Un tuffo nel passato

 
E mentre ieri sera stavo cercando di capire se avevo più voglia di truccarmi (nel senso di rimmel e lucida labbra) e vestirmi (facendo un puzzle con i pezzi scovati nell’armadio del delirio) o togliermi le lenti, infilare la camicia da notte dei Puffi e andare a letto, non so perché, ma ho deciso di aprire una sorta di mini panca dietro alla testata del letto dove dormivo io da giovane (l’altro ieri) e ora dorme Danny.
Non aprivo quella panca da anni, da decenni.
Non potete capire cosa non ho trovato: tutti i miei diari di quando andavo a scuola e passavo più tempo a fare collage e a scrivere cavolate che a seguire le lezioni.
I diari li ho aperti uno a uno sfogliandoli velocemente, e per ora li ho parcheggiati un attimo perché vanno riletti con calma, uno alla volta, pagina per pagina.
Intanto posso anticiparvi che mi è venuto un gran mal di testa: ma quanti ragazzi mi sono piaciuti quando ero sbarbata?
Perdindirindina!!!
Ho giusto dato un’occhiata veloce, ma sufficiente per scorgere nomi e frasi tipo “ma quanto è carino Nicola?”, “speriamo che Lele stasera venga in Campo San Luca”, “Secondo me ieri Pino mi ha guardata”, ” Ma quanto mi manca Chris”, e chi più ne ha più ne metta.
So che adesso vi state facendo una domanda: “ma Barbara era una zoccola o una sfigata?”.
Beh, sappiate che ho fatto l’amore per la prima volta 1 mese prima di compiere 19 anni e i diari che ho sfogliato ieri sera sono della metà degli anni ’80.
Io sono nata nel ’70 e quindi la risposta è una sola: ero una sfigata!
Quando mi piaceva uno, quello non mi si filava di pezza o peggio ancora, magari scattava il primo bacio, ma lì finiva.
Fosse che forse baciavo male?
Non l’ho mai capito, ma quello che ho capito è che me ne facevo piacere subito un altro per cancellare il fallimento precedente.
Credo di essermeli fatti piacere tutti i ragazzi di Venezia.
Il problema è che troppo spesso mi fissavo con quelli più carini che avessero almeno 7/8 anni più di me e che ovviamente non mi vedevano neanche.
Avete presente il genere “giraffa senza seno”?
Ecco, appunto.
A proposito di seno: un paio di giorni fa leggevo che il topless è passato di moda!
Mannaggia, ma non poteva succedere quando avevo 15 anni invece che ora che mi e finalmente cresciuto? (anche se di poco)
Barbara
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Inizia la Mostra del Cinema: tacco o ciabatta?

 
Ci risiamo: come ogni anno, da ben 70 anni, inizia la Mostra del Cinema di Venezia.
Eh sì, stasera si inizia con la proiezione delle anteprime, e via di feste, film, attori e attricette, corsi e ricorsi, fatte e rifatte.
Ma diciamocelo: la Mostra regala sempre delle gran belle emozioni.
Il problema però è sempre lo stesso: infilo i tacchi e mi butto in mischia o metto pigiama e pantofole e me ne sto a casetta?
So che ora riderete, ma io sotto sotto sono una pigrona.
E poi è da fine giugno che sono in giro tra crociera e montagna con mio figlio, e in valigia non ho di certo infilato abiti da sera e tacchi pensando alle numerose feste di questi giorni.
Sta a vedere che mi tocca fare come l’anno scorso e tirare fuori i miei vestiti di quando avevo 13 anni e vivevo ancora qui a Venezia con la mia mamma.
Per fortuna che è tornato di moda il pantalone a vita alta.
L’anno scorso ero venuta a Venezia con l’idea di starmene in pantofole a seguire la Mostra da telegiornali e quotidiani e invece mi sono ritrovata impossessata dal demonio nottambulo e sono uscita 7 sere su 7.
Sono andata a tutte le feste e non sono mai tornata a casa prima delle 3.
Ovviamente mi svegliavo alle 8 max 8.30, quando arrivava nel lettone mio figlio, e con lui andavo in spiaggia, ma appena calava il sole, Danny lo lasciavo a mia mamma e io scappavo a vedere qualche prima con gli attori in sala e poi cocktail, feste, amici e taxi acquei a caccia degli ingressi più veloci per le feste più belle.
Quel gran pezzo di gnocco di Adriano Giannini, il super simpatico Gianmarco Tognazzi (per gli amici Gimbo), quel pazzo di Guido Bagatta che tra una diretta e l’altra veniva a schiacciarsi un meritato riposino in capanna da me, in spiaggia, il mitico Bob Sinclair, che tanto mi ha fatto ballare e tanti altri.
Vecchi amici e nuove conoscenze, una settimana super intensa alla quale, non so come, sono sopravvissuta, felice e soddisfatta.
Un segreto per sopravvivere, a certi ritmi alla mia età, in effetti lo ho: non bevo.
Esco, ballo, chiacchiero, mi diverto, socializzo anche coi muri, ma non bevo alcool.
Cosa succederà durante questa 70esima Mostra del Cinema?
Riuscirò a rimanere in pantofole o mi farò di nuovo trascinare dall’entusiasmo di massa e affonderò nel mio armadio da tredicenne alla ricerca di 7 look per 7 serate?
Lo scoprirete prossimamente su questi “schermi”.
Per stasera appendo le lenti a contatto e mi metto la mia camicia da notte a fiorellini.
Barbara

