Accetto la sfida, e vi sfido!

Potevo forse non dire la mia sul tormentone della “sfida accettata“?!?

Direi proprio di no.

Tv spazzatura sí, tv spazzatura no?!

Quanti di voi ieri sera hanno visto almeno 10 minuti di Grande Fratello Vip?!

Su, su, alzate le mani !!!

L’importanza della solitudine, e quella forza apparente.

Un paio di giorni fa, sfogliando virtualmente il faccia da libro (facebook), ho trovato questa frase:

“Se riesci ad apprezzare la solitudine, non correrai mai il rischio di sentirti solo”

Sono parole che ti fanno riflettere…

E dopo poco ecco che trovo un’altra frase, importante:

“Non esiste nessuno più difficile di chi sa stare solo. Ha imparato a fare la cosa che fa più paura al mondo. Quindi non sarà mai disposto a barattare la sua solitudine con rapporti di circostanza, ne con persone che cercano compagnia solo perché hanno paura del vuoto”.

Ah, che grandi verità!

Spesso su facebook leggo un sacco di cavolate, e inutili polemiche, ma questa volta no.

Imparare a stare bene da soli è davvero una delle cose più importanti da fare, anche se spesso è difficile.

Ma è solo imparando a stare bene da soli che si finisce con l’imparare a stare bene con gli altri, per il piacere di starci, e non perché se ne ha bisogno.

E poi chi non ama la solitudine non sa cosa sia davvero la libertà…

Non so voi, ma io mi sento davvero libera solo quando sono da sola, magari durante una delle mie passeggiate in mezzo alla natura.

Sono figlia unica, e quindi da piccola mi sono spesso ritrovata a giocare da sola.

E’ giocando da soli, e iniziando a stimolare la fantasia, che si inizia a prendere confidenza con i pregi e difetti della solitudine.

Quando giochi da solo mai nessuno potrà strapparti dalle mani il tuo oggetto preferito, ma non ci sarà neanche nessuno ad aiutarti a metterlo a posto, quando si romperà.

Quando abiti da solo non ci sarà mai nessuno a dirti di abbassate la musica perché vuole dormire, ma non ci sarà neanche nessuno ad infilare nello stereo il suo cd, facendoti conoscere un cantante nuovo.

Quando sono venuta a vivere a Milano, per studiare all’università, io avrei voluto dividere casa con un’amica, ma mio padre non me lo ha permesso.

“Vai a vivere da sola, e imparerai prima che certe cose le puoi fare, e altre no, ma per rispettare  te stessa e, non per rispettare gli altri”.

Aveva ragione il mio papà.

Forse era un po’ brusco nei modi, ma il mio papà aveva spesso ragione.

Ho vissuto da sola per circa 15 anni.

Ho avuto diverse relazioni, ma non ho mai permesso a nessuno di dividere con me la mia casa.

Non sono mai stata disponibile a barattare la mia preziosa solitudine con rapporti in cui non credevo, al 100%.

Il primo uomo con cui ho deciso di dividere lo stesso letto, non solo il fine settimana, è diventato mio marito, e il padre di mio figlio.

Ma ancora ora…

Ancora ora mi sento davvero libera solo quando lui magari è via per lavoro, o semplicemente perché ha una lezione di inglese, o di boxe.

Io mi sento libera solo quando posso essere me stessa, al 100%, e questo succede solo quando sono da sola.

Non devo fare felice nessuno, non devo piacere a nessuno, e, soprattutto, posso guardare tutte le cavolate che voglio, in tv.

Ahahahahahahah!

A patte gli scherzi, per me la solitudine è davvero importante, essenziale.

Io da sola sto proprio bene.

Non fraintendetemi: io amo mio figlio, e mio marito, e amo condividere una parte della mia vita con loro, ma una parte…

Imparare a stare bene da soli, nella vita, ti può solo essere di aiuto.

Se una sera mio marito esce, io non sto a casa a pensare dove sia, con chi sia, e cosa stia facendo.

Io sto a casa, nutro e metto a letto nostro figlio, e poi mi guardo un film di quelli smielosi, oppure mi faccio un bagno caldo e mi leggo un libro romantico, o un bel manuale di quelli che spiegano come tenere a bada mariti e figli, quando rompono.

Quando vivi da sola per tanti anni, e non permetti a nessun uomo di invadere i tuoi spazi con la copia delle tue chiavi di casa, impari anche ad arrangiarti, e a fare tutto, da sola.

Quando mi si bucò la prima gomma della mia prima macchina, ero da sola, e non passava nessuno.

