Una ricetta un pò diversa dal solito: stufato ai funghi porcini con sedano rapa.

Da quando mi sono appassionata di cucina sono sommersa di libri, riviste, appunti e ovviamente post-it con le ricette delle amiche.

In mezzo a questo delirio ho trovato una ricetta che rifaccio spesso e che non stanca mai nè me nè il marito (che è tutto dire).

Ovviamente sarà difficile che i bambini mangino questa bontà, ma prima o poi ci riuscirò e in attesa taglio sempre dei dadini di carote in più e da parte faccio solo quelli.

Con questa ricetta ho anche scoperto finalmente cosa fosse quella palla un po’ pelosa che vedevo sempre al supermercato: il sedano rapa.

Il sedano rapa ha la consistenza della patata però, come il sedano da costa, fornisce un ridotto apporto calorico (solo 23 kcal ogni100 grammi) perché è costituito dall’88% di acqua.

Se questo non bastasse a convincervi a provarlo, sappiate che ha anche notevoli proprietà diuretiche e disinfettanti (ma non lo spalmante sulle ferite!)

imageBando alle ciancie ora iniziamo con LA LISTA DELLA SPESA

carote 300 gr

sedano rapa 300 gr

cipolla 40 gr

porcini secchi 10 gr

burro, prezzemolo, brodo vegetale, olio di oliva, sale e pepe

SE AVETE TUTTO INIZIAMO:

Prima di tutto mettete ad ammorbidire i funghi secchi in acqua tiepida per una mezz’oretta

Pelate sedano rapa e carote e tagliate tutto a dadini non troppo grossi (2 cm max).

Tritate o tagliate la cipolla fine fine e fatela appassire in una padella grande con 3 cucchiai di olio di oliva. 

imageUnite la dadolata di verdure (sedano e carote), i funghi strizzati e tagliati a pezzettini, sale, pepe e un mestolo di brodo vegetale.

La ricetta dice poi di coprire tutto e di stufare per circa 20 minuti, ma io lo faccio per il doppio del tempo.

Considerate che dipende molto da quanto grande avete tagliato i dadini quindi assaggiate sempre prima di spegnere e se sono ancora duri andate avanti ovviamente aggiungendo brodo.

Quando i dadini saranno cotti al punto giusto aggiungete una bella noce di burro, prezzemolo tritato o surgelato e mantecate sul fuoco per un paio di minuti.

So che l’aspetto potrebbe non sembrarvi invitate, ma voi fatelo e mangiatelo e poi mi direte ! Si tratta di un piatto bello completo che sfama parecchio e non ingrassa.

Diciamo che con un pezzo di carne bianca o un formaggio…la vostra cena è pronta.

Io a volte aggiungo allo “stufato” dei dadi di tofu e faccio un bel piatto unico da mangiare in ciotola (tipo cagnolino) davanti alla TV !

Barbara

 

Sformato di verza e formaggio asiago, da paura giurooo! Ricetta senza e con Bimby

Con tutte le “cavolate e i pasticci” che ho mangiato in giro durante il salone del mobile…oggi ho voglia di qualcosa di sano quindi ora lo preparo al volo, almeno per stasera sono già a buon punto.

So che oggi c’è il sole e questo potrebbe sembrare un piatto invernale, ma vi assicuro che si può mangiare anche freddo ed è ottimo!

Un paio di giorni fa vi ho dato la ricetta per fare dei fantastici spaghetti giapponesi con le verdure (udon con verdure e gamberetti http://www.temperateitacchi.com/blog/?p=2982)

Per fare gli udon della mia ricetta serve la verza, ma ne basta poca quindi ne avanza sempre. Eccovi un’idea per far fuori la verza che vi avanzerà

LISTA DELLA SPESA:

200 gr di formaggio asiago

20 gr di olio extra vergine

1 scalogno

350 gr di verza tagliata a listarelle

250 gr di passata di pomodoro

2 uova

sale e pane grattuggiato

 

SE AVETE TUTTO INIZIAMO

verzacrudaotoFate soffritto con olio e scalogno poi aggiungete nella pentola la verza tagliata a listarelle e la passata del pomodoro con un pò di sale e cucinate per circa 20 minuti a fuoco medio/basso.

Lasciate raffreddare una mezz’ora e aggiungete il formaggio asiago che avrete grattugiato e le due uova.

Mettete l’impasto in una pirofila.

