Le cose belle della vita

 

Ogni tanto può capitare di essere di cattivo umore

Capita a tutti di essere di cattivo umore.

Ma a me NON può capitare !!!

Quando ti chiedono come stai, e il tuo mondo magari sta andando a rotoli, cosa si risponde di solito?

“Tutto bene, grazie!”

E’ sempre più comodo e veloce rispondere così 🙂

Taste of Milano, last minute!

 

Questa volta merito una punizione perché ve lo sto dicendo davvero all’ultimo momento, e vi chiedo scusa…

Ma tra la gomma bucata e il treno perso, in Puglia, e tra il virus che in questi giorni si è impossessato degli uomini della mia famiglia (Io per ora sono ancora sana!), mi sono un po’ persa per strada!

Viavì: alla scoperta di aneddoti e sapori sotto uno splendido cielo stellato

 

Questa volta non so davvero da dove cominciare.

Le ultime due serate sono state davvero intense, di profumi, di sapori, di colori e di emozioni.

Forse posso iniziare raccontandovi cos’è Viavì

Il progetto ViaVì, ristorante itinerante, è una produzione di Luzzart – Syncretic Agency APS, Macrohabitat APS e SYNCRETIC, nata all’interno di Terra per la Terra – Syncretic Med Festival, un festival ideato tre anni fa per destagionalizzare il turismo attraverso eventi syncretici, in grado di unire ambiente, arte, enogastronomia, tradizioni e territorio.

Sono arrivata a Cisternino, con mia mamma e mio figlio, pochi giorni fa, e la prima sera, mentre cenavamo nella nostra macelleria preferita, il mio occhio è caduto su quel volantino, e la mia curiosità ha fatto il resto.

La prima sera, per il primo percorso, ho portato con me anche nonna Mao e Danny Boy, mentre la seconda sera ho preferito andare da sola: non volevo perdermi una sola parola, e quindi non volevo distrazioni.

Il caronte che ci ha guidato nei due percorsi, per assaggiare i piatti proposti dai diversi ristoranti di Cisternino, tra aneddoti e curiosità, è stato Nick Difino, un noto food hacker.

Cosa sia un food hacker non l’ho capito bene neanche io, ma credo di aver intuito che si tratti di qualcuno che entra a gamba tesa in tutti i sistemi dove si parli e si tratti di cibo, andando a caccia di pregi e difetti, per poi fare le proprie scelte di vita, magari consigliandole anche al prossimo suo.

Di una cosa però sono sicura: mi spiace aver conosciuto Nick Difino solo ora!

In queste serate ho scoperto delle cose pazzesche, cose che voi umani…

In queste serate ho saputo cose che forse avrei preferito non sapere, e altre che avrei voluto sapere prima, molto prima.

Pensavo di aver assaggiato tutte le focacce in commercio nel mondo, ma la focaccia di Remix, fatta con la farina del Senatore Cappelli, ha un altro sapore, e non ti si gonfia nella panza appena la mandi giù.

Solo quando assaggi certi sapori, e senti La differenza, capisci davvero di cosa si parla quando si parla di prodotti a kilometro zero!

E vogliamo parlare della cialledda di Diavolicchie?

Pane secco, capperi, diavolicchi (una sorta di peperoncini), cipolla rossa, cocomero, olio, sale e origano.

La cialledda è un piatto della tradizione contadina, risalente al secolo scorso, in cui si mangiava quello che si trovava in casa, e il pane raffermo non mancava mai.

“Pa”, in sanscrito, vuol dire “proteggere, nutrire”.

Il pane è femmina, perché è tondo, caldo e nutre, e si fa con il lievito madre.

Il pane avvolge in sė la figura dell’uomo e della donna, diventando il principio dell’universo cibo.

E per ogni piatto Nick Difino, che nasce come dj, sceglieva un pezzo da suonare con il suo “nuovo ipod”.

Il suo nuovo iPod, in realtà, era uno splendido grammofono originale degli anni ’30.

La musica e il cibo sono strettamente collegati, e la musica influisce fisicamente nei sapori che le camminano di fianco.

Pensate alla nascita di un bambino…

Dopo 9 mesi il bimbo arriva nel mondo e, assieme al battito cardiaco della mamma, la prima cosa che gli succede, dopo essere stato prima appoggiato sul ventre materno, è essere attaccato al seno di chi gli ha dato la vita, per nutrirsi del suo latte.

Il battito cardiaco è musica, e il latte è cibo.

Musica e cibo sono fatti per camminare uno al fianco dell’altro, sin dai nostri primi respiri.

