Mal di Puglia

 

Si sente spesso parlare di “Mal d’Africa”, e in effetti, io che ci sono stata, posso confermare che quando si riparte da quegli incredibili posti, un po’ di male di sente…

Ma da quando ho messo piede in Puglia, per la prima volta, ho capito che il male vero è un altro: è il mal di Puglia!

Cosa succede mettendo un cellulare nel riso?

 

Cosa succede mettendo un cellulare nel riso?

Succede che il cellulare si asciuga e tu, all’improvviso, ti ricordi di come si stava bene quando…

Adesso vi spiego meglio.

Un paio di giorni fa ho avuto una giornata di quelle un po’ di corsa, un po’ complicate.

La giornata è iniziata con la pioggia, e quindi ho dovuto lasciare a casa il mio amato scooter, e optare per la mia bat renna, e il traffico.

Avevo un appuntamento di lavoro e poi dovevo andare in sede al Milan a ritirare una regalo per un amico.

Conoscevo bene la vecchia sede del Milan, visto che ci avevo lavorato, ma la nuova sede era per me ancora un mistero, e anche il mio navigatore del cellulare non conosceva quella via…

Devo dire che la nuova sede del Milan è davvero bella, e imponente, ma il calore della vecchia sede era un’altra cosa.

Sarà una questione affettiva, ma la nuova sede mi sembra un po’ una clinica svizzera, vabbè!

Tornando verso casa il cellulare ha deciso di abbandonarmi: lo schermo è diventato nero, ma il cellulare suonava, e io non potevo rispondere.

Sono tornata a casa, ho lasciato la macchina, sono salita in scooter e mi sono precipitata alla Apple di Rozzano, per scoprire che si era sono impallato lo schermo, e che sarebbe bastato schiacciare due pulsanti assieme per ripristinarlo.

Un’ora persa guidando lo scooter sotto la pioggia, al freddo.

Ero stanca e arrabbiata.

Avevo bisogno di una coccola, e quindi, prima di andare a prendere mio figlio a scuola, sono andata dalle veloci cinesi per farmi fare mani, piedi e massaggio foLte su poltLona vibLante.

Avevo il cellulare appoggiato sulle gambe, i piedi immersi in una vasca di acqua calda, e le mani affidate ad una seconda ragazza.

Ad un certo punto la ragazza ai mie piedi mi fa inavvertitamente il solletico, io muovo le gambe di scatto, e il mio cellulare finisce dritto dritto nella vasca di acqua calda, assieme ai miei piedoni.

Prendi il cellulare al volo, asciugalo, tira fuori la sim, e infilalo nel fornetto che le cinesi di solito usano per asciugare le unghie.

Corri a prendere il figlio, passa al volo in un negozio che ripara telefoni, dove scopri che il tecnico era appena andato via, e scappi a casa in cerca di un kilo di riso, nella dispensa.

Riso?

Eh sì, perché già la scorsa estate mi era caduto il cellulare nell’acqua, di mare, e lo avevo salvato mettendolo nel riso.

Ho asciugato ancora un po’ il cellulare con il phon, ho infilato un cotton fioc nel buchino del microfono per togliere l’acqua in eccesso, e, senza rimettere la sim, ho infilato il cellulare in un kilo di riso verso le sei di sera, e ce l’ho lasciato per tutta la notte.

Vi starete chiedendo se il trucco ha funzionato, e se il riso ha davvero assorbito tutta l’umidità che si era formata nel cellulare.

Ebben sì, il cellulare è resuscitato, e, per ora, funziona perfettamente.

Ma la cosa più importante è che io ho passato una bellissima serata, senza di lui.

All’improvviso mi sono ricordata di quando i cellulari non esistevano.

Mi sono ricordata di quando suonava solo il telefono di casa, e, se rispondevi, all’altro capo del filo c’era un parente, o un amico, e non un operatore di Vodafone o di Sky, pronti a farti alzare da tavola per proporti l’ultima loro imprendibile offerta.

Mi sono ricordata di quando le foto, per vederle subito, non le facevi con il cellulare, ma con la polaroid, e dovevi aspettare quel magico minuto in cui l’immagine prendeva forma davanti ai tuoi occhi.

Mi sono ricordata di quanto era emozionante portare un rullino a sviluppare, e aspettare un paio di giorni prima di poter vedere se le foto erano venute belle, e se valeva la pena stamparle più grandi, o fare le copie per gli amici.

Mi sono ricordata di quanto era magico sentire la sua calda voce che usciva dalla cornetta, altro che sms e whatsapp.

E vogliamo parlare dell’intimità che a volte si andava a cercare dentro una cabina telefonica, quando non volevi che nessuno, a casa, ascoltasse i cavoli tuoi?!