Cospargete la superficie del tutto con un filo di olio e un pò di pan grattato e infornate nel forno pre riscaldato a 180 gradi per circa mezz’ora

Buonissimo sia caldo che tiepido, meglio il giorno dopo.

 

VERSIONE RICETTA PER CHI HA IL BIMBY:

Tritare il formaggio e metterlo da parte: 15” vel 5.

Tritare lo scalogno: 3” vel 5.

Aggiungere olio e verza e rosolare: 5′ 100° vel 1, spatolando di tanto in tanto.

Aggiungere la passata e un po’ di sale (dipende da quanto è saporito il formaggio) e cuocere 10′ varoma vel 1.

Lasciare raffreddare una mezz’oretta.

Aggiungere le uova e il formaggio e mescolare 1′ vel 3.

Versare il composto in una pirolfila e cospargere con pane grattugiato e con un filo d’olio.

Cuocere in forno caldo a 180° per 30′ circa.

 

Barbara

 

 

 

Udon con verdure e gamberetti.

E siccome i giapponesi non sono bravi solo a fare il sushi…oggi vi do una ricetta facile facile per un piatto sano e LIGHT.

Gli udon sembrano un pò i nostri bucatini e secondo me sono atrettanto buoni (o quasi) anche se diversi.

Ma la cosa che me li ha fatti piacere ancora di più… è che hanno circa la metà delle calorie della nostra pasta.

Ho assaggiato questi grossi spaghetti giapponesi ad una cena a casa di amici e li ho trovati squisiti.

Un paio di giorni fa ho comprato il necessario e ho provato a rifarli cercando di ricordarmi gli ingredienti utilizzati per condirli. Sono venuti da paura!

Forse avete provato i noodles cinesi. Beh! I nudon sono molto simili, ma molto più grossi.

LISTA DELLA SPESA PER 4 PERSONE

udoncrudifotoAndate in un quasiasi supermercato orientale (ormai sono ovunque) e comprate:
1 confezione di nudon (nella foto vedete la confezione che si trova di solito e che contiene 3 pacchetti di nudon e anche 3 bustine di una sorta di brodo in polvere e 3 bustine di semini da mettere nell’acqua della bollitura). Davanti leggete “noodle”, ma nella etichetta italiana dietro troverete scritto “nudo”. Voi chiedete al commesso che fate prima!

1 confezione di gamberetti surgelati (dagli orientali li trovate che costano meno che al supermercato e vanno benissimo, ma comprateli dove siete più comodi)

Un pò di verza (se ne prendete 1 intera sappiate che è troppa perchè ne basta moooolto meno, ma quello che non userete potrete sempre stufarla il giorno dopo con brodo e polpa di pomodoro)

1 carota

1 confezione di germogli di soia

1 cipolla

salsa soia

 

AVETE TUTTO? BENE, INIZIAMO.

verdurefotoIn padella fate soffritto di cipolla e mettete verza tagliata a listarelle, i germogli di soia e la carota tagliata a strisce sottili con lo strumento che di solito usate per pelarla e se i gamberetti sono surgelati mettete subito anche loro.

Mentre cuocete le verdure etc , aggiungendo un mezzo bicchiere di acqua e un dado, mettete tutti i nudon (le 3 buste) nell’acqua che avrete fatto bollire e versate dentro anche il contenuto delle 3 bustine di brodo e delle 3 bustine di semi e cuocete per circa 2 minuti.

Quando le verdure e i gamberetti saranno pronti (nella foto non vedete le carote perchè le ho aggiunte dopo!), mettete in padella anche i nudon che avrete scolato e saltate tutto assieme per un minuto circa.

Un filo di soia e il gioco è fatto!

Barbara

Io amo l’uovo in gabbia!

Se volete fare felice una donna, regalatele un gioiello o un paio di scarpe.

Se volete fare felice me, invitatemi a pranzo.

 

La blogger Barbs e la direttrice del "Magna Pars Suites", Barbara Rohner

La blogger Barbs e la direttrice del “Magna Pars Suites”, Barbara Rohner

Se poi l’amica che mi invita a pranzo è la direttrice di un nuovo albergo a 5 stelle con un ristorante ricavato in un angolo di paradiso dove si mangia il cibo degli angeli… allora vado in estasi, altro che felicità.

Quando lavoravo al Nhow hotel, ho diviso ufficio, gioie e dolori con Barbara Rohner.

Appena rimaste incinte (sarà un caso?!) siamo state e due salutate e abbiamo preso strade diverse .

