Ma è possibile che io sia così ignorante da non sapere che Manet, in uno dei suoi tre viaggi a Venezia, si è messo a dipingere un gondoliere che guarda caso, era proprio sotto alle finestre della casa dove vive ora mia mamma?!”.
Che grande sopresa, che enorme sopresa. Erano in tanti davanti a me ad ammirare quel quadro e io avrei voluto urlare a tutti che in quella casa ci era nata (tranne me che sono nata in Scozia) e cresciuta tutta la mia famiglia. Che emozione, non dimenticherò mai quell’ultima sala dedicata al mare e alla mia Venezia. Sono uscita dalla mostra accecata dalla luce di quel quadro e sono rimasta ancora più accecata quando, dalla penombra dell’appartamento del Doge, mi sono ritrovata scaldata ed illuminata da un forte ed intenso sole. Il cielo era azzurro e dopo neanche un’ora avrei rivisto la mia mamma. Che giornata intensa e ricca di emozioni, ieri. BarbaraEh che cavolo! Io dovevo arrivare a Venezia, passare il “testimone”, ops, Danny boy, a mia mamma, farmi una doccia, truccarmi, vestirmi e partire per il tour de force targato “Biennale by night”.
Il mio treno doveva essere puntuale.
Ovvio che mi dispiace per il poverino finito sotto il treno, ma le autorità avrebbero anche potuto darsi una mossa no?!
Dire “vado a Venezia” per la Biennale e passare la serata in giro per feste senza aver ancora visto la “Biennale”, fa un po’ “ignorante”, ma ogni tanto adoooro essere ignorante. Alla Biennale ci andrò lunedì con calma quando se ne andranno “quellidelweekend”. Sì, sì, avete letto bene. Io da qui non mi schiodo fino a martedì: avrò pur diritto ad un week-end lungo ogni tanto o no?! Ma torniamo alla serata di ieri: wow, che serata! Vengo a Venezia mediamente una volta al mese e quando arrivo stacco la spina. Ovviamente non quella del cellulare, del mac e dell’ipad perché quelli restano sempre accesi, anche di notte. Quando vengo a casa dalla mia mamma, alle 19.30 ceniamo, alle 20.30 metto a letto Danny boy e alle 21 sono già in pigiama. Adoro Venezia: mi leva quell’ansia di fare, uscire, vedere, incontrare. A Venezia mi rilasso e stacco la spina e devo dire che non faccio neanche tanta fatica anche perché quando non c’è la Biennale, la Mostra del Cinema o qualche altro evento speciale, Venezia è “parecchio” tranquillina. Venezia, in assetto standard, non offre moltissimo per noi ex giovani con lo spirito da quindicenni. A Venezia ci si ritrova nelle case e si fanno lunghi aperitivi e grandi cene, ma se si tratta di muovere un pò i fianchi…picche, zero, tabula rasa. Ieri sera, invece, abbiamo mosso tutto.Con la Biennale Venezia si accende, si aprono spazi e location normalmente non utilizzati per questi meri fini e si fanno le ore piccole, molto piccole.
Ci si muove a piedi o quando non si riesce a camminare sull’acqua (qualcuno ci è riuscito) si gira in taxi. Ovviamente sto parlando di barche, le macchine non galleggiano.
Ore 20.15 appuntamento a Sant’Angelo con un pò di amiche. Prenotato taxi di gruppo per risparmiare. I passaggi in taxi a Venezia non te li tirano dietro, anche perchè farebbero male.Arrivo al punto di ritrovo e chi ti incontro?
Un mio vecchio amico di Roma. Era li seduto in total relax fuori dal suo albergo e si godeva uno dei milioni di spettacoli che Venezia ti regala: basta aprire gli occhi e sono lì, che ti aspettano.
Presento Giamba alla mie amiche, ma mi dimentico di dire il cognome, ops, che cafona. Le mie amiche non se lo filano molto quel romano magrolino e un pò timido lì seduto a guardarsi il Canal Grande. Giamba rientra in Hotel e io guardo le mie amiche “Ma vuoi avete capito chi vi ho appena presentato? Era Giambattista Valli“. Quando fai quel nome alle donne… iniziano a brillare gli occhi e al posto dei dollaroni di Paperone, in quegli occhi vedi scarpe, vestiti, scarpe, vestiti scarpe. Conosco Giamba da circa 25 anni e sono felice per il successo che sta avendo in tutto il mondo perché mi è sempre stato simpaticissimo, è un grande. Ore 20.30. Partiamo per l’isola di San Giorgio. Prima tappa? Festa Swarosvky. Effettivamente ci aspettavamo tutti una festa, ma una festa non era. La fondazione Swarovsky presentava la lente più grande del mondo in cui ieri sera potevi ammirare una splendida prospettiva della Basilica di San Giorgio disegnata da Andrea Palladio tra il 1566 e il 1610.Giusto il tempo di un paio di Bellini e di una decina di mini tramezzini nella scarestia della Basilica e poi via verso il party della Swatch che grazieadddddio era lì dietro, alla Compagnia della Vela di San Giorgio.