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PS: Il post qui sopra l’ho scritto ieri sera verso le 23.30
Stavo davvero andando a letto, giuro.
Peccato che alle 23.45, mentre mi stavo togliendo le lenti (quella sinistra era già nella sua scatoletta) mi arriva un sms di un amico: “Stiamo andando alla festa di Vogue Uomo a Palazzina Grassi dietro casa tua, dai vieni. Ci vediamo lì davanti tra 5 minuti”
Risultato?
Ho rinfilato la lente sinistra, ho aperto “l’armadio del burdel” (dove ho dentro qualsiasi cosa dai miei 13 ai miei 43 anni) e ho scovato un vestito simil hippy che ho infilato al volo assieme ad un sandalo basso tempestato di swarovsky.
I capelli li ho lasciati con il loro “look post spiaggia”, tanto non avrei avuto tempo di fare nessun tipo di altra piega e con il phon avrei rischiato di svegliare Danny Boy.
Peccato che appena uscita di casa mi sono accorta che pioveva.
Sandalo bagnato sandalo fortunato?
Sperem.
Alla festa ci sono arrivata coi piedi bagnati, ma non penso che qualcuno se ne sia accorto.
Per fortuna in certe feste, con tutta la gente che c’è, i piedi e le caviglie spesso non riesci neanche a vederli.
L’immancabile principe Carlo Giovannelli, l’artista Bobo Ivancich de la Torriente, Paolo Lorenzon, il super galante direttore del neo ristrutturato hotel “The Gritti Palace”, la biondissima e potentissima Carla Sozzani, i miei amici veneziani, Toto Bergamo Rossi , veneziano doc che organizza super eventi per Venetian Heritage,  la statuaria ed elegantissima Eva Riccobono, madrina della 70esima Mostra del Cinema di Venezia, e il suo famoso fidanzato Matteo Ceccarini, ovviamente finito in consolle per deliziarci con il suo grande sound (da anni è il leader indiscusso per quanto riguarda le colonne sonore delle sfilate più importanti, ma non solo).
Ce n’era di gente alla festa di ieri sera, ma siamo solo agli inizi, il grosso deve ancora arrivare.
Oggi si inizia con “Gravity”, il film che vede come protagonisti Sandra Bullock e George Clooney.
Sembra che George dopo la proiezione del film e prima della festa, abbia deciso di farsi una mangiatina in una trattoria proprio dietro casa mia.
E se stasera cenassi fuori?
In una trattoria…a caso?
Barbara 

