A Venezia ieri è arrivata l’estate, era ora.
Era da un mese che dicevo a Danny boy che lo avrei portato 5 giorni dalla nonna a Venezia e che per sua grande gioia, finalmente saremmo andati in spiaggia e invece?
E invece un “tubo”, picche, “nisba”.
Siamo arrivati da Milano giovedì, ma fino ad ieri faceva un “pig cold” per andarsene al mare (avrei tanto voluto scrivere “freddo porco”, ma mi sembrava davvero poco chic)
Col senno ti poi direi che mi è anche andata bene perché dopo le seratine che ho fatto giovedì a Venezia, venerdì a Verona e sabato di nuovo a Venezia, non so se di giorno avrei retto anche la spiaggia e il sole.
Ho girato con gli occhiali da sole anche con il brutto tempo, figuriamoci con il sole!
Avrei dovuto indossare come minimo un casco integrale con vetro oscurato tipo quello dei suv dei vips, e forse mi avrebbero arrestata per atti osceni in luogo pubblico.
Ma torniamo a ieri mattina, a quando mi sono svegliata e aprendo le finestre ho visto lui: il sole!
Danny boy era in fibrillazione e in mezz’ora ho preparato le valigie per la spiaggia.
Valigie? Sì, sì, avete letto bene.
Le capanne al Lido hanno ufficialmente aperto il 1 giugno quindi ieri era la prima giornata di spiaggia.
Mia mamma e alcune sue amiche, affittano una capanna per tutta la stagione.
Per la prima giornata di spiaggia tocca quindi il trasloco: asciugamani e costumi per Danny, per mia mamma e per me, cappelli contro le “manate” di sole, creme varie, bagnoschiuma e shampoo e poi “loro”, i giochi di Danny!
Avete presente quei sacchetti giganti del Disney Store che ti rifilano tutte le volte che vai a comprare anche solo una piccola pallina?! Quelli di cui noi mamme abbiamo gli armadi pieni e di cui non sappiamo mai cosa farcene!?
Quando devi fare questi traslochi avresti voglia di andare ad abbracciare i commessi, tutti assieme.
All’improvviso ti rendi conto che senza quei sacchetti non potresti vivere.
Ieri siamo saliti in vaporetto con ben 2 sacchetti giganti pieni: le badminton di Imaginarium (le super racchettone leggere), trattore gigante giallo, maschera e boccaglio, rimorchiatore, ferryboat, secchiello, paletta, rastrello e chi più ne ha più ne metta.
Sembrava brutto portare qualcosa anche oggi visto che c’è ancora il sole e che quindi torneremo in spiaggia un paio di ore prima di salire sul treno che ci riporterà a Milano?
Ma quando mai! Ieri era il primo vero giorno di estate per Danny boy e guai a lasciare a casa qualcosa.
Come dargli torto? Tra un po’ sarà di nuovo autunno! Azz
Ovviamente in spiaggia c’eravamo solo noi e qualche altro adulto. Bambini…zero!
Le scuole sono ancora aperte quindi nessun compagno di gioco se non…mamma e santa nonna.
Un giro in pedalò, una ” partita” (un paio di colpi pietosi) con le badminton, la caccia ai granchi e finalmente il suo amato porto.
Ogni estate, ogni giorno, costruisco un porto per Danny in qualsiasi spiaggia ci troviamo.
E’ una discreta rottura di maroni, ma vi assicuro che il porto è un’ottima alternativa alle babysitter e costa decisamente di meno.
Danny va avanti a giocarci almeno un’oretta, quella oretta in cui io di solito svengo su un lettino, un pareo, uno scoglio.
Abbiamo pranzato a tramezzini. Adoro i tramezzini che fanno a Venezia. Solo qui sanno farli così buoni.
Alle 18 eravamo a casa, stanchi e con la faccia paonazza, ma felici di questa estate che finalmente è venuta a trovarci.
Ieri era la mia ultima serata a Venezia e avevo ricevuto un invito che mi sembrava davvero poco carino non accettare, ops!
L’invito era per l’inaugurazione del resort “Aman” realizzato a Palazzo Papadopoli, sul Canal Grande.
Un hotel a 7 stelle dove non c’è la reception perché il check-in si fa direttamente in camera, un hotel dove per entrare in camera non ti danno la famosa carta che si smagnetizza, ma la vecchia cara chiave.