Ma, per fortuna, non ci siamo mai perse di vista.

Ieri Barbara mi ha invitata a pranzo nel ristorante del nuovo albergo di cui è diventata direttrice.

L’albergo è il “Magna Pars Suites”  e il ristorante si chiama “DA NOI IN Via Forcella 6”. Vediamo se indovinate dove si trovano?!

image

Il ristorante si meriterebbe un bel 10 già solo l’angolo di paradiso in cui si trova.

La lode invece gliela do perché, dopo avermi fatta accomodare fuori in mezzo al verde…mi hanno anche dato da mangiare!

Ovviamente mi sono fatta consigliare dalla mia amica che mi ha “costretta” a provare il famoso “Uovo in gabbia”.

Beh, che dire?! Un esplosione raffinata di gusti. Altre parole non mi vengono in mente. Ti arriva questo sacchettino che il cameriere ti chiede di aprire davanti a lui per metterci dentro una cucchiaiata di crostini appena sfornati. Dopo di che ci affondi dentro il cucchiaio…e sprofondi nella sedia per la bontà!

"L'uovo in gabbia"

“L’uovo in gabbia”

Dopo l’uovo io ho mangiato un’ottima insalata calda di seppie e calamari e lei un’insalata di tonno scottato. Poi, per finire e per restare in tema…una bella insalata di frutta.

Ovviamente non me ne sono andata senza prima aver fatto un giro per l’albergo.

Ero troppo curiosa di vedere queste 28 suites progettate dall’architetto Luciano Maria Colombo coniugando sostenibilità ambientale con alta tecnologia.

Belle, proprio belle. Comode, luminose e davvero tecnologiche.

Dopo questo bel pranzetto mi sono fiondata in palestra con qualche piccolo senso di colpa perchè avevo intuito che l’uovo non era poi così dietetico…

Alla fine della meritata fatica, ho preso mio figlio all’asilo e siamo venuti a casa in terrazza con degli amichetti, ma il pensiero continuava a tornare a lui… “l’uovo in gabbia”.

 

Lo chef Fulvio Siccardi e la blogger curiosona!

Lo chef Fulvio Siccardi e la blogger curiosona!

Dopo pranzo Barbara mi aveva presentato lo chef Fulvio Siccardi (ben 2 volte onorato di 1 stella Michelin) e il mito ha fatto il grande errore di darmi il suo biglietto da visita con anche il suo cellulare.

Mai dare il numero del cellulare ad una blogger che ama la cucina e che soprattutto non si fa tanti scrupoli a chiamare per chiedere una ricetta…

Fulvio Siccardi è stato a dire poco gentile e quindi ecco per voi la ricetta dell’ “UOVO IN GABBIA”

Si tratta di un uovo cotto a bassa temperatura in un forno a vapore. Io non ho il forno a vapore, ma proverò mettendo l’uovo sul piano alto del forno e una pentola con acqua sotto.

L’uovo va messo in forno intero con il suo guscio e va lasciato lì dentro per 50 minuti a 60 gradi.

Si toglie l’uovo dal forno e lo si fa raffreddare.

Intanto si prepara la salsa a base di latte, panna, burro e tartufo bianco e nero disidratati (non ho avuto coraggio di chiedere le dosi perchè mi sentivo già una privilegiata, ma secondo me ce la si fa dai!).

Si prende poi uno stampino da crem caramel e lo si ricopre con la carta fata creando una sorta di letto per il nostro uovo.

Si mette nello stampino un pò di salsa, ci si rompe dentro l’uovo e si aggiunge altra salsa.

Si da una bella spolverata di grana, che farà poi la crosticina, e si chiude il sacchetto che va poi messo in forno a 200 gradi per 5/6 minuti.

So già che stanotte me lo sognerò…

Domani provo a farlo!

 

image“Da noi in Via Forcella 6” è aperto tutti i giorni, tranne la domenica (purtroppo, ma sto cercando di convincerli di aprire almeno per il pranzo! Vi farò sapere.) ORARI: dalle 12.30 alle 14.30 per il pranzo e dalle 19.30 alle 22.30 per la cena. Tel.02.8338371

www.magnapars-suitesmilano.it

 

NB: So che non è chic parlare di prezzi, ma per pranzo si spende da un minimo di 18 euro in su e per cena da un minimo di 40 euro in su.

