Notizie sì, notizie no.

 

Elisabetta Canalis si è sposata vestita da meringa, e Belen Rodriguez si è presentata al matrimonio vestita da concorrente di “Ballando sotto le stelle”.

Era ovvio che il giorno dopo sarebbe partito il tam tam mediatico, e che sarebbe durato a lungo, senza esclusione di colpi.

“Ma che cafona! Non si entra vestite così in Chiesa, e poi non è chic  rubare l’attenzione alla sposa attirando su di sè gli sguardi di tutti”

“Ma di chi era il vestito della Canalis? Ma perché  non ha indossato qualcosa che esaltasse di più le sue belle forme? Sarà mica incinta?”

E vai di botta e risposta, di accuse e repliche, e di fiumi di dementi esternazioni.

Donne che accusano altre donne di aver criticato per invidia.

Invidia?

Ma secondo voi si può invidiare una gran bella gnocca che invece di indossare qualcosa di semplice ed elegante, decide di rendersi ridicola, e fa la “gnorry”?

Ma quello che mi disturba di più sono quelli che si sono permessi di criticare la troppa attenzione data a queste stupidate, quando ci sarebbero cose ben più importanti di cui scrivere a parlare.

Ecco, appunto, parliamo di notizie sì e notizie no.

Ma vi siete accorti che da quando danno così tanto spazio a mariti che uccidono le donne amate, e a genitori che uccidono il sangue del loro sangue, questo tipo di delitti stanno aumentando a vista d’occhio?!

Mai sentito parlare di emulazione?

Ma è possibile che ormai al telegiornale non si senta parlare che di violenza, omicidi impensabili e atroci decapitazioni?

Ma dare anche altri tipi di notizie? Magari ogni tanto anche buone notizie? Notizie di speranza, notizie di ripresa.

Ben venga Belen e il suo volgare abito di pizzo.

Vorrà dire che da domani le case di moda venderanno meno tubini e più pizzi.

Evviva le notizie stupide, e l’emulazione innocua.

E con questo passo e chiudo

Barbara

 

Lunedì inizia la scuola

 

Ho appena scaricato mio figlio da McDonald ad una festa di compleanno, e sono fuggita.

Sì, sì avete letto bene: SCARICATO e FUGGITA!

Sono una donna scarica, e quindi scarico.

La scuola italiana non può stare chiusa 3 MESI, andrebbe denunciata.

Se poi non puoi permetterti una tata fissa, devi seguire un cantiere, e tuo figlio fa i capricci tutte le volte che nomini la parola “compiti”, allora si tratta di denuncia penale.

In questo momento sono da un tristissimo parrucchiere cinese tra casa mia e McDonald.

Ho un’ora libera e non sapevo se, dopo quasi tre mesi di cozzite acuta (un paio di settimane se l’è fatte con le nonne in Sardegna,grazie al cielo), mio figlio mi avrebbe autorizzato l’ora d’aria, o mi avrebbe trattenuta alla festa con la forza.

Stasera ho un compleanno anche io (con tata prenotata).

Già devo mettere la gonna lunga perché non ho avuto tempo di fare la ceretta, e quando per tutta l’estate usi il rasoio, anche i peli biondi si trasformano in tronchi, almeno i capelli li vorrei a posto.

Potevo forse prenotare dal mio amato Coppola un’ora di sabato pomeriggio, e poi chiamarlo per tirargli un bidone a causa dell’ennesimo capriccio?

Anche no!

Rivoglio la mia libertà.

Toglietemi sto pigiama a righe che ho tatuato sulla pelle da quasi tre mesi.

Ok che la riga verticale sfina, ma preferisco vivereee

Io amo alla follia mio figlio, e mi sento un pochino (ma proprio poco poco) in colpa a non vedere l’ora che varchi quel portone, ma tre mesi sono tre mesi.

In tutti i paesi del mondo le vacanze sono distribuite durante tutto l’anno.

Perché noi dobbiamo sempre distinguerci???

Io davvero non capisco come faccia la gente che ha un lavoro vero e proprio, con degli orari da rispettare, e dei cartellini da timbrare: in tre mesi si fanno fuori lo stipendio di un anno in tate e campus?!

Santi nonni e parenti vari: come farebbe il mondo senza di voi?

Da lunedì torno liberaaa.

Libera di leggere una mail con calma.

Libera di pensare a cosa farò da grande.

Libera di buttare il rasoio e di farmi fare una vera ceretta.

Libera di andare dal mio parrucchiere con cui posso chiacchierare e spettegolare, in italiano.

Libera di pranzare con un’amica o con un potenziale cliente.

Libera di avere una voglia pazza di rivedere mio figlio, e di andare a prenderlo a scuola col sorriso stampato.

