di brutto? Che Natale sarebbe senza rischiare il divorzio perché tuo marito entra in salotto mentre tu stai nuotando tra kili di brillantini che si stanno insinuando nella moquette, nei divani, sotto al tavolo e ovunque riescano ad arrivare, strisciando e volando, spinti dal tuo respiro? Che Natale sarebbe senza ritrovarsi a passare l’aspirapolvere alle undici di sera dopo aver incartato l’ultimo (forse) pacchetto? Che Natale sarebbe senza scoprire quanti tagli ti sei fatta sulle mani, con la carta da regalo, mentre decidi di pelare un pompelmo? Che Natale sarebbe senza giocare a tetris con i regali, per cercare di nasconderli dove si trova un minimo di spazio negli armadi? Che Natale sarebbe senza chiedersi perché quel giorno hai detto che saresti stata contenta di fare da te la cena della vigilia? Che Natale sarebbe senza rimanere sveglia fino tardi, con decine di libri di ricette intorno a te, alla ricerca del menù perfetto, per la famigerata cena della vigilia? Che Natale sarebbe senza tuo figlio che ogni giorno apre una casellina del suo calendario dell’avvento e mentre mangia il suo cioccolatino, ti guarda e sorride? Che Natale sarebbe senza dirsi almeno una volta “Bello il Natale, ma quando arriva la Befana?” Barbara
“Buongiorno posso avere un polpo di 1 kilo o poco più perfavore?”
“Eccolo: 1 kilo e due, le va bene? Ma come lo fa?”
“Lo faccio bollito perché a mio figlio Danny piace tanto bollito”
“Ma come lo fa bollire?”
Nel whisky??? Nella vasca da bagno??? Nel naviglio dopo averlo scaldato??? Come vuoi che lo faccia bollire??? (avrei voluto rispondere, ma mi sono trattenuta)
“Di solito lo faccio bollire in pentola con acqua, carote, sedano, grani di pepe, alloro e un limone spremuto, senza succo “
“Lo faccia bollire senza acqua, si fidi di me!”
Secondo voi cosa posso aver pensato quando il pescivendolo del mercato di Via Piacenza mi ha detto così?
Ho pensato che quello avesse bevuto o fumato di mattina, ovvio.
Come cavolo si fa a bollire un polpo senza acqua???
Ma siccome sono una personcina educata, mi sono fatta spiegare la sua strana teoria e sono tornata a casa, molto scettica.
Ero sicura che il polpo non sarebbe mai venuto morbido come viene a me, ma siccome sono curiosa e cocciuta, ho voluto provare.
BEH!
A parte il fatto che facendo come dice lui si risparmia uno botto di tempo, ma vi assicuro che non ho mai mangiato un polpo così tenero e buono.
Questa ricetta la potete usare per la cena delle vigilia sia come antipasto (tra i 200 antipasti che di solito si fanno a Natale) sia come secondo.
Io il “polpo magico” lo farò come antipasto.
Iniziamo come sempre con gli INGREDIENTI e con ciò che vi servirà:
1 pentola con coperchio (importantissimo)
1 polpo (fatevelo pulite dal pescivendolo così non dovete voi infilargli le dita dentro, che non è bello)
1 carota
1 sedano
1 cipolla
2 cucchiai di olio extra vergine
1 bicchiere di vino bianco
4 patate lesse (queste lessatele nell’acqua normalmente) che col polpo ci stanno sempre bene
eau-la pompe (acqua di tubo, che però detta in francese fa più figo)
Se avete tutto INIZIAMO:
Mettete in pentola una cipolla tagliata a spicchi, una carota pulita, 2 cucchiai di olio, una costa di sedano e il vostro polpo pulito e sciacquato
Accendete il fuoco e tenetelo vivace (cantategli qualcosa di allegro)
Mettete il coperchio e quando dopo un paio di minuti sentite “sfrigolare” il vostro polpo (voce del verbo sfrigolare) allora aprite al volo il coperchio e versate sul polpo il bicchiere di vino bianco.
A quel punto abbassate la fiamma e lasciate cuocere (senza acqua e senza senza sale, perché non servono) il vostro polpo per 35 minuti, senza mai alzare il coperchio.
Dopo 35 minuti spegnete (mi raccomando: non togliete mai il coperchio) e lasciate raffreddare il polpo nel suo brodino per almeno 20 minuti.
Non potete capire la mia faccia quando dopo 55 minuti ho tirato fuori il polpo dalla pentola, gli ho tolto la pelle nera in eccesso e ho iniziato a tagliarlo a tocchetti…
La prima cosa che mi ha stupita è stata la quantità di delizioso sughetto che si era formato durante la cottura.
Ho infilzato con la forchetta uno di quei tocchetti e l’ho portato alla bocca convinta che sarebbe stato duro e insipido, pronta per tornare dal pescivendolo insultandolo un po’ per avermi fatto sprecare 1,2 kili di polpo.
E invece?
E invece ho assaggiato il polpo più buono, più morbido e più saporito della mia vita.
E il bello è che lo avevo fatto IO in meno di un’ora.
WOW!
