Quasi quasi faccio un altro figlio!

 

La 72esima Mostra del Cinema di Venezia è iniziata,  e io, che sono veneziana, e che in questo momento sono a Venezia, cos’ho fatto oggi?

Ho cercato nell’armadio il giusto vestito da indossare stasera alla serata di inaugurazione?

Dalle stalle alle stelle: un po’ di mondanità ci voleva!

 

Per me andare in vacanza vuol dire staccare, tutto, o quasi.

Fino a che lavoravo come pr anche in estate, allora partivo con tacchi e trucchi, ma da quando in estate non lavoro più, certe inutili cose le lascio a casa.

Nella mia valigia ci metto di tutto, ma poi di solito uso ben poco.

So bene che i tacchi slanciano (specialmente quelle che, come me, al posto delle gambe hanno dei salsicciotti), ma non ci posso fare nulla: io i tacchi amo temperarli, ma non indossarli.

Quando vado in vacanza entro in modalità “zingara chic”.

Di docce me ne faccio anche due al giorno, ma il phon non lo accendo mai, e i miei capelli, dopo una veloce spazzolata, vanno un pó dove gli pare a loro.

Lo struccante, un filo di cipria e il rimmel li porto sempre, ma di solito restano nel beauty.

Sono stata in Puglia per ben due mesi. Due mesi fuori dal mondo, impegnata com operai ed artisti per finire la nostra casa, e spesso troppo stanca anche solo per uscire a cena.

Ad un paio di feste ci sono andata, ed un paio di cena le ho anche organizzate, ma niente di più, e comunque non ho mai indossato tacchi, e la cerniera dove ho messo il rimmel è rimasta chiusa.

Mercoledi ho chiuso casa, sono salita con Danny in aereo e, facendo scalo a Roma, siamo venuti dalla nonna a Venezia.

Roma.

Durante lo scalo di Roma ho iniziato a sentire il brusco ritorno alla realtà: uomini in giacca, donne con i tacchi, e io lì seduta nell’angolo con i miei pantaloni a fiori e i sandali di cuoio.

“Sei arrivata? Domani sera ci sono due feste, vieni?!”

A Venezia c’è la mostra del cinema, e come ogni anno ci sono un sacco di feste divertenti in location da brividi.

Venezia è la mia città.

A Venezia ci sono cresciuta, ma non smetterò mai di meravigliarmi dell’immensa bellezza della laguna, dei suoi canali e dei suoi palazzi.

Se poi alle feste ci vai in barchino, con gli amici di sempre, allora è magia pura.

Ieri , dopo due mesi di barbastrucco , scope, rastrelli e pale, sono andata dall’estetista per manicure e pedicure, mi sono fatta un bagno caldo di un’ora, ho phonato i capelli tornando liscia, mi sono truccata e ho indossato un odiosissimo tacco 12.

In Puglia non abbiamo nè pozzo nè acquedotto, ma un’ampia cisterna: niente bagni caldi e niente docce troppo lunghe.

Bello tornare nel mondo degli umani, facendo scorrere l’acqua, a lungo.

Prima la festa della Safilo alla fondazione Guggenheim, e poi il party per i 10 anni di Diuvetica all’Arsenale.

Le amiche di sempre, Venezia di notte in barchino, e due location da lasciare senza fiato. Il catering di Alajmo da Safilo, e la musica di Tony Hamphries da Diuvetica.

Dalle stalle alle stelle.

Quasi quasi stasera bisso: aspetto il marito e mi ributto in pista.

Adoro la campagna pugliese e adoro svegliarmi alle 6.30 per godermi quei posti incantati, ma anche un pó di mondanità non guasta.

Oggi tempero i tacchi, e stasera faccio come Cenerentola: a mezzanotte o li perdo o me li levo da sola, come ho fatto ieri sera.

Vi hanno mai raccontato che noi veneziane, quando indossiamo i tacchi, abbiamo sempre un paio di ballerine nella borsetta?

Beh, ora lo sapete.