Trovo che questo sia emozionante, come trovo che sia stato per me molto forte scoprire che un bambino che non è stato allattato avrà più possibiltà di non avere un ottimo rapporto con il cibo.

Io non sono stata allattata,  non ho mai avuto un bel rapporto con il cibo, e soffro di attacchi di fame.

E a chi dice che bisogna mangiare la carne perché le proteine sono importanti?

Li manderei tutti ad assaggiare la zuppa di cereali e legumi che fanno da Micro: quelle sì che sono proteine bbbbbone!

Ma lo sapete che servono 1500 litri di acqua per fare 100 grammi di carne?,

E che per fare 100 grammi di legumi ne bastano 60?!

So che vi state chiedendo dove finiscano i 1500 litri di acqua che servono per la carne, ma ricordatevi che le mucche bevono tanto, e vanno pure lavate!

Non dico che la carne vada eliminata, ma ieri ho capito che va sicuramente ridotta, e mentre ci pensavo mi gustavo le mitiche pucciette col capocollo del bar 32, OPS!

Sul purè di fave e cicorie di Bari Vecchie ho già detto tanto, ma condividere con dei nuovi amici un piatto che normalmente si condivideva in famiglia, come piatto unico, mi ha emozionata.

Danny era stanco e quindi purtroppo abbiamo saltato l’ultima tappa del primo tour, anche se noi la pasta di mandorle ricoperta di cioccolata fondente, del bar fod, la conosciamo bene da anni…

Il secondo tour, quello di ieri sera, è stato molto più intimo: eravamo in 6 e quando l’intimitá cresce, diminuiscono i freni inibitori, e le parole fluiscono come un buon bicchiere di vino rosso del gentil Natalino.

Come prima tappa siamo andati al centodieci cavalli mozzarella bar, un posticino delizioso che si chiama così perchè all’inizio la gente entrava, comprava le mozzarelle e se le portava velocemente a casa.

Ma quando entri lì diventa difficile scappare.

Ti siedi al banco, ti mangi le loro mitiche frise al pomodoro, e inizi a chiacchierare con Gianni.

Sapete cos’è esattamente la frisa?

La frisa è pane biscottato, ossia cotto due volte (bis cotto) e durante la biscottatura viene essiccata.

E sapete perché le frise hanno il buco? Per poter infilarci lo spago con cui si faceva una corona che veniva poi appesa per essere conservata.

La corona veniva portata nei campi e nelle pagghiare (le pagliare), dove i contadini dormivano.

Assieme alle corone di frise si appendevano anche i pomodori che, assieme all’acqua, servivano per completare il loro pasto.

Le frise, infatti, si bagnavano in acqua di mare, se avevano il mare vicino, o con acqua normale, e poi si mangiavano con sopra i pomodori.

Il pane si faceva una volta alla settimana e lo si usava in diversi modi.

Uno di questi modi era bagnarlo e saltarlo con un pó di olio, per poi mesacolarlo con i fagioli cotti nel brodo vegetale e, per non buttare nulla, con le carote (che tra una delle sue proprietà ha quella di eliminare i gas dei fagiolo), il sedano, la cipolla e l’alloro usati per fare il brodo.

Parola di Mimmo che, nella sua Zia Rosa, ci ha accolti con una fantastica zuppa di fagioli con crostini di pane, e verdure.

Sono rimasta sorpresa nel trovarmi davanti al baccalà in tempura della Bell’Italia: ma come?! Siamo in Puglia e con tutto il pesce fresco che hanno qui, ci servono del pesce essiccato?!

E a quel punto ha preso la parola  il grande Beppe Lorusso che ieri sera era con noi da “spettatore”, e che stasera sarà il caronte del terzo tour al quale, purtroppo, non riuscirò a partecipare.

Giuseppe Lorusso, per chi non lo conoscesse, è un giornalista, scrittore d’enogastronomia, e studioso e ricercatore di storia dell’alimentazione e degli usi e comportamenti di consumo.

Ieri sera, tra le varie cose, ci ha spiegato anche come e perché il baccalà sia utilizzato così tanto anche nei posti di mare dove il pesce fresco non manca: il baccalà è un pesce conservato che costa molto meno del pesce fresco e può essere, appunto, conservato per periodi ben più lunghi.

Per finire in bellezza siamo andati alla cremeria Vignola, per perderci nei sapori delle sue fantastiche torte.

Che dire ancora?

