Dal pantalone elaticizzato al digiuno: ecco come sono uscita dalla modalità #campagnola!

 

Ci ho messo un paio di giorni, ma ci sono riuscita: sono uscita dalla modalità #campagnola e sono rientrata nei miei panni cittadini, ops!

Già sono una che si trucca poco, e che alle gonne e ai tacchi preferisce jeans e scarpe da ginnastica, ma quando vado in Puglia, nella nostra casa di campagna, tocco veramente il fondo.

Ho sempre avuto un grande spirito di adattamento e quindi quando parto ci penso sempre molto bene a cosa mettere in valigia.

Quando vado in vacanza entro in modalità “Zingara chic”, e a volte faccio anche a meno dello “chic”.

Sono sempre stata un po’ selvaggia, e quindi appena posso torno alle origini.

Se parto per Formentera, o se vado in Africa, dove ho conosciuto mio marito, di certo in valigia non metto abiti da sera e tacchi, ma solo gonne lunghe, qualche comodo vestitino, costumi, parei e qualche sandalo basso.

Quando vado in Puglia idem, e se ci vado in inverno, come quest’ultima volta, mi porto 4 paia di pantaloni, tenuta e scarpe da ginnastica (per fare le mie amate camminate), magliette a maniche lunghe e caldi pullover.

So a cosa state pensando: “Povero marito!!!

Guardate che io non ho mai mentito, e non mi sono mai venduta per quello che non sono!

Quando ci siamo conosciuti, in discoteca a Zanzibar, le sue amiche con cui era in vacanza avevano i tacchi, ma io indossavo le mie comode infradito di cuoio, sotto un’ampia gonna da zingara.

Io i tacchi li tempero, mica li indosso!

E non penso che mio marito sperasse che, una volta indossata la fede, mi sarei trasformata in una donna tutta gonne e tacchi, ahahahahah!

Quando vado in campagna non porto trucchi, se non la cipria e il mascara, che però alla fine ho usato giusto a capodanno, e la manicure e la pedicure me li scordo fino al rientro in città.

La vera fregatura è che quando andiamo in Puglia mio marito, che è l’unico in famiglia che lavora seriamente, arriva sempre dopo di noi e riparte prima, e quindi l’apertura e la chiusura della casa, che non è proprio una passeggiata, specialmente in estate, spetta a me, e a Danny boy, che mi aiuta come può.

Partire per la campagna con lo smalto rosso sui piedi e sulle mani sarebbe davvero una perdita di tempo: in campagna le mani si usano parecchio, e i piedi spesso stanno dentro gli stivali di gomma, assai comodi per camminare tra piante e terra rossa.

E vogliamo parlare dell’acqua della cisterna?

Da noi non arriva l’acquedotto, e quindi abbiamo dovuto costruire una cisterna dove ci mettiamo l’acqua che ci porta il camion o l’acqua piovana, quando piove.

Il problema è che quell’acqua è bella “pesante” e quindi i capelli vellutati, fino a che sei in campagna, te li scordi!!!

Ma posso dirvi una cosa? Chissene importa dei capelli setosi.

Io amo la campagna, amo sporcarmi le mani, e amo vestirmi da maschiacchio, per essere comoda.

Amo stendere la ghiaia sulle stradine, e amo condividere tutti i lavori che posso con mio figlio, e con mio marito, quando c’è.

La campagna unisce.

La campagna spesso è faticosa:  parti con dei bei libri da leggere, ma poi ti rendi conto che di tempo per leggere ce n’è ben poco, e se hai del tempo libero magari preferisci una mini pennica.

La sera vai a letto stanca, e spesso con il mal di schiena, ma vai a letto felice.

Chissene importa dei trucchi e dello smalto sulle unghie.

Per quelli c’è sempre tempo, ma le albe e i tramonti che ho visto a casa nostra in Puglia sono riusciti a togliermi il fiato.

Si litiga in campagna, si litiga di brutto, ma gli abbracci, dopo le litigate, sono i più forti di tutti.

Un vicino ti bussa e ti porta le noci, e i giardiniere, anche se quest’anno le tue olive erano troppo acide per  essere tirate giù e per farci l’olio, ti fa la sorpresa e ti porta 10 litri di olio ricavati da un altro terreno.

Quando vado in Puglia stacco la spina, e passo le giornate tra la ferramenta di Cisternino e il mercato di Ostuni.

