Il nostro 25 Aprile…

Tempo di lasciare la valigia a casa e di recuperare la nonna mao, mia mamma, e alle 16 eravamo già in Piazza San Marco.

Per strada abbiamo anche incontrato mio cugino Jacopo che non vedevo da una vita, belli questi incontri a sorpresa…

Danny boy ha voluto regalare un bocolo (rosa rossa) sia a me che a sua nonna e ha insistito per pagarli con i suoi risparmi del maialino!

Il mio amore…

Ci siamo goduti anche 3 gelati seduti al sole in Piazza, spero almeno che non facciano ingrassare perché con quel che sono costati… abbiamo già pagato abbastanza! Ahahahaha.

La giornata e’ finita in Campo Pisani in monopattino e a giocare a frisbee, un classico !

Abbiamo già finito di cenare e Danny e’ crollato quindi tra poco esco a bermi uno Spritz. Direi che me lo sono meritato!

Buon San Marco e buona serata a tutti.

Barbara

Monopattino e poi fresbee

Monopattino e poi fresbee

Io e il mio cuginetto Jacopo

Io e il mio cuginetto Jacopo

un pò di relax?!

un pò di relax?!

Al chiosco della croce rossa a comprare i bocoli (rosa rossa) per mamma e nonna.

Al chiosco della croce rossa a comprare i bocoli (rosa rossa) per mamma e nonna.

Danny, io, mio cugino Jacopo e mia mamma (nonna mao)

Danny, io, mio cugino Jacopo e mia mamma (nonna mao)

 

 

Il 25 aprile di noi veneziani: San Marco e la leggenda del bòcolo

Il 25 Aprile per tutta l’Italia vuol dire liberazione, ma per Venezia ha un significato in più…anzi, due!

Il 25 Aprile per noi veneziani è una ricorrenza ben più antica dell’attuale festa nazionale.

A Venezia oggi festeggiamo il Patrono di Venezia San Marco Evangelista e la Festa del Bòcolo (bocciolo di rosa). 

In questa data ricorre la morte di San Marco le cui reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d’Egitto, furono avventurosamente trasportate a Venezia nell’anno 828 da due mercanti veneziani parecchio furbetti: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.

Si narra che per rubare ai Musulmani il corpo di San Marco, i due diabolici mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale che i mussulmani ovviamente non avrebbero mai toccato!

veAdobePhotoshopExpress_2013_04_25_10_33_11Una leggenda triste, ma molto romantica, racconta invece che nella seconda metà dell’Ottocento Maria, la figlia del Doge Orso I Partecipazio, amava, ricambiata, un giovane di umili origini, un certo Tabcredi.

Il Doge ovviamente non approvava la relazione, così la fanciulla consigliò all’amato di andare a combattere contro i Turchi per nascondere la propria condizione con la gloria delle imprese.

La fama di Tancredi fece il giro del mondo, il giovane si distinse valorosamente in guerra, ma fu ferito mortalmente e cadde su un roseto.

Prima di morire però affidò all’amico Orlando un bocciolo tinto del rosso del suo sangue perché lo consegnasse alla sua amata come estremo pegno d’amore.

Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il messaggio d’amore dell’innamorato, Maria fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto.

imageDa allora, il 25 aprile la tradizione vuole che lo stesso omaggio sia ripetuto dai veneziani perché ognuno di essi possa esprimere i propri sentimenti alla persona amata.

Quando ero ragazzina e abitavo ancora a Venezia, era un’usanza che il giorno di San Marco, il 25 aprile, le mie amiche ed io andassimo a vendere i “bòcoli” per la Croce Rossa.

Il ricavato andava ad aggiungersi alla loro più grande raccolta di fondi, ma devo dire che oltre all’aspetto benefico era bello andare in giro per la città con queste cassette bianche, piene di rose, attaccate al collo per cercare di convincere gli uomini a regalare una rosa rossa alla loro amata!