Che ringrazio Luca e Walter per avermi dato l’occasione di unirmi a loro in questi bellissimi percorsi, perché camminando sotto un fantastico cielo stellato, tra una tappa e l’altra, ho conosciuto proprio delle belle persone.

E ringrazio tutti quelli che con i loro ristoranti hanno aderito a questo splendido progetto e ci hanno accolti con tanta gioia, tanta passione e tanta gentilezza.

E, per finire, ma non in ordine di importanza, ringrazio Nicola Difino e Giuseppe Lorusso per tutto quello che mi hanno raccontato ed insegnato in queste due serate così particolari, così intense.

In verità mi avete raccontato anche cose che avrei preferito non sapere, ma prometto che cercherò di metabolizzarle e di prendere al più presto la retta via.

Forse avrei preferito non sapere che la busta delle insalata è trattata internamente con una vernice ritardante che consente all’insalata in busta di restare verde per almeno 3 giorni.

Forse avrei preferito non sapere che nelle sigarette mettono l’ammoniaca per creare dipendenza, e che negli hamburger di Mc Donald…

Vabbè dai, sto zitta che è meglio!

Adesso vado in cucina, lavo un pó di insalata comprata oggi dal contadino e me la gusto pensando a voi.

Domani è un altro giorno, e si vedrá

Non so cosa mangerò quando tornerò a Milano, ma so che, anche senza caronte, nei prossimi giorni andrò a farmi il terzo tour che non riuscirò a fare stasera.

Eh sì, perché questi tre tour, anche mescolandoli tra loro, si potranno fare tutte le sere fino al 6 di gennaio (tranne il 25 il 31 e il 1),  e il costo di ogni tappa sarà di soli 3 euro.

Ecco qui sotto il menù dei tre tour!

Se siete in Puglia credete a me e fatevi un giro a Cisternino, che merita assai.

Besos

Barbara

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Fine settimana a Milano e dintorni? Ecco qualche idea.