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Il segreto della felicità

 
Il segreto per la felicità è partire col proprio compagno, col proprio marito, senza figli.
Il segreto della felicità è partire e poi tornare per vedere la faccia di tuo figlio quando ti viene incontro giù per le scale e sorride, e ti abbraccia, e ti bacia tutta partendo dalle gambe per poi arrampicarsi ed arrivare agli occhi, alle guance, alla fronte…
Eh su dai, diciamocelo: le vacanze con i figli non sono vere vacanze.
E la cosa bella è che io ero davvero felice di rivederlo.
Sapete bene quanto io, come tutte le mamme, ami mio figlio, ma non mi vergogno di dire che alla fine della crociera avrei tanto voluto che fosse già il 12 settembre per portarlo a scuola e liberamene per ben 8 ore di seguito.
Non so cosa succeda alle altre mamme, ma io quando ho mio figlio nei paraggi non sono mai rilassata al 100%.
E poi, soffrendo di ansia di prestazione, passo la giornata a pensare a come rendere felice lui senza pensare più a quello che farebbe felice me.
Stare sdraiata a leggere il libro di turno, per esempio?
Ma quando mai!
Svegliarsi la mattina in due, fare colazione e poi tornare nel lettone a farsi le coccole?
Ma quando mai!
Baciare tuo marito mentre prendete il sole senza vedere arrivare lui di corsa, geloso di quel bacio tra mamma e papà?
Ma quando mai!
Ecco, avevo proprio bisogno di un paio di giorni di tutto questo, di vero relax da sola, con l’uomo che amo, con il padre di mio figlio.
E con la scusa di seguire il cantiere della casa che stiamo costruendo in Puglia, 3 giorni e 2 notti ce li siamo presi.
Non sono tanti, ok, ma sono bastati, eccome se sono bastati.
Sono tornata ieri sera, rilassata e felice.
Danny ha subito voluto vedere le foto e quando ha visto quelle di me arrabbiata in spiaggia e vicino all’aereo, mi ha chiesto perchè avevo la faccia arrabbiata.
Quando ho risposto “Perchè dovevo lasciare papà che tornava a Milano a lavorare” lui mi ha guardata e mi ha chiesto ” Ma non eri felice di tornare da me?”
Il mio piccolo grande amore.
Adesso non avrei voglia di accompagnarlo a scuola per lasciarcelo 8 ore di seguito, adesso ho solo voglia di stare con lui e di godermelo.
Fatelo donne: ogni tanto lasciate i vostri figli con i nonni, gli zii, qualcuno di cui vi fidiate, e partite.
Partite per un paio di giorni con l’uomo che amate o anche con le vostre amiche.
Divertitevi, rilassatevi, fate shopping e per almeno 72 ore dimenticatevi di essere mamme e ricordatevi di essere donne.
Tornerete felici e soddisfatte.
Farà bene a tutti.
Barbara

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Sentirsi a casa a 962 km da casa

Oggi faccio parlare le immagini e mi dispiace di non poter far parlare anche i profumi, i sapori e il rumore dei battiti del mio cuore.
Atterrare a Bari sabato pomeriggio, trovare ad aspettarmi mio marito che non vedevo da una settimana, andare con lui sul nostro terreno e berci una birra al tramonto nel cantiere della nostra futura casa, in veranda,è stata un’emozione lunga, intensa.
Dopo il brindisi è arrivato un abbraccio, forte: il nostro desiderio si sta avverando.
Amo le lacrime che sanno di gioia.
Spero di essere capace di piangere di gioia fino a quando avrò i liquidi per farlo.
Vedere il viso di nostro figlio appena nato, vedere il sorriso di mio marito mentre mi infilava la fede a Las Vegas e intravvedere la nostra casa in mezzo agli ulivi, arrivando dal tratturo (stradina che porta a casa nostra), sono state le tre emozioni più forti della mia vita.
Avevo già fatto una casa a Milano seguendo il cantiere giorno per giorno, ma allora ero da sola.
C’era tutta la passione del mondo per la mia prima casa, ma non c’era l’amore per mio marito e per nostro figlio, per i due uomini con cui vivrò la Puglia con i suoi colori, i suoi sapori e le emozioni che solo certi posti e certe persone ti sanno dare.
Siamo passati, senza preavviso, a salutare la coppia che ci ha venduto il terreno e siamo rimasti a chiacchierare sotto alla loro splendida vite bevendo latte di mandorle.
Ti fanno sentire a casa qui.
Non hai bisogno dei soliti due o tre giorni per ambientarti.
Qui appena atterri, sali in macchina, abbassi i finestrini, respiri il profumo degli ulivi e ti senti subito a casa.
C’è solo un problema in questa terra baciata dal sole e accarezzata dal mare e dal vento: sia mangia troppo bene e soprattutto troppo.
La prima sera siamo finiti da Pasqualino a Torre Santa Sabina e in due ci siamo fatto fuori un kg e mezzo di carne tra bombette e montebianco (tagliata di lattone, vitello giovane, cotto nel vino bianco e poi grigliato e ricoperto di rucola e grana fuso).
E la seconda sera orecchiette, bombette e purè di fave con la cicoria.
Ma come si fa a resistere a questi sapori e al loro modo di proporteli?
E poi dopo cena un salto a Cisternino da Vittorio al “C’eravamo tanto amati”, per bere l’ultimo drink con gli amici che in Puglia le radici le hanno già messe.
Amo la Puglia, amo questi luoghi che mi mettono una tale pace che solo qui riesco a stare quasi 72 ore senza litigare con mio marito.
Amo mio marito che ha deciso di affrontare con me questa avventura e i vari sacrifici che dovremo fare per realizzare un grande sogno.
Amo nostro figlio che avrà la fortuna di poter vivere questi fantastici luoghi.
Amo il vento che in questo momento mi sta ingarbugliando i capelli mentre scendiamo al mare per fare l’ultimo bagno, prima di tornare al nord.
Amo la mia vita.
Amo, più di ieri e meno di domani.
Barbara
 