Ho una gran bella collezione di cd, ma non ricordo l’ultima volta in cui ho sfilato uno di quei cd dal suo scaffale, per infilarlo nello stereo.

Ormai ascolto la musica dal cellulare, o dell’ipod

Mannaggia!

Se penso che sono stata una delle ultime tra i miei amici a comprare al cellulare…

Avevo una fantastica segreteria telefonica, e ascoltavo i messaggi anche quando ero fuori casa, appoggiando il magico bip sulla cornetta, e digitando il mio codice segreto (questa ve l’eravate dimenticata eh?!)

Ho resistito a lungo, ma poi ho ceduto, e ho velocemente recuperato il tempo perso.

Ormai il cellulare è diventato una prolunga del mio braccio destro.

Quanti sguardi si perdono per colpa di questi cellulari.

Quante parole, quante emozioni.

Quante coppie si vedono sedute al ristorante con la testa bassa.

Sono tristi? No no, sono solo concentrati sugli schermi dei loro cellulari, invece che sullo sguardo di chi siede davanti a loro.

Capita anche a me, capitava anche a me…

Quando ti rendi conto ci certe cose, diventa inevitabile cercare di correggersi un po’, e a volte qualcosa si riesce a fare.

La ragazza che mi ha assistito alla Apple mi ha detto che spesso i cellulari si impallano perché ormai la gente non li spegne più, neanche di notte.

Quella ragazza mi ha fatto riflettere.

Quella sera il mio cellulare ha dormito nel riso, e io mi sono goduta un bel film, senza distrazioni.

Mio figlio era al sicuro nel suo letto, e mio marito era fuori a cena.

Mia mamma e mio marito il numero del telefono di casa lo conoscono bene, e io ero serena, anzi, serenissima (essendo veneziana)

Spegniamo un pò di più questi cavolo di cellulari, e dedichiamo le nostre attenzioni alla nostra famiglia, agli amici, e a noi stessi.

Settimana scorsa sono andata a ballare al 4cento, a Milano.

La musica era bellissima.

Ad un certo punto mi sono avvicinata a Danilo, il dj, e gli ho chiesto se aveva una sua cassetta.

Danilo si è messo a ridere, e io con lui.

Bei tempi quelli delle cassette, e della penna bic, perfetta per arrotolorare il nastro quando il mangiacassette faceva i capricci.

Oggi sono in fase nostalgica, ma una nostalgia piacevole, di quelle nostalgie che ti riportano indietro, e ti accarezzano il cuore.

Buon fine settimana amici.

E che la corsa per gli ultimi regali abbia inizio!

Besos

Barbara

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Nostalgia canaglia

 

Una grande e grossa come me che parla di nostalgia?

Ebbene sì, e non si tratta di una normale nostalgia, ma di una “nostalgia canaglia”, canaglissima.

Ve li ricordate Albano e Romina, a Sanremo?

Io, purtroppo sì, e mi si sta cariando un dente solo al pensiero.

Ma andiamo avanti.

Il problema è che MI MANCAAAAAAAAAAAAAA

Chi? Il mi maritooo

Ho capito che deve lavorare, e che il suo lavoro a volte lo porta a viaggiare, ma quando è troppo è troppo, uffa!

Prima in Brasile, e subito dopo in Cina.

Un po’ più lontano nooooo?!?!?!?

So a cosa state pensando, ma state sereni: non è andato a San Paolo, o a Rio, ma in quella parte del Brasile dove la donna più bella somiglia alla signora Pina, Fantozzi.

Fosse dovuto andare a Rio, credo proprio che lo avrei accompagnato, a costo di infilarmi in una gigante valigia.

E quando lui era in Cina, le giocatrici di pallavolo erano tutte in Italia, a vincere, e le altre cinesi sono troppo basse per lui (speriamo che non le incontri ora che saranno anche tornate!)

Come è vero che la lontananza fa bene, fa benissimo: quando è qui, a volte, lo menerei con il matterello (almeno lo userei per qualcosa), ma quando è lontano…

C’è troppo silenzio in questa casa, quando lui non c’è.

Mi mancano anche le nostre litigate, e v’ho detto tutto.

Perchè, diciamocelo, ma litigare fa bene.

Litigare fa sentire vivi.

Spesso si finisce a litigare per cavolate, e lo si fa perché magari la giornata è stata impegnativa, e la sera si arriva stanchi, spesso stressati, e allora si a bisogno di sfogarsi, e si butta fuori, tutto.

Litigare vuol dire passione, amore.

Se a uno non gliene importa più nulla, non litiga neanche più.

La vera nemica della coppia è la noia, e noi non ci annoiamo mai, ah no no!