 
Se questo fine settimana siete a Milano e dintorni, sappiate che il tempo dovrebbe essere buono e che ci sono un sacco di cosine da fare.
Ieri sera mio marito ed io eravamo in libera uscita (Santa Tata) e quindi siamo saliti in sella allo scooter, e ce ne siamo andati in zona Tortona.
Abbiamo fatto una veloce tappa all’inaugurazione dell’outlet di Ports, dove ho visto un sacco di vestitini e di scarpe carine, ma ho fatto la brava, e poi abbiamo messo le radici da “Taste of Milano”.
Taste of Milano è un evento gastronomico dove si possono assaggiare piatti stellati pagandoli circa 5 ducati l’uno!
Ducati?
Eh sì, perché a “Taste of Milano” si paga con i ducati.
Si paga un biglietto di ingresso, che si può comprare anche online, e poi si acquista una sorta di “carta di credito”  con dentro quanti ducati si sceglie di avere a disposizione, e nei diversi ristoranti presenti si paga con quella carta.
Considerate con con 50 ducati si comprano circa 10 piatti tra primi secondi e dolci, e quindi ci cenate tranquillamente in due.
Ieri sera ce la siamo davvero goduta perché nonostante fosse il primo giorno, non c’era troppa gente, e quindi non c’erano code nei ristoranti.
Ogni ristorante ha nel menù 3 piatti e una volta ordinato il piatto scelto in pochi minuti lo si vedrà arrivare.
Niente sedie, ma giusto qualche tavolo di appoggio, e i piatti e le posate ovviamente sono di carta.
Per 5 ducati volevate anche il piatto di porcellana e le posate d’argento?!?!?
Oltre ai ristoranti ci sono diversi stand dove si possono assaggiare ed acquistare ottimi prodotti: io ho comprato una forma di formaggio puzzone che in realtà si chiamerebbe “Tête de moine”, ma siccome ha un forte odore, Danny ed io, che lo amiamo, lo abbiamo sempre chiamato “puzzone”!
collagefotoL’oriental burger con tonno, barbabietola, lattuga, pomodoro e cipolla di “Wicky’s”; l’uovo con spuma di parmiggiano, birra e pane croccante e lo sgombro con piselli, formaggio di capra e ravanelli di “Vun”, il ristorante dell’hotel Park Hyatt di Milano; la tartare di tonno, i temaky e i ravioli di “Finger’s garden” e, per finire, di nuovo da “Vun” per la loro mitica pastiera sferica.
Ieri sera ci siamo proprio fatti viziare e coccolare.
Andrea, il mitico chef di “Vun”, si è anche intrattenuto con noi per spiegarci la ricetta del suo mitico uovo cotto a bassa temperatura, e Roberto Okabe, come sempre impegnato nella sua cucina di Finger’s, appena ci ha visti in coda, ci ha raggiunto con due temaky per noi.
Bello sentirsi coccolati, bello gustarsi certe delizie.
Eh sì, G.U.S.T.A.R.S.I.
Ho sempre mangiato troppo velocemente, a volte ingurgitando senza quasi sentire i sapori, ma da quando ho fatto il digiuno sono cambiate molte cose.
Dei 4 kg che avevo perso ho ripreso qualcosina, ma sono felice.
Sono felice perché io il digiuno non lo ho fatto solo per dimagrire, ma perché volevo guarire da certe brutte abitudini alimentari che avevo.
Gli attacchi di fame sono quasi spariti e ora, finalmente, riesco a gustarmi quello che mangio.
Dopo quello che ho mangiato ieri, oggi mangerò solo verdure, ma ieri sera ho goduto, eccome se ho goduto.
Ma ora andiamo avanti con cose più utili per tutti.
“Taste of Milano” durerà tutto il fine settimana, e sono benvenuti anche i bambini.
Mentre i più grandi parteciperanno a Taste of Milano, i più piccoli saranno coinvolti in esperienze interattive in un’area Kids, realizzata in collaborazione con Zero6 e lenuovemamme.it, in cui ci saranno diversi laboratori per i bimbi (noi andiamo sabato a fare quello delle caramelle alle 12.30).
Se più che ai profumi del cibo, siete interessati ai profumi dei fiori, allora potete sempre andare a fare un giro alla mostra “Orticola” che sarà per tutto il fine settimana nei giardini pubblici “Indro Montanelli” in Via Palestro.
L’edizione del 2014 è dedicata alla rosa, ma potrete, come sempre, trovare di tutto e di più.
Se ai vostri bimbi non piace cucinare e non amano i fiori, potete sempre portarli alla Rotonda della Besana dove, al Muba,  continua la mostra “Scatole” per bimbi da 4 a 11 anni.
I turni sono a numero chiuso e ogni turno può ospitare fino a 50 bambini
L’attività dura 75 min e i turni per sabato, domenica e festivi 10.00-11.30 | 11.30-13.00 | 14.00-15.30 | 15.45-17.15 | 17.30-19.00
L’ingresso costa 8 euro per bambino | 6 euro per adulto ed vivamente consigliata la prevendita su MidaTicket
Se non vi interessano cibo, fiori e scatole, ma siete appassionati di moto, allora fatevi un giro in Brianza, e venite a Monticello Brianza a visitare la mostra dedicata alla “Agrati Garelli”.
Ho scritto “venite” perché noi ovviamente domenica saremo lì.
Nel lontano 1961 la Garelli si fuse con il gruppo Agrati, famiglia per tradizione votata alla lavorazione del ferro.
La mostra si svolgerà a Cortenova di Monticello, perché era proprio lì che si trovavano gli stabilimenti Agrati.
Daniele Agrati ( il primo da sinistra) con suo cugino Marco e i loro papà Franco e Antonio.

Daniele Agrati ( il primo da sinistra) con suo cugino Marco e i loro papà Franco e Antonio.

E’ nella sua Brianza che Daniele Agrati, il papà di mio marito, ha contribuito, con tanta passione e tanto lavoro, a rendere grande l’azienda di famiglia quando questa si fuse con la Garelli.

La “Agrati Garelli” ha cessato la sua attività nel 1991, dopo aver dato occupazione a centinaia di lavoratori della Brianza, segnando la storia del nostro paese.

Chi di voi non è mai montato in sella ad un Garelli? Io lo avevo e ho dei ricordi bellissimi di quel mio primo motorino.
La mostra sarà aperta da domenica 11 Maggio a domenica 18 Maggio dalle ore 15 alle ore 19,00 e Domenica 18 Maggio dalle 10,00 alle 12.30 e dalle 15,00 alle 19,00.
Ci saranno foto, cimeli, ricordi e anche personaggi: interverranno Fausto Gresini ed Ezio Gianola, i due alfieri del Team Italia che a metà degli anni ’80 spopolarono nel Motomondiale 125. Gresini vinse il titolo nel 1985 e ’87.
Prima che con lui la Garelli 125 si aggiudicò, con Angel Nieto, le edizioni 1982, ’83, ’84.
Adesso capite perché Danny boy a 6 anni è già un appassionato di moto?!
Con un papà endurista, e con un nonno così, non poteva certo diventare un appassionato di bigie no?!
Buon fine settimana a tutti.
Barbara 
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Ospitalità pugliese