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Ho visto mamme…

Ho visto mamme stare con i figli per giornate intere senza mai un abbraccio, un bacio, una carezza, un sorriso.
Ho visto mamme passare la giornata a fare i carabinieri, i vigili, i comandanti.
Ho visto mamme aprire bocca con i propri figli solo per rimproverare, urlare e arrabbiarsi.
Ho visto mamme scaricare sui figli la rabbia covata e mai sfogata contro i compagni, i mariti, gli amanti.
Ho visto mamme arrabbiarsi con sè stesse per aver messo al mondo un figlio che poi non riuscivano ad addomesticare come avrebbero voluto.
I figli altro non sono che i riflessi di noi mamme, di noi adulti che viviamo accanto a loro, per loro.
I figli altro non sono che spugne.
I figli altro non sono che cuccioli bisognosi di affetto, coccole e qualche “sculacciata”, morale o fisica che sia.
Quest’estate mi sono chiesta più volte se sono una brava mamma e spesso non ho saputo darmi risposta.
Mi sento spesso dire “ma quante cose fai con Danny boy, ma quanta energia hai, ma che brava mamma che sei!”
Ma voi leggete quello che scrivo io è vedete quello che i miei occhi vogliono fotografare, e fermare nel tempo.
Ci sono urlate, momenti di rabbia e reazioni esagerate, che arrivano veloci e intensi come un fulmine, e in un lampo se ne vanno.
Sono quelle che fanno male e che mi fanno dubitare di essere una brava mamma.
Una brava mamma forse dovrebbe essere meno istintiva, più razionale e meno passionale.
Non lo so…
So che poi vedo queste mamme sempre serie, sempre arrabbiate e sempre pronte solo a sgridare e allora sorrido e penso che forse la mia passionalità, la fiamma che sento accesa dentro di me, sarà per sempre la mia salvezza, nel bene e nel male.
Sono una che è capace di piangere di tristezza e di gioia a distanza di pochi minuti.
Forse qualche rotella mi manca davvero.
Danny ed io a volte litighiamo come due fidanzati, come un fratellino e la sorella maggiore; a volte, come stasera, ci facciamo i massaggini e le coccole e ci abbracciamo stretti dicendoci “ti amo” e “io dipppiù”.
Ci sono giorni in cui vorrei tanto che fosse già il 12 settembre per vederlo entrare in quel portone e uscirne dopo 8 ore e ci sono giorni in cui non vorrei staccarmi da lui neanche per andare a fare pipì.
Ma si sa che l’amore è sempre stato un mistero, no!?
Io non sono nessuno per dispensare consigli, ma quando vedo certe scene vorrei tanto andare da quelle mamme per cercare di capire perché sono così arrabbiate con i loro figli.
Anche io spesso rigiro Danny come un calzino, ma poi non posso fare a meno di sbaciucchiarmelo, di dirgli quanto lo amo e di fargli i complimenti per i suoi piccoli successi.
Abbiamo la fortuna di essere in grado di mettere al mondo un figlio, una delle gioie più immense che esistano.
Siate felici e dividete con i vostri bimbi le vostre emozioni.
Barbara