Oggi va così: oggi sono entrata in modalità “nostalgia canaglia”.

Oggi sto “sfogliando” le foto della nostra vita: quelle di quando eravamo due ragazzini (In realtà LUI era un ragazzino, ma io ero già donna, ops); le foto dei nostri primi viaggi; il nostro matrimonio; le nostre pance che crescevano assieme, solidali una con l’altra, e l’arrivo di Danny…

La foto di quel finto tatuaggio che volevo farti credere di aver fatto, con l’immagine del nostro bacio, ma tu non ci sei cascato, neanche per un attimo.

Sei uno spacca maroni cosmico, ma oggi mi manchi, più del solito.

Sarà che è un momento un po’ così…

Sarà che averti accanto a me, anche quando sei distratto e taci, mi fa sentire al sicuro…

Sarà perché sono consapevole di aver incontrato un uomo serio, solido, perbene…

Sarà perché non mi da fastidio che i brutti siano diversi…

Sarà perché mi hai fatto il regalo più bello che una donna possa ricevere…

Sarà, sarà…ma oggi mi manchi, tanto.

Torna presto spaccamaroni.

Torna a casa Lassie.

Tua “stagionata”

PS: mica è colpa mia se ho 8 anni più di lui, e questo è il soprannome che mi sono meritata! Argh

Barbara

 

 

Un’altalena di emozioni

 

E’ il primo lunedì mattina che non devo spremere le arance per la sua spremuta.

E’ il primo lunedì mattina che non devo accompagnarlo a scuola, o al campus.

E’ il primo lunedì mattina senza di lui.

E’ partito sabato, ma inizio a realizzarlo ora.

Sabato mattina abbiamo accompagnato Danny dalla nonna, ma non ho sentito l’emozione dei lunghi arrivederci.

Sabato sera avevamo un matrimonio in Francia, e quindi sembrava uno dei tanti fine settimana in cui ci approfittiamo delle nonne, gli molliamo il biondino, e scappiamo per vivere la coppia.

E invece? 

E invece ieri sera siamo tornati da nostro week-end, e lui non era qui ad aspettarci, come sempre.

Lui sabato sera ha preso un aereo con la nonna paterna, ha raggiunto la nonna materna che arrivava da Venezia e li aspettava già in aereoporto, e ora, con ben due nonne, si gode il mare.

E io? 

E io inizio a realizzare solo ora che lui non c’è, e che non lo vedrò per ben due settimane.

Sarei una super mega bugggggiarda se non ammettessi che, assieme al senso di vuoto, pervade in me anche una sorta di senso di leggerezza, ma vi assicuro che in questo momento non so se ridere o piangere.

Sono liberaaaaaaaa, ma senza di lui.

Non ho orari, ma neanche i suoi baci e i suoi abbracci.

Oggi dovevo fissare la visita di controllo in palestra e mi sono sentita dire: “Prima delle 16 perché poi devo recuperare mi figlio”

Ops! Mi è scappata!

Io oggi non devo recuperare nessuno, e domani neanche, e mercoledì neppure, e giovedì parto io.

Da giovedì metto la tenda in Puglia.

La tenda? Diciamo che la casa non è ancora pronta, ma che siamo in dirittura di arrivo, e quindi ho deciso di andare giù con la frusta, per velocizzare i lavori finali.

Dormirò da un’amica, in attesa di poter prendere finalmente possesso della casa.

E poi ci saranno scatoloni da disfare, mobili da posizionare e tanta polvere da pulire.

Sono felice, felicissima. So già che sarà una bella sfaticata, ma di quelle sfaticate belle da fare.

Sarò sola soletta, ma sono sicura che il tempo volerà, e che in un batter d’occhio, dal gate degli arrivi dell’aereoporto di Brindisi, vedrò uscire mio marito mano nella mano con nostro figlio.

Il mio uomo grande mi riporterà il mio uomo piccolo, e in quel momento il mio cuore premerà forte sotto il petto.

Adesso mi godo questi giorni di meritata libertà, senza orari e senza grosse responsabilità.

Dondolando sull’altalena dell’emozioni, tra il desiderio di chiamarlo ogni 5 minuti e la voglia di lasciarlo vivere la sua vacanza, viziato dalle sue nonne e lontano da quella rompiscatole precisina della sua mamma.

E poi volete mettere l’ebrezza di poter uscire a bere un aperitivo con mio marito senza premeditazione? Senza vincoli di babysitter in attesa, e orari da rispettare?

Ti amo piccole amore mio,

Divertiti, ma pensami, e torna prestooo!

Mamma

Il nostro fine settimana senza di lui, al matrimonio di Franco e Georgina

Il nostro fine settimana senza di lui, al matrimonio di Franco e Georgina