Verrebbe spontaneo obiettare visto che comunque questi chiedono sempre e in continuazione. Solo che ora io ho capito perché: loro a chiedere ci provano sempre e noi ci caschiamo perché sotto sotto anche la donna più stronza fuori alla fine è geisha dentro. Eh dai suuu ammettiamolo! A noi donne ci piace attraversare la città in motorino con 40 gradi all’ombra per andare a comprare le briosc preferite del nostro amato o dei nostri amati (se vogliamo mettere di mezzo pure i figli). A noi donne ci piace cucinare un bel polpettone di quelli buoni da mangiare anche freddi così per un paio di giorni loro sono a posto e possono stare lontano dalle scatolette. A noi donne ci piace ricomprare la frutta fresca anche se sappiamo già che faranno marcire pure quella. A noi donne piace renderli felici. A noi donne piace riempire loro il frigo prima di ripartire lasciandoli di nuovo soli in città mentre noi portiamo la prole al mare. Saranno i sensi di colpa? Ma quali sensi di colpa: non so se starà meglio lui di giorno in ufficio con l’aria condizionata e la sera libero come un fringuello o io di giorno in spiaggia a fare castelli di sabbia con 40 gradi e zero vento e la sera svenuta a letto prima della fine del primo tempo del film delle 21. La verità è che noi donne siamo state mandate sulla terra per occuparci di loro e per farli felici, è la nostra missione. Ora vado a far partire l’ultima lavatrice e poi volo al mare, in treno. Barbara Wonderwoman
P.S.: è stata davvero un’emozione vederlo tirare le sue prime palline nello stesso campo in cui presi anche io e mie prime lezioni di tennis più di 30 anni fa…
Alla fine della pestilenza, nel luglio del 1577, si decise di festeggiare, tutti gli anni, la liberazione della peste allestendo un ponte votivo per consentire ai fedeli di arrivare a piedi alla Chiesa del Redentore. Ma se vogliamo proprio dirla tutta, più che per i motivi religiosi, la festa del Redentore la conoscono tutti per il super spettacolo di fuochi di artificio che si tiene tutti gli anni il terzo sabato di luglio.
Lo specchio d’acqua davanti a Piazza San Marco diventa un vero e proprio tappeto di barche che iniziano a prendere posizione già dalle prime ore del pomeriggio. Quando eravamo più giovani (l’altro ieri) tutti gli anni si affittavano dei barconi (quelli che normalmente si usano per il trasporto della frutta o di altre merci in generale) e si andava in bacino di San Marco ad aspettare i fuochi. In attesa si beveva e si mangiava (ognuno portava qualcosa) e si ascoltava la musica del proprio barcone o dell’impianto del barcone accanto. Poi gli anni passano e tutto quello che prima suonava “figo” ha iniziato a suonare “scomodo e un pò noioso”. Aspettare 6/7 ore? Prima era figo perchè si ingannava l’attesa mangiando, bevendo tanto, ballando etc etc e poi 6/7 ore sono iniziate a diventare un pò tante. Non avere il bagno per fare pipì? Prima era figo perchè ci si organizzava nei modi più disparati e a nessuno importava di quello che vedessero o pensassero gli altri, e poi ha iniziato a diventare solo una rottura. Negli ultimi anni mio marito ed io i fuochi li abbiamo visti da casa. Ok , magari i fuochi bassi non si vedevamo perchè erano nascosti dai palazzi davanti, ma la comodità di vedersi i fuochi belli comodi, vicino ad un bagno, alla poltrona e al frigo, cancellava il resto. Ieri però…ieri ci tenevo tanto ad andare proprio davanti a San Marco: volevo fare vedere i fuochi a nostro figlio dalla barca, per la prima volta. Negli ultimi 2 anni lo abbiamo svegliato pochi minuti prima dei fuochi e li ha guardati con noi, da casa, ma ora che ha 5 anni e mezzo e che facendo tardi al concerto di Jovanotti, mi ha dimostrato di essere diventato un ometto, volevo fargli godere il vero spettacolo nella giusta location. Era un paio di giorni che cercavo la soluzione ottimale, magari in barca con altri amici con bambini in modo che aspettando i fuochi, i ragasssssi potessero giocare tra di loro. Ed ecco che ieri arriva l’sms di Tilli “Ok, si esce in barca e abbiamo tre posti per voi”. Che