Ero uscita da qualche discoteca, e me ne stavo tornando a casa sola soletta, in “tranquillitè”!

Ho preso il cric e la gomma di scorta, e mi sono arrangiata, da sola.

Per le mie amiche, e per i miei amici, sono sempre stata una donna forte!

E’ proprio quando gli altri iniziano a pensare che tu sia davvero una donna forte, che sei fregata!

Perché le donne forti non hanno bisogno di aiuto.

Le donne forti vengono guardate da lontano mentre si cambiano la gomma dell’auto da sole, e nessuno chiede loro se hanno bisogno di una mano, perché tanto le donne forti non hanno mai bisogno di aiuto.

Il vero problema è che quando passi una vita a fare tutto da sola, alla fine diventa davvero difficile chiedere aiuto.

A volte vorrei farlo, ma mi ritrovo a mordermi la lingua, e a fare da sola, come sempre.

Sarà una questione di abitudine, sarà perché quando impari a fare a modo tuo, ti convinci che se qualcuno ti aiutasse a modo suo, ti darebbe fastidio.

Sarà quel che sarà, ma una cosa l’ho capita: “Le donne forti sono quelle che hanno più bisogno di protezione. Perché sono stanche, di lottare da sole”.

Ecco! L’ho detto!

E adesso chi ha orecchi per intendere intenda!

Se avete un’amica che vi è sempre sembrata forte…

Se avete una sorella che vi è sempre sembrata forte…

Se avete una moglie che vi è sempre sembrata forte…

Se avete una madre, o una zia, o una figlia, o una nipote, che vi sono sempre sembrate forti…

Sappiate che sono proprio le donne forti che hanno bisogno di essere protette, aiutate e amate, anche più delle altre.

Il problema è che spesso non sanno chiedere…

Besos

Barbara

 

“Mi piace”? Non mi piace

 

Anche a me piace facebook.

Anche io spesso sono su facebook.

Facebook può essere un aiuto in certi momenti di solitudine, e di insicurezza.

Facebook può essere di aiuto quando si ha bisogno di consigli ed informazioni.

Ma da lì a far diventare facebook il termometro della nostra vita, e delle nostre relazioni personali, questo nooooooooo daiii!

Sono stata una delle ultime a diventare attiva su facebook: c’ero già da un paio di anni, ma non ci andavo mai, poi un giorno mio figlio ha preso la varicella, poi l’influenza, e il danno è stato fatto.

Due settimane forzatamente chiusa in casa mi hanno fatto da trampolino per facebook, e mi ci sono tuffata di testa.

Ho anche rischiato di annegarci in facebook, ma per fortuna sono sopravvissuta.

Ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che facebook era diventata una presenza troppo forte nella mia quotidianità, e allora ho rallentato un pò…

Ora ci entro, pubblico qualche cosa, do un’occhiata veloce a cosa succede nel mondo, e poi torno alla mia vita.

Lo uso ancora, e mi diverte, ma  facebook non è la mia vita.

Ma per qualcuno facebook è diventata una cosa seria, troppo seria!

Conosco gente che pensa che pubblicare certe immagini, o certi video, possa servire a cambiare il mondo, e invece non capiscono che parlare di violenza, e pubblicare violenza non porta mai a niente di buono.

Conosco gente che mi ha scritto in privato per chiedermi perché non clicco mai “mi piace” sotto quello che pubblicano.

Conosco gente che mi ha scritto chiedendomi come mai tra i miei amici ci fosse quella tale persona.

No, ma dico…state scherzando o fate sul serio?

Per me facebook è come una grande palco dove ogni tanto qualcuno sale e parla.

Tutti possono salire un attimo su quel palco, ma non è detto che sotto quel palco in quel momento ci sia qualcuno pronto ad ascoltare, e ad approvare.

Se ti va di dire la tua dilla, ma non ti aspettare nulla.

A volte la gente ha altro da fare, o di meglio da ascoltare.

Magari quello che dici piace a tutti, ma nel momento in cui sei salito sul palco, la gente era impegnata a fare altro, e non ti ha ascoltato.

Ovvio che anche a me fa piacere se la gente clicca “mi piace” sotto le mille cavolate che pubblico.

Io pubblico principalmente per fare sorridere,  e per suggerire…

Per me un “mi piace” equivale ad un sorriso, e io ho sempre amato far sorridere la persone.

Io pubblico ciò che mi fa stare bene e che mi rende felice, per ricordare a tutti che la vita è bella, nonostante tutto.

Io pubblico per ricordare a tutti di guardare anche quello che va, e non so quello che non va.

