Sbadata, con valigia, nel frullatore!

Ok, ok, lo ammetto: non ho tutte le rotelle a posto!

E poi…sarà mica una novità no?!?!?

Se fossi tanto normale non sarei qui a “perdere” tempo per raccontare tutto quello che mi succede, senza che nessuno mi paghi per farlo, o no?!

Inseguendo il sole, davanti al camino.

 
Provate a camminare in riva al mare chiudendo gli occhi, e inseguendo il calore del sole.
Provate a mettervi a ballare e a cantare a squarciagola, sperando che non ci sia nessuno che vi stia guardando, e ascoltando.
Provate a sentire l’onda che arriva e vi avvolge il piede, così, all’improvviso.
Vi verrà da ridere.
Perché camminare in riva al mare, cantare, ballare, bagnarsi le scarpe, e iniziare a correre ridendo, per scappare dall’onda, è un pó come tornare bambini.
Tornare bambini a volte fa ridere, e a volte no.
In questi giorni ho fatto un lungo viaggio nella mia vita.
In questi giorni sono tornata bambina, diverse volte.
In questi giorni mi sono anche vista proiettata nel futuro, con nuovi dubbi e nuove paure.
Lo ho fatto ascoltando i racconti delle mie nuove amiche.
Lo ho fatto raccontando cose di me che forse non avevo mai raccordato, neanche a me stessa.
La forza del camino.
Di solito succede nei film, ma questa volta è successo davvero.
All’improvviso un’amica decide di riunire le sue amiche più care, e di farle conoscere tra di loro.
Ecco perché sono andata al mare, in Toscana.
Ecco perché ho accettato di partecipare ad un we di sole donne.
Ecco come sono ritrovata a parlare di me ad altre donne che conoscevo appena, davanti ad un camino. 
Non ho mai amato le cene tra donne e le serate tra donne, figuriamoci un we intero.
Sarà che sotto sotto, e neanche tanto sotto, sono un pó un maschiaccio, e a certe donne non ho niente da dire…
Ma questa volta avevo capito che dovevo accettare l’invito: ho pensato che se quelle donne erano amiche di Laura, allora voleva dire che erano donne speciali, perché Laura è speciale.
Avevo ragione.
Sei donne, sei storie diverse e sei caratteri forti, tosti.
Sei donne apparentemente toste, ma a volte anche molto fragili.
A volte é più facile aprirsi che chi hai visto poche volte nella vita.
A volte è più facile quando un’amica comune, decidendo di riunirci, creato un’empatia immediata, anche tra chi non si era mai vista prima.
É stato un we decisamente diverso dai soliti: un we intenso, forte.
E mentre io ero al mare con le mie nuove amiche, i miei uomini trascorrevano il loro primo we assieme, fuori Milano: io al mare, e loro in montagna.
Mi sono mancati?
No, lo ammetto.
Era più forte la gioia di saperli assieme, che la nostalgia di non essere con loro.
C’è stato un momento in cui ho anche pensato di non partire, ma non perché non avevo voglia di lasciare loro.
Non volevo più partire perché era prevista pioggia, per tutto il we: andare in Toscana, in una tenuta sulla spiaggia, con la pioggia, non mi sembrava un programma così eccitante.
Non parto quasi mai senza i miei uomini: di solito almeno uno di loro due è con me.
Ma la vita è una sola, ed un invito così particolare non me lo volevo lasciare sfuggire.
Ecco perché ho deciso di partire, anche con la pioggia all’orizzonte.
E invece…
E’ invece la pioggia è arrivata solo una sera, mentre noi eravamo al calduccio in casa, davanti al camino.
Ed è stato bello ascoltare il rumore della pioggia, sentendo sulla pelle il calore del fuoco.
Non è la prima volta che parto con le previsioni che danno pioggia, e poi trovo il sole.
Io il sole l’ho inseguito tanto, con i piedi e con il cuore, e se una cosa la desideri tanto, spesso arriva, e resta.
Ma il sole non l’ho trovato solo camminando sulla spiaggia: il sole l’ho trovato anche in quelle lunghe chiacchierate fatte davanti al camino.
Era un sole diverso: un sole che ci ha illuminate attraverso il fuoco del camino e che ci ha scaldate attraverso le parole di chi ha deciso di aprirsi, di raccontarsi.
Non avete idea di cosa non possa venire fuori quando sei donne si siedono attorno ad un camino: rapporti con i figli, con i mariti, forze, debolezze, paure, rimpianti e ricordi…
E ogni volta che una di noi si raccontava, le altre ascoltavano, gioivano, soffrivano, e collegavano.
Perché tutte le storie sono un po’ simili, e le parole degli altri spesso fanno i riaffiorare ricordi, emozioni e paure che pensavi di avere cancellato, per sempre.
Grazie Laura, Annamaria, Sabina, Micaela, Silvia e Carmen.
Grazie a voi oggi mi sento un po’ di forte di ieri, e un po’ meno forte di domani.
Grazie a voi ho capito che i miei problemi sono anche i vostri, e i vostri sono anche i miei.
Grazie a voi, e alla nostra chat, oggi mi sento meno sola.
Buona giornata a tutte le fate, ma anche alle streghe.
Perché tutte le donne sono un po’ fate e un po’ streghe.
Dobbiamo solo capire chi ci merita col pizzo, e chi con la scopa…
Barbara
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Il mare in inverno