Liberaaa

Adesso vi lascio perché sto cinese non ha capito che tra mezz’ora devo correre a riprendere mio figlio alla festa, e i miei capelli sono lunghi da asciugare, troppo lunghi.

Come si dice in cinese “muovitiiiiiiii, perfavore”?

glazie

Barbara

Libera uscita? Yessssss

 

Ieri ho avuto la mia prima giornata libera dopo quasi due mesi: niente marito, niente amici, niente parenti, niente ospiti, e niente figlio!

Un paio di anni fa mi sarei sentita in colpa a gioire per un giorno libero, ma poi ho pensato che le filippine mica sono tristi e si sentono in colpa il giovedì, e quindi…

Le filippine hanno un giorno libero alla settimana e sono felici, e io mi dovrei sentire in colpa perchè mi prendo la prima giornata libera dopo due mesi di cantiere, castelli di sabbia e ore seduta al tavolo per fare addizioni e divisioni in sillabe!?

Anche no!

E allora ieri Santa Monica, con suo marito e i suoi figli, sono venuti a prendere Danny, e se lo sono portati al mare, a pescare.

Ho fatto due piccoli ed innocenti salti di gioia, sono passata dalla sarta, in ferramenta e al supermercato (giusto per liberami degli ultimi sensi di colpa) e poi sono andata a farmi fare un fantastico massaggio di un’ora.

Dal lettino della massaggiatrice sono passata al lettino della mia piscina, e sono riuscita a stare al sole sul materassino per più di dieci minuti, senza essere cappottata da mio figlio.

Un ultimo bagno con una mia amica e suo figlio, e poi il ritorno del mio piccolo diavoletto biondo.

Una giornata libera per ricaricarsi, e la sera una bella cenetta tète a tète con il mio principe azzurro junior, in attesa che stasera arrivi papà.

“Amore domani accompagni mamma in aereoporto a Brindisi a prendere un’amica?”

Daniele non sa che stasera arriva papà.

Adoro le sorprese, e stasera sarà una grande sorpresa.

Ora passo e chiudo: inizia il conto alla rovescia, e il tentativo di restauro.

Barbara

 

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Oggi voglio chiedere scusa ad alcune mamme

 

La foto che vedete qui sopra, è stata scattata ieri all’1 di notte o, meglio, oggi all’1.

Eravamo al “C’eravamo tanto amati”, il bar di un nostro amico a Cisternino, e Danny si stava bevendo un drink con il suo amico Mattia (acqua e limone).

Mezz’ora prima di quello scatto, Danny era sdraiato su ben quattro sedie del ristorante dove eravamo andati a cena, alle 23.

Ieri avevo in casa elettricista e fabbro, e l’ultimo se ne è andato via alle 17, quindi noi, e i nostri amici ospiti da noi, siamo rimasti a casa in piscina, e siamo andati al mare solo nel tardo pomeriggio.

Un bagno e una birrtta in spiaggia al Kipos, a Torrecanne, e poi un secondo aperitivo ed un fantastico tramonto al Lula Bay, un nuovo posticino hippy lì vicino.

Siamo tornati a casa alle 21, felici e con la pelle che tirava, per colpa del sale (o forse per merito).

Una mamma sana di mente cosa avrebbe fatto dopo aver portato il figlio a due aperitivi, dove il biondino si è bevuto un Crodino, mangiato patatine e poi un piccolo sushi burger (un piccolo “panino” fatto con riso, alga, maionese e salmone)?

Gli avrebbe fatto un pó di pasta in bianco, lo avrebbe messo davanti alla tv a vedere Peppapig, e lo avrebbe cacciato a letto.

E io che ho fatto?

Ho fatto la doccia con lui, gli ho dato i vestiti da mettersi, e l’ho portato con noi e i nostri amici, a mangiare le bombette, alle undici di sera.

Quando non ero mamma e vedevo queste famiglie nei ristoranti, ad orari assurdi, con i bambini cotti e bolliti che, appena finito di cenare, si sdraiavano sulle sedie e raggiungevano Morfeo, guardavo le loro mamme e le giudicavo, male, molto male.

“Ma come si fa, dopo una giornata di mare, a portare un bambino a cena così tardi?”

Me lo sono chiesto per anni, e ieri sera ho capito, ho abbassato lo sguardo, mi sono vergognata un bel pó, e ho chiesto scusa per i miei giudizi ignoranti e affrettati.

É vero che le vacanze sono dei figli, ma è vero anche che sono anche di noi genitori, e dei nostri amici, e che non si può sempre obbligare tutti ad andare a cena alle 20, perché hai un bambino, e loro magari no.