Davvero bella la “suite Tiepolo” e la vista che si può godere affacciandosi da una delle tante finestre o salendo in altana, sul tetto.
Due sere fa il palazzo della famiglia Giberto Arrivabene e Bianca d’Aosta Arrivabene, che hanno mantenuto la loro abitazione nella splendida mansarda dell’ultimo piano, ha fatto la sua prima inaugurazione con i vicini di casa, quelli che hanno lavorato alla ristrutturazione, i negozianti e i baristi di San Polo e dintorni. Come i vicini di Palazzo, è di Venezia anche l’85% del personale assunto.
Bello! Mi piace che il Palazzo abbia aperto i battenti prima ai vicini e a chi ha lavorato per questa ristrutturazione in tempi di record. Direi che se lo sono meritato.
Ieri sera invece è toccato agli amici, ai Veneziani di nascita e di adozione.
E’ stata proprio una bella serata, la prima tranquilla serata dopo la dipartita del fiume di gente che si è riversato a Venezia per la 55esima esposizione d’Arte.
Devo dire che quest’anno ho visto della gran bella gente arrivare per la Biennale, ma non sarei sincera se non dicessi che amo anche quando la “folla” se ne va e io riesco a godermi la mia città senza dover sgomitare per strada o nei vaporetti.
Adoro queste seratine mondane che iniziano alle 19 e finisco alle 22.
Alle 22.30 ero sotto le coperte e, udite udite, pur avendo indossato i tacchi per la terza sera a Venezia, i miei piedi sono tornati a casa sani e salvi, e non pulsavano!
Lo so a cosa state pensando ora: forse ieri sera non ho temperato abbastanza i tacchi.
Può essere…
Barbara
Questa ricetta l’ho trovata dentro la confezione di pasta sfoglia già pronta che compro sempre al supermercato.
Della serie “non si butta nulla”, ahah.
Ho provato a farla con un pizzico di scetticismo e invece? E invece è venita bbbona vera!
Iniziamo come sempre dalla LISTA DELLA SPESA
400 grammi di patate
400 grammi di alici fresche da pulire o 100 di alici sott’olio
prezzemolo
sale
peperoncino
pasta sfoglia pronta
Se avete tutto INIZIAMO:
Lessate 400 grammi di patate e prendete o 400 grammi di alici fresche (che pulirete togliendo teste e lische) o per fare prima, come ho fatto io, circa 100 grammi di alici sott’olio.
Le alici le lavate e le amalgamate con 3 cucchiai di pan grattato, mezzo spicchio di aglio tritato e prezzemolo.
Rivestite una teglia tonda con pasta sfoglia tonda (o quadrata se avete voglia di impazzire un po’), di quelle pronte che trovate al supermercato.
Ci mettete dentro prima le patate sbucciate e tagliate a tocchetti e sopra le alici con pan grattato aglio e prezzemolo, più peperoncino se vi piace, spruzzate un pò di olio e mettete in forno a 200 gradi per 35 minuti.
Et voilà!
Barbara
giogggaga
hajsjjsjeujd
Chi ti ritrovo in consolle alla festa della Alfa Romeo? My brother dj Dr Feelx che mercoledì suonerà da me al Bobino.
A fargli da “spalla” una bravissima e bellissima violinista. Devo dire che con la cornice del Canal Grande a fare da sfondo, ieri abbiamo goduto di un gran bel quadro vivente.
TAPPA 3: aperitivo e cena in “Corte la Fenice” organizzata dal mio amico di infanzia Mirko Giaveri e da Stefano Rampinelli.
Un gran pudpuri di bella gente. Dalla mitica Cristina Ferrari ossia “Miss Fisico” (i costumi da bagno e gli abiti più chic e più comodi che una donna possa indossare. Li adoro, da sempre! Sono davvero una seconda pelle) all’instancabile Principe Carlo Giovannelli, per finire in bellezza con il principe azzurro Alessandro Benetton, bello, intelligente e sensibile. Ad Alessandro manca solo una mantella azzurra e un cavallo bianco(forse li ha a casa, ma non li usa!)
