State tranquilli: non sono messa ancora così male da decidere di andare a cercarmi un lampione, per tirare su qualche soldino in più 🙂
Voi avete letto il titolo, e avete pensato subito male, furbacchioni!
Quando vedi quella seconda riga blu il cuore per un attimo si ferma…
Dopo quel breve pit stop, il tuo cuore riparte, più veloce che mai, ed ad un certo punto precipita velocemente nello stomaco, e PUM, che botta!
Quando capisci di essere incinta capisci anche che nulla sarà mai come prima.
Il prossimo che mi dice: “Beata te che sei già in vacanza!”, si prende una bella testata, in mezzo alla fronte.
E attenzione, perché da piccola mi chiamavano “Mercury”, per la mia testa 🙂
Diciamo che allora il mio corpo era più piccolo, parecchio più piccolo, ma la mia testa era già grande, parecchio grande, e quindi dicevano che sembravo un motore fuoribordo 🙁
Ho fatto passare più di 24 ore per cercare di smaltire la rabbia, ma siccome non passa, ho deciso di fondare un movimento:
“Aboliamo Babbo Natale!!!”
Alzino la mano quelle mamme che quando i loro figli, scartando i regali, guardano in alto e urlano “Grazie Babbo Nataleeeee”, non vorrebbero avere Babbo Natale davanti per strappargli la barba e smascherarlo!
Eh che cavolo!!!
Babbo Natale, San Nicola etc etc: tutte belle storie che potete leggere qui http://www.miocarobabbonatale.it/storia.html, ma la realtà è che noi mamme a Natale ci facciamo un mazzo così, e poi dobbiamo vedere i nostri figli che, tutti felici e sorridenti, ringraziano il vecchietto con la barba!
Mi oppongoooooooo!
Ci ho messo un mese a trovare quel cavolo di elicottero giallo, e la macchina della polizia con il carrello e la barca a traino!
Danny li aveva visti a casa dei suoi compagni di classe e li aveva messi nella sua letterina a Babbo Natale. Peccato che fossero due articoli fuori produzione (sempre fortunata io!) e che dopo averli cercati in una decina di negozi, a volte anche in scooter sotto la pioggia (altro che slitta con renne e coperte di cachemire), sono dovuta andare direttamente alla fonte, ordinandoli online sul sito della Playmobil.
E vogliamo parlare del papi che se n’è venuto in Puglia in macchina per portare giù il carico di doni per evitare che Rynair ci mandasse in bancarotta per l’extra bagaglio!?!
Mio marito è stato davvero un mito: è arrivato dopo 8 ore di viaggio, è entrato vicino alla casa pian pianino mentre io distraevo Danny, ha scaricato e nascosto i regali e poi è uscito, è risalito in macchina, è andato via ed tornato suonando il clacson!
Se a Danny era venuto qualche dubbio sulla vera identità di Babbo Natale (un paio di volte ci ha provato a dire “Tanto secondo me siete tu e papà”), questa volta si è levato ogni punto di domanda dall’orizzonte.
L’ho visto sbirciare nella macchina di papà in cerca di qualche pacco…
Una visita a Cisternino dal mitico Vitino per un nuovo taglio, la prima cena della vigilia nella nostra nuova casa di campagna in Puglia, il camino acceso, e poi spento per evitare al vecchietto di ustionarsi il sedere, e quella sveglia alle 7 del mattino, carica di gioia e di grandi aspettative.
“Ci ha trovati anche in Pugliaaaaa! È arrivatoooooo! Guardate quanti regaliiiiii! E ci sono anche due sacchetti dell’Inter!!!”
Cosa non si fa per amore dei figli…
Io che ero Milanista, e che per il Milan ci ho pure lavorato, non solo mi ritrovo con un figlio interista, ma quando alcuni parenti mi hanno chiesto consiglio su cosa regalare a Danny per Natale, ho anche suggerito loro di comprare qualsiasi cosa di neroazzurro.
E dopo tutto ciò io devo sentire mio figlio che ad ogni regalo aperto molla un urlo e ringrazia Babbo Natale!?
Ma quale Babbo e Babbo! Mamma e papà devi ringraziareeeeeeee!
Sono io che vorrei vederti saltellare verso di me per poi buttarmi le braccia al collo urlando: “Grazie mammaaaaaaaa!”
E quindi ora fondo questo movimento e cerco mamme che mi aiutino a farlo partire alla grande per sostenere i nostri diritti: dall’età di 5 anni (prima concediamo loro di far volare l’immaginazione, daiiii) i bambini devono sapere che Babbo Natale NON esiste e devono riempire di baci noi mamme e, un pochino (ma poco poco), anche papà e parenti vari.
Approvate?
Accendiamo?
Besos
Barbara
A volte facciamo fatica a tagliarlo noi, ma a volte ce lo impediscono.
