Il mio tempo delle mele

 
Un paio di giorni fa stavo guardando Xfactor, quando ad un certo punto la sento.
Sento la colonna sonora del “Tempo delle mele” riadattata e cantata da un concorrente di Xfactor, e mi torna in mente lui.
Quando eravate “sbarbate” avevate i vostri idoli giusto?
Beh, io, dopo il “Tempo delle mele” , uscito nelle sale nel 1980, quando avevo 10 anni, pensavo solo a lui.
Tutte le notti sognavo che lui si avvicinasse a me con la testa un po’ inclinata, per baciarmi, senza neanche chiedermi il nome.
Non assomigliava a lui il primo ragazzo che ho baciato (con la lingua) nel 1983, ma mi ricordo che l’ho fatto con gli occhi chiusi , pensando di baciare Pierre Cosso, e la musica di sottofondo mi ha aiutato (era ovviamente la colonna sonora del film).
windUnknownNel 1984 esce al cinema”Windsurf il vento nelle mani”, sempre con Pierre Cosso, e io mi fiondo a vederlo.
Credo di essere uscita dalla sala  con un crampo alla mandibola.
Sono stata per quasi due ore con la bocca spalancata, ammirando il mio idolo che nel film indossava sempre e solo un costume da bagno.
Due estati dopo, vado in vacanza a Ibiza con i miei genitori, in barca.
Avevo 16 anni, ero giovane, ma avevo le idee ben chiare.
Un giorno andiamo a fare il bagno a Formentera e io sono a poppa della barca con il canocchiale che mi guardo attorno, e chi vedo?
Vedo LUI.
Oh mamma santa!
Vedo Pierre Cosso in windsurf che va su è giù davanti alla spiaggia di Illetas.
“Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa, devo fare qualcosa, devo conoscerlo, come faccio?! Aiuto”.
Credo di aver avuto il mio primo attacco di panico.
Mia mamma e mio papà non capivano perché io stessi andando su e giù per la barca con un canocchiale in mano e il cuore che mi stava esplodendo.
Ad un certo punto ho avuto un’intuizione.
Ho preso il tender della barca (un piccolo gommone) e sono partita a manetta verso di lui.
Immagino che mia madre si sia preoccupata quando mi ha vista speronare un windsurf rosa (eh sì, era rosa!).
Sapevo guidare bene quel gommone e non gli sarei mai andata addosso, neanche per sbaglio.
E infatti non l’ho fato per sbaglio, l’ho fatto a posta.
Ebbene sì.
Forse avevo sentito qualche amico più grande dire “Bella quella, quasi quasi le do un colpetto”, e ho interpretato a modo mio.
Secondo voi cosa ha fatto Pierre Cosso?
Ha riso.
Mica è scemo quello: ha visto un gommone puntare dritto contro di lui e, visto che vicino a lui non c’era nessuna barca, ha capito.
Io però non ho riso, ma mi sono scusata, facendo finta fosse stato un incidente, e lo ho invitato in barca a bere una cosa.
E lui?
Lui ha accettato l’invito e quindi, quando sono salita in barca dai miei, ho fatto come il postino della De Filippi e ho detto “Pierre Cosso ha accettato l’invito, Pierre Cosso è quiii”.
Il problema è che io non parlavo una parola di francese e i miei genitori sì.
Loro 3 se la sono chiacchierata per 1 ora e io sono rimasta lì a guardarlo come un’ebete, senza capire nulla.
Risultato?
Due anni dopo sono venuta a vivere a Milano e, prima di iniziare l’università, sono andata a Parigi a fare un corso intensivo di francese, per un mese.
L’estate dopo sono tornata con i miei a Formentera e ho rincontrato Pierre con suo papà, in catamarano.
Il papà di Pierre Cosso aveva la casa a Formentera e quindi Pierre spesso andava in vacanza lì.
Avevo 19 anni , parlavo francese e lui era diventato ancora più figo,
Non avevo più scuse: il mio sogno si doveva avverare.
“Che fai stasera? Io vado al Pacha”.
Pam, detto! Ci sono riuscita.
E lui “Stasera non credo di venire al Pacha, ma farò un giro in centro verso le undici”.
Quella sera sono rimasta in centro due ore, con un’amica.
Siamo entrate in tutti i negozi dell’isola e ho passato al setaccio tutte le bancarelle del mercatino.
Finalmente, eccolo!
“Ma ciao, che coincidenza, siamo appena arrivate”
A quel punto lui si scusa con la mia amica, mi prende per mano e inizia a correre trascinandomi con lui.
Mi porta in una stradina nascosta e senza dirmi nulla…
MI BACIAAAAAAAAA
Sììììììììììììììììììì
Ci ho messo 19 anni, ma il mio sogno si è avverato.
E poi? 
So che vi state chiedendo come sia finita.
E’ finita che lui si è scusato dicendo che aveva una fidanzata gelosa che stava arrivando in centro, e mi ha mollata lì, in quella stradina, con la bocca aperta e il sapore di quel bacio tanto desiderato.
Ho vagato per mezz’ora fino a che sono riuscita a ritrovare la mia amica (non avevo ancora il cellulare, ai tempi li odiavo i cellulari e ora ci vado a letto col mio cellulare)
Che dire?
Che i sogni son desideri, ma a volte diventan realtà.
Pierre l’ho poi rincontrato un paio di anni dopo.
Si era fidanzato con una mia cara amica di Milano che però non ha mai saputo nulla di quel bacio.
Quel bacio è rimasto un segreto per anni.
Beh, forse ora non lo è più, ops
Barbara
PS: la foto in alto è la foto del mio diario di scuola. Giusto per dimostrarvi che io non racconto mai la bugie!!! Hihi
 