Ovviamente dipende da cosa mangerete e soprattutto da cosa berrete visto che hanno una cantina pazzesca a vista!

Barbara

"L'uovo in gabbia", evaso dalla gabbia! Hihi

“L’uovo in gabbia”, evaso dalla gabbia! Hihi

L'uovo in cambia, evaso e infranto!

L’uovo che era in gabbia…evaso e infranto!

In alcune suite c'è anche un un attrezzo Technogym per tenersi in forma! Ah però

In alcune suite c’è anche un un attrezzo Technogym per tenersi in forma! Ah però

il bagno di una suite. Ogni bagno ha sia vasca che doccia! how

il bagno di una suite. Ogni bagno ha sia vasca che doccia! how

La camera di una suite

La camera di una suite

La sala di una delle 28 suite

La sala di una delle 28 suite

Insalata calda di calamari e seppie

Insalata calda di calamari e seppie

La tecnologia della domotica usata in tutte le 28 suites.

La tecnologia della domotica usata in tutte le 28 suites.

La lobby del "Magna pars suites"

La lobby del “Magna pars suites”

La zona all'aperto del ristorante "Da noi in Via Forcella 6"

La zona all’aperto del ristorante “Da noi in Via Forcella 6”

Insalata di frutta

Insalata di frutta

Pane fatto in casa servito al "Da noi in Via Forcella 6". Una volta un'amica mi ha detto che secondo lei se in un ristorante appena arrivi ti portano del buon pane...è già un buon segno. Aveva ragione!

Pane fatto in casa servito al “Da noi in Via Forcella 6”. Una volta un’amica mi ha detto che secondo lei se in un ristorante appena arrivi ti portano del buon pane…è già un buon segno. Aveva ragione!

Spaghetti cipolle, fave e guanciale! Da pauraaaaaaaa

Ogni volta che vado a Cortina li mangio e ogni volta godo.  

Scusate, ma quando ce vo ce vo!

Sono riuscita a farmi dare la ricetta anni fa promettendo che non la avrei mai data a nessuno, ma voi non fate la spia vero?

 

Lo so che non si fa, ma lo sto facendo per il vostro bene dai !!!

 

Iniziamo come sempre con la lista della spesa per 4 persone:

4 cipolle gialle

50 gr di burro

1 cucchiaio di olio di semi

3 foglie di alloro

400 gr di spaghetti numero 12 de Cecco ( io uso almeno 500 gr per 4)

100 gr di guanciale

120 gr di fave fresche

prezzemolo tritato

panna fresca (1 max 2 cucchiai)

parmigiano

sale e pepe

 

Quando avete tutto iniziamo:

Pelare, affettare e stufare le cipolle con il burro, l’olio, l’alloro e il sale.

Dopo un’oretta (se serve aggiungere aggiungere poco acqua) quando le cipolle saranno ben brasate, ma non troppo rosolate, levare l’alloro, aggiungere il guanciale tagliato a julienne e le fave bollite e pelate.

Se necessario legare il tutto con 1 massimo 2 cucchiai di panna fresca, poi aggiungete prezzemolo tritato ed infine una macinata di pepe e poco parmigiano.

Girate ancora un paio di minuti e poi…

mangiate e godete!

Barbara

 

Il carpaccio fu inventato per mia nonna. Non sto scherzando!

carpacciofotoUn paio di sere fa Danny boy ha voluto che gli facessi il carpaccio. Di solito gli piace crudo con la salsina di ketchup e maionese, ma ieri sera glielo ho fatto nella versione al forno.

Metti le fettine di carpaccio sul piatto, ci metti sopra un botto di formaggio grana e una spruzzata di olio e infili il piatto direttamente nel forno ben caldo per 1 massimo 2 minuti.

Ocio che il piatto poi scotta di brutto!

Nella mia famiglia il Carpaccio è sempre stato un piatto molto amato. Chissà come mai?!

Un dubbio forse ce l’ho… Sarà perchè è stato inventato per mia nonna Amalia?

Eh sì, non sto straparlando. Sto dicendo la verità.

Con la parola “carpaccio” oggi si intende genericamente un piatto a base di fettine di carne o pesce crudi a cui vengono aggiunti olio e scaglie di formaggio grana o altri ingredienti a seconda della versione.

Questo nome si deve a Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s bar.

amaliaotoUn giorno del 1950 preparò il piatto appositamente per un’amica quando seppe che i medici le avevano vietato di  mangiare carne cotta.