Purtroppo il cordone ombelicale, una volta tagliato, a volte lascia il posto a catene più pesanti di quelle vere.
Le mamme italiane spesso fanno più danni dello tsunami, ma anche la legge non le aiuta.
Vogliamo parlare di questo benedetto inserimento negli asili?
Ma bastaaaaaa!
Siamo l’unico paese al mondo dove i genitori vengono obbligati ad essere presenti all’inserimento dei figli nei nidi e nelle scuole materne.
E stiamo parlando di due settimane, e non non di un paio di giorni.
Ore di permesso perse per aiutare i figli nell” “Ambientamento” (ora si chiama così)
Ma educarli subito a disciularsi da soli no?!
Facciamo che se un bambino ha proprio tanta difficoltà ad ambientarsi, la mamma o il papà possono restare 5 minuti in più, ma facciamola diventare una possibilità, e non un obbligo!
E poi ci meravigliamo se ci sono certi giocatori di calcio di serie A che mangiano la frutta solo tagliata come gliela taglia la mamma, a casa.
E adesso non chiedetemi il nome, suddddai, fate i bravi. Tanto non ve lo dirò neanche sotto tortura!
Ma fatemi un favore suuu
E’ ovvio che l’ Italia sia piena di bamboccioni che dopo la maggior età continuano a rimanere attaccati alle gonne delle mamme.
Meno male che porto quasi sempre i pantaloni!
Io mio figlio me lo coccolo e me lo sbaciucchio, ma se corre da me a dirmi che il suo amichetto gli ha dato un calcio, o non vuole prestargli un gioco, gli rispondo che si deve arrangiare.
Io mio figlio lo consolo e, se c’è davvero bisogno, lo curo e lo medico, ma se cade e si graffia, gli dico di non esagerare e lo spingo via, lontano da me e dalle pericolose campane di vetro.
Attenzione mamme! Specialmente se siete mamme di figli maschi!
Il destino dei vostri figli, e delle donne con cui decideranno di dividere la loro vita, è nelle vostre mani.
Insegniamo ai bambini di oggi a diventare grandi, ma grandi davvero.
Insegniamo loro da subito a pulirsi da soli, ad allacciarsi le scarpe da soli, a lavarsi i denti, bene, da soli.
Sono i primi passi verso l’indipendenza.
Sembrano piccoli passi, ma sono grandi, grandissimi.
Dobbiamo fare i conti con la realtà di oggi, e con i pericoli sempre maggiori.
Dobbiamo spiegare ai nostri figli che in giro ci sono tante persone belle, ma anche quelle brutte.
Non dobbiamo stare zitti, cercando di nascondere loro la verità, ma seguendoli sempre, per difenderli dai pericoli.
Dobbiamo spiegare loro quali sono i pericoli.
Dobbiamo lasciarli andare, insegnando loro a stare attenti, e a difendersi da soli.
Un giorno noi non ci saremo più, ma loro sì.
Un giorno noi ci saremo, ma non saremo più, sempre, al loro fianco.
Al loro fianco ci saranno i loro amici e le loro famiglie, e sarà allora che avranno bisogno della loro forza, e non della nostra.
E adesso faccio outing, aiuto…
Io adoro mia suocera.
Non avrei potuto sperare in una suocera più simpatica e giovanile.
Ma io non sono brava a cucinare come lei.
Io non stiro bene come lei, anzi, io non stiro proprio! Io odio stirare!
E lei oltre ad essere brava a fare tutto in casa, lavora pure!
Avete present wonder woman?!
Ecco, mia suocera è la reincarnazione moderna di wonder woman.
E secondo voi, una che fino a 11 anni fa era una single convinta che mangiava solo surgelati o roba in scatola, come può vivere un confronto del genere?!
Male, malisssssssimo!
E quindi?!
E quindi siccome per me ogni sfida è uno stimolo, ho deciso di imparare a cucinare, ma stirare no, mi rifiutoooooooo.
E visto che io trovo sempre il lato positivo in tutte le cose, sapete cosa vi dico?
Che mio figlio non potrà mai dire alla sua donna che sua mamma stirava meglio di lei!
Tiè
Besos
Barbara
La foto che vedete qui sopra, è stata scattata ieri all’1 di notte o, meglio, oggi all’1.
Eravamo al “C’eravamo tanto amati”, il bar di un nostro amico a Cisternino, e Danny si stava bevendo un drink con il suo amico Mattia (acqua e limone).
Mezz’ora prima di quello scatto, Danny era sdraiato su ben quattro sedie del ristorante dove eravamo andati a cena, alle 23.
Ieri avevo in casa elettricista e fabbro, e l’ultimo se ne è andato via alle 17, quindi noi, e i nostri amici ospiti da noi, siamo rimasti a casa in piscina, e siamo andati al mare solo nel tardo pomeriggio.