 
A destra Pierre Cosso nel film "Winsurf, il vento nelle mani"

A destra Pierre Cosso nel film “Winsurf, il vento nelle mani”


Ogni tanto tocca fare ammenda

 
Ammènda s. f. [der. di ammendare]: riparazione di una colpa commessa o risarcimento di un danno recato ad altri; fare ammenda di un fallo, riconoscerlo e ripararlo; ha fatto anni di penitenza per ammenda dei suoi peccati.
Voi non avete mai colpe da riparare?
Danni fatti di cui pentirvi?
Peccati commessi e rimasti ad annerire la vostra coscienza?
Io sì, eccome se ne ho.
E allora ogni tanto tocca fare ammenda, per ripulirsi, alleggerirsi e schiarirsi, la coscienza.
Ma come si fa a fare ammenda?
Facile: si invitano 22 bambini in pizzeria per festeggiare il compleanno del proprio figlio e si chiede ai genitori di NON rimanere, ma di lasciare i loro bambini a me dalle ore 12 alle ore 16.
4 ore di pura ammenda con i genitori che arrivavano per lasciare lì i loro figli e mi guardavano come se volessero chiedermi “Sei sicura di volerlo fare?”.
Ero sicurissima, volevo farlo, dovevo farlo.
A me piace giocare con i bambini e, se non ci sono i genitori, mi sento anche meno in colpa se devo fare una bella strigliata di gruppo.
“Siamo in una pizzeria e non allo stadio! Non è che sareste così gentili da urlare un pò menoooooo?!”
Ebbene sì, scusate, ma un paio di volte l’ho dovuto dire!
Direi che oggi, dopo la pizzata di ieri, la mia coscienza si è ripulita di brutto e io mi sento più leggera.
Ho ancora un pò di mal di testa, ma mi sento più leggera.
Te la sei presa con tuo marito di più di quanto avresti dovuto?
Ammenda
Non ti sei ricordata di chiamare quella tua amica che aveva bisogno di te?
Ammenda
Hai urlato dietro a tuo figlio solo perchè eri nervosa per i cavoli tuoi?
Ammenda
Sai quante ammende avevo di arretrati?
Avevo bisogno di fare un gesto eroico, arduo, quasi impossibile.
Dovevo “soffrire”, me lo meritavo.
Il compleanno di mio figlio era l’occasione perfetta.
Invitiamo i suoi più cari amici dell’asilo e un paio dei suoi nuovi compagni delle elementari?
Troppo facile!
Invitiamo tutta la nuova classe e i suoi migliore amici dell’asilo.
Eravamo la figlia della nuova maestra di Danny, ed io.
Eravamo prontissime con un sacco di giochini e lavoretti da far fare ai ragassssi.
Avevamo programmato tutto, pensavamo di avere programmato tutto: alle 12 iniziano ad arrivare; alle 12.30 ordiniamo pizze e bibite; alle 13 arrivano le pizze e ci prendiamo 1 ora circa perché tutti mangino e poi, verso le 14, caccia al tesoro, si colora e si costruiscono le mongolfiere usando i palloncini gonfiati con l’elio.
Ore 15.30 torta e poi tutti a casa.
Sì sì, certo!
Ore 12.45 pizze ordinate, ore 13 pizze arrivate (Chiaro: quando vuoi la pizza subito non arriva mai e quando speri che ci mettano un po’…arriva subito), ore 13.10 pranzo finito. 
Ai bambini non gliene poteva fregà de meno delle pizze e quindi hanno mangiato giusto un paio di fette e hanno chiesto se potevano tornare a giocare.
Cosa dovevamo fare? Legarli alle sedie e obbligarli a finire le pizze?
Sia mai: liberi tutti.
Ovviamente è successo di tutto: bambine con la faccia da principesse che menavano i maschi; maschi che menavano altri maschi, e poi si offendevano se qualcuno si azzardava a ridargliele; palloncini gonfiati  con l’elio che scappavano di mano e io in piedi sui tavoli della pizzeria, per recuperarli.
Per fortuna che ad un certo punto è arrivata la torta ed è calato il silenzio: tutti con la bocca aperta a guardare quello strano accrocchio di personaggi.
Mi piace inventarmi strane torte e farlo risparmiando.
Come si fa?
Si va nella propria pasticceria di fiducia e si chiede di fare una buon torta con un disegno di base, e poi la si completa allestendola con i giochi di casa.
soffiofotoMi spiego meglio: questa volta ho chiesto, alla mitica Ornella Anfossi, una torta per 20 bambini che avesse come immagine una pista di decollo per aerei e a destra e sinistra, della pista, un bel prato verde con parcheggi (Tutto fatto con la pasta di zucchero, mashmallow e decori vari in zucchero).
HO mandato mio marito a ritirarla e all’ultimo momento ho aggiunto alcuni personaggi che avevamo a casa (“rubandoli” dai cassetti di Danny senza che lui sapesse nulla).
Macchinine di Cars, aerei di Planes, Peppa Pig, Mike di Monster University e Spongebob, più la casa di Topolino con Topolino, Minnie e Pluto.
L’effetto ottenuto è stato quello in cui avevo sperato e la spesa è stata onestissima.
Una volta soffiate le candeline, abbiamo portato via la torta, abbiamo tolto tutto ciò che non era commestibile e abbiamo servito le fette di torta ai bambini.
OK, ok , ammetto di aver vissuto 4 ore di urla, salti, balli, botte e dispetti, ma i bambini si sono divertiti e mio figlio è tornato a casa felice.
Cosa volere di più?
Un bagno caldo, due tappi nelle orecchie e un’ora di cura del silenzio, tutte cose che, appena tornata a casa, mi sono concessa.
Alle 19.30 è tornata Santa Elisa (la figlia della maestra che mi aveva aiutato alla festa) e noi adulti siamo usciti per concederci una serata di libertà con gli amici.
Vi state chiedendo se mio marito è rimasto alla festa ad aiutarmi, facendo ammenda pure lui?
Ne avrebbe avuto bisogno, ma quando ho visto la sua faccia, davanti alla truppa pronta alla guerra, ho avuto pietà di lui e l’ho rispedito a casa.
Risultato?
Lui è tornato a casa chiedendosi come mai sua moglie avesse ordinato una torta con una pista di decollo e un giardino (la torta finita l’ha vista solo la sera, in foto), ma, soprattutto, io ho fatto ammenda e lui ancora no.
Cosa gli facciamo fare?
Accettasi suggerimenti.
Barbara
Torta fatta dalla Pasticceria Anfossi e poi addobbata da me con i giochi di Danny boy

Torta fatta dalla Pasticceria Anfossi e poi addobbata da me con i giochi di Danny boy

Meritato relax, dopo la pizzata

Meritato relax, dopo la pizzata

 
 
 
 
 
 
 

Marco Predolin e la sua band, On Stage al Bobino

 
Ebbene sì, è con grande gioia che vi annuncio il “debutto” del nostro amico Marco Maria Predolin sul palco del Bobino. Con lui ci sarà la Predo band e il grande Piero Billeri. 
Parte il conto alla rovescia per una serata che lascerà il segno.
Temperate i tacchi: arriva il Pirata!
Per i tavoli, come sempre, scrivete pure a me (anche se sono praticamente finiti, ops. Ma siamo pieni di posti in piedi, tanto si balla!)
Vi ricordo che nel nuovo Bobino c’è un mega parcheggio interno con ben 200 posti auto e, per chi arriva entro le ore 22, è gratuito.
Vi aspettiamo mercoledì 20 novembre dalle 19.30 con il nostro free dinner buffet e dalle 21.45 con Marco e la sua carica, a molla!!!
Besos
Barbara e Marco
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Tanti auguri amore mio.