TAPPA 4: festa “Bungalow8 Pop up” alla Palazzina Grassi, hotel 5 stelle disegnato da Philippe Stark sul Canal Grande dietro a Palazzo Grassi.
Bella musica e tanta bella gente. Mi sono seduta sulla stessa poltrona su cui la sera prima era seduto Leonardo (di Caprio), mica pizza e fichi.
ORE 2: pulsavano, i miei piedi ormai pulsavano: fine dei giochi. “Cara blogger Barbs, hai voluto fare la figa e mettere di nuovo i tacchi 12 a Venezia come la prima puntata della tua “Biennale by night”? Bene, ora paghi penitenza e te ne torni a casa zoppicando!” E così fu. Dopo 7 ore sul tacco 12 i miei piedi hanno chiesto pietà così li ho riportati a casetta, li ho liberati e ho rimboccato loro le coperte. Ore 8.50 di stamattina: nostro figlio si sveglia, ma armato di un incredibile spirito di generosità, si avvia diretto verso la camera della nonna e torna a svegliarci alle ore 10.30 “TI AMIAMOOOOOO e ora siamo tutti per te!” Bye bye, noi ora ce ne andiamo a fare due passi per Venezia e poi ci godiamo una bella pizza in famiglia seduti tra le calli di questa splendida città. BarbaraPer chi non c’era e per chi c’era…eccovi un paio di fotine scattate mercoledì scorso al Bobino.
Vi aspetto mercoledì prossimo con la “Early disco” e il grande Dr Feelx in consolle
Temperate i tacchi perché se non piove balleremo sotto le stelle, ma se piove si balla comunque dentro!
Vi aspetto
Eh che cavolo! Io dovevo arrivare a Venezia, passare il “testimone”, ops, Danny boy, a mia mamma, farmi una doccia, truccarmi, vestirmi e partire per il tour de force targato “Biennale by night”.
Il mio treno doveva essere puntuale.
Ovvio che mi dispiace per il poverino finito sotto il treno, ma le autorità avrebbero anche potuto darsi una mossa no?!
Dire “vado a Venezia” per la Biennale e passare la serata in giro per feste senza aver ancora visto la “Biennale”, fa un po’ “ignorante”, ma ogni tanto adoooro essere ignorante. Alla Biennale ci andrò lunedì con calma quando se ne andranno “quellidelweekend”. Sì, sì, avete letto bene. Io da qui non mi schiodo fino a martedì: avrò pur diritto ad un week-end lungo ogni tanto o no?! Ma torniamo alla serata di ieri: wow, che serata! Vengo a Venezia mediamente una volta al mese e quando arrivo stacco la spina. Ovviamente non quella del cellulare, del mac e dell’ipad perché quelli restano sempre accesi, anche di notte. Quando vengo a casa dalla mia mamma, alle 19.30 ceniamo, alle 20.30 metto a letto Danny boy e alle 21 sono già in pigiama. Adoro Venezia: mi leva quell’ansia di fare, uscire, vedere, incontrare. A Venezia mi rilasso e stacco la spina e devo dire che non faccio neanche tanta fatica anche perché quando non c’è la Biennale, la Mostra del Cinema o qualche altro evento speciale, Venezia è “parecchio” tranquillina. Venezia, in assetto standard, non offre moltissimo per noi ex giovani con lo spirito da quindicenni. A Venezia ci si ritrova nelle case e si fanno lunghi aperitivi e grandi cene, ma se si tratta di muovere un pò i fianchi…picche, zero, tabula rasa. Ieri sera, invece, abbiamo mosso tutto.Con la Biennale Venezia si accende, si aprono spazi e location normalmente non utilizzati per questi meri fini e si fanno le ore piccole, molto piccole.
Ci si muove a piedi o quando non si riesce a camminare sull’acqua (qualcuno ci è riuscito) si gira in taxi. Ovviamente sto parlando di barche, le macchine non galleggiano.
Ore 20.15 appuntamento a Sant’Angelo con un pò di amiche. Prenotato taxi di gruppo per risparmiare. I passaggi in taxi a Venezia non te li tirano dietro, anche perchè farebbero male.Arrivo al punto di ritrovo e chi ti incontro?
Un mio vecchio amico di Roma. Era li seduto in total relax fuori dal suo albergo e si godeva uno dei milioni di spettacoli che Venezia ti regala: basta aprire gli occhi e sono lì, che ti aspettano.