Iniziavano a farmi male i piedi. All’improvviso mi sono ricordata come mai per 43 anni non ho mai usato i tacchi per più di un’ora.
P.S: per il catering di Swarovsky: “ma farne uno grande di tramezzino no?! Avrei fatto prima a nutrirmi”. Vabbè. Arriviamo all’ingresso della festa della Swatch e ci ritroviamo in coda. Eravamo tutti in lista, ma si sa che alle feste fa figo far stare la gente un pò in coda. Peccato che io odio le code, mi annoiano tremendamente le code. Allora ho inziato a fare la supida (strano no?!) “Allora? Ci fate entrare o dobbiamo fare 1, 2, 3 si sfonda?” e tutti giù a ridere. “Scusi, ma non lo vede che io ho uno Swatch al polso?! Guardi che me lo sono comprato un mese fa a Malpensa con dei soldi veri. Non vorrà mica lasciarmi fuori con al polso uno originale Swatch ultimo modello trasparente con ingranaggi in vista?” e tutti giù a ridere. “Ok ragazzi. Qui non ci fanno entrare: andiamo tutti alla festa della Rolex, o a quella della Breil, dai andiamo!”A quel punto si è aperto un varco e ci hanno fatti entrare, tutti.
Bastava dirlo prima che serviva la parola d’ordine. Bella festa quella delle “Facce da Swatch”. Alcool a fiumi (non per me che non bevo), ancora mini tramezzini (Grrr), macarons, spiedini di frutta e ovviamente un live show tutto targato Svizzera, tranne un cinese che miracolosamente cambiava faccia ogni 10 secondi. Potrei farmi insegnare il trucco, sarebbe parecchio utile: faccio una bella rapina poi esco e cambio faccia. Peccato per la musica nella zona “disco”: niente di che! Avrebbero potuto fare di molto meglio. In effetti non ho mai sentito di dj famosi Svizzeri. Erano quasi le 2 e iniziavo a pensare a Danny boy che alle 8 sarebbe arrivato a svegliarmi. Aiuto, dovevo andare a casa, dovevo andare a dormire, qualcuno doveva portarmi a dormireee!Ma proprio in quel momento arrivano le mie amiche che mi trascinano nel privè ” Andiamo andiamo che c’è Mika!” .
Sarò vecchia, ma quando mi hanno detto “Mika” io ho pensato a quel mostro di Mick Hucknall dei Simply Red.
Sono vecchia io: se mi dici “Mika” penso ai Simply Red.
Non capivo perchè volessero andare tutte nel privè a vedere il rosso! Vabbè, andiamo…
Arrivo e mi ritrovo lui. Mika e non Mick. Che tonta!
Mi piace come canta, mi mette allegria, è solare, ma non mi ricordavo il nome. Ho una certa età io.
“Dai dai, chi ha coraggio di chiedergli se canta?” dice una mia amica. Avrebbe dovuto cantare e lo stavano aspettando tutti, ma lui dal quel privè non è mai uscito.
Forse aveva bevuto un pò troppo e non si ricordava le parole e per punizione si è ritrovato attorniato da una decina di anziane fans. Povero lui! A saperlo prima, secondo me si sarebbe portato il gobbo!
A quel punto della serata ero soddisfatta. Erano le 2 di notte passate e continuavo a pensare a Danny boy che alle 8 si sarebbe infilato nel mio letto. Aiuto! Dovevo andare a letto. E invece? E invece sono finita con un gruppetto di amici nel taxi di Paolo, il simpaticissimo direttore del bellismo Hotel Gritti fresco di ristrutturazione.Direzione del taxi? Casa?
Ma quando mai?! Avevano saputo che la festa di Trussardi alle “tese 113” dell’Arsenale era spettacolare.
Potevamo perdercela? Siammmmai.