Barbara

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Indignata è dir poco

 
Era da mesi che aspettavo di vedere questo film e ora ci metterò mesi, forse, per smaltire la rabbia che provo.
Avrei voluto scrivere appena uscita dal cinema, ieri sera, ma ho preferito aspettare, per evitare di esagerare e di dire cose di cui poi mi sarei pentita.
Quando si sono accese le luci in sala, ero arrabbiata, molto arrabbiata.
Il mio viso era rigato da inevitabili rivoli di lacrime, e la mia mascella era rigida, molto rigida.
Penso che se avessi incontrato una suora, fuori dal cinema, non l’avrei guardata con dolcezza.
Sono stata battezzata, ho fatto la comunione e la cresima, ma in Chiesa  ci entro solo per matrimoni, funerali e battesimi (ne ho uno giusto oggi, di battesimo)
Ma non sono qui per spiegare in cosa io creda o meno, anche se una cosa la voglio dire: mi piace molto il nostro nuovo Papa.
Trovo che Papa Francesco sia molto umano, e il suo sorriso mi riempie il cuore.
Ma ora torniamo al vero motivo di questo post.
Sono qui per dire che se davvero la storia narrata nel film “Philomena” è una storia vera, allora io sono veramente incazzata.
Scusate, ma non trovo termine migliore e più discreto.
Come si fa a lasciare in un convento la propria figlia incinta?
Come si fa a far partorire una donna nel dolore e nel pericolo, per punirla del suo “peccato”?
Come si fa a sottrarre un figlio alla propria madre, e a venderlo?
Ma, soprattutto, come si fa a non combattere con le unghie per ritrovare quel figlio tanto amato?
Vedere una madre affacciata alla finestra mentre urla a squarciagola il nome del proprio bambino di tre anni, perché glielo stanno portando via, è stata per me davvero dura.
Sono una mamma e sarei pronta ad uccidere se qualcuno cercasse di portarmi via mio figlio.
E se invece mi succedesse davvero una cosa del genere?
Non mi darei pace e lo cercherei ovunque, dal giorno della scomparsa all’ultimo giorno della mia vita, e
sono sicura che riuscirei a trovarlo.
E invece?
E invece la madre del film, e della storia vera che il film ha raccontato, ha fatto qualche vano tentativo e poi si è arresa, per 50 anni.
Quando in lei è tornato il desiderio di rivedere quel figlio perduto e ha incontrato un uomo che si è davvero impegnato ed è infatti riuscito nel suo intento, la donna ha scoperto un’amara verità.
Se non sapessi che il film è tratto da una storia vera non sarei così arrabbiata, ma siccome lo è…
Sono arrabbiata con i genitori che hanno abbandonato una figlia perché aveva “peccato”.
Sono arrabbiata con una madre che si è arresa, troppo presto.
Sono arrabbiata con quelle che dicono di amare Dio, e a lui decidono di dedicare tutta la loro vita, e poi impediscono ad un figlio di rivedere la propria madre, per l’ultima volta.
Sono arrabbiata con Suor Ildegarda che è arrivata ad odiare una donna solo perché quella donna aveva scelto il “peccato”, lo stesso “peccato” a cui lei invece aveva deciso di rinunciare.
Fischiate pure, ma io continuerò a pensare che l’invidia è una brutta bestia, sempre e ovunque.
Lo so che “Philomena” è solo un film, ma è anche la storia di vita vera.
Purtroppo certe cose sono successe e succederanno ancora, e io non riesco ad accettarlo.
Se un giorno mio figlio dovesse sbagliare, fino a che ci sarò, cercherò di stargli ancora più vicino,  per superare con lui tutti gli ostacoli che la vita gli metterà davanti.
Se un giorno mio figlio sbaglierà, mi ricorderò di quando sbagliavo io, lo sgriderò e cercherò di insegnargli che tutti possono sbagliare e cadere, ma che tutti devono rialzarsi, a testa alta.
Quando ami qualcuno devi essere pronta a stargli più vicino nei momenti difficili che in quelli facili.
E a volte bisognerà imparare a farlo anche in silenzio.
“Philomena” è un film duro, vero, ma bellissimo, e Judi Dench (con me nella foto, hihi) è fantastica, come sempre.
Barbara
PS : la foto l’ho fatta prima del film. Dopo non sorridevo più!

 Suor Ildegarda

Suor Ildegarda e il mio ginocchio, al cinema