È vero che esistono le babysitter, ma è anche vero che se non hai la possibilità di averne una tua, fissa, in vacanza si fatica a trovarne, costano, e magari ti spiace anche mollare tuo figlio a casa con un piatto di pasta in bianco, togliendogli il piacere delle mitiche bombette che lui ama tanto.

Fino alla scorsa estate siamo stati noi adulti ad adattarci agli orari di Danny, e quindi non si usciva a cena tanto tardi e dopo cena al massimo si mangiava un gelato e si tornava a casa.

Ma quest anno abbiamo visto che quando Danny va a letto tardi (ovviamente non tutti i giorni), si sveglia anche tardi, cosa che prima non succedeva, e allora abbiamo deciso di fare delle vacanze un pó più “normali”, e di concederci qualcosa di più.

Danny, ieri sera, al ristorante, ad un certo punto  non ce la faceva più: si era innervosito e voleva per forza sdraiarsi e dormire.

Quelle che continuo a non sopportare sono quelle che mamme che portano i figli a cena tardi e poi si innervosiscono e sgridano i loro figli quando questi danno i primo segni di stanchezza, e si ribellano.

Le cose sono due: o te la prendi con te stessa perché fai fare a tuo figlio orari assurdi, oppure cerchi di capire se tuo figlio è stanco o solo stufo di stare a tavola a sentire i grandi chiacchierare tra di loro mentre lui spreca le sue ultime energie giocando col cellulare di mamma e papà (se come ieri sera, a tavola, non c’erano altri bambini).

Ad un certo punto mi sono scusata con tutti, mi sono alzata, ho preso Danny per mano, e , mentre gli altri finivano di mangiare, l’ho portato a prendere un gelato al bar.

La mamma tutta per lui? Un gelato a mezzanotte?

A quel punto Danny è resuscitato, e ha finito la serata con noi, incontrando anche un suo amichetto con cui ha giocato e brindato sorseggiando acqua e limone.

Mai giudicare senza prima essersi messi nei panni degli altri.

Besos

Barbara

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Difendersi: giusto o sbagliato?

 
“Mamma la maestra mi ha sgridato perché ho dato una spinta a un mio compagno”.
“E perché hai dato una spinta al tuo compagno?”.
“Perché ha iniziato lui e papà mi ha detto che se uno mi spinge io devo spingerlo, più forte”.
Ecco, siamo a posto.
D’altronde da un marito rugbista cosa potevo aspettarmi?!
All’inizio, ovviamente, mi sono arrabbiata con papi, ma poi…
Poi ci ho pensato, e ripensato.
E’ giusto o no difendersi?
A mio figlio ho sempre detto che se un bambino lo spinge, o gli fa male, deve andare a dirlo alla maestra.
Ma, se devo essere proprio sincera, non sono mai stata molto convinta di questo suggerimento.
Ho provato a dirgli di difendersi con le parole, arrabbiandosi e dicendo “Smettila!” guardando dritto negli occhi “l’aggressore”.
Ma secondo voi un bambino di 6 anni può essere capace di una reazione del genere, verbale?!
Forse è ancora troppo presto
E porgere l’altra guancia?
A porgere sempre l’altra guancia si rischia di tornare a casa con ben due guance gonfie.
Certo che è proprio difficile fare la mamma.
Mio figlio è un bambino sensibile, non aggressivo e a volte troppo permaloso.
Chissà da chi ha preso!!! (un piccolo dubbio ce lo avrei)
Non voglio che diventi il bersaglio facile di qualche suo compagno più scaltro.
Non voglio che debba sempre chiedere aiuto ai grandi.
Vorrei che imparasse da subito ad arrangiarsi da solo.
Non lo fanno stare in porta, e si offende.
Non vogliono fare il gioco che vorrebbe fare lui, e si offende.
E tutte le volte che si offende, viene da me, con gli occhi bassi e la bocca imbronciata.
Una mamma in quei momenti avrebbe voglia di prendere il figlio per rimetterselo sulle ginocchia, e cullarlo, consolarlo.
Ma i figli crescono, e vanno rispediti subito al mittente.
“Arrangiati!”
Quante volte mi sento dire questa frase quando invece avrei solo voglia di alzarmi per andare io dai suoi amichetti, in cerca della soluzione che faccia felici tutti.
E invece non si può.
Ogni tanto lo ho fatto, ma spesso mi trattengo.
A 6 anni vanno osservati da lontano, ma lasciati liberi.
Liberi di fare la cosa giusta, ma anche di sbagliare.
“Sbagliando si impara” può sembrare il semplice detto e ridetto, ma è vero, verissimo.
Non c’è niente di meglio di un bello sbaglio per imparare.
E allora sai cosa ti dico amore mio?!
Se qualcuno ti ferisce, con le parole o con i gesti, difenditi.
Cerca di non fare male a nessuno, ma difenditi.
La vita ti porterà spesso agli scontri, e spesso in quei momenti sarai da solo.
Fai la faccia da cattivo, punta i piedi, allontana chi ti ferisce…
Fai quello che vuoi, ma impara a difenderti.
La mamma e le maestre non saranno sempre accanto a te, e quindi impara ad arrangiarti da solo, da subito.
Quando però sarai tanto triste o tanto arrabbiato perché non riuscirai a trovare una soluzione…
Allora vieni da me e vedrai che con uno dei nostri forti abbracci passerà tutto.
Barbara
 