15 minuti di fila per scendere dal taxi (A Venezia capita anche questo) e ci siamo ritrovati catapultati in una festa “superwow”. Musica da paura con due super dj mega conosciuti, non da me, in consolle. Gente da tutto il mondo. Very international. Bello, bellissimo! Se avessi avuto un bel paio di ballerine o meglio ancora un bel paio di scarpe da ginnastica, avrei ballato fino alle 4 e invece fino alle 4 ho girovagato salutando e chiacchierando con amici che non vedevo da anni. Senza mai smettere di muovere i fianchi, era impossibile stare fermi con quella musica. Ho spento la luce alle 4 e alle 8 è arrivato lui. “Cucciolo, saresti così gentile da andare di là dalla nonna così la mamma fa ancora un pò di nanna?” “Certo mamma” Lo amo, direi che si è proprio meritato lo Swatch che mi hanno regalato ieri sera alla festa e chi gli ho dato quando mi sono definitivamente svegliata, intorno alle 10. Bella la vita mondana di Venezia i questi periodi. Bello girare per feste traghettata da comodi taxi, ma che male ai piedi. Io i tacchi li voglio temprare, ma preferisco non indossarli per troppo tempo! Argh Tra poco scappo: indosso un bel paio di ballerine, mollo il “testimone” alla nonna e raggiungo mio marito a Verona per una serata romantica… Domani però torniamo a Venezia e si riparte con “Rumba Biennale: seconda puntata“ Ora vado a prendere un moment. Passo e chiudo Barbara
Per questo lungo ponte non potevo che venire nella citta’ dei ponti a trovare mia mamma, infatti sono a Venezia.
Il problema e’ che quando vengo a Venezia non riesco proprio a fare a meno di andare in un posticino a fare una cosuccia.
Devo per forza andare a mangiare almeno un “Pierino” all’Harry’s Bar.
Il Pierino e’ una sorta di toast fritto e quindi non è per niente dietico, ma gli strappi alle regole sono così buoniii.
L’ultima volta ho davvero esagerato: ne ho mangiati ben due e prima di farlo mi sono infiltrata nelle cucine dell’Harry’s Bar.
Con la complicità di Bruna Avogaro, la sorella di Arrigo Cipriani, e del grande Ernesto, mi sono fatta spiegare bene come si fanno e per essere sicura di capire bene, son rimasta a guardare mentre preparavano i miei.
Iniziamo dalla LISTA DELLA SPESA per fare 7 Pierini:
1/2 cucchiaio da caffè di Colman’s
2 cucchiai da caffè di salsa Worcestershire
2 uova
300 gr di emmental
Sale
2 fogli di pancarrè con bordo
1 etto di prosciutto cotto
Se avete tutto e siete pronti, possiamo iniziare.
Grattugiate l’emmental e lo rendete “cremoso” con frusta a spirale, con minipimer o con quello che avete.
Aggiungete la salsa Worcestershire, la Colman’s e un pizzico di sale.
Aggiungete un uovo e girate e infine aggiungete il secondo uovo e amalgamate bene il tutto.
Spalmate bene le due grandi fette di pan carré con la “crema di formaggio” ottenuta, aggiungete in mezzo in vostro prosciutto cotto, schiacciate bene le due maxi fette tra loro e le tagliate per ottenere 7 Pierini.
A quel punto mettete dell’olio per friggere in una padella e ci friggete i vostri Pierini per un paio di minuti, fino a che vedrete che il vostro pan carré si sarà dorato per bene.
Barbara
Tirate fuori dalla padella i vostri Pierini, li asciugate bene con la carta assorbente e li servite ben caldi. Slurp!
Barbara
Meno male che le previsioni ultimamente ci azzeccano veramente poco perché se avessimo dato retta a loro…ieri non avremmo fatto la nostra gita a Burano!
Mio marito non ci era mai stato, come non ci erano mai stati neanche Ivan e Yuka, una coppia di amici anche loro a Venezia per questo lungo we.
Cosa altro avrei potuto fare se non sacrificarmi, mollare mio figlio a mia mamma e fare loro da guida?
La verità e’ che io vengo a Venezia circa una volta al mese con Danny boy e una volta si e una volta no viene anche mio marito.
Quando vengo da sola se esco di casa sto nel raggio di un km e la sera alle 20.30 metto a letto il cucciolo e alle 21 me stessa.
Se però c’è mio marito e magari anche degli amici…allora mi riprendo dal mio letargo Veneziano, scatta la guida che c’è in me e me la godo.