Sarei un’ ippocrita dicendo che non sono contenta quando alla gente piace quello che pubblico, ma giuro, e ripeto “Giuro”, che non ci sono mai rimasta male se un amico o un’ amica non hanno dimostrato pubblicamente la loro approvazione.

Ma chi se ne importa di un “mi piace” in più, o di un “mi piace” in meno e soprattutto, di chi lo clicca.

Io lo so quello che pensano di me i miei veri amici, nel bene e nel male, e del resto poco mi importa.

Forse facebook dovrebbe cambiare in “contatti”, quelli che ora chiama “amici”, per ricordare a tutti che i veri amici sono altrove, e che è di loro che dovrebbero occuparsi di più…

Invece di dare così importanza al quel “mi piace” in più, prendete il vostro cellulare e fate una chiamata, in più!

Secondo facebook io, in questo momento,  avrei 2540 “amici”.

Peccato che i miei veri “amici” si contino sulle dita di al massimo due mani.

Ma vale davvero così tanto un “mi piace”?

Chiediamoci il perché di questo grande bisogno di conferme, dall’esterno, e da chi, forse, non abbiamo neanche mai visto dal vivo.

Anche se “a me mi” non si dice…

A me “mi piace” quando suona il cellulare e vedo il nome di qualcuno che non sento da tanto.

A me “mi piace” quando mio marito torna a casa e apprezza quello che gli ho preparato per cena.

A me “mi piace” quando mio figlio mi guarda e mi sorride, senza motivo.

A me “mi piace” quando va bene un appuntamento di lavoro.

Diamo un giusto peso alle cose e alle persone.

Diamo un giusto peso alle vere emozioni e alle vere delusioni.

Non vi sto dicendo queste cose da mestrina, ma da alunna che ci è passata, e che pian piano ne sta uscendo.

Non me ne è mai importato nulla dei “mi piace” di facebook, ma l’approvazione delle persone a me care era diventata per me troppo importante.

Sin da piccoli iniziamo cercando l’approvazione della nostra mamma, e del nostro papà, arrivando poi a  quella degli amici.

Ma ricordatevi una cosa: l’approvazione più importante è la vostra.

“Mi piaccio” conta molto di più di uno stupido “mi piace”.

“Mi piaccio” è l’unica cosa che conta davvero, il resto è superfluo, è un di più che fa bene, ma non basta.

Quello che gli altri pensano di te è di sicuro importante, e il fatto di piacere fa sicuramente bene, ma la vera felicità va cercata dentro di noi, e non intorno a noi.

E se non siete felici? Pensate a cosa vi manca per esserlo, e mettetevi al lavoro.

Non è piangendosi addosso, o contando sull’approvazione degli altri, che si ottiene qualcosa.

A volte, per capire, bisogna imparare a fermarsi un attimo.

Io l’ho appena fatto, e sto già molto meglio.

Besos

Barbara

 

 

O tutto o niente: bye bye facebook

 

Ormai l’ho capito: io non sono una da mezze misure!

Se voglio dimagrire preferisco il digiuno alla dieta, e se voglio disintossicarmi dalla rete, preferisco disconnettermi, del tutto.

Mi sono detta più volte che facebook mi stava prendendo troppo la mano e che sentivo il bisogno di darmi dei limiti, di frenare, ma continuavo a ripetermelo, senza riuscire ad attuarlo.

Facebook è come una droga, come l’alcol: fa sorridere, fa dimenticare, fa sentire leggeri e a volte ti fa anche sentire importante, per qualcuno.

Ma come tutte le droghe, se se ne abusa può anche fare male, molto male.

E io avevo capito che facebook stava iniziando a farmi male, e avevo capito che avrei dovuto darci un freno.

Durante il giorno sono spesso da sola, e lavoro da sola, da casa.

E quindi facebook mi faceva compagnia, ma per quella “finta” compagnia, stavo iniziando a distrarmi troppo, e a trascurare i veri affetti.

Ci ho provato a darmi dei limiti, ho anche letto un libro, ma non ci sono riuscita

Per me era diventato ormai automatico andare a curiosare, a leggere, a commentare…

Per me era diventato ormai necessario condividere con i mie amici di facebook le cose belle che vedevo, i posti interessanti e le forti emozioni.

Mi piace condividere, e mi piace condividere solo le cose belle.

Quando sono arrabbiata mi rintano nella mia caverna.

Non mi sono mai piaciuti i S.I.N.A.P. e di certo non voglio diventarlo io, e quindi quando non ho cose belle da condividere, preferisco stare zitta.