 
L’ultima volta che ti ho scritto una lettera eri all’asilo, all’ultimo anno dell’asilo, e ora vai a scuola.
L’ultima volta che ti ho scritto una lettera ero io che ti leggevo le favole, e ora me le leggi tu.
L’ultima volta che ti ho scritto una lettera ero io che preparavo la colazione per te, e ora lo fai tu, per me.
L’ultima volta che ti ho scritto una lettera avevi 5 anni e ora ne hai 6.
Come passa il tempo.
Come corre veloce il tempo.
Oggi compi 6 anni.
6 anni di gioia, pura, 6 anni di sorrisi, 6 anni di amore unico e incondizionato.
Grazie amore mio, grazie perché in questi 6 anni mi hai reso una donna migliore.
Grazie, perché in questi 6 anni mi hai chiamato “mamma” così tante volte che ho iniziato a crederci.
Grazie, perché sei un bambino solare ed entusiasta e non mi mandi al diavolo quando tu magari vorresti startene a casa e invece la mamma ti porta ovunque perché a casa si stufa.
Grazie, perché è da 6 anni che, per merito tuo, tutto mi sembra più bello.
Le paure sono diventate ombre.
Le ombre sono diventate sfumature.
Le sfumature sono diventati raggi di sole.
Non ho più freddo, quando tu sei vicino a me.
Non mi ferisce più nessuno, quando tu sei vicino a me.
Ho solo paura di andarmene troppo presto e di non riuscire a viverti quanto vorrei.
Ho solo paura di non esserci quando avrai bisogno o di esserci troppo quando non mi vorrai più così attaccata, a te.
Ho solo paura di non riuscire a diventare la nonna dei figli che forse un giorno avrai.
Ho solo paura di non essere capace di aiutarti nei compiti perchè non mi ricordo più un tubo.
Ma poi vengo in camera tua e ti sveglio con la torta in mano e la candelina accesa.
Ma poi tu apri gli occhi, mi senti cantare “tanti auguri”, mi guardi come se avessi visto un fantasma (un pò mattacchiello) e quando capisci…sorridi.
A quel punto le mie paure svaniscono in un nano secondo, e me ne frego di cosa succederà domani.
Oggi siamo qui e io sono così felice che ogni tanto devo andare a riguardare le foto di quando avevo la pancia, per essere sicura che tu eri davvero dentro di me.
Sei anni fa, a quest’ora, stavo andando su e giù per le scale del palazzo dove abitiamo.
Mi avevano detto che per farti nascere dovevo o fare all’amore o fare le scale e visto che papà era in ufficio…ho scelto le scale.
Non resistevo più: volevo che tu nascessi, volevo vederti , toccarti, baciarti.
Dopo mezz’ora di su e giù per le scale, mi sono fermata un attimo per riprendere fiato, e si sono rotte le acque.
Quanta gioia mi stai regalando amore mio, un fiume di gioia.
Grazie
Ti amo
Mamma Barbara

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Uno strudel diverso dal solito

 
Io ho un “quaderno magico”.
Chi non ha un quaderno magico?!
Quando ero giovane, nel mio quaderno magico, ci scrivevo quelli che mi piacevano, e quelli che baciavo (compreso nel gioco della bottiglia)
Adesso, nel mio quaderno magico, scrivo e appiccico le ricette che mi colpiscono di più, ma che soprattutto penso di poter riuscire a rifare.
Se sono ricette complicate non mi ci metto neanche.
Mica sono COSI’ pazza io (!?!)
Ci sono giorni in cui non ne ho proprio voglia e allora vado di petto di pollo grigliato e verdure in padella, ma ci sono giorni in cui mi sento più inspirata e allora lo apro, lo sfoglio e mi illumino (d’immenso, visto la stazza).
Ieri mi sono illuminata leggendo la ricetta di questo strano strudel.
Era un po’ che volevo provare a farlo.
Credo di averlo visto fare da Alessandro Borghese su Sky e di essermelo trascritto velocemente mentre guardavo (forse troppo velocemente vista la fatica che ho fatto a leggere, ops!)
Si tratta di uno strudel con pancetta, pere, grana e noci.
Lo ho fatto due sere fa ed è piaciuto molto sia a me che a mio marito (a Danny mica tanto!)
ingredienti strudelfoto
Iniziamo come sempre dalla LISTA DELLA SPESA:
2 pere decano o quelle che volete (poco cambia).
Io ne ho poi usata una e mezza e l’altra mezza me la sono mangiata mentre cucinavo.
3 cucchiai, da minestra, di formaggio grana grattuggiato
circa 80 grammi di pancetta
1 uovo
5/6 noci
pasta sfoglia rettangolare (al supermercato era finita quindi io ho usato quella tonda che ovviamente va benissimo)
Quando avete tutto INIZIAMO:
Accendete il forno a 180 gradi.
Stendete la pasta sfoglia in una pirofila o direttamente sul vassoio del forno (sulla carta forno che di solito è attaccata alla pasta sfoglia che comprate già fatta)
Stendete la pancetta, le pere tagliate a fettine fini, una spolverata di grana e le noci tritate, o comunque ben sbriciolate.
Chiudete il vostro rotolo (anche nei lati corti), se comprate la sfoglia rettangolare, o fate un maxi fagottone, se comprate quella tonda.
Incidete (senza tagliare) il vostro rotolone/fagottone e spennellatelo con un uovo sbattutto con un pò di grana.
Mettete tutto nel forno preriscaldato a 180 gradi e lasciate dentro per 20 minuti.
Slurp!
Barbara