Se lo facessi adesso mi sa che dovrei girare con la frusta: ormai gli uomini fanno una fatica gli uomini a regalare i fiori! Argh

Oggi Danny boy ed io andiamo a Venezia e ieri gli ho raccontato di questa nostra tradizione.

Sapete cosa mi ha detto dopo aver sentito la storia ?

vefoto“Allora io la rosa la regalo a te, ma te la regalo davvero io con le mie monetine che ho messo nel mio maialino!”

Amore miooo! Meno male che ci sei tu visto che papà arriva domani sera…

Il solito fortunello anche stavolta l’ha scampata!

I miei speciali auguri di oggi vanno a tutti quelli che si chiamano Marco, a tutti quelli che hanno ancora voglia di regalare un fiore alla donna che amano e a tutti quelli che si sentono liberi.

AUGURIIIIIIII

La bionda di Venezia intervista il “Moro di Venezia”: Tommaso Chieffi.

Timoniere di 470 con cui ha vinto europeo nel 1981 e mondiale nel 1985.

Quinto alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 .

Ha vinto l’Admiral cup per la squadra italiana come timoniere di Mumm’ a
mia nel 1995.

 

Timoniere di “Italia” alla Luis Vitton Cup nel 1985-86.

Tattico sul “Moro di Venezia”, “Oracle racing, Shosholoza” e “Azzurra” in Coppa America e Abn Amro nel Giro del Mondo poi vinto nel 2006

Tommaso Chieffi ha vinto 20 titoli mondiali e ieri sera ha mangiato l’ossobuco fatto da mio marito e il risotto alla milanese fatto dal nostro Bymbi ed è sopravvissuto! YES

Meno male che l’antipasto di radicchio alla trevisana e sbrinz lo avevo fatto io con le mie manone. Non potevo perdere l’occasione di cucinare per un pò pò di uomo: bravo e pure bbbono!

Tommaso Chieffi, moi e Tiziana al fidanzata di Milano (Hihi!)

Tommaso Chieffi, moi e Tiziana al fidanzata di Milano (Hihi!)

La serata non era iniziata nei migliore dei modi: il semifreddo al pistacchio che ci avevano gentilmente portato è finito per terra ben due volte!

Una volta alla sua fidanzata di Milano (come ogni marinaio ne ha una per ogni città) e una volta a me in cucina mentre cercavo di metterla al sicuro togliendola dalle mani di Tiziana. OPS!

Secondo voi potevo farmi scappare un’occasione così ghiotta per una bella intervista? Direi di no.

Prima gli ho fatto bere un paio di bicchieri di rosso e poi l’ho fatto parlare.

B: Tommy quando è nata la passione per la vela? 

T: Da piccolo. Quando ci siamo trasferiti a Milano dal Belgio. Ho vissuto ad Anversa per 5 anni. I miei genitori sono Italiani, ma lavoravano li. Appena arrivati in Italia mio padre iniziò a portarmi in barca a Maralunga, vicino a Lerici.

B: Quanti anni avevi?

T: Avevo 6 anni e andavamo in questa piccola barca a vela francese in legno. Quando poi papà da Milano si trasferì a Carrara ci siamo iscritti alla scuola vela e sono iniziate le mie prime regate.

B: Un amore per il mare che dura ancora visto che sei appena tornato dai Caraibi, beato te. Cosa hai fatto di bello in quel peradiso?

T: Il campionato Caraibico della classe Melgies 32

B: Se ci torni mi porti con te? Piego le vele, cucino, lavo il ponte. Lucido i winch. Mi trasformo in Polena (le statue decorative che si avvinghiamo alle prue delle barche) e faccio la guardia alla barca quando siete fuori a cena. Faccio quello che vuoi, ma portami con te ti pregoooooooooooo

Sei stato timoniere e tattico nelle barche più famose del mondo,raccontami il primo ricordo brutto che ti viene in mente senza pensarci troppo?

T: Quando nel ’81 su un 470 avevamo gia vinto il campionato europeo e stavamo per vincere anche quello del mondo, ma all’ultima prova un vero e proprio match race dell’equipaggio americano ci ha fatto perdere.