Ogni tanto mi arrabbio anche io, e lo dico, ma lo faccio quando si tratta di temi di attualità o di argomenti che possano essere di aiuto per fare riflettere, e ragionare.

Non mi piacciono le polemiche e gli sfoghi fini a sé stessi, inutili.

Su facebook ne leggo tanti, a volte troppi.

E quindi?!

E quindi ho deciso che se non ero riuscita a rallentare il mio rapporto con facebook, allora dovevo interromperlo e ieri l’ho fatto: sono uscita da facebook.

Non sarà per sempre, per carità, ma di sicuro per tutto il week-end.

Stamattina mio marito e mio figlio sono partiti per andare in campeggio con altri papà e altri bambini, e io sono rimasta a casa, con 48 ore libere tutte per me.

Se non fossi uscita da facebook sapevo già come sarebbe finita: mi sarei rintanata a casa e avrei passato almeno la metà del mio tempo libero a chattare con amici lontani e a leggere i racconti di gente che neanche ho mai visto.

Eh no, questo mio prezioso tempo libero lo voglio dedicare ad altro.

Questo mio tempo libero lo voglio dedicare agli amici vicini, alle passeggiate, ad un bagno rilassante, ad un massaggio, ad un buon libro e magari ad un bel film.

Queste 48 ore le voglio dedicare a me stessa.

Stamattina ho fatto due passi e poi sono andata con un’amica ad un mercatino dell’antiquariato dove ho trovato una bellissima bilancia, e un vassoio, per la casa in Puglia.

Poi siamo andata all’Ikea e ho comprato le polpette che piacciono tanto al mio cucciolo, e poi sono tornata a casa, in total relax.

Sono sconnessa da circa 24 ore e sto daddddio.

Facebook non mi manca per niente e se non mi servisse anche per lavoro, per gli eventi che organizzo e per pubblicare i nuovi post del mio blog, forse non ci tornerei neppure.

Ma facebook per me è anche lavoro e poi mi piace, non posso negarlo.

Ma ora che ho scoperto che, anche senza facebook, mi sento sicura, forse riuscirò davvero a tornare, ma con moderazione.

Sicura?

Sì, sì, avete letto bene!

Anche se potrebbe sembrare tutto il contrario, io sono una persona molto insicura e facebook, in questo, mi ha aiutata molto.

Facendo la casa in Puglia, per esempio, ho riscoperto la mia passione per l’arredamento e la ricerca di oggetti e mobili particolari, da recuperare e ristrutturare.

Sono sempre stata una pr e il mio lavoro è sempre stato quello di organizzare eventi, ma sentivo che volevo provare anche a fare altro, e che dovevo coltivare di più la mia vena artistica.

Leggere i commenti positivi degli amici di facebook mi ha fatto pensare pensare che forse potrei provare a trasformare in lavoro una mia grande passione.

Riuscire a trasformare una passione in un lavoro, credo che sia una delle cose più belle che ti possa succedere, e quindi ho deciso di provarci.

Ah dimenticavo: visto che ho deciso che questo sarà il mio “detox week-end”, ho deciso che oltre a facebook rinuncerò anche al cibo.

Da ieri sono  di nuovo a digiuno e ci starò per almeno 4 giorni, evvvvvai!

Adesso vi lascio, e vado a leggermi un bel libro, al sole, in terrazza.

Passo e chiudo!

Besos

Barbara

Al mercato dell'antiquariato di Limbiate, oggi, scappando da facebbok

Al mercato dell’antiquariato di Limbiate, oggi, scappando da facebbokbbik, detox, disitntossic

 

 

 