Cortina-Lienz: dai vip alle stelle

Vi avevo promesso che vi avrei raccontato dei vip di Cortina e invece per ora di vips non ne ho visti, ma le stelle sì che le ho viste, eccome se le ho viste, che botta!
Ieri mattina Danny ed io ci siamo svegliati tutti e due di ottimo umore: avevamo in programma una bella scampagnata in bici ed eravamo gasatissimi.
Siamo partiti dal nostro agriturismo, a piedi, diretti alla stazione degli autobus di Cortina e da lì, con la mia amica Tessa e suo figlio Nicolò, abbiamo preso un bel pullman per San Candido.
A San Candido abbiamo affittato 4 bici e siamo partiti per la nostra pedalata verso Lienz: 44 km.
Avevo proprio bisogno di un po’ di moto dopo le scorpacciate al buffet della Ruby Princess, la nave da crociera che quest’estate è stata la nostra casa per ben 12 giorni.
Siamo saliti in sella alle nostre bici alle 12.45 e ci siamo fermati solo una volta, per mangiare una cosina alla fabbrica della Loacker, e poi via verso la nostra meta finale.
Non potevamo perdere troppo tempo perché se volevamo prendere l’ultimo pullman da Dobbiaco per Cortina, dovevamo riuscire a salire sul treno delle 17.05 Lienz-San Candido per poi acchiappare la coincidenza San Candido-Dobbiaco.
Un vero tour de force in modalitá staffetta, ma ce la potevamo fare, dovevamo farcela.
Mancavano circa 5 km all’arrivo e Danny iniziava a dare i primo segni di stanchezza quindi ho messo la mia mano destra sulla sua schiena per spingerlo e abbiamo fatto gli ultimi km vicini vicini.
Peccato che ad un certo punto Danny ha inavvertitamente girato la sua ruota verso sinistra e… Bum, ci siamo scontrati e siamo volati uno da una parte e uno dall’altra.
Lui, per fortuna è atterrato sul prato e quindi si è leggermente graffiato un gomito, e io, invece, sono atterrata sulla strada.
Una botta al ginocchio, una alla spalla e qualche abrasione, ma per fortuna solo un grande spavento e niente di grave.
La cosa che mi faceva più male era sentire mio figlio piangere non per il suo gomito, ma perché vedeva che mi ero fatta male io è si dava la colpa.
Alla fine sono riuscita a convincerlo che ero stata io è non lui a sbagliare e allora si è calmato.
Amore mio luiii
Peccato che nella botta mi siano cadute sia la catena davanti che quella dietro e quindi ho perso tempo per rimettere a posto la bici e abbiamo perso il treno delle 17.05.
Siamo saliti sul carro bestiame delle 18.19 (il treno Lienz-San Candido è sempre così pieno che sembra più un carro bestiame che un treno) e siamo arrivati sani (?) e salvi a destinazione.
A quel punto avevano due alternative: o dormire a San Candido o chiamare il taxi che la prima sera ci aveva salvati dal diluvio e chiedergli di salvarci di nuovo.
Secondo voi cosa abbiamo scelto?
Alle 20.30 siamo arrivati a casa, ops, all’agriturismo, bolliti, ma molto soddisfatti di una giornata intensa e bellissima, nonostante il botto finale.
Diciamo che poteva andarci ben peggio dai.
Viva il bicchiere metà pieno, ma soprattutto il barattolo di Loacker spalmabile che non si è rotto nella caduta.
Barbara

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Abbiamo fatto pace.