B: Mannaggia, e un ricordo bello?

T: Quando 4 anni dopo siamo riusciti finalmente a vincere il campionato del mondo nelle acque di casa a Carrara.

B: Senti lo so che sono un’impicciona, ma devi togliermi una curiosità: prima di una regata fate “all’amore” o come i calciatori state in ritiro?

T: Normalmente non ce n’è l’occasione perchè dove ci alleniamo spesso non ci sono donne in giro. Una volta, però, ricordo che eravamo a Sant Tropez a fare una regata e la mia fidanzata venne a trovarmi. Arrivammo in finale e poi perdemmo. Il mio prodiere mi accusò di essermi distratto sul finale. Non ho neanche avuto il corraggio di tentare di difendermi: un pò avevo torto io e un pò troppo era grosso lui.

B: So che hai 2 figli: Ginevra e Angelo. Quando partivi per le tue regate spesso non li vedevi per lunghi periodi, quanto ti è pesato?

T: Ti dico solo che mi è capitato di stare lontano da casa anche per 10 mesi di seguito, ero in nuova Zelanda con “Oracle racing”.

La sera prima del mio ritorno mia figlia Ginevra non ha dormito tutta la notte per l’emozione. Quando sono andato a prenderla a scuola, era alle medie, ci siamo abbracciati in silenzio per mezz’ora. Le lacrime non la smettevano di scendere.

B: Angelo è appassionato di vela?

T: Sono tutti e due appassionati però stando a Milano è difficile trovare l’occasione di praticare. Due estati fa mio figlio ed io siamo usciti in barca da soli dalla spiaggetta dello Yacht club di Porto Cervo. Visto che ci teneva a timonare lui, mi sono preoccupato di avvisarlo di stare attento ad alcuni scogli di superficie che c’erano in quella zona.
Peccato che lo scoglio lo ho preso io quando mi ha ceduto il timone per il secondo giro.

B: Un fenomeno! Raccontamene un’altra dai?

T: Di danni ne abbiamo fatti tanti . Abbiamo anche rotto un albero, mi sembra col Moro di venezia 2.

Il peggio però è successo quando ho rotto il timone del “Moro di Venezia 5” . Abbiamo incominciato a girare all’impazzata nel canale di San Diego (in California dove si disputava la Coppa America) fino a che la barca si è finalmente fermata in prua al vento a pochi metri da una boa di ferro che ci avrebbe sicuramente affondato.

B: Ma Paul Cayard dove era?

T: In quei giorni non poteva uscire con noi e mandò me come timoniere insistendo che uscissimo nonostante le condizioni del tempo avverse (NOTA DELLA BLOGGER: il solito pirla!)

B: Quando vi allenate cosa mangiate?

T: Se sono uscite per regate giornaliere a pranzo mangiamo barrette, frutta
o altre cose rapide “al sacco” e la sera mangiamo a terra o al
ristorante o a casa se abbiamo il cuoco.

B: Addirittura il cuoco?

T: Eh sì, se siamo in Coppa America o in altre competizioni internazionali,
spesso e più pratico vivere tutti assieme e avere un cuoco che ci
permette di non distrarci con uscite al ristorante e di mangiare sano.

B: E se non sono competizioni giornaliere?

T: Dormiamo (poco) in barca e non in casa, quindi spesso cuciniamo a bordo
sia a pranzo che a cena.

Se ripenso a quella volta in cui un mio collega scoprì il cibo liofilizzato…
Durante il “Fastnet” (regata dall’inghiliterra all’Irlanda e ritorno)
mise alcune buste di cibo liofilizzato in acqua nella pentola a
pressione. In teoria avrebbe dovuto scaldare l’interno delle buste che
andavano poi tolte dall’acqua e aperte e invece si dimenticò tutto sul
fuoco e le plastica delle buste si fuse nell’acqua assieme al loro
contenuto. Peccato che il furbone ci raccontò tutto quando, vista la
fame, avevamo già mangiato tutto senza fiatare.

B: Sogni nel cassetto?