Felicemente #sconnessa, o quasi…

 
Ti ritrovi a pranzo con un’amica, ma i tuoi occhi cercano lo schermo dello smartphone
Sei a cena con tuo marito, ma i tuoi occhi cercano lo schermo dello smartphone.
Le tue amiche stanno cercando di raccontarti qualcosa, ma i tuoi occhi cercano lo schermo dello smartphone.
Tuo figlio ti chiede di spingerlo sull’altalena, ma tu non senti, perché i tuoi occhi cercano lo schermo dello smartphone.
Succede, eccome se succede.
E a me, ultimamente, stava succedendo troppo spesso.
Ho sempre pensato che la consapevolezza dei propri limiti, e dei propri difetti, sia il primo passo verso il cambiamento, ma poi a questo cambiamento ci devi andare incontro.
Sono mesi che ci giravo intorno, e che sentivo di dover fare qualcosa, per darmi dei limiti, e cambiare.
Ne avevo anche già parlato qui, nel mio blog, ma poi?
Poi ho continuato a condividere, commentare, aspettare…
E un giorno un’amica mi dice che ultimamente quando lei è con me, io non sono con lei…
E il giorno dopo me lo dice un amico, e la settimana dopo me lo sento dire anche a scuola: ” Tuo figlio soffre questa cosa che tu abbia sempre il telefono in mano. A scuola dimostra di aver un estremo bisogno di attenzioni, forse perché gli mancano a casa…”
Big Ben ha detto stop!
Se mi si tocca mio figlio divento una iena, anche contro me stessa.
Oggi sono tanti i bambini che si contendono genitori fisicamente vicini , ma con la mente altrove, e io non voglio essere tra quelli.
Quello stesso giorno sono entrata in libreria e ho comprato un libro di cui mi avevano parlato: “Felicemente #sconnessi, come curarsi dall’iperconnettività” .
L’ho letto in tre giorni.
Me lo sono divorato.
Non che Frances Booth, l’autore, abbia scoperto l’acqua calda, ma è forte, molto forte leggere certe cose e scoprire che tanta gente, come me, per colpa dell’eccessiva connessione, si sta perdendo tante cose, troppe cose.
Vivi connessa, sai tutto quello che succede intorno a te, ma ti perdi la lettura, il piacere della solitudine, la memoria e il sonno.
Svanisce nel nulla anche il piacere del viaggio (e quando mai ora si guarda fuori dal finestrino, come si faceva prima dell’avvento di smartphone e ipad), la creatività, la capacità di ascolto (sempre rapiti dai nostri schermi), l’apprendimento e le relazioni.
Sono tanti i motivi che portano alla iper connessione.
Sembra che i motivi principali siano la noia, e la soddisfazione dell’ego.
A volte io nel mio ego ci navigo, lo ammetto, e all’improvviso mi rituffo nella mia vasca di insicurezza.
E poi c’è il bisogno di contatti sociali, il desiderio di comunicazione, la ricerca di riconoscimento sociale, lo studio, la paura, il bisogno di sentirsi necessari (BINGO!), la ricerca di informazioni, l’abitudine, la dipendenza (TROPPA!), e distrazione (che genera altra distrazione, senza fine).
Prima dell’arrivo degli smartphone ci si collegava circa 5 volte al giorno, per periodi più lunghi, mentre adesso la media è di 27 volte al giorno (e io sono tra quelli che la alza).
Mi piace sentirmi necessaria, mi piace sentirmi meno sola anche quando sono sola, mi piacciono le sorprese…
Ogni volta che controlli le mail, le notifiche di facebook e instagram, vai incontro a sorprese.
Ma sapere che per soddisfare i tuoi bisogni, trascuri i veri affetti…questo no!
“E’ arrivato un nuovo messaggio, una nuova notifica: devo leggerla, subito! Qualcuno sta pensando a me! A qualcuno piace quello che ho detto, la foto che ho postato! Wow”
Ci sono giorni in cui sento il telefono suonare, ma non suona.
Ci sono momenti in cui sento strani bip, ma è solo l’immaginazione che fa dei brutti scherzi.
Il telefono era diventato la prolunga della mia mano destra, e i pollici a volte roteavano anche se il telefono era appeso al collo.