Presento Giamba alla mie amiche, ma mi dimentico di dire il cognome, ops, che cafona. Le mie amiche non se lo filano molto quel romano magrolino e un pò timido lì seduto a guardarsi il Canal Grande. Giamba rientra in Hotel e io guardo le mie amiche “Ma vuoi avete capito chi vi ho appena presentato? Era Giambattista Valli“. Quando fai quel nome alle donne… iniziano a brillare gli occhi e al posto dei dollaroni di Paperone, in quegli occhi vedi scarpe, vestiti, scarpe, vestiti scarpe. Conosco Giamba da circa 25 anni e sono felice per il successo che sta avendo in tutto il mondo perché mi è sempre stato simpaticissimo, è un grande. Ore 20.30. Partiamo per l’isola di San Giorgio. Prima tappa? Festa Swarosvky. Effettivamente ci aspettavamo tutti una festa, ma una festa non era. La fondazione Swarovsky presentava la lente più grande del mondo in cui ieri sera potevi ammirare una splendida prospettiva della Basilica di San Giorgio disegnata da Andrea Palladio tra il 1566 e il 1610.Giusto il tempo di un paio di Bellini e di una decina di mini tramezzini nella scarestia della Basilica e poi via verso il party della Swatch che grazieadddddio era lì dietro, alla Compagnia della Vela di San Giorgio.
Iniziavano a farmi male i piedi. All’improvviso mi sono ricordata come mai per 43 anni non ho mai usato i tacchi per più di un’ora.
P.S: per il catering di Swarovsky: “ma farne uno grande di tramezzino no?! Avrei fatto prima a nutrirmi”. Vabbè. Arriviamo all’ingresso della festa della Swatch e ci ritroviamo in coda. Eravamo tutti in lista, ma si sa che alle feste fa figo far stare la gente un pò in coda. Peccato che io odio le code, mi annoiano tremendamente le code. Allora ho inziato a fare la supida (strano no?!) “Allora? Ci fate entrare o dobbiamo fare 1, 2, 3 si sfonda?” e tutti giù a ridere. “Scusi, ma non lo vede che io ho uno Swatch al polso?! Guardi che me lo sono comprato un mese fa a Malpensa con dei soldi veri. Non vorrà mica lasciarmi fuori con al polso uno originale Swatch ultimo modello trasparente con ingranaggi in vista?” e tutti giù a ridere. “Ok ragazzi. Qui non ci fanno entrare: andiamo tutti alla festa della Rolex, o a quella della Breil, dai andiamo!”A quel punto si è aperto un varco e ci hanno fatti entrare, tutti.
Bastava dirlo prima che serviva la parola d’ordine. Bella festa quella delle “Facce da Swatch”. Alcool a fiumi (non per me che non bevo), ancora mini tramezzini (Grrr), macarons, spiedini di frutta e ovviamente un live show tutto targato Svizzera, tranne un cinese che miracolosamente cambiava faccia ogni 10 secondi. Potrei farmi insegnare il trucco, sarebbe parecchio utile: faccio una bella rapina poi esco e cambio faccia. Peccato per la musica nella zona “disco”: niente di che! Avrebbero potuto fare di molto meglio. In effetti non ho mai sentito di dj famosi Svizzeri. Erano quasi le 2 e iniziavo a pensare a Danny boy che alle 8 sarebbe arrivato a svegliarmi. Aiuto, dovevo andare a casa, dovevo andare a dormire, qualcuno doveva portarmi a dormireee!Ma proprio in quel momento arrivano le mie amiche che mi trascinano nel privè ” Andiamo andiamo che c’è Mika!” .
Sarò vecchia, ma quando mi hanno detto “Mika” io ho pensato a quel mostro di Mick Hucknall dei Simply Red.
Sono vecchia io: se mi dici “Mika” penso ai Simply Red.
Non capivo perchè volessero andare tutte nel privè a vedere il rosso! Vabbè, andiamo…
Arrivo e mi ritrovo lui. Mika e non Mick. Che tonta!
Mi piace come canta, mi mette allegria, è solare, ma non mi ricordavo il nome. Ho una certa età io.