 

Le paure che non fanno crescere

 
 
Ieri sera un’amica, maestra di asilo, mi raccontava di alcuni bambini che, all’ultimo anno (circa 5 anni), bevono ancora tenendo il bicchiere con due mani.
Molti dei bambini che a scuola bevono dal bicchiere con due mani, sono gli stessi che la mattina bevono ancora il latte dal biberon.
Quante volte le piccole paure di noi mamme impediscono ai nostri figli di crescere?!
“Se gli faccio bere il latte con la tazza…di sicuro me lo versa sul divano”.
“Se gli dico di vestirsi da solo…sicuramente facciamo tardi a scuola, e poi io devo correre per non fare tardi al lavoro”.
“Se gli dico di tagliarsi la carne da solo…sicuramente si fa male o, come minimo, un pezzo di carne volerà sul pavimento e mi toccherà buttarlo”
A meno che non diate a vostro figlio un coltello di quelli che si usano per fare i sushi, a vostro figlio non succederà niente di grave (i cerotti esistono per quello); voi arriverete in ufficio due minuti in ritardo, ma non verrete di certo licenziate per quello, e una macchia di latte dal divano si smacchia facilmente.
Non voglio fare la maestrina perché vi assicuro che, un giorno sì, e uno anche, ho anche io ho la mia lista personale di “mea culpa”.
Diciamo che sto scrivendo come se fosse una sorta di terapia di autoconvicimento, ops.
E’ da quando Danny ha imparato a camminare che compro solo scarpe con lo scratch per evitare di dover perdere il mio tempo ad insegnargli a come si fa un fiocco con i lacci, ma ad un certo punto tocca arrendersi, e più tardi lo lo si fa e più difficile diventa.
Ad un certo punto avevo davvero perso la pazienza, ma, per fortuna, è arrivato in soccorso papi.
Ci sono paure piccole e paure più grandi, ma quello che è sicuro è che le paure non fanno crescere.
E’ giusto stare attenti ai nostri figli e cercare di fare il possibile perché non si facciano male, fuori e dentro, ma bisogna anche imparare a fare i conti con le nostre paure, e lasciarli fare.
Stamattina ho svegliato Danny con il solito bacino e a quel punto lui ha aperto gli occhi e la prima cosa che mi ha detto, con un sorriso milleottantordici denti, è stata: “Mamma possiamo andare a scuola in bici!?”
A scuola in bici???
Lo avevamo già fatto una volta, ma era un venerdì in cui in molti erano via per non ricordo quale ponte, e le strade erano deserte.
Per andare da casa nostra a scuola in bici (io sulla mia, e lui sulla sua) ci vogliono circa 10 minuti.
Si può fare un pezzo di strada andando pian pianino sul marciapiede (lo so che non si potrebbe, ma abbiate pietà di una mamma apprensiva), ma poi bisogna fare un bel pezzo per strada e bisogna anche attraversare Viale Umbria (sempre molto trafficata).
Ho avuto la tentazione di rispondere che era tardi e che sarebbe stato meglio andare in scoter come sempre, ma poi ho guardato l’ora…
Erano le 7.30 ed avevamo tutto il tempo del mondo per mangiarci le nostra uova strapazzate, bere il nostro frullato alla frutta, vestirci e andare a scuola in bici.
Perché privare mio figlio di una gioia così grande per colpa di una mia paura?
Ci sono mamme che non permettono ai loro figli di andare in bici in città e quindi le bici diventano il gioco dell’estate, al mare, o in campagna.
Ma vicino alla scuola di Danny c’è il Parco Marinai di Italia, e dopo scuola Danny si diverte così tanto a girarsi il parco in lungo e in largo con la sua bici…
Care mamme, stringiamo i denti e cerchiamo di soffocare qualcuna delle nostre paure.
Facciamolo per la gioia dei nostri figli.
Non teniamoli dentro una campana di vetro perché tanto nella vita dovranno soffrire per forza, come è successo, e come succederà ancora, anche a noi.
Facciamoli cadere, ma insegnano loro a rialzarsi.
Spaventiamoli raccontando loro che ci sono persone cattive che non vogliono bene agli animali e che, a volte, fanno anche male ai bambini, ma raccontiamo loro che ci sono anche tante persone buone che sanno amare davvero, e che passano la loro vita ad aiutare chi ne ha bisogno, chi è meno fortunato di noi.
Se ripenso a stamattina e alle macchine che sfrecciavano accanto a noiche paura!
Ma poi riguardo questa foto che gli ho scattato mentre eravamo fermi ad un semaforo, guardo il suo sorriso, e la paura diventa solo un lontano ricordo.
Se però il caro Sindaco si decidesse a fare qualche pista ciclabile in piùnoi mamme saremmo di certo più felici!
Vero mamme?!?!?!?
Barbara 

Perchè non ci dormite voi sulla panchina?