gioia! Avete presente quando vi sembra che il cuore batta un pò più forte e vi sentite stupidi perché sapete che sta succedendo per una cosa piccola piccola?! Ecco. Anche se per me sapere di poter vedere i fuochi in barca con i miei amici e con i miei uomini, non era una cosa piccola. Ieri mattina siamo andati in spiaggia, abbiamo fatto una ventina di bagni e poi con Capitan Francesca e la sua barca, siamo tornati a Venezia passando per il bacino di San Marco dove già molte barche stavano prendendo posto ben 6 ore prima dei fuochi. Un emozionante passaggio sotto al Ponte dei Sospiri e siamo scesi dietro la Piazza perché Francesca doveva caricare a bordo cibo e bevande per la serata. Ad attenderla all’Hotel Angelo, con tante cose buone, c’era infatti il mitico Renato. A quel punto siamo scesi e tornando verso casa per una doccia veloce, siamo passati a comprare baccalà mantecato, crostini e un paio di altre cosuccie per la serata. Alle 20 siamo usciti di casa e abbiamo fatto una passeggiata fino al ponte votivo, lo abbiamo attraversato arrivando alla Chiesa del Redentore e lì Capitan Daniele e sua moglie Tilli ci hanno caricati a bordo. Et voilà: dopo un fantastico e tattico posizionamento in super pole position, niente popò di meno che davanti alle zattere da dove sarebbero partiti i fuochi, è iniziata l’attesa per quella splendida ed emozionante esplosione di colori. Ottimi tramezzini, calde mozzarelle in carrozza, bianco con e senza bollicine, playstation, dvd portatile, chiacchiere, ricordi dei vecchi tempi, attimi e colori da immortalare: tutto era valido per ingannare il tempo ed arrivare all’ora X. I bambini, felici ed eccitati, saltavano da una parte all’altra delle barche (eravamo 4 barche unite) entrando ed uscendo da piccoli oblò. E alle 23.30, puntualissimi, eccoli finalmente ad illuminare il cielo davanti e sopra di noi. Una vera esplosione di botti e di sfumature, di colori, di forme e di effetti speciali. Tutti a bocca aperta con il mento all’insù. Nessuna delusione, ma tanta gioia. Più di mezz’ora di fuochi bellissimi e quegli ultimi 5 minuti di pura follia che il nostro Danny si è perso perchè tanta allegria e tanta emozione lo hanno fatto crollare secco a prua, sulle mie ginocchia. Con l’aiuto di quei due tappi per le orecchie arancioni, Morfeo lo ha rapito ai fuochi e lo ha portato nel mondo dei sogni, un mondo che forse per una notte sembrava un p0′ la realtà. Grazie amici, ieri ci avete regalato un sogno, anche a noi che eravamo svegli. Barbara
A quel punto scaldate bene una padella antiaderente (se c’è qualcuno che griglia, va benissimo la griglia), e tagliate il vostro
filone di pane a fettine di circa 2/3 cm. Mettete le vostre fettine sulla padella (senza 0lio senza nulla tanto basta il grasso della salsiccia che impregnerà il pane) e cuocete fino a che vedrete il pane abbrustolito e la salsiccia cotta (se la padella è bella cada, bastano un paio di minuti per parte) A quel punto dovete solo mettere le fettine sui piatti e, se non volete ustionarvi la lingua, aspettare un attimo prima di addentarle! Ieri sera mio marito e mio figlio mi hanno fatto i complimenti! Wow, per così poco… BarbaraMa è possibile che io sia così ignorante da non sapere che Manet, in uno dei suoi tre viaggi a Venezia, si è messo a dipingere un gondoliere che guarda caso, era proprio sotto alle finestre della casa dove vive ora mia mamma?!”.
Che grande sopresa, che enorme sopresa. Erano in tanti davanti a me ad ammirare quel quadro e io avrei voluto urlare a tutti che in quella casa ci era nata (tranne me che sono nata in Scozia) e cresciuta tutta la mia famiglia. Che emozione, non dimenticherò mai quell’ultima sala dedicata al mare e alla mia Venezia. Sono uscita dalla mostra accecata dalla luce di quel quadro e sono rimasta ancora più accecata quando, dalla penombra dell’appartamento del Doge, mi sono ritrovata scaldata ed illuminata da un forte ed intenso sole. Il cielo era azzurro e dopo neanche un’ora avrei rivisto la mia mamma. Che giornata intensa e ricca di emozioni, ieri. Barbara