Quell’amica era la contessa Amalia Nani Mocenigo (qui accanto nella foto), ossia mia nonna, la mamma di mia mamma.

Mia mamma mi ha sempre raccontato che la nonna era stata avvelenata da un’acciuga e che quindi non poteva mangiare più pesce e non carne cotta.

Il mistero della nonna Amalia e della nascita del Carpaccio, bo?!

Quando Giuseppe portò il nuovo piatto di carne cruda a mia nonna lei ne rimase così entusiasta che propose di inserirlo nel menù dell’Harry’s Bar.

Bisognava trovare un nome.

 

"Sant'Agostino nel suo studio" dipinto da Vittore Carpaccio.

“Sant’Agostino nel suo studio” dipinto da Vittore Carpaccio.

In quel periodo c’era una mostra del pittore Vittore Carpaccio.

Il colore della carne cruda ricordava i colori intensi dei quadri del pittore quindi fu facile decidere il nome per il nuovo piatto.

Più precisamente il carpaccio che propose Cipriani consisteva in fettine sottilissime di controfiletto di manzo disposte su un piatto e decorate alla Kandinsky con una salsa che viene chiamata universale. Trattandosi di un piatto da servire crudo, la carne deve essere freschissima e mai decongelata.

carpacciofotoRICETTA PER SALSA UNIVERSALE: (chiamata così perchè adattabile sia a carne che a pesce) maionese 185 ml, salsa Worcester 1-2 cucchiaini, succo di limone 1 cucchiaino, latte 2-3 cucchiaini, sale e pepe bianco, correggendo a piacere, deve risultarne una salsa spalmabile non liquida, da disporre sul piatto a schizzi faendola gocciolare dall’alto.

Un paio di anni fa stavo guardando in tv il quiz “il milionario”. Gerry Scotti ad un certo punto fece proprio la domanda “per chi fu inventato il Carpaccio?”. Diede tre possibilità citando il nome di 3 donne, tra i nomi c’era anche quello di mia nonna.
Fu per me un’emozione: per una volta sapevo la risposta! Ahahah

Barbara

 

VERSIONE VELOCE IN INGLESE: In 1950 a Contessa named Amalia Nani Mocenigo visited the famous Harry’s Bar in Venice. Having been advised by her doctor that she should avoid cooked meat, she asked the chef at Harry’s to come up with something she could eat. The chef came up with a dish which was essentially very finely shaved red beef with a cream-coloured sauce. The dish was named Carpaccio by the owner of Harry’s, Giuseppe Cipriani, because the colours of the dish reminded him of paintings by the Venetian painter Vittore Carpaccio. Carpaccio was one of the most celebrated Venetian artists of the Quattrocento – or 15th Century – and he was particularly renowned for his vivid use of colour, and particularly reds.

Jane pointed out that there was an exhibition of Carpaccio’s work in 1950 in Venice, which was the same year that the dish was invented, so obviously Cipriani was very much aware of Carpaccio. Cipriani was also very interested in 15thC art; for example the Bellini drink, which Harry’s is also renowned for, was named after another 15thC artist, Giovanni Bellini.

Barbara

Visto che sta primavera non arriva…eccovi la ricetta del mio primo ottimo brasato!

Un paio di giorni fa è venuta a casa mia la mia amica Valentina con suo figlio Christian che è poco più piccolo del mio, e mentre i bimbi giocavano, siamo stranamente finite in cucina.

Le donne finiscono a chiacchierare sempre o in cucina o in bagno. I salotti diventano proprietà privata dei nani.

brasato primafotoIn cucina c’era questo pezzo di manzo da 1 kg che mi guardava e io non sapevo cosa farne. Mio marito tempo fa ha comprato 1/4 di mucca biologica. Mannaggia a lui che torna sempre tardi la sera e mannaggia a me che di carne ci capisco poco o nulla.

Ma ecco che Santa Valentina mi guarda e mi dice “facci un bel brasato no?!”

Bra che?

Mai fatto un brasato in vita mia.

Detto fatto: con le esperte indicazioni della mia amica ho fatto un brasato da paura

Lista della spesa:

1 pezzo di manzo da brasato da 1 kg o quello che vi più vi piacerebbe “brasare” 

2 cipolle

6 carote

1 costa di sedano

1 bottiglia di pomodoro già pronto.

2 bicchieri di vino rosso 

Avete tutto? Iniziamo

Fate soffritto con le 2 cipolle e le altre verdure tutte tagliate a tocchetti.  Togliete le verdure e mettetele un attimo da parte.