 

Party alla “Rotonda della Besana”, a Milano: raccolta fondi a sostegno del museo dei bambini

 
La Rotonda delle Besana, a Milano, è una delle opere più importanti del Settecento, un monumento storico di grande interesse culturale nel cuore della città.
Nel 1940, il Comune avvia i lavori di restauro: gli spazi aperti diventano parco pubblico e la Chiesa un centro permanente di manifestazioni culturali e artistiche.
Nel 2012 il Comune decide di dare alla città di Milano un luogo dedicato ai bambini e ragazzi e identifica la Rotonda di via Besana come luogo ideale.
Al bando partecipa la Fondazione MUBA che si aggiudica la concessione dello spazio per 8 anni.
Cos’è MUBA?
MUBA è il primo centro culturale in Lombardia in cui i bambini e i ragazzi possono sperimentare, conoscere e imparare attraverso il gioco e l’esperienza diretta.
E da gennaio MUBA si trasferisce alla Rotonda della Besana facendola diventare un luogo unico nel suo genere in Italia per il contesto storico e monumentale.
Un luogo di forte collegamento tra scuola, famiglia e territorio, un centro permanente di attività e progetti culturali, sociali, artistici.
Un polo di scambio nazionale e internazionale, in collegamento con la rete internazionale dei Children’s Museum.
Ci saranno mostre, laboratori, cultura, design e arte per i bambini e campus per scuole e famiglie.
Questo GIOVEDI’, 14 NOVEMBRE, alla Rotonda della Besana, ci sarà un party per raccogliere fondi che serviranno a sostegno del museo dei bambini
DALLE ORE 19 MUSIC / FUN / DRINK / & FOOD ROTONDA DI VIA BESANA 12
Un party fatto dai grandi, per i bambini
Per partecipare alla Festa : effettuare una donazione minima di 30 € presso gli uffici di Via
Bandello 16 dalle 9 alle 17, oppure effettuare una donazione minima di 30 € tramite BB intestato a
Fondazione MUBA IBAN n. IT38O0335901600100000011742 con causale “Donazione a sostegno progetto MUBA” .
Una volta effettuata la donazione siete pregati di confermare la vostra partecipazione e numero partecipanti all’indirizzo mail info@muba.it
Sarà anche possibile partecipare effettuando una donazione presentandosi all’ingresso, fino ad esaurimento posti.
FONDAZIONE MUBA Museo dei Bambini – organizzazione no Profit Via M.Bandello 16 20123 Milano
Abitando non lontano dalla Rotonda della Besana non posso che essere super felice per questa nuova iniziativa e quindi giovedì sarò lì, in prima fila, davanti al dj!
Temperateitacchi che in Rotonda si balla.
Barbara

Ma questa dove la metto?