Mondo scuola: parliamo di mensa…

 
Danny boy ha iniziato le elementari.
Danny boy è reduce da 3 anni di asilo privato dove una fantastica signora, ogni giorno, preparava ottimi pranzetti per lui e per i suoi compagni.
Danny boy da settembre, e per almeno 5 anni, mangerà (forse) ciò che Milano Ristorazione deciderà che lui dovrà mangiare.
La mamma di Danny boy (ossia IO) si è ovviamente iscritta alla commissione mensa.
La mamma di Danny boy vuole sapere cosa mangia suo figlio.
La mamma di Danny boy, se si arrabbia, non è per niente simpatica.
La mamma di Danny boy è già un po’ arrabbiata, quindi ocio!!!
Nulla da dire sulla scuola di Daniele, sulle maestre e sulle scodellatrici (ossia le signore che fanno le porzioni per tutti i bambini della scuola): la scuola è pulita e ben organizzata, la maestra ha anche voglia di sbucciare e tagliare le mele per tutti (quando la buccia è troppo dura per essere addentata e mangiata), e le scoldellatrici sono tutte gentili e super disponibili.
Ma su Milano Ristorazione due paroline in più le dirò…
Ieri sono stata in commissione mensa per la seconda volta (armata di grembiule e cuffia, giustamente obbligatori, e ovviamente parecchio anti estetici).
La mensa è un’enorme stanza in cui c’è un lungo tavolo per ogni classe.
Il compito di noi “controllori” è di accertarci che in tutti i tavoli ci sia quello che serve per il pranzo ossia posate, pane, bicchieri, caraffe di acqua e ovviamente piatti, e di assaggiare tutte le pietanze che vengono servite ai bambini accertandoci che non ci siano corpi estranei in giro (capita!)
Fino a pochi giorni fa in ogni posto c’era un frutto, ma ora la frutta viene messa in un cestino a capotavola, vicino alla maestra.
Sarà la maestra a dare la frutta a chi la vuole, per evitare che i bimbi con la frutta ci giochino, ma non la mangino.
Questo perché?
Perché esiste un’associazione che si chiama “Siticibo” che ogni giorno ritira la frutta e il pane non consumati (e ovviamente non toccati o rotti) per portarli dalle suore e in altri centri in cui il cibo viene poi consegnato a senza tetto e bisognosi in generale.
Mi viene male se penso a tutti i pasti caldi che avanzano a scuola, ma che non possono essere ritirati e che quindi vanno buttati.
La stessa società infatti va anche in alberghi e ristoranti a prendere pasti caldi, ma per fare questo serve che chi “dona” abbia degli abbattitori di temperatura.
Si tratta di questioni delicate che non si possono trascurare.
Ed ecco che proprio per questo grande spreco ora vi dirò cosa penso di Milano Ristorazione.
Ma perché fare sperimentazione sui bambini?
I nostri bambini hanno bisogno di forze per affrontare la giornata, ma spesso i piatti che Milano Ristorazione offre, vengono respinti, lasciati intatti sui tavoli e poi buttati.
La prima volta che sono andata c’era un frittata immangiabile.
Ieri, invece, c’era una minestra di lenticchie con la pasta: la minestra aveva anche un buon sapore, ma la pasta alle prime è arrivata scotta e alle quinte (che vengono servite per ultime) è arrivata talmente molle che avrebbero fatto prima a frullarla con le lenticchie.
L’arrosto di tacchino era anche buono, ed è stato mangiato da tutti, ma era una misera fettina a testa e le verdure crude di contorno (insalata con verza e carote) sono rimaste intatte sui piatti di tutti.
Ma una bella pasta normale?
Del riso?
Un po’ più di arrosto con magari una verdura alla volta, e cotta?
Mio figlio a casa mangia di tutto, ma ieri alla fine ha pranzato con una fettina di carne e due banane.
Se vogliamo proprio dirla tutta…la colpa è anche di molti genitori che ai loro figli, a casa, fanno mangiare sempre le stesse cose, ma Milano Ristorazione di sicuro dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza.
Il giorno della frittata ho visto 4 bambini che non la avevano neanche assaggiata, ma sostenevano fosse cattiva.
Ok che il profumo non fosse il massimo, ma almeno provare ad assaggiarla?
Questa è una questione di educazione alimentare, che è da casa che deve partire.
Due di quei bambini alla fine, dopo aver fatto con loro una sorta di gioco, quella frittata la hanno assaggiata e se la sono mangiata tutta.
Sono una rompiscatole, lo so, ma cari genitori, fate uno sforzo in più con i vostri figli e fate loro assaggiare un po’ di tutto.
I bambini devono poter scegliere, e non limitarsi a ciò che conoscono.
E tu, cara Milano Ristorazione, invece di complicarti la vita con inutili piatti elaborati che i nostri bambini non mangeranno mai e che verranno buttati, datti alla classica pasta e ai classici secondi oppure, se proprio non ti riesce, datti all’ippica!!!
Barbara 

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Minestra di fave con cicoria, e prefazione.