 
Ieri sera sono andata a cena fuori con mia madre, con mio figlio e con un’amica di mia mamma.
Sono venuta in montagna per un week-end lungo, con mia mamma e mio figlio, suo nipote.
Sono venuta in montagna per far sciare mio figlio.
Se posso scegliere tra la montagna e il mare, scelgo il mare.
Non è sempre stato così, ma ora lo è.
Quest’anno appena ho un fine settimana libero, scappo in Puglia, in cantiere, con mio marito, e spesso Danny lo lasciamo alle nonne.
Quando scendiamo in Puglia, per seguire i lavori, non abbiamo tanto tempo libero, e Danny si stufa.
Un lungo week-end in montagna glielo dovevo.
Siamo a Cortina.
A Cortina, essendo veneziana, ci sono cresciuta, e ho tanti amici.
A Cortina, se vuoi, puoi sciare tutto il giorno e fare le 3 di notte tutte le sere.
Ma se vengo in montagna per far sciare mio figlio, mi sveglio massimo alle 8 e alle 21 sono in pigiama.
C’è anche mia mamma, quindi la sera potrei anche uscire, ma poi?
La mattina chi mi tira giù dal letto?
Una gru?
Ma torniamo a ieri sera.
Tutte le volte che vengo a Cortina devo per forza andare a cena al Camin.
Al Camin fanno uno spaghetto pazzesco con le cipolle, le fave e il guanciale.
Danny ieri ha sciato tre ore e oggi si ripete.
Ho prenotato il ristorante alle 19.45, in modo da riuscire a metterlo a letto al massimo per le 21.30.
Mi sembrava la soluzione ideale per non dover rinunciare al mio spaghetto e per non strapazzare troppo il mio cucciolo.
Stavamo uscendo dal ristorante per andare a casa, ed ecco che vedo entrare una coppia.
Il papà aveva in braccio un bambino di circa 3 anni che dormiva, pesantemente.
Lo guardo con tenerezza e il papà mi dice “Purtroppo è crollato! Oggi ha sciato”.
Putroppo? E te credo!
Dietro al padre arriva la mamma, che si trascina dietro un bambino di circa 6 anni che piagnucolando le dice: “Mamma, ma io sono stanco! Perché dobbiamo andare al ristorante?”
A quel punto la mamma, senza neanche guardarlo in faccia, risponde infastidita:”Non ti preoccupare, tanto adesso noi ceniamo e tu ti metti su una panchina e dormi”.
Ma brutti dementi!
Ma perché non vi mettete voi su una panchina e non vi fare una bella dormita?
Ma una dormita bella lunga che magari vi faccia ritrovare i neuroni perduti!
Non hai una tata? Non hai un parente o un amico che ti possa tenere i bambini?
Bene!
E allora prenota il ristorante ad un orario decente e consono.
Scusate, ma io queste cose non le sopporto.
L’egoismo atavico di certi genitori non lo capisco.
Se non sei pronto a fare certe rinuncie e a cambiare i tuoi ritmi di vita… Non li fare i figli!
Ieri sera avevo un aperitivo, una cena e una festa.
All’aperitivo ci sono andata presto, con mia mamma e mio figlio, e poi sono andata a cena con loro.
Nella vita non si può voler tutto, non si può far finta che le cose siamo uguali a prima.
Il tempo passa, e le priorità cambiano.
I bambini non sono cani da tenere al guinzaglio e da far sdraiare sotto o sopra una panchina.
I bambini hanno i loro bisogni e i loro ritmi.
Adesso vado che ho promesso a mio figlio che oggi la mamma avrebbe sciato con lui.
In questo week-end, per ora, non ho sciato.
In questo week-end ho deciso di riposare, di sdraiarmi al sole e di rilassarmi.
Ne avevo davvero bisogno.
Ho giusto fatto un paio di lunghe camminate.
Secondo voi quanta voglia posso avere oggi di sciare?
Ma me lo ha chiesto lui, e questo è il SUO fine settimana in montagna.
Ecco, appunto…
I tempi cambiano, e le priorità pure.
Barbara
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I bambini vanno aiutati a fare i compiti?