Un bagno e una birrtta in spiaggia al Kipos, a Torrecanne, e poi un secondo aperitivo ed un fantastico tramonto al Lula Bay, un nuovo posticino hippy lì vicino.
Siamo tornati a casa alle 21, felici e con la pelle che tirava, per colpa del sale (o forse per merito).
Una mamma sana di mente cosa avrebbe fatto dopo aver portato il figlio a due aperitivi, dove il biondino si è bevuto un Crodino, mangiato patatine e poi un piccolo sushi burger (un piccolo “panino” fatto con riso, alga, maionese e salmone)?
Gli avrebbe fatto un pó di pasta in bianco, lo avrebbe messo davanti alla tv a vedere Peppapig, e lo avrebbe cacciato a letto.
E io che ho fatto?
Ho fatto la doccia con lui, gli ho dato i vestiti da mettersi, e l’ho portato con noi e i nostri amici, a mangiare le bombette, alle undici di sera.
Quando non ero mamma e vedevo queste famiglie nei ristoranti, ad orari assurdi, con i bambini cotti e bolliti che, appena finito di cenare, si sdraiavano sulle sedie e raggiungevano Morfeo, guardavo le loro mamme e le giudicavo, male, molto male.
“Ma come si fa, dopo una giornata di mare, a portare un bambino a cena così tardi?”
Me lo sono chiesto per anni, e ieri sera ho capito, ho abbassato lo sguardo, mi sono vergognata un bel pó, e ho chiesto scusa per i miei giudizi ignoranti e affrettati.
É vero che le vacanze sono dei figli, ma è vero anche che sono anche di noi genitori, e dei nostri amici, e che non si può sempre obbligare tutti ad andare a cena alle 20, perché hai un bambino, e loro magari no.
È vero che esistono le babysitter, ma è anche vero che se non hai la possibilità di averne una tua, fissa, in vacanza si fatica a trovarne, costano, e magari ti spiace anche mollare tuo figlio a casa con un piatto di pasta in bianco, togliendogli il piacere delle mitiche bombette che lui ama tanto.
Fino alla scorsa estate siamo stati noi adulti ad adattarci agli orari di Danny, e quindi non si usciva a cena tanto tardi e dopo cena al massimo si mangiava un gelato e si tornava a casa.
Ma quest anno abbiamo visto che quando Danny va a letto tardi (ovviamente non tutti i giorni), si sveglia anche tardi, cosa che prima non succedeva, e allora abbiamo deciso di fare delle vacanze un pó più “normali”, e di concederci qualcosa di più.
Danny, ieri sera, al ristorante, ad un certo punto non ce la faceva più: si era innervosito e voleva per forza sdraiarsi e dormire.
Quelle che continuo a non sopportare sono quelle che mamme che portano i figli a cena tardi e poi si innervosiscono e sgridano i loro figli quando questi danno i primo segni di stanchezza, e si ribellano.
Le cose sono due: o te la prendi con te stessa perché fai fare a tuo figlio orari assurdi, oppure cerchi di capire se tuo figlio è stanco o solo stufo di stare a tavola a sentire i grandi chiacchierare tra di loro mentre lui spreca le sue ultime energie giocando col cellulare di mamma e papà (se come ieri sera, a tavola, non c’erano altri bambini).
Ad un certo punto mi sono scusata con tutti, mi sono alzata, ho preso Danny per mano, e , mentre gli altri finivano di mangiare, l’ho portato a prendere un gelato al bar.
La mamma tutta per lui? Un gelato a mezzanotte?
A quel punto Danny è resuscitato, e ha finito la serata con noi, incontrando anche un suo amichetto con cui ha giocato e brindato sorseggiando acqua e limone.
Mai giudicare senza prima essersi messi nei panni degli altri.
Besos
Barbara
Lunedì, come tutte le mattine da quando è finita la scuola, ho portato Danny al campus.
Lunedì alle 14, per fortuna non come tutti i giorni, ho ricevuto una telefonata dalla responsabile del campus: ” Daniele accusa un forte dolore a sinistra sopra la pancia, e non se la sente di giocare. Forse è meglio se lo viene a prendere”
Non sono un’allarmista e neanche una di quelle mamme che porta il figlio al pronto soccorso appena ha la febbre.
Quando Danny ha avuto 40 di febbre, prima gli ho fatto un bagno caldo e gli ho abbassato la temperatura (da 40 a 37, i gradi dell’acqua della vasca), e poi gli ho dato una bella tachipirina.
Ma sabato Danny parte per 2 settimane con le nonne, e quindi?
E quindi dopo 5 minuti ero a scuola, e dopo 7 eravamo al pronto soccorso.
Un’ora e mezza di attesa per sentirmi dire che aveva avuto una colica da stipsi.
Colica da stipsi? Ma dirmi che aveva un tappo e che serviva una supposta di glicerina non era più facile?!