Befana on the road

 
Il fatto che la mia motivatrice sia anche una mia amica su facebook, è una bella fortuna, o sfortuna (dipende sempre dai punti di vista).
Se torno a Milano e lo scrivo su facebook, lei lo sa subito, e agisce.
Se poi il ritorno è quello da vacanze con abbuffate, il messaggio su whatsapp arriva appena scendo dal treno (manco avesse delle telecamere che mi seguono 24 ore su 24)
“Che fai domani mattina? Vieni a farti un bel giro in bici con me verooo!?”
Avrei forse potuto dirle di no dopo tutto quello che mi sono “scofanata” in queste vacanze?!
E poi mio marito domani parte per lavoro e se ne va in Cina per 10 giorni.
Quale miglior occasione per lasciare i due ometti a godersi una bella mattinata senza mamma?
Ho aspettato che Danny si svegliasse e arrivasse in camera nostra urlando tutto felice che la Befana era arrivata e aveva riempito la sua calza con un sacco di dolciumi e regalini; ho fatto colazione (con un caffè amaro, una fetta di pan carré tostato e mezzo pompelmo); mi sono vestita da combattimento, ho indossato il cappello da Befana e sono saltata sulla mia bici diretta sotto casa della mia motivatrice.
Immaginatevi la sua faccia quando ha visto la sua allieva Befana che l’aspettava all’angolo…
Ho pensato che se l’Epifania tutte le feste porta via…magari sarebbe riuscita a portare via anche un po’ del risultato delle vacanze, ops.
Vivo a Milano da quasi 25 anni, ma un giro in bici sui navigli ancora non lo avevo fatto: bellissimo!
La giornata di sole ha fatto la sua, ma anche il percorso non è stato niente male.
Siamo partite da Corso Lodi e siamo arrivate, lungo il naviglio, fino a dopo Rozzano.
Davvero un bel giretto di 22 km.
Ad un certo punto abbiamo anche incontrato una gigante nutria che io, da buona Veneziana, avevo scambiato per una gigante pantegana.
Alla fine del mio allenamento ho raggiunto i miei uomini al parchetto sotto casa, giusto in tempo per vedere Danny che riusciva a partire da solo sulla sua nuova altissima bici (non arriva neanche a terra coi piedi!)
Le due befane saranno anche partite in ritardo e con un mezzo alternativo, ma si sono godute una splendida mattina dì sole e magari sono anche riuscite a bruciare qualche fetta di panettone!
Se volete sapere da dove arriva la veranfigura della befana, vi do una mano io raccontandovi quello che ho appena letto.
Anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
I Romani erano convinti che in queste dodici notti, delle figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
A guidarle queste figure femminili, secondo alcuni, era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza).
La Chiesa condannò tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche.
Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.
L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno.
Che dire ancora?
Che domani Danny, finalmente, torna a scuola.
Che io andrò a bruciare ancora un po’ di calorie, magari con una bella camminata con la mia motivatrice
E che, dopo scuola, il mio biondino ed io smonteremo l’albero di Natale, metteremo via tutti i vari addobbi e ci riapproprieremo della nostra casa in modalità “inverno in attesa del carnevale” (prossimo importante appuntamento)
Buon lunedì 
Barbara

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C’è Sole e sole.