“Dai dai, chi ha coraggio di chiedergli se canta?” dice una mia amica. Avrebbe dovuto cantare e lo stavano aspettando tutti, ma lui dal quel privè non è mai uscito.
Forse aveva bevuto un pò troppo e non si ricordava le parole e per punizione si è ritrovato attorniato da una decina di anziane fans. Povero lui! A saperlo prima, secondo me si sarebbe portato il gobbo!
A quel punto della serata ero soddisfatta. Erano le 2 di notte passate e continuavo a pensare a Danny boy che alle 8 si sarebbe infilato nel mio letto. Aiuto! Dovevo andare a letto. E invece? E invece sono finita con un gruppetto di amici nel taxi di Paolo, il simpaticissimo direttore del bellismo Hotel Gritti fresco di ristrutturazione.Direzione del taxi? Casa?
Ma quando mai?! Avevano saputo che la festa di Trussardi alle “tese 113” dell’Arsenale era spettacolare.
Potevamo perdercela? Siammmmai.
15 minuti di fila per scendere dal taxi (A Venezia capita anche questo) e ci siamo ritrovati catapultati in una festa “superwow”. Musica da paura con due super dj mega conosciuti, non da me, in consolle. Gente da tutto il mondo. Very international. Bello, bellissimo! Se avessi avuto un bel paio di ballerine o meglio ancora un bel paio di scarpe da ginnastica, avrei ballato fino alle 4 e invece fino alle 4 ho girovagato salutando e chiacchierando con amici che non vedevo da anni. Senza mai smettere di muovere i fianchi, era impossibile stare fermi con quella musica. Ho spento la luce alle 4 e alle 8 è arrivato lui. “Cucciolo, saresti così gentile da andare di là dalla nonna così la mamma fa ancora un pò di nanna?” “Certo mamma” Lo amo, direi che si è proprio meritato lo Swatch che mi hanno regalato ieri sera alla festa e chi gli ho dato quando mi sono definitivamente svegliata, intorno alle 10. Bella la vita mondana di Venezia i questi periodi. Bello girare per feste traghettata da comodi taxi, ma che male ai piedi. Io i tacchi li voglio temprare, ma preferisco non indossarli per troppo tempo! Argh Tra poco scappo: indosso un bel paio di ballerine, mollo il “testimone” alla nonna e raggiungo mio marito a Verona per una serata romantica… Domani però torniamo a Venezia e si riparte con “Rumba Biennale: seconda puntata“ Ora vado a prendere un moment. Passo e chiudo BarbaraSpesso mi lamento di mio marito perchè ha dei modi un po’ bruschi per dirmi le cose. Spesso mi lamento di mio figlio perchè è un bravissimo bambino, ma ogni tanto gli escono dei modi davvero arrogantelli e risponde male a me, a suo padre, alle nonne e alle maestre. Un giorno parlando con Steve, lo psicologo coach con cui ogni tanto mi confronto, di queste mie continue lamentele, lui mi ha fatto una domanda: “ma i tuoi di modi, sono sempre carini?” Ogni tanto fermarsi un attimo, farsi una domanda e darsi una risposta, vera, sincera, non è una “Marzullaniata”, ma può essere la chiave di tutto! Come puoi pretendere che gli altri siano con te dolci e carini se tu sei la prima che ogni tanto “sbrocca” (voce del verbo “sbroccare”) e troppo spesso ti si gonfia la giugulare per delle cavolate? No buono! Devo dire che a volte mi capita di sentire proprio il bisogno di “sbroccare”: mi fa sentire viva, mi fa sentire meglio, mi permette di sfogarmi e di entrare in fase relax. “Ok, ora lo ho detto, lo ho urlato e sto meglio, wow”. Se uno proprio non ce la fa a non “sbroccare”, allora non si deve meravigliare e/o incavolare se chi gli è vicino fa la stessa cosa. Se un figlio sente e vede i genitori che ogni tanto “sbroccano” con lui o “sbroccano” tra di loro, è normale che per una sorta di imitazione finisca per assumere gli stessi atteggiamenti quindi va sgridato, ma non va messo in croce. Sta solo emulando, povero! Spesso mi lamentavo. Ora mi lamento ancora, ma faccio come Mary Poppins: lo faccio con un cucchiaio di zuccherò