 
Domenica mattina mio marito e mio figlio sono andati a vedere una gara di moto.
Domenica mattina mi sono ritrovata 4 ore libere.
Domenica mattina, a Milano, c’era il sole.
La tentazione di restare in pigiama e di tornarmene a letto c’è stata, ma il richiamo del sole è stato più forte di quello del materasso.
“Prendo la mia bici e vado a farmi un giro in centro e magari, visto che ci sono, vado anche a vedermi qualche negozio”.
Ecco cosa mi sono detta in un momento di troppa lucidità.
Cosa c’è di più facile di fare un tentativo di shopping in una strada perdonale come Corso Vittorio Emanuele a Milano?
Sei sulla tua bici e quando vedi un negozio che ti piace, scendi, parcheggi la bici ed entri.
Giusto?
Sbagliato!!!
E’ più facile salire in cima al Duomo di Milano con un piede solo piuttosto che parcheggiare una bici in centro.
Non so se sapete che noi a Milano abbiamo un sindaco che si chiama Pisapirla, ops, scusate, Pisapia.
Bene, il signor Pisapirla, ops, scusate, Pisapia, sta facendo un sacco di pisapirlate.
Non solo non abbiamo le piste ciclabili, ma se deciamo di addentrarci nel traffico cittadino con le nostre due care e amate ruote, non abbiamo neanche le rastrelliere per parcheggiare le nostre bici.
O meglio… le rastrelliere ci sono anche, ma sono solo per le bici del Comune.
E quindi? 
E quindi se voglio andare a fare un giro in bici con mio figlio, e le nostre due bici, devo aspettare le domeniche in cui c’è il blocco del traffico.
Se andiamo in strada rischiamo di essere investiti da una macchina e se andiamo sul marciapiede rischiamo di essere investiti dalle urla.
E se decido di andare a farmi un giro in centro, da sola?
Innanzitutto devo mettermi un reggiseno rinforzato perchè il pavé è bellissimo, ma da affrontare in bici non è proprio il massimo.
Specialmente dopo una certa età e quando il seno, se c’è, inizia a risentire della forza di gravità.
E’ solo quando sono sul pavè in bici che provo una grande invidia per quelle che hanno quelle belle tette rifatte che non si muovono neanche se le prendi a sberle!
Ma il reggiseno rinforzato non basta: devo mettermi anche un bel paio di guanti di lattice per attaccare la bici a qualche cesto dell’immondizia pieno di sigarette.
Ovviamente Pisapirla, ops, Pisapia, ha visto bene anche di non far mettere in giro dei posaceneri da strada e quindi la gente le sigarette le spegne nei cesti dell’immondizia.
Pisapirla, ops, scusa, Pisapia, perchè non vai a farti un bel giretto in Olanda?
Ok che gli Olandesi hanno in media più di una bici per persona e noi italiani invece mezza, per persona, ma se vogliamo evolverci dobbiamo guardare avanti e non indietro, giusto?!
E poi magari visto che vai lì, compra un po’ di tulipani colorati e falli trapiantare in questa grigia città.
E visto che sei bravissimo a nasconderti…entra in un coffee shop e fatti una bella fumata .
Vedi mai che con te funziona al contrario, e i nuroni tornano al posto giusto.
Barbara
 
 
 