 
I bambini vanno aiutati o no a fare i compiti?
Bella domanda questa!
E’ da un mesetto che mi ronza in testa questa domanda, ma non so darmi una risposta.
E’ da quando ho iscritto mio figlio alle elementari che ho gli incubi di notte:
i compiti
i compiti
i compiti
aiuto
i compiti
E’ da tanti anni che non faccio più i compiti, parecchi anni.
Mi ricorderò ancora tutte le regioni, i capoluoghi di provincia, i capoluoghi, i fiumi, gli affluenti, i confini…
E le guerre? Le date? I nemici? Gli amici? Le alleanze?
E poi la matematica, la geometria…
Base minore x base maggiore x altezza : 2?
Aiutooo
E ora?
Ora siamo alle addizioni, e fino a lì ce la posso fare.
Ma devo aiutarlo?
Quanto devo aiutarlo?
Ci sono le voci delle amiche più grandi con i figli più grandi che riecheggiando dentro di me: ” Non aiutarloooooooo. Se inizi ad aiutarlo ora poi dovrai aiutarlo per sempreeeeeeeeeee. Fidatiiiiiiiii, ascoltamiiiiiiiii”
Ma come faccio a non aiutarlo, dai!
Allora ho pensato che faccio mezzo e mezzo: un po’ lo aiuto, per i concetti principali, e poi la lascio da solo a finire con gli esempi, le colorazioni e tricche e tracche.
Ma che fatica, che pazienza!
Qualcuno di voi conosce un negozio dove vendono della pazienza?
Faccio subito un bonifico, un assegno, in bianco!
Salta un quadretto tra una lettera e l’altra, salta due quadretti tra una riga e l’altra…
E di che colore vanno fatte le A?
E le E?
Ma io tra 3 giorni faccio 44 anni!!!
Come erano messi i gatti?
In fila per 6 col resto di 2?
Ecco, appunto: il resto!
Aiutooo
Barbara
 
 