E’ dall’inizio di questa vacanza che litigo con mio figlio.
Sì, sì, avete letto bene: litigo con mio figlio.
A volte mi rendo conto che ci sono momenti in cui io mio figlio lo tratto più come se fosse un mio coetaneo, un marito, un fidanzato.
Sarà che quando ero piccola spesso mio padre mi dava degli ordini e se chiedevo spiegazioni mi rispondeva “è così e basta”, ma io a Danny boy spiego tutto.
So che spesso sarebbe più facile dire “devi fare così e basta”, ma a me le strade facili non sono mai piaciute e quindi spiego, parlo, argomento…
Che fatica!
Quante discussioni, quante litigate.
Quest’estate non è stata una passeggiata, pennnnniente.
Sarà l’età difficile, sarà l’età di passaggio dal “sono piccolo” al “sto diventando grande e finalmente posso dire la mia”, ma sto giro ho accusato il colpo.
Due sere fa l’ultima discussione pesantina: dopo il millesimo capriccio gli ho urlato dietro che mi aveva rovinato le vacanze e che non ne potevo più.
Ieri mi sono svegliata con la consapevolezza che avevo avuto ragione, ma con i sensi di colpa di non aver saputo affrontare l’ennesimo capriccio con un po’ di maturità e di calma.
Avevo capito che non avevo trattato mio figlio come un adulto, ma ero tornata bambina e lo avevo sfidato come fanno gli amichetti quando litigano tra di loro.
Ho capito che forse sono cresciuta troppo velocemente e allora in certi momenti ho delle specie di regressioni improvvise e più che la mamma avrei bisogno di tornare a fare la figlia.
Quando succede, punto i piedi e li batto con forza, per farmi sentire.
Ieri mattina Danny si è svegliato, mi ha guardato per vedere se ero ancora arrabbiata, e quando ha visto che sorridevo, mi ha chiesto se poteva venire nel lettone. Anche se mio marito non c’è, Danny dorme in un letto accanto al mio, ma non con me perché di notte lui si muove troppo, scalcia.
Al mio cenno affermativo è corso da me, si è infilato sotto al piumone e mi ha abbracciato chiedendomi scusa per la sera prima. E io ho chiesto scusa a lui per essermi arrabbiata troppo. Ci siamo abbracciati stretti stretti e siamo rimasti così, per un po’. Danny ed io ieri abbiamo fatto pace.
Speriamo che duri.
Ultimamente sembravamo davvero più due fidanzati che madre e figlio: io dicevo una cosa e lui faceva il contrario
Io gli chiedevo una cosa e lui diceva “no”
In vacanza, in crociera, abbiamo fatto qualsiasi cosa per farlo contento, ma lui, che di solito è sempre allegro, era sempre con il broncio
Se c’è qualcosa che mi fa stare male è vedere che le persone che amo non stanno bene, nonostante tutti i miei sforzi.
Abbiamo rinunciato alla comodità del kinder perchè non parlavano italiano e ce lo siamo tenuto sempre con noi, appiccicato alle costole, 24 ore su 24.
E nonostante tutto aveva sempre da protestare.
“Noi scendiamo e terra, vuoi stare a bordo nel kinder?”
Eh no, voleva scendere con noi però poi una volta scesi voleva andare in spiaggia o tornare in nave in piscina e ci rimproverava se ci permettevamo di entrare a curiosare in qualche negozio.
Ci ha tirati matti 12 giorni e anche ora che siamo in montagna, solo lui ed io, stava continuando con lo stesso atteggiamento.
Ma ieri mattina qualcosa è successo.
Forse io ho capito perché reagivo così male e lui ha capito che stava esagerando.
Ieri è stata una giornata bellissima, perfetta.
Siamo stati assieme e assieme abbiamo fatto un sacco di cose, come sempre
Ci siamo svegliati col sorriso e col sorriso siamo andati a nanna.
Oggi si pedala.
Oggi si sta ancora insieme, lui ed io.
Il sorriso di un bambino che ha sempre voglia di seguire quella mamma un po’ matta, e quella bionda giunonica che un giorno cerca di essere una brava mamma e il giorno dopo vorrebbe tornare ad essere bambina, e batte i piedi.
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Il ferro che fa male