 
È arrivato il freddo e quindi posso ufficialmente inaugurare la stagione delle vellutate e delle minestre: sono sane, riempiono e soprattutto non fanno ingrassare (se non ci mettete un quintale di olio e altre schifezze).
L’ideale sarebbe mangiare una bella minestra o una vellutata prima di cena, magari mentre stai ancora finendo di cucinare.
Avete presente quei momenti in cui ti viene una fame atavica e inizi ad assaggiare tutto quello che stai cucinando, più e più volte, forse anche troppe volte?!
Una volta ho assaggiato talmente tanto che quando è arrivato a casa mio marito non c’era più niente! Ahahahaha
Ecco, quando vi viene quella fame lì allora mangiate una bella minestra per tappare il buco (io ci provo spesso, ma spesso finisco prima sul pacchetto dei taralli!)
Ma ora parliamo di cose serie: la ricetta di oggi.
ingredientifotoVi bastano 2 INGREDIENTI anzi 3, più 2 facoltativi:
1) 200 grammi di fave secche decorticate (io compro quelle spezzate che costano pure meno)
2) 1 kg di cicoria
3) olio
4) facoltativo: pecorino grattugiato
5) facoltativo: pepe
 
Quando avete tutto INIZIAMO:
Sciacquate bene le fave e mettetele in 1 litro e mezzo di acqua fredda salata.
Fate bollire e continuate a cucinare per un’ora a fuoco basso, fino a che vedrete che le fave si saranno spappolate e la consistenza della vostra minestra sarà cremosa.
Intanto avrete pulito la vostra cicoria eliminando il grosso dei rami bianchi (ma non tutto) e la avrete fatta bollire in acqua salata per una ventina di minuti.
Una volta pronta scolate, strizzate e tagliate a pezzetti.
Per finite passate la vostra cicoria in padella un paio di minuti con un goccio di olio.
Ecco fatto!
Ricetta facile facile no!?
Ora basta prendere un piatto fondo, metterci la vostra minestra di fave e al centro una bella montagnetta di cicoria.
Io alla fine ho dato una spolverata di pepe e di pecorino grattugiato e ho decorato il tutto con un filo d’olio.
Bona vera!
Barbara

Che guerra sia!