Eh sì, appeso al collo.
Io da anni tenevo il telefono in un porta telefono, e lo indossavo tipo collana, sempre.
Basta! 
A volte posto foto per far credere che sono felice, e invece magari sono incavolata nera.
A volte sorrido, scatto e scrivo che sono felice, e invece non è vero che sono sempre felice.
Facebook spesso ti aiuta a convincerti, convincendo gli altri, di qualcosa che non è come sembra.
Basta finzioni!
E basta trascurare i rapporti umani per quelli online.
Da oggi il telefono lo voglio usare per fare una chiamata in più, per sentire la voce degli amici, e per fissare più pranzi, e meno chat.
La dipendenza da internet dal 2013 è stata inclusa nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Ecco, lo ho sempre detto che sono un po’ matta.
E poi la distrazione digitale fa a cazzotti con la concentrazione!
Ho mille sogni e mille progetti, ma poi mi arrampico nella rete…e perdo il filo.
Camminare, leggere, dipingere…
Sto riscoprendo altri modi per impegnare il mio tempo.
Non fraintandetemi: non lascerei mai facebook, instagram e i miei nuovi amici mediatici, ma ho deciso di darmi dei limiti.
Sto riscoprendo il piacere di lasciare il telefono dentro la borsa, e di perdere anche qualche chiamata, qualche messaggio.
Sto riscoprendo il piacere di guardare gli amici negli occhi quando mi parlano, sempre.
Ora so quando mio figlio vuole che io lo spinga sull’altalena, e lo so prima che me lo chieda.
Adesso il cellulare non entra più in camera da letto, ma rimane in carica in salotto.
Non è più l’ultima cosa che guardo prima di addormentarmi, e la prima che guardo quando mi sveglio.
Ebbene sì, sto facendo outing, e mi sento già molto meglio.
Il digitale ha una grande forza di attrazione perché promette gratificazioni immediate: ogni “Plin” potrebbe essere un’opportunità di lavoro, sessuale (non per me), o sociale.
Ma quanto durano queste gratificazioni?
E assieme alle gratificazioni…quante volte arrivano le delusioni?
Una mail che tarda a comparire sul vostro schermo, un sms diverso da quello che avremmo voluto…
Se anche voi soffrite di iperconnettività…iniziate comprando questo libro, e cercate di ricaricarvi.
Ci sono momenti in cui mi ritrovo a rispondere a una mail, a commentare un commento ad un mio post su facebook, a rispondere ad una richiesta di informazioni, e nel frattempo giro il sugo sul fuoco e metto via i vestiti stirati (non da me! Odio stirare)
Così non va.
Così non ce la faccio più.
A volte ho paura di fare aspettare la gente, di non rispondere abbastanza velocemente.
Ma poi mi arriva una mail di una persona che non ho mai visto, una mail nella quale questa donna è molto arrabbiata con me perché da mesi mi ha chiesto di incontrarci, di conoscerci, ma non è ancora successo, e allora sono diventata la sua nemica numero uno.
Ho un cantiere da seguire, un marito, un figlio, e i miei amici di sempre.
Sto passando un periodo un po’ intenso e non sempre riesco a trovare il tempo per tutto, e per tutti.
Spesso arrivo alla sera che sono stanca, a pezzi, e crollo.
Mi spiace, mi spiace molto cara Signora X, ma io non sono wonder woman e non ho più intenzione di fare i salti mortali per tentare di fare contenti tutti.
Quando si salta troppo si rischia di cadere, e di farsi male. 
Da oggi in poi farò quello che potrò.
Da oggi in poi continuerò a condividere i miei sorrisi, ma capiterà anche che condividerò un mio momento no.
Da oggi in poi non appenderò più il telefono al collo, e risponderò quando avrò tempo, e voglia.
E quando uscirò a cena con mio marito, il telefono non starà più sul tavolo, ma in  borsa.
Così se litigheremo avrò ho una cosa in meno da lanciargli addosso! Hihi
Barbara
 