T: Sono fortunato perchè li ho realizzati quasi tutti, ma ogni volta che
inizio con un nuovo programma l’ambizione è quella di riuscire sempre a
migliorare e se si può anche vincere.

B: Cosa stai facendo di bello ora a parte mangiare quell’ottimo semifreddo
al pistacchio che la tua fidanzata ed io siamo riuscite a salvare ben due
volte dal pavimento?

T: Sono tattico di “Bronenosec” (che in Russo vuol dire “corazzata”)
sposorizzata da Gazprom. Si tratta di 60 piedi con cui abbiamo vinto la
“Swan cup” l’anno scorso e la prima edizione della “Nord stream race”
sul Baltico. Quest anno si torna nei mari del nord.

Poi ho un altro progetto con un melges 32 che si chiama “Sinergy GT” con cui faremo il campionato del mondo della classe a Portocervo a settembre.

Farò anche un paio di regate con il mio vecchio amico Pigi (Loro Piana) sul My Song tra cui la Superyacht di Porto Cervo da lui sponsorizzata, e poi parteciperò al campionato del mondo di Altura ad Ancona.

 

Il nostro ossobuco di ieri sera! Slurp

Il nostro ossobuco di ieri sera! Slurp

Per finire ho un progetto interessante che si sta chiudendo con la firma in
questi giorni, ma te lo racconto la prossima volta che prepari l’ossobuco

B: l’ossobuco lo faccio al massimo una volta l’anno, rivediamoci prima dai!

Barbara

Il carpaccio fu inventato per mia nonna. Non sto scherzando!

carpacciofotoUn paio di sere fa Danny boy ha voluto che gli facessi il carpaccio. Di solito gli piace crudo con la salsina di ketchup e maionese, ma ieri sera glielo ho fatto nella versione al forno.

Metti le fettine di carpaccio sul piatto, ci metti sopra un botto di formaggio grana e una spruzzata di olio e infili il piatto direttamente nel forno ben caldo per 1 massimo 2 minuti.

Ocio che il piatto poi scotta di brutto!

Nella mia famiglia il Carpaccio è sempre stato un piatto molto amato. Chissà come mai?!

Un dubbio forse ce l’ho… Sarà perchè è stato inventato per mia nonna Amalia?

Eh sì, non sto straparlando. Sto dicendo la verità.

Con la parola “carpaccio” oggi si intende genericamente un piatto a base di fettine di carne o pesce crudi a cui vengono aggiunti olio e scaglie di formaggio grana o altri ingredienti a seconda della versione.

Questo nome si deve a Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s bar.

amaliaotoUn giorno del 1950 preparò il piatto appositamente per un’amica quando seppe che i medici le avevano vietato di  mangiare carne cotta.

Quell’amica era la contessa Amalia Nani Mocenigo (qui accanto nella foto), ossia mia nonna, la mamma di mia mamma.

Mia mamma mi ha sempre raccontato che la nonna era stata avvelenata da un’acciuga e che quindi non poteva mangiare più pesce e non carne cotta.

Il mistero della nonna Amalia e della nascita del Carpaccio, bo?!

Quando Giuseppe portò il nuovo piatto di carne cruda a mia nonna lei ne rimase così entusiasta che propose di inserirlo nel menù dell’Harry’s Bar.

Bisognava trovare un nome.

 

"Sant'Agostino nel suo studio" dipinto da Vittore Carpaccio.

“Sant’Agostino nel suo studio” dipinto da Vittore Carpaccio.

In quel periodo c’era una mostra del pittore Vittore Carpaccio.

Il colore della carne cruda ricordava i colori intensi dei quadri del pittore quindi fu facile decidere il nome per il nuovo piatto.