 
C’è il sole della scenografia di “Striscia la notizia”, c’è il nome di una bimba appena nata e c’è il sole di Formentera, un posto che mi porterò sempre nel cuore.
Se ho nominato questi tre soli è perché oggi vi parlerò di lei, della wonder woman che a cinque giorni dal parto, ha deciso di fare il suo rientro trionfale, in diretta tv su canale 5.
Ieri sera mi sono permessa di commentare la cosa su Facebook e oggi ci terrei a chiarire un paio di cose.
Di solito quando dici che ti sta antipatica una bella e “apparentemente” simpatica, c’è sempre qualcuno che pensa che sotto sotto ci sia della gelosia.
Beh, sappiate che io della bionda signora Svizzera non sono per niente gelosa, anzi!
Posso essere “gelosa” (parliamo di “invidia buona” che l’è megl) di una come Belen, che ho visto un paio di sere fa ad una festa, e che è di una bellezza disarmante, di una sensualità esagerata, ma sopratutto veramente simpatica (e sottolineo “veramente”), ma della “Signora” Trussardi proprio no.
Ho avuto occasione di “conoscere” Michelle ai tempi in cui stava con il mio amico Marco Predolin (eh sì, prima di Eros stava con Marco, anche se poi ha ovviamente quasi rinnegato) e poi l’ho rincontrata più volte in occasione del Festival bar che ha presentato con la mia “sore”  Alessia (Marcuzzi).
Non mi sono mai piaciute le persone che sorridono di continuo e che devono sempre e per forza fare le simpaticone: mi sanno di false, e 6 anni fa ne ho avuto la conferma.
Ero in aereoporto di ritorno da Formentera ed ero incinta di quasi 6 mesi, quindi avevo una bella ed evidente”panza”.
Con il mio fidanzato, oggi marito, eravamo in coda per imbarcarci sul volo “Easy Jet” che ci avrebbe riportati a Milano.
Ovviamente, essendo incinta, avevo la precedenza sull’imbarco e davanti a me c’era solo chi aveva pagato il fast boarding.
Indovinate un po’ chi c’era? Una coppia di sconosciuti più la “simpatica” Michelle che, appena si gira e mi vede, mi saluta con un sorriso a 64 denti e mi fa gli auguri per il pancione.
Negli aerei i posti più larghi e più comodi sono le uscite di sicurezza e le prime file, ma nelle uscite di sicurezza le donne incinte e quelli che hanno problemi fisici non posso sedersi, per ovvi motivi.
Mentre Michelle stava per salire le chiedo può mettersi lei in uscita di sicurezza e lasciare a me la prima fila e lei risponde alla mia richiesta con un altro sorriso a 64 denti.
Secondo voi dove si è seduta?
Ovvio: in prima fila! E quando le sono passata davanti mi ha fatto il terzo sorriso della giornata.
Sono donna e quindi dentro di me mi sono detta “Prima o poi gliela faccio pagare alla simpaticona!”
C’è voluto molto meno di quanto pensassi perchè appena atterrati a Milano, sotto l’aereo, si è materializzato un camioncino della polizia, che la aspettava.
Faceva molto caldo quindi hanno caricato lei e la sua inseparabile guardia del corpo evitale così di ritrovarsi schiacciata nel pulmino con noi comuni mortali.
Mi hanno spiegato che spesso in aereoporto guardano la lista passeggeri e se vedono che c’è qualche vips vanno sotto l’aereo a prenderli e spesso recuperano per loro le valigie al tapis roulant.
Certo è che uno può sempre dire “No grazie”, come fece una volta il grande Carlo Ancelotti, ma la signorina ha ovviamente accettato.
Peccato che il mio amico Roberto Alessi, che ai tempi era il direttore del settimanale “Diva e Donna”, mi avesse giusto chiesto di scrivere per lui un articolo su Formentera, visto che ci vado da anni e la conosco moto bene.
Che dire? Ho scritto il mio articolo (che vi ho messo qui sotto) e ho raccontato tutta la mia vacanza: dall’inizio alla fine, senza dimenticare di pubblicare la foto fatta appena scesi dall’aereo, a Milano.
L’anno dopo sono tornata a Formentera e, mentre passeggiavo sulla spiaggia con il piccolo Danny Boy, pensa un po’ chi mi ritrovo sdraiata con il suo amato body guard sul bagnasciuga del “Tiburon”?
La bionda svizzera.
Io ovviamente l’ho salutata educatamente e lei ovviamente mi ha risposto sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi a 64 denti, ma appena mi sono allontanata, pensando che io fossi sorda, si è girata verso il suo bodyguard e, sicuramente non più sorridendo, gli ha detto “L’hai vista quella? E’ lei la str… che ha scritto l’articolo l’anno scorso”.
Che dire? Diffidate di quelli che sorridono sempre.
E sia chiara un’ultima cosa: io trovo giustissimo che le mamme, una volta partorito, tornino a lavorare, specialmente se hanno la fortuna di avere babysitter e parenti che possano aiutarla!
E’ solo ed esclusivamente una questione di scelte: io per esempio ho avuto la fortuna di avere una tata per i primi 4 mesi, ma ho scelto di stare a casa lo stesso, sempre, con lui.
Per non perdermi un momento di quei primi magnifici e importantissimi mesi.
Annullarsi per i figli e dedicarsi solo ed esclusivamente a loro, non fa bene a nessuno.
Una madre, prima di tutto, deve essere una donna e avere le sue soddisfazioni personali, che non sempre possono arrivare solo dalle mura domestiche.
Mi sta bene il saluto ai telespettatori dalla sala parto perché una donna incinta non è una donna malata, ma una donna che sta per vivere uno dei momenti più belli della propria vita e quindi mi sembra giusto aver voglia di condividere con i tuoi fan un momento così importante.
Ma tornare in diretta tv a 5 giorni dal parto ed essere costrette a stare in piedi tutto il tempo, perchè probabilmente avrebbe avuto difficoltà a sedersi, la trovo un’esagerazione.
Secondo me si tratta di un “disturbo” chiamato “mania di protagonismo acuta”.
Voi cosa ne pensate?
Nonostante tutto auguro a Michelle di essere felice e di rimanere presto incinta di un bel maschietto perché siamo tutti in attesa di “Tramonto Trussardi”, tres chic!
Barbara

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