in più: cerco di moderare i miei di modi, prima di pretenderlo dagli altri… La parola chiave è “dolcezza”. La dolcezza può portare ad ottimi risultati se usata al posto di un’urlata. L’urlata spaventa e se un bimbo è spaventato non ascolterà mai quello che gli stai dicendo, ops, urlando. “ALLORAAA! QUANTE VOLTE TI HO DETTO CHE SE TI CHIAMO A TAVOLA DEVI VENIRE SUBITO E CHE…” No buono! Dopo “ALLORAAA”, il bambino sarà già “terrorizzato” e non ascolterà nulla di quello che gli direte. Sedetevi davanti a lui in modo che i vostri occhi siano all’altezza dei suoi e provate con la dolcezza. So che in certi momenti è difficilissimo e non crediate che a me riesca sempre bene, anzi. Ho iniziato da poco quindi sono in fase “pieno rodaggio”, ma vedo già dei risultati. “Cucciolo lo so che ogni tanto senti mami e papi che litigano, ma è normale: anche tu ogni tanto litighi con i tuoi compagni però poi fate pace e siete amici come prima” “Cucciolo capita che i grandi alzino la voce per sgridarti, ma lo fanno perchè ti vogliono bene e perchè spesso se ti diciamo le cose a bassa voce tu non ci senti!” “Cucciolo non è carino che rispondi male a mamma e papà o alle nonne e alle maestre perchè noi ti vogliamo bene e se rispondi così noi ci rimaniamo tanto male!” Attenzione perchè la dolcezza non è utile solo con i bambini: se usata bene può essere molto utile anche con i grandi, soprattutto con i grandi. “Amore saresti così gentile, smack, smack, picci-picci, da portare giù la spazzatura, fare la spesa e aggiustare la porta della cantina?” “Amore se non sei troppo stanco ti andrebbe di cucinare tu stasera?! Nessuno è bravo come te a fare il pesce al sale” “Amore se dopo cena non devi lavorare al computer, mi faresti un pò di quei grattini al collo che mi piacciono così tanto e che sai fare così bene?” Dolcezza! Nella vita con la dolcezza si ottiene molto di più. Lo ho scoperto tardi, ma meglio tardi che mai… Se poi la dolcezza finisce per sconfinare portandoci e diventare anche un pò ruffiane e gattemorte al limite della decenza…ben venga! Sono 43 anni che mi arrangio da sola e che non ho bisogno di nessuno, neanche per cambiarmi la ruota della macchina (tanto non la ho più, la macchina), ma ho deciso che da oggi, dopo averlo detto a voi, non lo dirò più a nessuno. Se gli altri sanno che tu non hai bisogno di niente e di nessuno, non ti offriranno mai il loro aiuto pensando giustamente che non ne hai davvero bisogno, neanche quando fai uno sforzo pazzesco e lo chiedi esplicitamente. Da oggi io non so fare più nulla. Da oggi ho deciso di trasformarmi in una perfetta “Marina La Rosa” Fare finta di essere dolci e gattemorte è il vero segreto per ottenere tanto ed essere felici. Barbara, miao NB: Vi ricordo che questa rubrica esiste grazie ai preziosi spunti dello psicologo coach Steve Benedettini. Se volete incontrarlo o volete informazioni sui corsi che tiene, chiamate il suo studio di Rho allo 02.93904504 o scrivetegli a info@alphacenter.it
In caso di pioggia si svolgerà tutto all’interno e le stelle ve le disegno io sul soffitto… Relax and have fun Barbara
Elementare un tubo!
Non c’è niente di facile se penso a settembre e a Danny che inizierà a frequentare la scuola elementare.
Aiuto!
Sono una grandissima egoista, lo so, ma io mio primo pensiero va alla sveglia.
Ebbene sì: io odio la sveglia, l’ho sempre odiata e sempre la odierò, ma purtroppo da settembre dovrò farci pace.
Non amo svegliarmi presto, detesto svegliarmi presto o meglio…detesto alzarmi presto.
Sono sposata con un uomo che si sveglia alle 7.15 e abbiamo un bambino che da 3 anni va all’asilo, ma fino 10 anni fa la mia vita era parecchio differente. Alla sveglia delle 7.15 non mi sono ancora abituata!!!
Amavo la notte e non molto il mattino. Forse in un’altra vita ero un pipistrello!