Sole a catinelle, risate a crepapelle

 
E’ uscito in 1200 sale e al momento ha incassato 23.000.000 di euro
Pensate solo che “Titanic”, in Italia, nei primi sei mesi, aveva incassato 81 miliardi di lire.
Quando un film ha un successo del genere, una domanda sorge spontanea: peccché?
Perchè ultimamente non fanno altro che ricordarci quali sono i nostri doveri: paga le tasse, paga l’iva, lavora, fai la spesa, cucina, fai la mamma, fai la moglie…
E che barba!!!
“Sole a catinelle” ha successo perchè, in mezzo a tutta questa sfilza di doveri,  ci permette di rivendicare un grande, gradissimo diritto: quello di ridere.
Ridere fa bene, ridere fa dimenticare, ridere distende la pelle, ridere fa bene al cuore, ridere fa bene allo spirito.
Ridere fa bene, a tutto!
Belli i film impegnati, belli i libri impegnati, ma io in questo momento ho bisogno di leggerezza, e mi sa che non sono l’unica.
Ci sono quelli che sono andati al cinema e che ne sono rimasti delusi.
Forse sono SINAP e quindi irrecuperabili, o forse hanno ragione, ma comunque mi dispiace per loro.
Di certo è che mi dispiace molto di più per quelli che dicono: “Nooo! Io quel film non andrò mai a vederlo”
Qualcuno di loro può anche avere le sue ragioni, ma secondo me taaanti di loro sono i classici “radical chic” che dicono di odiare “Sanremo”, ma poi in ufficio fischiettano le canzoni presentate la sera prima, oppure quelli che prendono in giro chi guarda il “Grande Fratello”, ma poi la sera della diretta gli scappa sempre un “Ma chi è uscito? Pinco o pallino?”
Eh dai suuu! 
Di problemi e preoccupazioni ce ne sono sempre tanti, quindi non sentitevi in colpa se ogni tanto vi viene voglia di qualcosa di leggero.
Non c’è niente di cui vergognarsi ad ammettere che Checco Zalone ha fatto centro.
Checco Zalone riesce a far ridere senza mostrare donne con le tette di fuori, Ferrari rombanti dirette a Cortina d’Ampezzo e ricchi e poveri pronti a tutto per dimostrare di essere quello che non sono.
Checco Zalone riesce a far ridere e nello stesso a far riflettere.
Checco Zalone mi ha fatto pure piangere e io amo emozionarmi.
Checco Zalone è il mio idolo perchè in una delle sue ultime interviste ha confessato di aver messo un pannolino a sua figlia Gaia, ma di averglielo messo al contrario.
Mi spiace per Selvaggia Lucarelli che ha avuto problemi con suo figlio di 8 anni perché nel film si affronta il tema della separazione in un modo un pò particolare.
Ok, magari in un film non è proprio giusto parlare male del nuovo compagno della “ex” moglie, al figlio.
OK, magari non è giusto prendersela con la maestra perchè ha dato tutti 10 a suo figlio e invece i figli dei separati dovrebbero risentire della situazione a casa, e andare male a scuola.
Ok, non è proprio giusto far finire il film facendo pensare che quei due torneranno insieme, quando di solito chi si separa non torna più indietro.
Ma secondo voi è giusto portare un bambino di 8 anni a vedere un film del genere? 
Si sa che Checco non si lava la lingua col sapone su, dai!
aspirapolfotoCosa posso dire ancora?!
Che prima, quando passavo l’apirapolvere, mica mi divertivo.
Chi si diverte a passare l’aspirapolvere?
Ora tutte le volte che passo l’aspirapolvere penso a lui, e rido.
Ormai non mi sorprendo più quando un film che piace al pubblico, viene criticato dai critici.
Non sarà mica la prima volta no?!
Dicono che il successo di Zalone stia nel fatto che lui dice ciò che tanti italiani vorrebbero dire, ma non dicono.
Dicono che il film piaccia tanto perché riesce ad ironizzare su tutto, anche sulla crisi. che stiamo vivendo orami da anni.
Checco Zalone non perde mai il sorriso, anche quando è nella M