MUBA: il paese dei balocchi che piace tanto anche ai grandi

 
Ieri, giovedì 23 gennaio 2014, ha inaugurato il Museo dei Bambini, un centro culturale dedicato all’infanzia, voluto e realizzato dal Comune di Milano insieme alla fondazione MUBA
Location?
La Rotonda della Besana, in Via Enrico Besana 12.
E già qui ho detto tutto.
I bambini li metti in una stanza qualunque, dai loro dei fogli, dei colori e qualche gioco, e sono felici, ma la Rotonda della Besana è luce, è emozione, è verde, in città.
Forse saremo più noi genitori a godere di una location così suggestiva e così amata, da tutti.
Anche dal sindaco Pisapia che da piccolo ci viveva davanti, e che da una delle finestre di casa sua vedeva il giardino dove ora i nostri figli potranno giocare.
Può piacere o non piacere, ma è anche grazie a lui se La Rotonda della Besana, da ieri, è diventata la sede ufficiale del Museo dei Bambini, e io ringrazio, anche perché ci abitiamo vicino.
La conferenza stampa è stata veloce ed esplicativa.
Un’emozionata Elena Dondina, presidente di MUBA, si è detta giustamente felice di questa splendida location, e l’emozione traspariva.
Filippo Del Corno, assessore alla cultura, era orgoglioso di aver potuto contribuire all’assegnazione di uno spazio così bello e prestigioso ai bambini di Milano, e Francesco Cappelli, assessore all’educazione e all’istruzione, ha sottolineato quanto sia importante avere un luogo dedicato alla cultura dell’infanzia aperto a tutta la città, 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7.
E quando arriverà l’EXPO, MUBA ne sarà ovviamente parte integrante.
L’idea di MUBA è infatti quella di creare spesso mostre e laboratori in sinergia e in concomitanza con i grandi eventi e le grandi fiere presenti in città.
Durante il salone del mobile, per esempio, alla Rotonda della Besana ci saranno dei designer austriaci che realizzeranno laboratori sul design, gratuiti .
Il target saranno sempre i bambini dai 2 agli 11 anni, ma in futuro stanno pensando di coinvolgere anche bambini più grandi.
In conferenza hanno più volte voluto sottolineare che tutte le attività di MUBA sono volte a coinvolgere anche bambini che non parlino tutti la stessa lingua, e in una città sempre più cosmopolita, trovo che sia giustissimo.
Non mancheranno ovviamente diversi campus in concomitanza con le vacanze scolastiche, e noi genitori  ringraziamo!
Per quanto riguarda il museo e le sue mostre, ci saranno diversi turni di ingresso e, per ovvi motivi, ai laboratori potranno partecipare un numero limitato di bambini.
Le scuole avranno la possibilità di visitare MUBA fino alle 1730 e dalle 1730, e il sabato e la domenica, MUBA sarà aperto al pubblico delle famiglie.
Ci sarà un area dedicata alle grandi mostre gioco e interattive per i bambini (quelle che prima MUBA organizzava alla Triennale di milano) e ci sarà, come sempre, una bellissima area dedicata ai laboratori e al centro Remida.
I centri Remida si basano sul riuso creativo del materiale di scarto del settore industriale e sono laboratori molto apprezzati dalle scuole.
E’ bello vedere i bambini che, come una volta, si divertono con rotoli di cartone e tappi di plastica, ed è facile trovare, accanto a loro, qualche nonno super indaffarato ad inventarsi il gioco più bello per il nipote prediletto.
L’area delle mostre e dei laboratori sarà quasi sempre a pagamento con un biglietto di ingresso, anche se a volte, grazie ad alcuni partner, ci saran o alcuni eventi gratuiti.
Gratuito sara invece l’ingresso alla Rotonda della Besana, al “Rotonda Bistrot e al bookshop “Rotonda Corraini” .
Il “Rotonda Bistrot” è il nuovissimo bar caffetteria che inaugurerà ufficialmente a metà febbraio e che dalla prossima primavera avrà il suo magnifico dehor, anche la sera, quando il Museo sarà chiuso.
Le famiglie potranno presto godersi sia il loggiato che il giardino, gustando cibo a km zero e un cestino da picnic molto speciale.
Nel book shop si potranno invece trovare libri per bambini e libri per grandi che vogliono sapere qualcosa di più sui bambini e, per non farci mancare nulla, anche qualche gioco.
Dopo la conferenza stampa sono tornata a casa, ma il pomeriggio ho preso Dannyboy a scuola e lo ho portato all’inaugurazione ufficiale di MUBA, dedicata ai bambini: dalle parole ai fatti.
E’ stato solo con mio figlio che ho capito il vero valore di MUBA: con MUBA ci si toglie le scarpe e si torna bambini, con loro.
MUBA ti permette di avvicinarti all’arte con i bambini, per i bambini.
MUBA ti aiuta a staccare la spina per concentrarti solo su forme e colori, suoni ed emozioni.
Ce la siamo proprio goduta la mostra sulle scatole.
Ci siamo chiusi dentro le scatole.
Abbiamo suonato, le scatole.
Le abbiamo smontate e rimontate, le scatole.
Abbiamo travasato, nelle scatole, e ci siamo infilati in lunghi tubi.
Bello, davvero bello.
E bravi gli animatori che hanno accompagnato i nostri bambini e noi genitori in questo bellissimo viaggio.
Danny non vedeva l’ora che arrivasse il sindaco Pisapia per il taglio del nastro.
Perché voleva conoscerlo?
Ma vaaa!
Perché gli avevo detto che il magnifico buffet del “Rotonda Bistrot” avrebbe aperto agli invitati solo dopo l’arrivo del sindaco.
Mortadelle appese, mini coni pieni di popcorn, un primosale da svenimento e chi più ne ha più ne metta.
Anche io non vedevo l’ora che arrivasse il sindaco per trasgredire la mia infinita dieta e gustarmi quelle prelibatezze.
E invece?
E invece il sindaco è arrivato e mio figlio, invece di buttarsi sul buffet appena aperto, ha preferito fare da guida a Pisapia all’interno della “Mostra-gioco scatole”.
E quindi quando siamo arrivati al buffet, le freschissime mozzarelle se le erano già finite tutte, sigh, ma il resto ce lo siamo goduto tutto.
Strano tipo quel piccolo biondino che ho partorito.
Non è che da grande mi diventa pr?!
Barbara
 
MUBA: il paradiso dei bambini, ma non solo
MUBA: il paradiso dei bambini, ma non solo
Un mamma senza scarpe e il sindaco Pisapia con una guida un po' speciale (mio figlio): MUBA piace anche ai grandi

Un mamma senza scarpe, la direttrice di MUBA sorridente e il sindaco Pisapia con una guida un po’ speciale (mio figlio): MUBA emoziona anche i grandi

 
Scatole e riciclo: il paradiso di MUBA

Scatole e riciclo: il paradiso di MUBA in una location storica

Colori e sapori alla Rotonda delle Besana

Colori e sapori alla Rotonda delle Besana

 