Infarinate il vostro pezzo di carne e mettetelo in pentola (che sia una pentola dove ci sta comodo), aggiungendo un pò di olio. Fatelo rosolare un paio di minuti a fuoco alto girandolo e stando attendi a non bruciare il fondo della pentola!

Rimettete le verdure, rosolate ancora un po’ e aggiungete 2 bicchieri di vino rosso. Quando il liquido comincia a bollire aggiungete 1 bottiglia di sugo di pomodoro già pronto.

Date una spolverata di noce moscata, sale e pepe e coprite.

Fate andare per 4/5 ore a fuoco basso girando la carne circa ogni mezz’ora per non fare bruciare carne e sugo. Io mi sono messa il timer ogni mezz’ora sennò la bruciavo matematicoooo.

brasato dopofotoLa verdura si “spappolerà” da sola, ma se volete, a fine cottura, potete “minipimerizzare” metà o tutta la salsa ottenuta.

Come contorno ho preparato della sana e dietetica polenta. Ovviamente ho fatto quella espressa Valsugana che con un pò di acqua e un paio di minuti di sano giramento…è pronta e ottima!

Mamma che buono, se continua co sto freddo lo rifaccio.

Perdindirindina! 

 

Melanzane alla parmigiana LIGHT

ingred melanzanafotoVisto che la primavera non arriva, ma che la prova costume è vicina…eccovi una bella ricetta facile facile e molto light. Io l’ho fatta due sere fa.

La ricetta ve la do per 2 porzioni molto abbondanti.

Andrebbe bene anche per 4 ma visto che praticamente noi abbiamo mangiato solo quella…ne è avanzata ben poca!

Lista della spesa:

2 melanzane

1 bottiglia di polpa pomodoro (non di passata perchè è troppo liquida)

Una decina di foglie di basilico

1 mozzarella 

1/2 busta di parmigiano già grattuggiato

olio e sale

 

Quando avete tutto iniziamo:

tagliate le 2 melanzane a rondelle fini (massimo mezzo centimetro di spessore) e le cospargete di sale grosso lasciandole in una superficie leggermente in discesa (tagliere nel lavandino, per esempio) per almeno una mezz’ora così perdono un pò di acqua.

Poi mettete le melanzane nel forno a micronde al massimo e per 10 minuti. Intanto tagliate la mozzarella a dadini piccoli e pulite una decina di foglie di basilico fresco per poi tagliarle a pezzetti piccoli così siete già pronti per dopo.

Accendete il forno a 180 gradi.

Una volta cotte le melanzane nel microonde prendete una pirofila da forno e la rivestite con un foglio di carta forno (io di solito il foglio lo bagno e lo strizzo così aderisce meglio alla pirofila)

Iniziate a fare uno strato di melanzane, poi versate sopra tutta la superficie un pò di polpa di pomodoro, tanto grana, qualche dadino di mozzarella una spruzzatina di olio e un filo di sale.

Io ho compratolo spruzzino per l’olio così ne uso meno e lo distribuisco meglio.

Aggiungete un pò di basilico.

Una volta finito il primo piano ricominciate dalle melanzane e così via fino a quando avrete finito gli ingredienti.

melanz cottafotoOvviamente, alla fine fine, come tetto della vostra casetta, va messo un botto di parmigiano sennò non si chiamerebbe “melanzana alla parmigiana” giusto?!

Ok, non verrà come quando si friggono le melanzane, ma vi assicuro che il risultato è ottimo.

Sfama di brutto e non ingrassa pè piente ! Ma se vi da fastidio ditelooooooo

 

 

Riso e bisi – Rice with peas: una ricetta di mio zio Agostino (anche in inglese, ciapa!)

fagootoL’ultima volta che sono stata a Venezia sono andata a trovare mio zio Agostino ossia il fratello di mia mamma.

Dovete sapere che mio zio è sempre stato un cuoco fantastico. Oltre ad essere un grande in cucina è sempre stato un eclettico della cultura.

Non vi dico la faccia che ho fatto quando, dopo aver parlato un pò del mio blog, mi ha fatto vedere, nel suo computer, del materiale che ha raccolto e scritto, chiedendomi se mi sarebbe potuto interessare per “temperateitacchi.com”.