Quasi quasi faccio un film pure io.
Per togliere il sorriso ad una come me, prima mi devi cucire la bocca e poi, alle due estremità, ci devi attaccare due pesi.
E poi se facessi un film io…sai quante ne tiro fuori?!
Mica c’ho i peli sulla lingua io!!!
Ahahahah
 Loro, i grandissimi "loro"
Loro, i grandissimi “loro”

Siamo tutti fusi

 
Cosa può aver voglia di fare una donna normale di sabato pomeriggio?
Starsene a casa, sul divanone, davanti alla tv o davanti ad un buon libro, oppure fare un bel bagno rilassante?
Fare due passi in centro riuscendo magari a fare anche un pò di shopping nonostante le orde di ragazzini urlanti e senza meta?
Mettere le cuffie e andare a fare una bella camminata per “smaltire” il toast da quasi dieci euro mangiato la sera prima al Forum di Assago?
Una donna normale forse avrebbe scelto una di queste cose, ma io, che non ho tutte le rotelle a posto, ho costretto i miei uomini ad andare in fiera, a Rho, a vedere EICMA, il grande salone della moto.
Sì, sì, ho scritto “costretto” perchè i miei due maschi non ne avevano proprio voglia di andare.
Risultato?
Ovviamente, col mio bel caratterino, li ho convinti e, per evitare traffico e folla in metrò, ci siamo anche sparati 40 minuti di scooter, per arrivarci.
Il problema è che lo scooter di mio marito è un 250 e il mio un 150 e quindi per stare dietro ai miei due maschi, in tangenziale, sono dovuta andare a manetta, chiedendo forse un pò troppo al mio povero vecchio mezzo.
Secondo voi io sono una di quelle donne che si ricorda sempre di controllare livello dell’olio, e acqua nel radiatore?
Sì, sì, certo, eccome no!
Eddai su: ci sono giorni in cui non mi ricordo neanche come mi chiamo.
Come potete pensare che io possa ricordarmi anche olio e acqua del motorino?!
Ma non dovrebbero essere i mariti/maschi a ricordare queste cose così “inutili” alle mogli?
O a farlo addirittura loro al posto nostro?
A quanto pare, no!
Tornando da EICMA c’è stata una grande “fumata bianca”.
Il Papa è ancora il grande Francesco, ma il mio scooter, da ieri, non è più lui.
In Viale Certosa sì è incacchiato come una iena, con me, e mi ha mollata a piedi.
Stavo per abbandonarlo lì (con la lacrimuccia) e prendere un tram per tornare a casa, guardando dal finestrino i miei maschi sul 250 di mio marito, quando mio figlio (che sta per compiere 6 anni) mi dice:
“Mamma non lasciare qui il tuo scooter, ma aspetta che si raffreddi la marmitta e prova a farlo ripartire!”
Non me ne bastava uno di saputello in famiglia, argh.
E secondo voi cosa è successo?
E’ successo che lo scooter è ripartito e che ora se la dorme al calduccio in garage.
Ok , ok, non sta benissimo di sicuro, ma almeno non è ancora morto dai!
E dopo tutta la fatica che ho fatto io a portare me stessa in fiera e il mio scooter in garage, sapete cosa mi ha risposto “Danny boy” quando gli ho chiesto cosa gli fosse piaciuto di più di quello che aveva visto in fiera?
Secondo voi mi ha risposto “I salti pazzeschi che hanno fatto i Daboot”? , oppure “le moto da bambini che ho provato”?
Ma quando mai!
Il fetentaccio mi ha guardata e, con un sorriso a 78 denti (meno 2), mi ha risposto: “i ditributori di maionese e ketchup con cui ho messo le salse sul mio hotdog”
Ma porca paletta!
La prossima volta lo porto a mangiare un hotdog dal “lurido” in Piazzale Lodi.
Che dire?
Che almeno mi sento meno sola nella mia “fusaggine”: ora in questa casa siamo fusi almeno in tre (e uno è in garage).
Almeno…
Barbara
PS:oggi però faccio la donna normale e, forse, me ne sto in pigiama almeno fino alle 15 (dopo abbiamo una festina di compleanno)
EICMA 2013: una mezza giornata in fiera.