Gradini e colori: una giornata da ricordare

 
E’ emozionate quando qualcuno organizza per te.
No, no, non è una battuta!
Di solito sono sempre io che organizzo tutto per tutti e quindi quando trovo qualcuno che mi dice “Ci penso io…”, per me è davvero un’emozione.
Romina ha chiamato, ha scritto, ha prenotato e pre pagato, per tutti.
Ma non solo!
Lei, il marito e i due figli ci sono anche venuti a prendere a casa, e prima di andare a fare la nostra “esperienza”, siamo andati tutti da McDonald’s a mangiare schifezze.
Tutti tranne io, che mi sono mangiata un insalata nizzarda col un’idea di pollo, quattro foglie di lattuga e 4 mini palline rosse che sembravano pomodori.
La nostra “Esperienza” era una visita per famiglie alla mostra di Andy Warhol, a Palazzo Reale, a Milano.
Superare quella lunghissima coda ed essere accolti in un salottino da una fantastica guida pronta a spiegare ai nostri bimbi, e a noi, chi fosse Andy Warhol, e il come e il perché delle sue opere, è stata una vera libidine!!!
La visita sarebbe iniziata alle 14.30, ma noi alle 13.30 eravamo già in Piazza Duomo.
Che fare in quell’ora che ci avanzava?
All’inizio ho pensato di portare tutti a fare una bella visita guidata da “Tiger” in Via Torino, ma poi visto il macello di gente che c’era in giro, abbiamo avuto la bella idea di arrampicarci sul Duomo.
Ieri mattina, appena sveglia, ho fatto il grande errore di salire sulla bilancia.
A quel punto ho preparato la colazione a mio figlio e l’ho salutato dicendo che mamma non faceva colazione, ma andava subito a fare su e giù per le scale di casa (10 volte su e 10 volte giù, per un totale di 1000 gradini)
Gli altri volevano salire in cima al Duomo prendendo l’ascensore, ma il mio pensiero è tornato al numero che avevo visto sulla bilancia e il senso di colpa è tornato prepotente.
Li ho convinti tutti (bambini compresi) a salire a piedi!
250 gradini per arrivare accanto alla Madonnina e 250 gradini per tornare con i piedi per terra.
Bello, bellissimo!
Vivo a Milano da quasi 25 anni, ma non ero mai salita sopra il Duomo.
Che emozione…
Se non lo avete mai fatto, fatelo.
Ero a pochi metri dalla Madonnina e da lontano ammiravo da una parte la piazza e dall’altra il nuovo quartiere di Porta Nuova con i suoi grattacieli: la tradizione e il futuro.
Dopo la veloce lezione di step siamo finalmente entrati a Palazzo Reale, e ci siamo goduti la mostra.
Ho sempre amato Andy Warhol, e ieri ho scoperto un sacco di cose nuove che non sapevo, o che mi ero dimenticata (ormai ho una certa età)
Ma lo sapete perché la famosa Marilyn , che lui dipinse due giorni dopo la sua morte, ha una piccola macchia bianca in fronte tra gli occhi?
Perché Andy Warhol nella sua factory faceva entrare tutti, ma proprio tutti, e un giorno entrò una donna che guardando verso la Marylin chiese “Can i shoot?”
Il suono di questa parola può voler dire “sparare” o “fotografare” e trattandosi di un quadro, l’artista pensò che la signora volesse scattare una foto e invece…
E invece la signora tiro fuori dalla sua borsetta una pistola, puntò e sparò.
Il buco fu chiuso, ma Warhol volle lasciare il segno e infatti la macchia bianca si vede.
Bello scoprire che la famosa zuppa Campbell era quella che lui mangiò per 20 anni quando era povero e che fu proprio anche tramite lei che divenne ricco.
Andy Warhol iniziò come pubblicitario e come tale decise che anche l’arte, come la Coca Cola, doveva essere alla portata di tutti.
Ecco perché nelle sue opere rappresentava sempre oggetti e personaggi che tutti conoscevano.
A due sale dalla fine della mostra, i bimbi sono entrati in una stanza e per 45 minuti , mentre noi grandi guardavamo il resto della morsa e bevevamo un caffè, si sono trasformati in piccoli Warhol.
I bambini hanno partecipato ad un bellissimo laboratorio, hanno creato la loro matrice e con acqua, colori e spugnette, hanno realizzato le loro piccole opere d’arte.
Per fare le loro matrici potevano scegliere tra tanti oggetti, simboli e personaggi.
Secondo voi il mio Danny cosa ha scelto?
Ha scelto la mela della Apple.
Porca paletta, l’ho già rovinato.
Tra i-phone, i-pad e mac, ormai vede mele dappertutto.
Meno male che se le magia pure!
Ormai quando vede una cosa bella mi dice “Mamma fai una foto per il tuo blog”.
Che dire?
Che è stata una bella giornata e che mi sa che il mio cucciolo ha preso un bel po’ del mio entusiasmo e un pizzico della mia vena artistica.
Speriamo che diventi anche bello e in gamba come il suo papà!
Barbara
collageeeeeefoto