Se lessate il polpo nell’acqua, molto del suo sapore finirà in quell’acqua (come capita per le verdure che infatti andrebbero sempre cucinate al vapore)
Se invece lasciate che il polpo si lessi nella sua acqua, e nel vapore che si formerà tenendolo chiuso in pentola col coperchio, allora il polpo conserverà tutto il suo sapore, e non ci sarà neanche bisogno di salarlo.
Provatelo e poi fatemi sapere!
Barbara
Danny boy ha iniziato le elementari.
Danny boy è reduce da 3 anni di asilo privato dove una fantastica signora, ogni giorno, preparava ottimi pranzetti per lui e per i suoi compagni.
Danny boy da settembre, e per almeno 5 anni, mangerà (forse) ciò che Milano Ristorazione deciderà che lui dovrà mangiare.
La mamma di Danny boy (ossia IO) si è ovviamente iscritta alla commissione mensa.
La mamma di Danny boy vuole sapere cosa mangia suo figlio.
La mamma di Danny boy, se si arrabbia, non è per niente simpatica.
La mamma di Danny boy è già un po’ arrabbiata, quindi ocio!!!
Nulla da dire sulla scuola di Daniele, sulle maestre e sulle scodellatrici (ossia le signore che fanno le porzioni per tutti i bambini della scuola): la scuola è pulita e ben organizzata, la maestra ha anche voglia di sbucciare e tagliare le mele per tutti (quando la buccia è troppo dura per essere addentata e mangiata), e le scoldellatrici sono tutte gentili e super disponibili.
Ma su Milano Ristorazione due paroline in più le dirò…
Ieri sono stata in commissione mensa per la seconda volta (armata di grembiule e cuffia, giustamente obbligatori, e ovviamente parecchio anti estetici).
La mensa è un’enorme stanza in cui c’è un lungo tavolo per ogni classe.
Il compito di noi “controllori” è di accertarci che in tutti i tavoli ci sia quello che serve per il pranzo ossia posate, pane, bicchieri, caraffe di acqua e ovviamente piatti, e di assaggiare tutte le pietanze che vengono servite ai bambini accertandoci che non ci siano corpi estranei in giro (capita!)
Fino a pochi giorni fa in ogni posto c’era un frutto, ma ora la frutta viene messa in un cestino a capotavola, vicino alla maestra.
Sarà la maestra a dare la frutta a chi la vuole, per evitare che i bimbi con la frutta ci giochino, ma non la mangino.
Questo perché?
Perché esiste un’associazione che si chiama “Siticibo” che ogni giorno ritira la frutta e il pane non consumati (e ovviamente non toccati o rotti) per portarli dalle suore e in altri centri in cui il cibo viene poi consegnato a senza tetto e bisognosi in generale.
Mi viene male se penso a tutti i pasti caldi che avanzano a scuola, ma che non possono essere ritirati e che quindi vanno buttati.
La stessa società infatti va anche in alberghi e ristoranti a prendere pasti caldi, ma per fare questo serve che chi “dona” abbia degli abbattitori di temperatura.
Si tratta di questioni delicate che non si possono trascurare.
Ed ecco che proprio per questo grande spreco ora vi dirò cosa penso di Milano Ristorazione.
Ma perché fare sperimentazione sui bambini?
I nostri bambini hanno bisogno di forze per affrontare la giornata, ma spesso i piatti che Milano Ristorazione offre, vengono respinti, lasciati intatti sui tavoli e poi buttati.
La prima volta che sono andata c’era un frittata immangiabile.
Ieri, invece, c’era una minestra di lenticchie con la pasta: la minestra aveva anche un buon sapore, ma la pasta alle prime è arrivata scotta e alle quinte (che vengono servite per ultime) è arrivata talmente molle che avrebbero fatto prima a frullarla con le lenticchie.
L’arrosto di tacchino era anche buono, ed è stato mangiato da tutti, ma era una misera fettina a testa e le verdure crude di contorno (insalata con verza e carote) sono rimaste intatte sui piatti di tutti.
Ma una bella pasta normale?
Del riso?
Un po’ più di arrosto con magari una verdura alla volta, e cotta?
Mio figlio a casa mangia di tutto, ma ieri alla fine ha pranzato con una fettina di carne e due banane.
Se vogliamo proprio dirla tutta…la colpa è anche di molti genitori che ai loro figli, a casa, fanno mangiare sempre le stesse cose, ma Milano Ristorazione di sicuro dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza.
Il giorno della frittata ho visto 4 bambini che non la avevano neanche assaggiata, ma sostenevano fosse cattiva.
Ok che il profumo non fosse il massimo, ma almeno provare ad assaggiarla?
Questa è una questione di educazione alimentare, che è da casa che deve partire.
Due di quei bambini alla fine, dopo aver fatto con loro una sorta di gioco, quella frittata la hanno assaggiata e se la sono mangiata tutta.
Sono una rompiscatole, lo so, ma cari genitori, fate uno sforzo in più con i vostri figli e fate loro assaggiare un po’ di tutto.
I bambini devono poter scegliere, e non limitarsi a ciò che conoscono.
E tu, cara Milano Ristorazione, invece di complicarti la vita con inutili piatti elaborati che i nostri bambini non mangeranno mai e che verranno buttati, datti alla classica pasta e ai classici secondi oppure, se proprio non ti riesce, datti all’ippica!!!
Barbara