Sono Veneziana e in quanto tale non posso non affrontare un argomento che nei giorni scorsi è stato sulla bocca di tanti e sulle prime pagine di molti giornali ossia la morte del turista tedesco avvenuta in gondola.
Giusto per spiegare il titolo di questo post, il “ferro” della gondola è quella specie di pettine che vedete a prua.
Sono arrivata a Venezia il giorno stesso della tragedia e quindi in tempo per leggere e ascolare di tutto e di più.
Il mio primo pensiero ovviamente è andato alla moglie che ha perso il marito, alla mamma che ha dovuto dire ai loro figli che il papà non c’è più e a quella bimba di 3 anni che quando sarà più grande scoprirà che il suo papi è volato in cielo per salvare lei: sarà dura, sarà durissima.
Il mio secondo pensiero invece è andato a quel gondoliere che credo abbia fatto proprio tutto il possibile per mettere in salvo i suoi passeggeri, ma non ci è riuscito e vivrà per sempre con un macigno nel cuore.
Sembra, e ripeto “sembra”, che la responsabilità stia in una marcia indietro non proprio corretta del vaporetto, ma io una cosa la voglio proprio dire: ok che in tutte le tragedie va cercato il colpevole, ma credete che sia facile per i due che guidavano il vaporetto e la gondola?
Credete che possano averlo fatto di proposito?
Io sotto al Ponte di Rialto ci passo spesso e tra approdo vaporetti, l’approdo delle gondole e pontili vari per carico e scarico merci, c’è sempre un traffico incredibile.
La città e i canali sono rimasti sempre gli stessi, ma un sacco di case sono state trasformate in b&b e in alberghi; sono sbucati pontili nuovi e altri sono stati parecchio ingranditi riducendo lo spazio per il traffico acqueo; oltre alle linee tradizionali di navigazione (che andrebbero intensificate) sono sbucati enormi vaporetti dell’arte (sempre vuoti), battelli vari per aereoporto, e chi più ne ha più ne metta, che andrebbero invece ridotti.
Per non parlare di alcune di queste imbarcazioni che sono spesso costrette a fare manovre assurde e non sono attrezzate per farlo.
Adesso finalmente si parla di dotare tutti i mezzi di eliche trasversali per aumentare la sicurezza.
Ma è possibile che serva sempre un morto per decidersi a sistemare le cose e a dare delle regole che fin’ora non ci sono mai state?
Io vivo a Milano dove il traffico è intenso e, come in tutte le città, è regolamentato da mille semafori e cartelli e nonostante tutto ció, continuo a leggere di ragazzi morti in motorino, in macchina e in bici per segnali non rispettati.
A Venezia, pur senza tutte queste regole, per fortuna tragedie del genere non succedevano da anni quindi please diamo in giusto peso alle cose e vediamo di fare il possibile perché queste cose non succedano mai più.
È vero che Venezia è diversa da tutte le altre città del mondo, ma il traffico è traffico e come tale va regolamentato.
E mentre faccio una pausa prima di rileggere questo post e pubblicarlo, vengo a sapere di un giovane di 21 anni che è morto a Londra per il troppo lavoro.
Un padre che muore a Venezia per difendere la figlioletta e un giovanissimo che muore nella City per dimostrare il suo valore.
Che morti assurde.
Oggi ho proprio bisogno di una bella passeggiata e del calore del sole.
Barbara

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Ma io avevo chiesto solo un po’ di fresco…