Quando la casa sarà completamente finita forse riuscirò a riposare un po’ di più, ma per ora mi sta bene così e, quando sono giù, mi sento più viva che mai.

Stanca, ma viva.

Il giorno della befana avevamo il volo per tornare a Milano.

All’aereoporto di Bari ci hanno accompagnati una mia amica di Foggia e suo figlio, che sono stati ospiti da noi un paio di giorni, quando papà è dovuto tornare a Milano a lavorare.

Quando siamo scesi dalla macchina, e siamo entrati all’aereoporto, per me è stato un piccolo shock: ma quanta gente, quanta luce, quanto rumore.

In campagna ho imparato a riapprezzare il silenzio.

In campagna ho imparato che il televisore spesso è più utile da spento.

Sono davvero felice di aver deciso di investire in Puglia e di costruire questa casa, e nonostante io di solito sia molto gelosa delle mie cose, sono anche molto felice di aver deciso di costruire una casa da affittare.

Eh sì, perché le cose belle vanno condivise e l’idea che qualcuno dormirà nella nostra casa, vivrà le emozioni che viviamo noi, vedrà i colori che vediamo noi e sentirà i profumi e i sapori che ci accompagnano tutte le volte che scendiamo in campagna, mi piace assai.

La mattina della nostra partenza sono andata nella lavanderia nella contrada vicino a noi a portare lenzuola e asciugamani da lavare.

Ormai lo sapete bene che io non sono nata casalinga e che non morirò casalinga.

Mentre tornavo dalla lavanderia, e percorrevo quel bellissimo tratturo in mezzo ai trulli, ho pianto.

Mio figlio era a casa con la mia amica e suo figlio, e io ero da sola, in mezzo agli ulivi, libera di sfogare le mie emozioni.

Per me è sempre molto difficile ripartire da lì, ed è ancora più difficile quando ritorno a casa e ritrovo LEI, la bilancia

Questa volta ero partita con le migliori intenzioni, e la prima settimana sono stata anche brava, limitandomi con il cibo, e andando a fare le mie lunghe e veloci camminate, un giorno sì e un giorno no.

Ma poi…

Ma poi in Puglia è arrivata la neve, e a casa nostra più di 40 cm di neve ci hanno impedito di uscire per giorni!!!

Addio camminate e benvenuti carboidrati.

Mio marito, che si è scoperto grande panificatore (termine assai più fashion di “panettiere”), ha svaligiato il mulino di Cisternino e si è divertito a fare pane ai 5 cereali, pane integrale, pizza e brioche.

Povera me che mi sono illusa che il pane fatto in casa, con il lievito madre fatto dalle manine sante del mio amore, non facesse ingrassare come il pane del panificio!

E poi mai partire per le vacanze di Natale con in valigia solo pantaloni elasticizzati, senza avere neanche uno straccio di bilancia sul posto!

Non pensavo di essere ingrassata così tanto, quindi immaginate la mia faccia quando a Milano sono salita sulla mia bilancia è ho visto apparire la scritta “80,4”

Aiutoooo!

In quel momento ho sentito una forte nausea, e ho capito che avevo bisogno di disintossicarmi, subito!

Ho aperto l’armadio, ho tirato fuori le mie buste di proteine, sali minerali e vitamine, e ho riempito la mia prima bottiglietta.

Sono a digiuno da due giorni, ho perso quasi 3 kg e mi sento più forte che mai.

Ieri ho fatto acqua gym, e oggi indor walking.

Ieri sera mi sono lavata i capelli e ho fatto un super mega impacco di crema, e stamattina ho fatto manicure e pedicure (in casa!).

Mi guardo allo specchio e inizio a piacermi di nuovo, e mi sento bene.

In campagna mi guardavo allo specchio solo quando mi lavavo il viso, e i denti.

In campagna non mi interessano gli specchi, ma la forza del mio corpo, che spesso metto un po’ troppo alla prova.

Mi ci è voluta una seduta di shiaztsu e un massaggio di un’ora per farmi passare il mal di schiena. Sto diventando anziana, ma la saggezza è ancora un concetto a me sconosciuto, e quindi speso sollevo pesi che non dovrei, e poi ne pago le conseguenze, ops.

Sono ufficialmente uscita dalla modalità #campagnola, ma una lieve malinconia mi avvolge il cuore.