 

La forza di facebook

 
Ho provato a starci di meno, ma non ci riesco
Ci ho provato davvero, ma non ci riesco.
Facebook mi fa bene.
Facebook mi aiuta.
So che può sembrare assurdo, ma facebook mi sta dando un sacco di forza.
Io posso sembrare forte, ma non lo sono.
Io posso sembrare una tosta, ma non lo sono.
Io sembro una con una forza di volontà pazzesca, ma non è così.
O per lo meno non l’avrei , di mio.
Ma ora che ho scoperto il trucco, sto migliorando!
Il mio trucco è facebook.
Il mio trucco è condividere.
Se scrivi a tutti che sei a dieta e poi dopo due giorni ti fai beccare mentre mangi 1 kg di carbonara, che figura ci fai?
Ho tanti difetti, tantissimi, ma sono orgogliosa, eh che cavolo!
Se decido di mettermi a dieta, e lo dico solo a mio marito, chi se ne importa se il giorno dopo decido che non ne ho più voglia.
Ma se decido di fare, per esempio, un digiuno, e lo scrivo su facebook, allora sì che ho un grande, grandissimo motivo in più per andare avanti, e mantenere la promessa, fatta a me stessa.
Sono i miei “amici” di facebook che spesso mi danno la forza necessaria per non arrendermi, per sorridere anche quando non ne avrei voglia, e per non mollare, mai.
Sono le persone che magari non mi hanno neanche mai vista, ma credono in me…
Sono loro che spesso mi danno la forza di essere quella che sono.
Sono sempre stata un’entusiasta, un amante della vita.
Ma da quando sono entrata in facebook, forse sono pure “peggiorata”.
Lo so che a volte chi sorride sempre può sembrare stupida, e forse un pochino lo sono anche.
Leggere certi messaggi che mi arrivano in privato, mi rende felice.
Sorrido, e a volte mi commuovo pure, quando leggo di tante donne che mi ringraziano per quello che faccio, per quello che suggerisco, per come sono, per l’entusiasmo che trasmetto.
Io non faccio nessuna fatica.
Io sono fatta così, mi viene proprio facile e naturale.
Tanto curiosa, sempre pronta a sperimentare cose nuove e a condividere quello che penso possa fare del bene anche agli altri.
Sono caduta tante volte, ma sorrido e mi rialzo, come i bambini quando inciampano, ma capiscono subito di non essersi fatti male.
Ecco, forse la mia fortuna è che non riesco a crescere, non ho voglia di crescere.
Spuntano le prime rughe, e in cima alle scale di casa a volte ho il fiatone.
Ma con il mio, a volte quasi infantile, entusiasmo, vado avanti, felice.
Ci sono giorni in cui mi sveglio di pessimo umore senza neanche capire il perché, come oggi.
Ma poi esco, vedo il sole, il sorriso di mio figlio, e mi passa tutto.
Il bicchiere all’inizio può sembrarmi metà vuoto, ma poi finisce sempre che mi ricordo che è anche metà pieno…
A volte mi viene l’ansia al solo pensiero di tutte le cose che devo fare durante la giornata, ma poi inizio a farle, e l’ansia mi passa.
A volte mi sento sola, ma poi apro facebook , leggo un commento, un messaggio, e quel senso di solitudine mi passa.
Un paio di sere fa stavo per avere uno dei miei attacchi di “fame”.
Era tanto che non li avevo.
Mi sono alzata, sono andata in cucina e ho aperto la scatola dei biscotti…
Ho infilato dentro la mano, e mi sono bloccata.
Cosa penserebbero tutte le mie “amiche” che ora stanno digiunando, perché lo hanno letto nel mio blog, e hanno voluto provarci anche loro?!
Mi hanno scritto che mi stimano, per la mia forza di volontà, e io cosa faccio?
Mangio una manciata di biscotti al cioccolato dopo cena?
Eh no!
Alla fine ho mangiato uno jogurt di soia alla frutta, e sono andata a letto soddisfatta e felice.
Felice di sentirmi più forte, grazie ai miei nuovi amici virtuali, e a quelli in carne ed ossa!
Grazie, davvero.
Barbara
 

Voglia di contagio, insicurezza o solitudine?

Social network sì o social network no?

 
Quante volte negli ultimi anni mi sono fatta questa domanda: “Social network sì o social network no?”
Quante volte mi sono detta che forse sto un po’ esagerando: spesso col telefono in mano o col computer sulle ginocchia a commentare, a scrivere, a leggere, a farmi i cavoli degli altri e a far sapere agli altri i cavoli miei.
Ma sarà giusto?
Fino ad un paio di anni fa ero su Facebook, ma non ci entravo mai, poi un giorno Danny, che non si ammala mai, si e ammalato (varicella e subito dopo influenza) e mi sono ritrovata in casa per due settimane di seguito.
Ho iniziato a rispondere a messaggi di mesi prima e a commentare le prime foto, le prime parole.
Ci ho messo poco, molto poco a capire quanto Facebook avrebbe cambiato la mia vita.
Anche chi conosce tante persone spesso si può sentire solo.
Io non ho mai lavorato in un ufficio per 8 ore al giorno e quindi non ho mai avuto una collega o un capo con cui fare due chiacchiere, dopo una riunione.
Io ho sempre lavorato per me stessa o al massimo per gli altri come consulente, e quindi di giorno spesso sono sola, davanti ad un pc o con il cellulare attaccato all’orecchio.
Sono su Twitter, su Pinterest e su altri social network, ma devo dire che alla fine i miei mondi paralleli sono quelli di Facebook e di Instagram.
Instagram lo ho scoperto da poco e mi piace, molto. Con Instagram vedi immagini che potresti vedere solo prendendo un aereo o sfogliando quelle riviste che fanno sognare. Con Instagram ti puoi emozionare e puoi emozionare, basta un click.
E poi c’è Facebook, che dire di Facebook?
Dico che, come in tutte le cose, bisogna saperlo usare: sto lontana da chi lo usa solo per polemizzare e cerco #solocosebelle.
Sono un’entusiasta e amo la vita e quindi mi viene normale condividere, con gli altri, le persone e le cose che mi rendono felice.
Quando scrivo non penso mai a quante persone potrebbero leggermi e a quante lo fanno. Non mi sentirei libera di scrivere sempre e solo quello che mi passa per la testa, senza freni.
Non scrivo per gli altri, scrivo per me stessa, scrivo perchè amo scrivere e perchè a volte, mettendo nero su bianco, mi viene più facile ricordarmi di quanto sono fortunata.
Poi però capita che qualcuno mi scriva in privato ringraziandomi per il mio entusiasmo e per la compagnia che faccio e allora mi fermo a pensare, e mi emoziono.
Sapere che le mie parole a volte riescono a trasmettere la voglia di vivere anche a chi mi legge, o immaginare anche solo un sorriso in più, per merito mio, mi rende felice, molto felice, e meno sola.
Grazie di cuore a chi mi legge, grazie davvero a chi mi scrive o a chi mi ferma per dirmi sempre un sacco di cose carine. Grazie anche a chi mi critica perché le critiche, se fatte col cuore, sono sempre costruttive.
E grazie a Aghy che ieri mi ha inviato la lettera che pubblico qui sotto.
E’ stata lei a darmi l’ok per pubblicarla. Prima di farlo, ci ho pensato un pò.
Ho deciso di farlo non per una sorta di autocelebrazione (anche se è ovvio che mi abbia fatto piacere, leggerla), ma per tutti quelli che criticano Facebook.
Ho deciso di pubblicare questa lettera perché fa capire molto bene quanto Facebook possa fare del bene, se usato nella giusta maniera.
Fa capire che Facebook può aiutare molto chi è lontano, chi è solo e chi si sente solo, anche se non lo è.
Facebook è per molti come una grande coperta di Linus: ti scalda e ti fa sentire un pò meno solo.
E io lo so bene…
Barbara
 