 
Ok, ok  lo ammetto: sono una “quaqquaraqquà”.
E’ dai primi di settembre che dico “domani mi metto a dieta, domani mi metto a dieta”, ma non sono ancora riuscita a farlo per più di 12 ore.
Prima in crociera con chilometri di buffet compresi nel prezzo, poi in montagna dove si mangiano tante cosine buonine per niente dietetiche e, per finire, ben due we lunghi in Puglia per seguire il cantiere.
Ieri alle 16 siamo atterrati ad Orio Alserio, dopo 3 giorni in Puglia, e io alle 18 sono atterrata sulla mia bilancia. Atterrata nel senso che quando ci sono salita ancora un pò e ci svenivo sopra. Per fortuna che sono saltate fuori le molle (anche quelle digitali hanno le molle, non lo sapevate?) e quindi hanno bloccato la caduta rispedendomi verso l’alto.
Basta, ora non si scherza più: è guerra, tra me e la bilancia è guerra, e io vincerò!
Trovo che il cibo sia davvero uno dei più grandi piaceri della vita, ma quando è troppo è troppo e se continuo così rischio di dovermi rifare il guardaroba (e invece devo risparmiare per la casa in Puglia!).
Non ho mezze misure quindi quando decido di fare una cosa la faccio. Lo dico a tutti voi così se mi vedete trasgredire siete autorizzati a darmi una pizza, in faccia però!
Stamattina ho accompagnato Danny a scuola e alle 8.40 ero già al supermercato che fissavo il banco della verdura, per decidere da dove iniziare.
Poi ho pensato alla Telecom e alla Spagna che se l’è comprata e allora siccome, anche se per sbaglio sono nata in Scozia, sono italiana fino al midollo, ho deciso di iniziare da un menù patriottico con la speranza che porti bene: una bella vellutata di cavolfiore come antipasto e poi bresaola e fagiolini.
Per dimagrire il trucco è mangiare spesso (mai stare più di 3/4 ore senza magiare nulla) per velocizzare il metabolismo, tenendolo sempre in allenamento, e per evitare di arrivare al pasto successivo con una fame atavica.
Ovviamente bevete tanto (solo acqua): gli alcolici magari fanno bene all’umore, ma alla cellulite pè niente!
Ovviamente sarebbe meglio evitare o limitare pasta, pane e pizza, optando invece per tanta verdura!
Anche la verdura contiene carboidrati come la pasta e il pane, ma ovviamente molto meno. Ecco perchè per non soffrire la fame e per non essere tristi (si sa che i carboidrati danno allegria!) di verdura bisogna mangiarne parecchia.
Lo stesso vale anche per la frutta, ma attenzione perchè la frutta contiene tanti zuccheri e più zuccheri si mangiano e di più zuccheri viene voglia quindi ok alla frutta, ma magari optate per la meno zuccherata.
Ovviamente via libera alle proteine evitando di esagerare con i formaggi e le uova.
Una cosa importante da sapere è che il senso di sazietà di solito arriva dopo 20 minuti quindi l’ideale , specialmente di sera quando la fame di solito è maggiore, sarebbe mangiare subito una bella insalatona o una vellutata in attesa che la cena sia pronta. Così facendo arriveremo a tavola con meno fame.
Quante volte al ristorante ordiniamo antipasto, primo e secondo perchè abbiamo tanta fame e poi alla fine del primo chiamiamo il cameriere per chiedere se è possibile disdirre il secondo? E’ il senso di sazietà che arriva mentre si aspetta.
Spero di avervi detto qualcosa di utile e facile (spesso ci danno diete troppo complicate e la voglia di farle passa subbbbito), ma sopratutto spero di riuscire a ricordarmi tutto quando sarà il momento.
A volte quando vedo il cibo o sento certi profumi…il cervello mi va in stand-by e sopraggiungono intensi attacchi di amnesia, ops.
Cara bilancia, sto giro però ti frego, ti devo fregare.
Barbara

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Qui Puglia: la dieta? Facciamo da ottobre dai!

È da due settimane che mi dico “domani inizio, domani inizio”, ma sta benedetta dieta ancora non l’ho iniziata.
Anzi, per la verità l’ho iniziata già 5 o 6 volte, ma non sono riuscita a farla durare più di mezza giornata.
Se qualcuno mi spiega perché io dovrei rinunciare al piacere più bello della vita SOLO per perdere quei 5 o 6 kg che dovrei perdere, allora giuro che mi metto a dieta, oggi!
(NB: oggi vado a giocare al lotto il 5 e 6 perché in poche righe mi sono già usciti due volte!!!)
Ne ho fatte di diete nella mia vita: proteica (ma non andavo più al bagno), “carboidratica”(la mia preferita, ma non dimagrivo, strano), solo frutta, solo verdure, solo minestroni, dieta a zona (mangiavo il primo a casa poi andavo a mangiare il secondo e il dolce al ristorante).
Anche quando riuscivo a perdere tanti Kg continuavo a non essere contenta perché tanto io le gambe grosse (che sono la parte di me che odio di più) le ho di costituzione e quindi dimagrendo diventavo tutta piatta sopra, mi si sciupava il visino (ino???) e le gambe restavano sempre grosse, meno grosse, ma sempre grosse.
Posso allora aver voglia di rinunciare a magnà se tanto alla fine so che, se non prendo un’accetta e taglio, il mio punto debole rimarrà sempre debole?
E poi scusate, ma siamo seri, per un attimo: secondo voi proprio mo’ che sto in Puglia posso anche solo mettermi a parlare di dieta?
Siamo arrivati ieri e dopo una sveglia alle 5 del mattino per prendere il volo delle 7.55 e dopo un’intera giornata tra cantiere e outlet vari a cercare gabinetti, docce, piastrelle etc, a cena mi sarei divorata uno stinco intero.
Una mia cara amica (carissima per i suggerimenti sempre azzeccatissimi) ci ha suggerito di andare a cena a Montalbano di Fasano alla Masseria Ottava Piccola, un posticino delizioso in una location del XVIII secolo.
Abbiamo cenato fuori coccolati dal simpaticissimo Silvestro e deliziosamente nutriti da sua mamma Maria che con la cucina e le materie prime della loro terra, ha un vero rapporto di amore.
Che dire?
A chi ci chiede perché abbiamo deciso di costruire casa qui, rispondo:”Venite a farci un giro e capirete!”
Barbara