Più precisamente il carpaccio che propose Cipriani consisteva in fettine sottilissime di controfiletto di manzo disposte su un piatto e decorate alla Kandinsky con una salsa che viene chiamata universale. Trattandosi di un piatto da servire crudo, la carne deve essere freschissima e mai decongelata.

carpacciofotoRICETTA PER SALSA UNIVERSALE: (chiamata così perchè adattabile sia a carne che a pesce) maionese 185 ml, salsa Worcester 1-2 cucchiaini, succo di limone 1 cucchiaino, latte 2-3 cucchiaini, sale e pepe bianco, correggendo a piacere, deve risultarne una salsa spalmabile non liquida, da disporre sul piatto a schizzi faendola gocciolare dall’alto.

Un paio di anni fa stavo guardando in tv il quiz “il milionario”. Gerry Scotti ad un certo punto fece proprio la domanda “per chi fu inventato il Carpaccio?”. Diede tre possibilità citando il nome di 3 donne, tra i nomi c’era anche quello di mia nonna.
Fu per me un’emozione: per una volta sapevo la risposta! Ahahah

Barbara

 

VERSIONE VELOCE IN INGLESE: In 1950 a Contessa named Amalia Nani Mocenigo visited the famous Harry’s Bar in Venice. Having been advised by her doctor that she should avoid cooked meat, she asked the chef at Harry’s to come up with something she could eat. The chef came up with a dish which was essentially very finely shaved red beef with a cream-coloured sauce. The dish was named Carpaccio by the owner of Harry’s, Giuseppe Cipriani, because the colours of the dish reminded him of paintings by the Venetian painter Vittore Carpaccio. Carpaccio was one of the most celebrated Venetian artists of the Quattrocento – or 15th Century – and he was particularly renowned for his vivid use of colour, and particularly reds.

Jane pointed out that there was an exhibition of Carpaccio’s work in 1950 in Venice, which was the same year that the dish was invented, so obviously Cipriani was very much aware of Carpaccio. Cipriani was also very interested in 15thC art; for example the Bellini drink, which Harry’s is also renowned for, was named after another 15thC artist, Giovanni Bellini.

Barbara

Un giro per bàcari nella mia Venezia: ombre & cicheti, i suggerimenti di una Veneziana per una gita di sapori, ma non solo…

Poteva una Veneziana golosa come me non finire a parlare di Bàcari, cicheti e ombre de vin ?! Direi di no.

Prima vi racconto due cose e poi vi dico quali sono i miei posticini preferiti così se vi va di fare una gita a Venezia…

I Bàcari  sono locali semplici, simili alle vecchie osterie, che venivano frequentati da persone che per vari motivi, di tempo o anche economici, non potevano permettersi un “vero” pasto in trattoria e in alternativa, mangiavano qualcosa di veloce accompagnato da un buon bicchiere di vino. Non erano considerati dei luoghi “raffinati” quindi lo status sociale dei frequentatori erano spesso di livello modesto. Oltre ai Bàcari, c’erano dei piccolissimi ed angusti locali chiamati “Frittoin”, dove il pesce veniva fritto e servito su fogli di carta da cucina arrotolati a forma di cono.

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Nei bàcari si mangiano i famosi “cicheti” che solitamente si consumano in piedi, ci si siede quando magari si ha voglia di una vera e propria cichetada (tanti cicheti!) e si bevono le “ombrete” di vino. I cicheti, dal latino ciccus, piccola quantità, sono assaggini di piatti tipici veneziani a base di pesce, carne e verdure e le ombrete di vino sono i bicchieri di vino che vengono chiamati ombre perché anticamente i venditori di vino in Piazza San Marco rincorrevano l’ombra del campanile per proteggere il vino dai raggi del sole.

Quando torno a Venezia, specialmente se sono con amici che vengono con me per il fine settimana, invece di sedermi in un solo bàcaro, preferisco fare quello che io chiamo il “giro della morte ” ossia fare il giro dei miei Bàcari preferiti mangiando e bevendo qualcosina in ogni posto…tanto a Venezia la patente non te la può ritirare nessuno !

foto6Fare un giro per bàcari a Venezia è un’esperienza che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero provare, non solo per assaggiare i fantastici cicheti accompagnati da un ombreta de vin o da uno spritz (aperitivo con vino bianco, buccia di limone o arancia, acqua, Aperol o Campari), ma specialmente per lo spettacolo artistico che può regalare girare per una città come la mia.