Per Barbara, spero ti piace. …

La nuova generazione tecnologica ci fa comunicare in modi diversi e psicologicamente più superficiali, secondo tanti studi e dopo tante indagine siamo sicurissimi che questi mezzi di comunicazione virtuali sono una arma a doppio taglio. … Mezzi di comunicazione come FACEBOOK, TWITTER, TUMBLR ED ALTRI SOCIAL NETWORK che essendo alla portata di tutti vengono facilmente usati anche de persone non moralmente abbastanza equilibrate, ma questi sono discorsi che conosciamo e già sono stati affrontati d’altri più competenti di me in materia.
Oggi pero vorrei parlare a favore di questi simpatici compagni cottidi ani che insieme ai computer e telefonini android, i SOCIAL NETWORK, sono entrati discretamente nelle nostre nuove abitudini … Inizio parlando di me, sono arrivata dal Ecuador en Italia, 13 ore d’aereo di distanza, famiglia lontana che si fa ??? Cabine telefoniche con file infinite, cabine telefoniche in posti popolari e non igienici, schede rare da trovare, schede costose che finivano in fretta, ecc, tutto quanto risolto con FACEBOOK che da quando mi sono iscritta posso giorno per giorno sapere come sta la mia famiglia e questo non ha prezzo, per non parlare della gioia di ritrovare i tuoi amici d’infanzia di cui da anni non avevi notizie ed abitano in posti carini che ti viene voglia di conoscere, questo è FICCHISSIMO, per non discutere dell’incontro interessante con quella persona speciale di cui conoscevi solo il suo nome e niente altro e hai la possibilità di ricontattare, questo può essere dolce. …..
Sempre io, amante alla follia del cinema, tv, musica e gossip, non posso comprare tutti i giornali, stare tutte le ore davanti alla tv, pretendere di trovare in Italia i miei gusti artistici internazionali, meno male c’è TWITTER!!! che organizzando la mia lista d’interessi mi mantiene informata de tutte le news, di più ho la soddisfazione di sapere che cosa fa il mio attore preferito nei momenti in cui non recita, nei momenti della sua vita comune , cioè mi fa apprezzare di più il suo lavoro e mi fa andare volentieri al cinema ad osservare una persona che non sembra tanto diversa da me. Non potrei dimenticarmi di BARBARA ,una conoscenza speciale che ho fatto su Twitter, lei è una FORZA DELLA NATURA. Il nostro interesse per un personaggio pubblico, ci ha fatto avvicinare e da quel momento le sue avventure accompagnano le mie giornate, mi strappano mille sorrisi e tante della sue interviste mi fanno sognare; grazie a twitter ho una amichetta in più che forse non avrei mai conosciuto per le nostre vite frenetiche.
Vedete i SOCIAL NETWORK hanno aspetti positivi ,siamo noi che tante volte con il nostro uso malsano ed ossessivo li facciamo diventare pessimi. Pensateci ….. Spero di non avervi annoiato troppo perche LA TECNOLOGIA DEVI MIGLIORARE LA NOSTRA VITA E NON FARCI DIMENTICARE I NOSTRI IDEALI.
Besos y abrazos.
Aghy.

Aghy

Aghy