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1 oliva + 1 polpetta + 1 Martini

 

E’ da quando siamo salpati in crociera che mio figlio mi tira matta.
Sarà il pensiero che tra poco inizierà la scuola elementare e non ci troverà più i suoi soliti compagni?
Sarà l’età?
Non lo so, so solo che mio figlio, da più di un mese, mi sta davvero tirando matta: fa mille capricci che non hai mai fatto, ha paura di tutto, non è mai contento di niente (e ne facciamo di cose!!!), fa fatica a giocare con gli altri bambini se questi non vogliono fare esattamente quello che vuole lui, risponde male etceterissima (molto più di etc)
GRRR! ARGH! BAU!
Conoscete qualche negozio che venda “pazienza” al kilo? Io l’ho finita, caput.
Ieri l’ennesima scenata: l’ho portato a giocare da un suo nuovo amichetto qui a Venezia, ma tempo di prendere l’ascensore e uscire in calle (le strade a Venezia si chiamano così), che lui era già sul balcone in lacrime che mi urlava di tornare su a prenderlo.
Preso, portato in giro con me che avevo delle commissioni da fare e riportato lì a giocare, restando lì al piano di sotto con la mamma dell’amichetto, che per fortuna è una mia amica.
Non sopporto le sconfitte.
Alla fine il suo amichetto è venuto da noi per il pranzo e il dopo pranzo, così sono stati insieme un bel po’ e si sono divertiti, spero.
Risultato?
Alle 17 ero stanca, un pò abbattuta e parecchio pentita della scenata che gli avevo fatto quando si era messo a piangere chiedendo che io tornassi a prenderlo.
Quindi?
Quindi avevo bisogno di un paio di ore di aria, come i carcerati.
Soluzione?
Un bell’aperitivo a San Servolo, da sempre identificato da noi veneziani come il manicomio.
Dal 2008 l’isola accoglie la succursale dell’Accademia di belle arti, ma fino al 1978 a San Servolo c’era il manicomio o meglio detto “Ospedale psichiatrico”.
Ieri sera si inaugurava la mostra “Open 16”, curata da Paolo De Grandis, ossia un esposizione internazionale di sculture e installazioni che celebra la sua sedicesima edizione e si svolge al Lido e San Servolo, in contemporanea alla Mostra del Cinema.
Arte, musica e un bel pò di amici in una splendida location che una volta era un manicomio.
Direi che una madre, che il figlio sta cercando di tirare matta, non poteva che trovare posto migliore per riprendersi.
Peccato solo per il catering che forse non si aspettava tanti ospiti: ho mangiato credo 7 grammi di tagliatelle (le porzioni erano servite sui piattini della cucina giocatolo di mio figlio) e una tartina di frutta e non ho bevuto nulla (c’era vino, ma non avevo voglia di vino).
Con due amiche e un amico abbiamo visto bene di fare un salto all’Harry’s bar per tappare il buco nello stomaco e vedere se c’era qualcuno di interessante.
Magari c’era Johnny Depp che cenava con George Clooney e James Franco e cercavano compagnia femminile! Capita no?
Ma abbiamo trovato solo Mara Venier, elegantissima nella sua semplicità, e sempre sorridente.
Niente figoni?
Ok, allora io copio le mie amiche e mi bevo un gin-Martini mangiando 1 oliva e 1 polpetta incandescente.
Secondo voi una quasi astemia che all’età di 43 anni, e a stomaco vuoto, beve il suo primo martini…che fine fa?
Fa la fine di una ciucca persa (tipo “ubriaca”, ma un pò meno) che finisce per fotografare tutte le vetrine dei negozi famosi che incontra, ridendo come una matta e ringraziando di non essere una blogger di moda (le foto le trovate tutte sulla mia pagina di temperateitacchi su facebook)
Ecco che fine ho fatto.
Da oggi in poi quando sarò un pò demoralizzata o incavolata, so che la soluzione ideale sarà: 1 oliva + 1 polpetta + 1 Martini
Wow, non pensavo fosse così facile.
Grazie Peggy, grazie Alessandra: mi avete fatto scoprire un nuovo mondo, quello del Martini a stomaco vuoto.
PS: da non fare se dovete guidare, mi raccomando!
Barbara

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