Il gusto, la vista, il tatto…forse esistono poche occasioni, come quella di una gita a Venezia, per deliziare tutti i sensi così intensamente.

 

 

moecAlcuni esempi di cicheti da provare: nervetti con cipolla, fagioli in umido, seppioline grigliate, polipetti, alici marinate, sarde in saor, zucca in saor, anguille marinate, aringa, mezzo uovo con acciuga, frittata con radicchio di Treviso, spienza (milza) alla veneziana, polpette e alici fritte al momento, polenta o crostini con baccalà mantecato e moeche fritte. Due volte l’anno, ad aprile e a novembre, i granchi di piccola taglia cambiano il guscio duro e quindi diventano molli. A questo punto non resta che prenderli, infarinarli, friggerli in olio bollente e mangiarli tutti interi!

 

 

LA MIA “TIPICA” GIORNATA VENEZIANA…CON AMICI

(se son da sola sto casa e magno con la mamma )

Se sono a Venezia con amici e voglio far conoscere loro gli angoli che più amo di Venezia…non posso non finire con un bel giro per bàcari anche se…una capatina all’Harry’s bar (che proprio un bàcaro non è…) non me la faccio mai mancare.

santefLa mattina ci si sveglia con calma e se la giornata lo permette, si va a fare colazione all’aperto in uno dei bar in campo S.Stefano …amo quel campo, ci sono cresciuta e mi da sempre un gran senso di tranquillità e allegria.

 

 

 

 

 

foto55A quel punto, armati di scarpe comode, si parte per un bel giro a piedi cercando di arrivare nelle vicinanze di Piazza S.Marco poco prima di pranzo in modo da fare una capatina all’Harry’s bar in calle Vallaresso. Ci si siede al banco e si ordina un Bellini (prosecco e polpa di pesca) e un pierino (una specie di toast fritto nell’olio ! Da paura)

Ci si ferma a pranzo all’Harry’s bar o si va altrove (dei miei ristoranti preferiti a Venezia ve ne parlerò un’altra volta) e poi si continua la passeggiata fino alle 16 circa, a quel punto si torna a casa a riposare i piedini che dovranno ben presto rimettersi in cammino per il “giro della morte per bàcari”.

 

 

foto2Si riparte verso le 18 in direzione “Bottegon, cantina di vini già schiavi” vicino al ponte dell’Accademia. A Venezia i maschi si devono arrendere perchè non abbiamo le vie, ma i quartieri e quindi se volete trovare un posto…bisogna chiedere indicazioni ai veneziani ! So gli uomini odiano chiedere, se non al loro navigatore, ma a Venezia vi toccherà parlare !

Si inizia con i loro mitici cicheti e un’ombra de vin. Non esageriamo perché il giro è lungo!

 

 

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Per fare prima e per non farci mancare anche un bel giro in barca…si va al ponte dell’Accademia e si prendere la linea 1 in direzione ferrovia per poi scendere alla fermata Rialto Marcà. Eh via di corsa ai DO MORI, uno dei bàcari storici di Venezia che però chiude alle ore 20

 

 

 

 

 

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 Dopo i mitici DO MORI si torna vicino a dove siete scesi con il vaporetto e si cerca “AL MARCA’ “, è un buco affacciato sul campo, ma fanno degli ottimi spritz e dei mini paninetti fantastici !

Si prosegue il giro della morte chiedendo indicazioni per andare verso campo S.Polo e si inizia a camminare…ad un certo punto sulla sinistra apparirà un bàcaro che si chiama…

 

 

 

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“I SEMEI”. Dentro è piccolo e pieno di foto di gemelli attaccate alle pareti e fuori ci sono dei tavolini quindi potete fare una piccola pausa per i vostri piedini. Scegliamo un paio dei loro mitici crostini e le polpette, ordiniamo un’ombra de vin e ci sediamo fuori in calle.