Stamattina ero in giro in scooter, e ad un semaforo mi hanno suonato perché non sono partita nel centesimo di secondo in cui il semaforo è diventato verde.

Mi è sempre piaciuto correre.

Mi è sempre piaciuta l’energia che si respira nelle grandi città, ma i tempi cambiano, e ora andrei di corsa in aereoporto, e salirei sul primo aereo diretto al sud.

Ma siccome mio figlio è scuola e alle 16.30 devo andare a prenderlo per portarlo dal dentista…

Ora torno coi piedi per terra, mi faccio passare il magone, sorrido e faccio un paio di telefonate: anno nuovo, vita nuova!

E poi domani si vedrà…

Besos

Barbara

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Vivere in città o vivere in campagna?

 

Non vedevo l’ora di finire il liceo per poter scappare nella “grande” metropoli con la scusa dell’università.

Sono nata in Scozia, ho fatto l’asilo a Roma, ma mi sono poi trasferita a Venezia, ed è lì che sono cresciuta senza macchine e senza smog, in una sorta di campana di vetro.

Venezia è perfetta per crescere i bambini: Venezia protegge loro, e fa sentire sicuri i genitori.

Ma io era troppo curiosa di vedere cosa ci fosse fuori da quella tranquilla città, e quindi, appena ho potuto, sono scappata.

MILANO

Avevo sognato per anni di trasferirmi in questa città.

A Milano ci lavorava mia zia Carla , ed io spesso il fine settimana prendevo il treno e andavo da lei in ufficio, in Via Dante.

La aiutavo a preparare le piantine delle grandi sfilate che organizzava, e facevo la hostess.

Amavo respirare l’aria della moda, delle passerelle, dei personaggi famosi e degli immensi stilisti (Ferrè era il mio preferito, ed era immenso in tutti i sensi!)

Ho preso tutto quello che Milano poteva darmi, o quasi (la droga l’ho sempre rifiutata!)

Ho vissuto gli anni d’oro, mi sono divertita, ho imparato tanto e ho cercato di mettere in pratica quello che ho potuto, e quello che era nelle mie corde.

Ma da quando sono diventata mamma

Se quando ero giovane mi stava stretta Venezia , ora che sono mamma (e non più di primo pelo, ops) inizia a starmi stretta Milano.

Questo week-end siamo andati a trovare degli amici in Svizzera.

Anche loro vivevano a Milano, e anche loro sono diventati genitori, poco dopo di noi.

Ma loro hanno fatto una scelta, dettata anche dal lavoro di lui, e si sono trasferiti in campagna, sul lago, a 13 minuti da Losanna.

“E’ stata dura per una come te abituata a vivere in città, venire a vivere in campagna?”

La domanda ce l’avevo sulla punta della lingua e ormai sapete che non sono una che si trattiene troppo.

La mia amica, un po’ argentina e un po’ venezuelana, a quel punto mi ha risposto che per abituarsi ci ha messo 1 anno e mezzo, ma che ora non tornerebbe più indietro.

Come non crederle? E poi loro vivono in campagna, ma sono a 13 minuti da Losanna e a 45 minuti dall’aereoporto di Ginevra: sconnessi, ma molto connessi.

E’ da quando hanno messo il primo mattone della casa che stiamo costruendo in Puglia che ci penso…

Ma se quella casa, invece della casa per le vacanze, e della casa da affittare, diventasse la NOSTRA casa, tutto l’anno?!

Ma a Cisternino non ci sono le scuole che ci sono a Losanna, e l’aereoporto più vicino è quello di Brindisi.

Andando a vivere lì saremmo di sicuro un bel po’ più “sconnessi” dei nostri amici “Svizzeri”.

Ma ci sto pensando, ci sto pensando davvero.

Ieri guardavo Danny aiutare il mio amico e suo figlio, nell’orto.

Ieri guardavo danny inseguire le lucertole.

Ieri guardavo Danny cercare con gli occhi le volpi, nel vigneto accanto alla casa dei nostri amici.

Ieri vedevo Danny felice, in mezzo alla natura.

L’ho abbracciato e gli ho chiesto se era felice.

Lo era, tanto.

“Ma se andassimo a vivere in Puglia, nella nuova casa che stiamo costruendo?”