EICMA 2013: una mezza giornata in fiera.

I salti dei grandi Daboot nel cielo di Motolive. EICMA 2013

I salti dei grandi Daboot nel cielo di Motolive. EICMA 2013

 

 

 

E meno male che c’è la crisi, aiuto!

 
E poi si lamentano se la gente non esce di casa, se i teatri sono vuoti e la gente non spende…
E te credo, con questi prezzi!
Due sere fa, curiosando su facebook, vedo che un’amica era stata con il figlio allo spettacolo “Disney on ice” al Forum di Assago di Milano, e ne era tutta entusiasta.
Che bella idea! Quasi quasi ci porto pure Danny, chi viene con me?
Carola & Clara, Danny e moi

Carola & Clara, Danny e moi

La mia amica Carola e la sua bimba Clara si uniscono e all’ultimo momento compriamo i biglietti on line.

Offertona per famiglia composta da 4 persone (alla fine eravamo pur sempre 2 adulti e 2 bambini, ops)= 19.80 euro a persona.
E i posti erano quelli in altissimo da dove per guardare lo spettacolo serve il binocolo.
E meno male che c’è la crisi!!!
I biglietti meno cari del Forum a quasi 20 euro l’uno?!
Risultato?
Venerdì sera, spettacolo delle 19: semi vuoto.
Sullo spettacolo non ho nulla da dire perchè alla fine è un musical su ghiaccio che per i bambini va più che bene.
Ecco, magari avrei alternato una favola da maschi con una da femmina, evitando di fare un primo tempo di solo Sirenetta e Trilli, argh.
Per non parlare dell’omaggio che hanno fatto a tutti i bambini all’uscita dello spettacolo: un bell’album delle Principesse.
No, ma dico: con quello che ci avete fatto pagare e con tutti i film della Disney che ci sono, un album anche per i maschietti no?!
E’ uscito giusto giusto ieri “Planes”, vabbè!
Per fortuna che abbiamo trovato uno della sicurezza parecchio simpatico e gentile che ci ha fatti entrare nel settore più in basso, almeno ci siamo goduti lo spettacolo da vicino senza spendere 49,50 o 44 euro a testa.
E parlo anche dei bambini, perchè i bambini che hanno compiuto 5 anni pagano come i grandi (i più piccoli entrano gratis).
Meno male che a mio figlio non piacciono i popcorn perchè costavano 10 euro e meno male che avevo portato da casa i guanti di Topolino che avevamo comprato a Legoland l’anno scorso e la spada luminosa che avevamo comprato all’ultimo spettacolo dove siamo andati, perché sennò ieri sera avrei ovviamente comprato qualche cavolata e avrei dovuto fare un mutuo, per farlo.
2 toast, 1 focaccina con prosciutto e formaggio e 3 bibite=25 euro
E poi si lamentano se la gente non esce di casa, a spendere.
E te credo: non sono mica tutti matti come noi!
Barbara
fantasiafoto