Dopo 12 giorni di crociera in una nave americana dove si dormiva con pigiama a maniche lunghe e piumone, i due giorni a terra a Napoli, prima di tornare a Venezia, sono stati una mazzata!
Caldo, umido, caldo, umido.
Dopo 24 ore a Venezia e una giornata in spiaggia, mi è venuta una voglia pazzesca di montagna.
Una telefonata al nostro agriturismo per sentire se aveva una camera libera per me e Danny e poi i biglietti per l’autobus.
Mi sembrava che fosse andato tutto troppo liscio, ahahahaha!
Ieri mattina eravamo pronti all’imbarcadero di Palazzo Grassi con la nostra valigia e l’inseparabile monopattino di Danny.
Aspettavamo il vaporetto per andare in stazione a Venezia, prendere treno per Mestre e poi il pullman Cortina express da Mestre.
Non sarebbe stata un’ardua impresa se il vaporetto fosse arrivato puntuale e non in ritardo di 20 minuti!!!
Risultato?
Corsa con valigia e monopattino a piedi fino in stazione, saliti al volo sul primo treno per Mestre e preso il pullman al volo sudati fradici, ma felici.
Arrivati a Cortina ci siamo concessi un taxi fino all’agriturismo per mollare la valigia e tornarcene in paese con calma a piedi per fare la spesa e berci un aperitivo con gli amici e i loro figli.
Peccato che, mentre scendevamo in centro, all’improvviso si è alzato il vento e i nuvoloni neri, che erano lontani, si sono piazzati sopra le nostre teste e ha iniziato a diluviare!
Avevamo anche l’ombrello, ma il troppo vento non lo rendeva utilizzabile.
Eravamo nella m…
Io tutta fradicia e mio figlio mezzo fradicio (aveva la giaccavento) e terrorizzato.
Siamo corsi sotto un ponte, unico punto dove ci si potesse rifugiare, e da li ho chiamato il taxista che ci aveva appena accompagnati all’agriturismo.
Meno male che, maniaca come sono, spesso chiedo il cellulare dei taxisti del posto, non si sa mai.
Peccato che nei 5 minuti prima dell’arrivo del taxi, il ponte si è allagato e ci siamo ritrovati con la testa asciutta, ma con l’acqua fino alle caviglie.
Cercare di mantenere Danny calmo è stata una bella impresa.
Per fortuna che il mitico Ranieri, il proprietario dell’agriturismo, mi ha rifornito di ciò che mi serviva per fare tornare il sorriso al mio cucciolo.
Dopo una doccia calda ci siamo mangiati due bei piatti di tagliatelle con ketchup e grana, due jogurt ai mirtilli, fatti con il latte delle mucche che ci ospitano in questi giorni, e ci siamo infilati a letto, sotto al piumone.
Fuori c’erano 12 gradi e il diluvio.
Ma io avevo chiesto giusto un po’ di fresco, managgia.
Se penso che ieri prima di partire mi ero anche fatta, da sola, una pseudo acconciatura per affrontare il mio primo aperitivo a Cortina…ahahahaha!
Il pulcino Pio forse era conciato meno peggio di me, ieri.
Stamattina era ancora brutto, ma ora splende un caldo sole e il centro di Cortina pullula!!!
Barbara

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Stasera finalmente…Hugo

 
Stiamo partendo per la montagna.
Danny ed io alle 16.00 prendiamo un bel “torpedone” (pullman) e ce ne andiamo a Cortina, nel nostro agriturismo preferito, dove ritroveremo le nostre amiche mucche e il mitico Ranieri.
Ci sono tante cose che amo di Cortina in estate : il fresco (soprattutto), il verde, le passeggiate a piedi e le scampagnate in bicicletta, quel tocco di mondanità che non guasta e i tramezzini dell’Enoteca.
Ce ne sarebbero tante altre, ma tralasciamo quella che potrebbe sembrare una lista della spesa e parliamo di cose serie, parliamo di Hugo.
Se penso a Cortina penso a Hugo.
Sono una donna fedele, allo spritz, ma quando vado in montagna lo tradisco con Hugo.
Non avrete mica pensato che stessi parlando di un uomo vero!?
Io sono davvero innamorata di mio marito.
L’Hugo, o Ugo, è un cocktail di origine bolzanina che si è diffuso in Trentino Alto Adige.
La ricetta prevede 3/10 di sciroppo di sambuco, 7/10 di vino spumante, spruzzo di seltz facoltativo (se si vuole ulteriormente alleggerirlo), uno spicchio di mela rossa o una buccia di limone (sempre facoltativi) e un paio di foglioline di menta.
In un capiente bicchiere di vino mettere 6/7 cubetti di ghiaccio, versare gli ingredienti, miscelare delicatamente e decorare.
E siccome in Cooperativa, il supermercato chic di Cortina, vendono un ottimo sciroppo di sambuco (non sempre facile da trovare) mi sa che me ne porterò un paio di bottiglie a Milano per allungare il più possibile questa dolce estate.
Ci sentiamo nei prossimi giorni così vi racconto se incontro qualche vipssss, come si vestono, e cosa combinano, ops!
Barbara