La giornata di ieri e’ iniziata con un Bellini e un Pierino (il mitico tost fritto) all’Harry’s bar.
Dopo aver divorato il mio divino Pierino, mi sono “infiltrata” nelle cucine per farmi svelare il segreto del Pierino.
Ovviamente super Barbs, con la complicita’ della simpatica Bruna Cipriani, anche questa volta e’ riuscita nella sua impresa quindi presto vi rivelerò un’altra chicca…
Ci siamo poi incamminati verso San Marco e abbiamo preso il battello per Burano.
Un lungo viaggio per poi “perderci” per calli e callette e finire con le gambe sotto al tavolo della trattoria da Romano.
Canoce e gamberetti lessi, cozze alla marinara, fritto misto, moeche e per finire un ottimo sgroppino.
Il rumore di una pioggia fitta, ma breve, sulla tenda sopra il nostro tavolo, all’aperto, in calle.
Che belle le gite, che bella questa mezza giornata tra adulti senza dover cercare le salviette umide infondo alla borsa perché tuo figlio si è impiastricciato le mani un’altra volta.
Che bello tornare in vaporetto abbracciati stretti stretti perché ok che non ha piovuto come dicevano le previsioni, ma…faceva freschetto!
Che bello tornare a casa dopo una bella passeggiata e vedere che mio marito accoccolato nel mondo dei sogni vicino a me, mentre io scrivevo.
Anche a me sarebbe stata utile una pennica, ma alla fine ho preferito scrivere. Mi piace scrivere, mi riporta a rivere gli entusiasmi della giornata.
E poi poco dopo saremmo ripartiti col giro della morte: avevo promesso che li avrei portati tutti a fare un giro per bacari quindi dovevo preparare il mio piano di “guerra”.
Ieri sera niente ristoranti, niente cene, ma tante ombre de vin, qualche spritz, tanti cicchetti e una bella passeggiata in notturna in giro per una città che dopo tanti anni ancora riesce a sorprendermi
Siamo partiti alle 19 da Fiore, il mio Baccaro preferito dietro casa, uno spritz e un paio di crostini con il baccala’ mantecato per poi incamminarci verso l’Enoteca “Il Volto” dove non passa di certo inosservato il soffitto tempestato di etichette di vini.
Tappa successiva Rialto, dove la leggera pioggerellina non aveva spaventato nessuno perché i sottoportici erano pieni di gente col bicchiere in mano.
Uno spritz al “Marca” e due cicheti all'”Ancora” perché al Marca si erano già spazzolati tutto.
Ultima tappa il “Portego” a sentire quello che raccontava che ormai a Venezia molti vengono in motonave la mattina per ripartire la sera e non spendono..
Ci aspettava un festino a casa di amici sennò avremmo potuto tranquillamente continuare il nostro giro della morte perché camminando tra le calli si smaltisce e non guidando…al massimo si rischia una scivolata in canale.
Amo Venezia, amo girare per bacari e ascoltare la gente che parla, che racconta; amo i festini in casa dove c’è ancora quel giusto spirito che ti fa ballare in salotto, con le luci spente.
Amo sentirmi ancora giovane e viva in una città così antica.
Amo e sono felice.
E visto che anche per oggi davano pioggia e invece c’è il sole…vi saluto e torno a godermi la mia città, gli amici e un bel pranzetto al sole, fin che dura!
Barbara
Stamattina ho aperto la finestra e ho visto il sole!
Se anche quando è brutto non mi manca l’entusiasmo…quando c’è il sole vado in brodo di giuggiole.
In 10 minuti ho preparato borsa per la spiaggia con crema protettiva, asciugamano, pareo, costumi, paletta e secchiello.
In 10 abbiamo fatto colazione e in 10 ci siamo lavati e vestiti.
Totale: 30 minuti
Risultato? Ha iniziato a piovere.
Maremma maiala!
Ho mollato la borsa sul pavimento e siamo usciti a fare due passi. Mentre eravamo fuori e’ tornato il sole.
“Allora!? C’è qualcuno che si sta divertendo a prendermi in giro?”
Di corsa a casa a mangiare e poi via in vaporetto con un amichetto e la sua tata.
Direzione? Lido di Venezia, spiaggion.
Tempo di metterci costume e crema e di giocare un’ora, che il sole se ne è andato di nuovo, ma…e’ stato lo stesso bellissimo!
Almeno ho fatto la prova costume e so che devo fare ancora qualche ripetizione, Sigh
Barbara