Gli si sono illuminati gli occhi e mi ha ributtato le braccia al collo urlando “Sìììììììììì”.

Quando però gli ho raccontato che sarebbe andato in una nuova scuola, e che avrebbe avuto dei compagni nuovi, e delle maestre nuove, il suo enorme sorriso si è spento.

E poi papà ha il suo lavoro. Come farebbe a venire giù con noi? Lo vedremmo molto menooo

Che macello!

Che decisione difficile.

Ma la vita è una sola, e io non sono sicura di voler finire la mia a Milano, in mezzo allo smog.

E poi Milano non aiuta quelle ansiose e iperattive come me.

A Milano non mi fermo mai, né con le gambe né col pensiero.

A Milano sono sempre in movimento, e la sera crollo.

E per cosa poi?! Per fare sempre le solite cose.

Non ho costruito un granché in questa città.

Ho fatto tante cose belle e ho avuto tante soddisfazioni, ma non ho costruito nulla che mi leghi a questa città.

Non ho un’attività mia, non ho un ufficio mio e quello che ho imparato lo potrei mettere in pratica anche altrove.

Ho scoperto che mi piace scrivere e mi piacerebbe coltivare questa mia passione: mi ci vedo a scrivere seduta all’ombra di un ulivo secolare.

La vita mondana, le feste… ho dato! 

Adesso ho bisogno di altro.

Ho voglia di verde, ho bisogno di verde.

Inizio a sentire la necessità di un po’ più di silenzio, di quiete.

Ho vissuto molto intensamente, e non mi sono fatta mancare nulla, ma ora c’è LUI.

Non è facile per una mamma capire cosa sia meglio per un figlio.

Conosco un’altra mamma che ha mollato tutto e si è trasferita in Puglia con il suo bambino, e sono felici.

Caroline ora ha una masseria tutta sua, dove noi spesso siamo andati a dormire, ed è felice della scelta che ha fatto.

Danny è un bambino molto sensibile e molto affettuoso, come la sua mamma, e sono sicura che se un giorno dovessimo davvero trasferirci in Puglia, si farebbe un sacco di nuovi amici, e sarebbe felice, ma ora, il solo pensiero di portarlo via da qui, mi spaventa.

Ho sempre avuto paura dei cambiamenti.

Sono una iper abitudinaria io.

Ma ci penserò, eccome se ci penserò.

Non ho mai smesso di pensarci, da quel primo mattone posato sulla rossa terra pugliese.

Barbara

Il nostro week-end in Svizzera

Il nostro week-end in Svizzera

Diario fotografico di una domenica passata tra animali e buona musica

 

Ieri lo ho scritto, e oggi, con i miei due uomini e un pò di amici, lo ho fatto.

Eccovi quindi un bel diario fotografico della nostra giornata trascorsa a Milano, tra la Cascina Gaggioli e il Sundaypark organizzato da Elita al Teatro Franco Parenti.

E meno male che oggi davano pioggia. Certo che ultimamente quelli che fanno le previsioni ci azzeccano davvero poco.

Alla Cascina Gaggioli abbiamo comprato la carne nella loro macelleria e i mariti l’hanno cucinata mentre noi donne ce la chiacchieravamo al sole e i bambini giravano liberi tra mucche e montagne di fango.

Quasi quattro ore di totale relax in mezzo alla natura a due passi da casa: che lusso, che gioia.

Verso le 16 siamo tornati in macchina verso casa, abbiamo lasciato il papà sul suo amato divano e Danny boy ed io ce ne siamo andati in scooter al Sundaypark, anche quello a due passi da casa.

Oggi al teatro Franco Parenti è arrivato un vero e proprio bus carico di giochi di tutti i tipi quindi mentre i bambini si sfogavano, noi mamme ci siamo scatenate tra le bancarelle che vendevano un pò di tutto: dalla bigiotteria alle scarpe, dai vestiti alle borsette.

Ottimo il sound suonato dai dj che si sono alternati in consolle.

Mi sono ritrovata a ballare alle cinque del pomeriggio, mentre il mio Danny Boy sfrecciava in mezzo alla gente con il suo triciclo preso in prestito, e non ero l’unica! Wow

Ora però sono davvero bollita! Metto a letto il cucciolo e poi faccio la stessa cosa con me stessa.

Buon fine domenica e buon inizio di settimana!

Barbara