Sono arrivata a Milano da Venezia nel ’89 e ho scoperto il mondo dei locali nel quale ho anche ben presto iniziato a lavorare, come pr. Facevo tardi quando lavoravo e spesso anche quando non lavoravo.
Diciamo che ho recuperato il tempo “perso” a Venezia dove di locali non ce ne sono e dove se volevi andare a ballare dovevi prendere la macchina e magari rischiavi di dover tornare con qualcuno “imbriago” al volante. Anche no, grazie!
Per fortuna che non ho mai amato bere quindi anche se facevo tardi il giorno dopo ero bella fresca, ma di certo non mi svegliavo alle 7.15
Grazie a Dio mio marito è diventato velocissimo a spegnere la sua sveglia così io mi giro dall’altra parte e a volte mi riaddormento pure, in attesa che si svegli Danny boy tra le 8.30 e le 9. Oppure prendo il mio mac e inizio a lavorare a scrivere, a navigare. Adoro navigare a letto.
All’asilo di Daniele si può entrare tra le 8 e le 10 e noi arriviamo sempre alle 9.55. Mi sono spiegata?
Ebbene sì: siamo due dormiglioni, ecco perchè è la sveglia la mia prima preoccupazione se penso alla scuola elementare!
La seconda preoccupazione , e ovviamente non in ordine di importanza, è il cambiamento di compagni, di ambiente , di maestra e di tutto il resto, per il mio cucciolo.
All’asilo si gioca, si sta seduti per terra, si striscia, ci si arrampica. Alla scuola elementare si sta seduti!
Per fortuna ho conosciuto LEI, lei che spero diventerà la maestra di Danny boy (avrò presto la conferma, spero) e che mi ha tranquillizzata spiegandomi bene come funziona l’inserimento e rassicurandomi del fatto che per i bambini non sarà uno “shock”.
I bambini verranno abituati pian pianino ai nuovi ritmi e alla nuova scuola.
Quest’anno sono stata in una decina di scuole elementari in occasione dei famosi “open day” in cui si presentavano ai potenziali genitori dei loro potenziali futuri alunni.
La mia scelta, però, l’ho fatta in un giorno qualunque, prima ancora degli “open day.”
Una mattina mi sono ritrovata per caso a passare davanti alla scuola Morosini e sono entrata. Non sono una che si fa tanti problemi, ops.
Ho fatto due chiacchiere con le simpatiche bidelle all’ingresso (Io attacco bottone con chiunque! Sono bravissima ad attaccare bottone, ma meno a cucirli!)
Mentre ero lì che me la spettegolavo con le bidelle è arrivata “lei”, una maestra di quinta elementare con la sua classe al seguito. Sorridente lei e sorridenti tutti i suoi alunni.
Quando le ho detto “Ma se questa è la sua classe allora vuol dire che lei l’anno prossimo prenderà una prima”… si è messa a ridere e ha capito, subito!
E’ stato amore a prima vista. Ho capito subito che a quella donna così solare avrei affidato mio figlio.
Per me la scuola è molto importante, ma lo è di più la maestra che starà al fianco del nostro Danny per i prossimi 5 anni.
Un paio di giorni fa c’è stata la festa di fine anno con il concerto degli studenti della scuola “Morosini” e Danny ed io ci siamo andati. Mi piace che Danny inizi a sentire quella scuola un pò sua ancora prima di iniziare a frequentarla.
Danny starà in quegli spazi dalle 8.15 alle 16.30 quindi devo essere sicura che lì dentro sarà felice e amato come lo è a casa.
Fino alle 16.30? Sì, fino alle 16.30.
Ho scelto l’orario a tempo pieno perché così potrò occuparmi con calma della casa, di me e soprattutto avrò modo di continuare a lavorare per sentirmi realizzata anche come donna e non solo come mamma, moglie e casalinga.
Sono convinta che una donna realizzata a 360° abbia molto di più da dare anche alla sua famiglia.
A Danny, come al suo papà che ha ben 8 anni meno di me, piacciono le ragazzette più grandi e un paio di queste, figlie di miei amiche, quella scuola la frequentano già.
Attenzione girls: l’anno prossimo arriva “Danny boy il marpione”
Si salvi chi può!
Barbara