Ricette della tradizione Veneziana e racconti di scorci di vita Veneziana, ma non solo…

sediafotoMi sono commossa per il dono che mi stava facendo, e mi è scesa una lacrima.

Ok, ok sono un pò troppo sensibile…lo ammetto, ma un regalo del genere non capita tutti i giorni dai!

Mio zio è un artista nato, altra parola non potrei trovare per descriverlo al meglio. Mi ha conquistata quando avevo ancora i boccoli e da allora non ho mai smesso di confidarmi con lui.

Dipinge, cucina, si appassiona di tutto ciò che da emozioni e sa ascoltare.          

A questo punto vi propongo una delle sue prime chicche, quello che è il più classico dei piatti veneziani e lo faccio sia in italiano che in inglese. Oh yes!

 

RISO E BISI

Fu secolare tradizione offrire questo piatto al Doge, il 25 aprile, festa di San Marco, patrono di Venezia (quella che noi chiamiamo anche la festa del boccolo) 

http://venicexplorer.net/tradizione/festa-san-marco/index.php?hlangs=it

E’ un piatto classico della primavera, perché dei piselli si usa tutto, frutto e baccello con il quale si prepara il ‘brodo’ che servirà a cucinare il risotto. Se lo fate ora usate i piselli freschi altrimenti ovviamente optate per quelli surgelati.

 

Iniziamo come sempre dalla lista della spesa per 4: 

 

   – 300 gr. di riso vialone (o carnaroli) ;

   – 1 kg circa di pisellini se sono freschi (il peso comprende i baccelli) o 450 gr se usate quelli surgelati;                   

   – 100 gr. di pancetta a dadini piccolissimi;

   – 50 gr. di burro;

   – 50 gr. di parmigiano;

   – 2 o 3 cucchiai di olio d’oliva;

   – 2 o 3 cucchiai di prezzemolo tritato;

   – 1 piccola cipolla tritata finemente;

   – sale q.b.

   – dadi per un litro e mezzo di brodo.

 

risoebisifotoPreparate il brodo con un dado e con i baccelli dei piselli . Cucinare e passare il tutto al passaverdura (se usate quelli surgelati per fare il brodo bastano 200 gr di piselli e gli altri 250 gr li userete per condire il risotto).

Far soffriggere nel burro e olio la cipolla. Quando sarà dorata, unite la pancetta ed i piselli, poi il prezzemolo; allungare con un bicchiere circa di brodo e cucinare a fuoco vivo per 5 o 6 minuti. Salare. Versate altro brodo ed il riso, che va mescolato continuamente con l’aggiunta di altro brodo (come si fa per la cottura di un qualsiasi risotto), ricordate, comunque che la consistenza finale, dovrà essere ‘ all’onda’ vale a dire quasi gelatinosa, al limite dal dover usare il cucchiaio. A cottura ultimata aggiungere il parmigiano.

 

 

RICE WITH PEAS

When Venice was a Repubblic, it was a centuries old tradition to offer this dish to the Doge on April 25th, in celebration of Saint Mark, the patron saint of Venice.

It is a typical spring dish, for it is prepared with fresh peas and their pods, which are used to prepare the “broth” for cooking the risotto.  Given the short season in which fresh peas are available, I will give you a recipe that produces very similar results all year long.

 

– 300 g of Italian rice (Vialone or Arborio);

– 900 g of fresh peas (or 450 frozen);

– 100 g of tiny cubes of bacon;

– 50 g of butter;

– 50 g of grated parmesan cheese;

– 2 or 3 tablespoons of olive oil;

– 2 or 3 tablespoons of finely chopped parsley;

– a small onion, finely chopped;

– salt, to taste;

– 1 1/2 litres of chicken broth.

 

Cook the pods of the peas in the broth; keep hot.  Sauté the onion in the butter and oil, until golden; add the bacon, the remaining peas, the parsley and about a cup of the hot broth and cook over high heat for 5 or 6 minutes.  Add salt.  Add the rice and more broth (which should be added a little at a time, throughout cooking, as it is absorbed by the rice) and continue cooking, stirring constantly, until the rice is “al dente”(usually between 15 and 18 minutes, depending on the rice).  The final product should be “all’onda”, that is, not too thick, to eat with a spoon, if necessary.  Remove from heat, mix in the parmesan cheese and serve

In attesa di questa benedetta primavera…Carpaccio di polpo

Quando ero una pr fashion che frequentava solo posti fashion, andavo in palestra al Down town e spesso pranzavo lì.