 

 

 

 

 

foto22Si fa una bella passeggiata partendo da Rialto verso Campo S.Polo.  Si chiede dell’imbarcadero del vaporetto di S.Toma e si prende di nuovo la linea 1 diretti alla prima fermata: S.Angelo. Se non avete la carta venezia, appena arrivate a Venezia fate un bel biglietto valido 24/48 ore o altrimenti ogni viaggio vi costerà ben 7 euro, più di 2 spritz!

 

 

 

 

foto

Li dietro, in calle delle Botteghe troverete la Trattoria da Fiore (siamo di nuovo vicino al mio amato Campo S.Stefano). Non andate al ristorante, ma fermatevi al banco del bàcaro, ci troverete Paolo o Laura, dite che vi mando io. Quella per me è come una seconda casa, li adoro. Fatevi uno spritz o un’ombra de vin e assaggiate tutto, ma proprio tutto !

 

Se avete ancora fame, cosa che vedo alquanto impossibile, andate a cena !

 

 

Di sicuro a Venezia ci sono mille altri posti che varrebbe la pena vedere e provare,  ma questi sono quelli che amo io e siccome il blog è mio…CIAPAAAAAA

C’erano una volta un palazzo del ‘400 e un grande griffe: Roberta di Camerino…

C’era una volta un palazzo del ‘400 in cui, ai tempi della Repubblica di Venezia, sorgeva il “Fondaco dei Curami” dove già si lavorava la pelle.

Negli anni ’50 nasceva in questa sede la prima fabbrica di borse Roberta di Camerino.

Sono passati 33 anni e oggi negli spazi l’antico Palazzo Loredan Grifalconi nasce il nuovo atelier di Roberta di Camerino.

 

palazzo piccolo

Era la fine della seconda guerra mondiale quando Giuliana Coen Camerino fondava la sua griffe intitolata con il nome della figlia.

Roberta di Camerino, marchio famoso per gli accessori tra cui foulard, borse  e cinte e per gli abiti di moda, con grande attenzione ai tailleur trompe-l’oeil, portò alla sua grande stilista Giuliana, numerosi riconoscimenti tra cui l’oscar della moda nel 1956.

 

Nel 2008 il marchio viene acquisito dalla Sixty group spa, ma resta nel cuore di tutti noi Veneziani che lo abbiamo visto nasce e prendere il volo nel mondo della moda.

 

 

mix piccolo

Mi ha sempre legato a questo marchio una grande ammirazione per la classe e lo stile che ha sempre rappresentato per noi donne.

Ma non posso nascondere che ciò che mi lega di più a quella cintura intrecciata che forma una lettera R maiuscola…è il grande affetto che nutro per la famiglia da cui tutto è nato.

Sono cresciuta con Tessa e Sabina, le figlie di Roberta.

Tessa ed io abbiamo condiviso i momenti più importanti della nostra vita…dalla nascita dei nostri figli, avvenuta per caso a meno di un mese di distanza, alla perdita di mio padre e della sua cara nonna Giuliana.

Tessa forse è la sorella che non ho mai avuto, l’amica che sai che per te ci sarà sempre…anche se non viviamo più nella stessa città e anche se siamo completamente diverse…come il diavolo (io) e l’acqua santa !

Anche ora che la griffe non è più della sua famiglia, Tessa non ha saputo rinunciare al grande legame che ha sempre avuto con questo marchio e che mai si dissolverà.

Dopo aver avuto in passato la grande gioia di disegnare per sua nonna, ora ha avuto l’occasione di riaprire al pubblico il palazzo da cui tutto iniziò: un angolo di paradiso dove le principesse di oggi potranno tornare a sognare…

 

 

panca piccola

noi 2 picc

In bocca al lupo amica mia ! Che il tuo sogno si possa avverare presto…te lo meriti ! TVB

 

ATELIER Roberta di Camerino

Sestiere di Canareggio, negli spazi del l’antico Palazzo Loredan Grifalconi, Calle della Testa 6359 Aperto da Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 18.00.

Per altre informazioni e appuntamenti fuori orario  Tel 0415237543 dadhai.venezia@gmail.com