Vabbè, ormai lo sappiamo che a certi dottori (non a tutti) piace parlare complicato per spaventare le mamme.
Passato, e risolto, il falso allarme, ho deciso di portare Danny al parchetto sotto casa per fare un meritato giro in bici.
Eravamo al parco da una mezz’ora quando mi accorgo dell’arrivo di due macchine di carabinieri davanti ai due ingressi principali del parco, e vedo due moto dell’arma entrare dentro il parco, ai limiti delle aree giochi.
Ho cercato Danny con gli occhi e lo ho fatto subito venire vicino a me.
A quel punto uno dei carabinieri in moto era quasi al mio fianco.
“Scusi cosa sta succedendo?”
“Niente signora!”
Certo, certo! Arrivano due macchine dei carabinieri, e due moto entrano nel parco, ma non succede niente.
A quel punto insisto e il carabiniere mi chiede se ho visto in giro un signore strano.
Un signore strano?
Tutte le mattine mi alzo con un signore strano accanto a me nel letto (Ahahahahah! Questa mi è ventura proprio bene!) e durante il giorno ne vedo a bizzeffe di signori strani.
Intanto arrivano 5 ragazze che al carabiniere indicano un signore alto e un po’ stempiato seduto sul prato, sotto un albero.
“E’ lui!”, dicono indicando l’uomo.
Ve la faccio breve: il signore in questione si aggirava nel parco “Marcello Candia”, dietro l’Iperccop di Viale Umbria, a Milano, mostrando i suoi attributi (che molto volentieri amputerei con le mie sante manine di mamma incacchiata nera), a ragazzine e bambini.
Sì, sì, il signore ha mostrato il clone del suo cervello anche a 3 bambini di 6 anni, l’età di mio figlio.
Per fortuna una signora che ha sentito due bambini parlare tra di loro della cosa, ha chiesto spiegazioni e ha chiamato subito i Carabinieri.
Da quanto ho capito non sono stati i genitori dei diretti interessati a chiamare il 118, ma una donna che ha capito cosa era successo.
Il pedofilo in questione, perché le cose (è lui per me non è un uomo), vanno chiamate con le giuste parole, è stato subito fermato e, poco dopo, ammanettato.
Ma l’uomo in manette restava sotto quell’albero, e i carabinieri non lo portavano via.
Perché?
Perché avevano bisogno di una denuncia immediata da parte dei genitori dei piccoli (le adolescenti erano al parco senza genitori).
“Ma voi così state violando la privacy di quell’uomo, tenendolo lì davanti a tutti con le manette!”.
Ho cancellato la faccia della signora che ha detto questa frase idiota. Certe facce per me vanno dimenticate, che è meglio.
E intanto io mi chiedo “E quel pervertito? Che fine avrebbe fatto?”
Adesso magari lo portano in caserma, lo tengono dentro, e poi, come quell’atro pedofilo arrestato poco tempo fa al Parco Marinai di Italia, lo rimettono subito in libertà (perché mi sa che così è finita).
E noi mamme che facciamo?
Io porto mio figlio in due parchi: uno sotto casa e uno davanti alla sua scuola, e adesso, in tutti e due, hanno trovato e arrestato un pedofilo.
Volevo fare una foto a quell’uomo!
Volevo fare una foto e farla girare su facebook, e via mail, a tutti.
Quell’uomo alla fine è stato arrestato, e portato via, ma so già che tornerà presto a fare l’idiota in giro per la nostra città.
“Signora io come carabiniere non posso autorizzarla a fare una foto, ma lei faccia il giro, si avvicini, e faccia quello che crede…”
Poi arriva un suo collega che sente il discorso e mi dice: “Signora noi dobbiamo difendere la privacy di quell’uomo, e lei non può fare la foto”
Voi dovete difendere la privacy di quell’uomo?!?! E i nostri figli chi li difende??!
E poi, come ciliegina sulla torta, arrivano due poliziotti in borghese a fare la ramanzina a noi adulti del parco:”Perchè voi dovete capire che noi siamo qui per aiutarvi, ma ultimamente c’è troppa omertà. La gente vede, ma non parla”
Ecco, è arrivato il genio!
Ma secondo te perché la gente ha paura di sporgere denuncia quando per farlo devono venire in caserma, riconoscere il peccatore davanti a voi, e soprattutto davanti a lui?
Forse perché sanno che dopo una settimana il peccatore torna in libertà e va a cercare loro o i loro figli?
Ma pensate che la gente si senta al sicuro in un paese dove Corona sta in galera e i pedofili e gli assassini stanno a casa loro?
Io non mi sento sicura per nulla, e mi dispiace tanto non essere riuscita a fare una bella foto a quel fetente.
Posso solo dirvi che era alto, stempiato e non italiano.
Barbara