Ora che sono una pr vecchia e poco fashion, vado al Get fit perchè è vicino all’asilo di nostro figlio e mangio a casa.

Non mi dimenticherò mai la prima volta in cui vidi il carpaccio di polpo al ristorante del Downtown. Ok che ai tempi sapevo cucinare al massimo un piatto di pasta, ma vi giuro che rimasi a guardarlo per ben 5 minuti chiedendomi come cavolo si faceva a tagliare un polpo mollo così sottile, ma soprattutto dove si trovavano polpi con tentacoli così grossi, AHAHAH !

Pensavo che le fettine del carpaccio fossero tentacoli interi affettati quindi senza farmi tanti problemi, feci chiamare il cuoco e chiesi spiegazioni.

Se ci ripenso…mi viene di nuovo da ridere! A Venezia mi direbbero “ti xè proprio mona!”

 

Iniziamo come sempre dalla lista della spesa per 4:

1 kg di polpo 

una decina di grani di pepe

1 limone

qualche foglia di alloro

1 spicchio di aglio

1 busta di colla pesce (12 gr)

1 ciuffetto di prezzemolo (se avete quello surgelato non vi fate problemi, assicuratevi che nessuno vi stia spiando e usate quello)

1 bottiglia di plastica vuota (quelle dell’acqua vanno benissimo)

4 Patate o 2 scatole di ceci per il contorno

olio e sale

N.B: sarebbe molto utile avere un’affettatrice !

 

Se avete tutto iniziamo!

Intanto vi dico subito di non mettervi a sbattere il povero polpo in giro per la casa perchè è inutile. Servirebbe solo a sporcare i muri! 

pentolaotoRiempite una pentola con acqua fredda e metteteci dentro una decina di grani di pepe nero, un paio di foglie di alloro, mezzo limone senza succo (il succo tenetelo da parte per condire il polpo), uno spicchio di aglio schiacciato e un ciuffetto di prezzemolo.

Adagiatevi dentro il vostro polpo quando l’acqua è ancora fredda. Accendete il fuoco e cucinatelo per 30/40 minuti a partire da quando l’acqua bolle. I polpi cuociono più o meno velocemente a seconda del mare di provenienza quindi per evitare di farsi mandare a quel paese dal ragazzo del banco del pesce chiedendogli dove è stato pescato il vostro polpo…sappiate che quando lo stuzzicadenti entrerà nel polpo senza fare fatica, allora vorrà dire che è cotto.

Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il polpo nella sua acqua di cottura. Quando potrete infilare la mano nell’acqua senza ustionarvi allora fatelo e tiratelo fuori.

In un pentolino di acqua calda intanto sciogliete i fogli di colla pesce.

Prendete la bottiglia di plastica vuota, tagliate la parte superiore e bucherellate con la forbice la base.

bottigliefotoTagliate il polpo a pezzi, amalgamatelo con la colla pesce, aggiungete sale a piacere e infilate il tutto dentro la vostra mezza bottiglia di plastica spingendo il tutto bene verso la base della bottiglia magari con il batticarne quello tondo.

 

Dai buchi nella base uscirà il liquido in eccesso.

Avvolgete bene la vostra mezza bottiglia con la carta da cucina trasparente e mettete in freezer.

Se volete mangiarlo subito potete tirarlo fuori dopo circa 1 ora e mezza massimo 2 (io lo tiro fuori anche dopo giorni e lo lascio scongelare un po’).

Tagliate la bottiglia di plastica, recuperate il vostro polpo e affettatelo con l’affettatrice!

Mettete il vostro carpaccio sul piatto e condite con un emulsione di olio, succo di limone e un pizzico di sale

COME CONTORNO: o delle classiche patate lesse affettate fini fini e adagiate sul piatto sotto al polpo, oppure un bel purè di ceci che farete con le 2 scatole di ceci che vi avranno tirato dietro al supermercato.

Non nel senso che ve le avranno tirate dietro davvero, ma nel senso che le avrete pagate poco poco, dai su!

Lessate i ceci con poca acqua e alla fine li frullate. Io per fare il purè più buono i ceci, dopo averli lessati, li butto al volo in padella con un soffrittino di cipolla e dadini di pancetta e poi li frullo aggiungendo un pò di acqua.

Anche se la primavera sta tardando ad arrivare…io stasera lo ho preparato e lo ho messo in freezer.

Domani lo affetto e me lo magno! Brutto?!