Eh che cavolo! Io dovevo arrivare a Venezia, passare il “testimone”, ops, Danny boy, a mia mamma, farmi una doccia, truccarmi, vestirmi e partire per il tour de force targato “Biennale by night”.
Il mio treno doveva essere puntuale.
Ovvio che mi dispiace per il poverino finito sotto il treno, ma le autorità avrebbero anche potuto darsi una mossa no?!
Dire “vado a Venezia” per la Biennale e passare la serata in giro per feste senza aver ancora visto la “Biennale”, fa un po’ “ignorante”, ma ogni tanto adoooro essere ignorante. Alla Biennale ci andrò lunedì con calma quando se ne andranno “quellidelweekend”. Sì, sì, avete letto bene. Io da qui non mi schiodo fino a martedì: avrò pur diritto ad un week-end lungo ogni tanto o no?! Ma torniamo alla serata di ieri: wow, che serata! Vengo a Venezia mediamente una volta al mese e quando arrivo stacco la spina. Ovviamente non quella del cellulare, del mac e dell’ipad perché quelli restano sempre accesi, anche di notte. Quando vengo a casa dalla mia mamma, alle 19.30 ceniamo, alle 20.30 metto a letto Danny boy e alle 21 sono già in pigiama. Adoro Venezia: mi leva quell’ansia di fare, uscire, vedere, incontrare. A Venezia mi rilasso e stacco la spina e devo dire che non faccio neanche tanta fatica anche perché quando non c’è la Biennale, la Mostra del Cinema o qualche altro evento speciale, Venezia è “parecchio” tranquillina. Venezia, in assetto standard, non offre moltissimo per noi ex giovani con lo spirito da quindicenni. A Venezia ci si ritrova nelle case e si fanno lunghi aperitivi e grandi cene, ma se si tratta di muovere un pò i fianchi…picche, zero, tabula rasa. Ieri sera, invece, abbiamo mosso tutto.Con la Biennale Venezia si accende, si aprono spazi e location normalmente non utilizzati per questi meri fini e si fanno le ore piccole, molto piccole.
Ci si muove a piedi o quando non si riesce a camminare sull’acqua (qualcuno ci è riuscito) si gira in taxi. Ovviamente sto parlando di barche, le macchine non galleggiano.
Ore 20.15 appuntamento a Sant’Angelo con un pò di amiche. Prenotato taxi di gruppo per risparmiare. I passaggi in taxi a Venezia non te li tirano dietro, anche perchè farebbero male.Arrivo al punto di ritrovo e chi ti incontro?
Un mio vecchio amico di Roma. Era li seduto in total relax fuori dal suo albergo e si godeva uno dei milioni di spettacoli che Venezia ti regala: basta aprire gli occhi e sono lì, che ti aspettano.
Presento Giamba alla mie amiche, ma mi dimentico di dire il cognome, ops, che cafona. Le mie amiche non se lo filano molto quel romano magrolino e un pò timido lì seduto a guardarsi il Canal Grande. Giamba rientra in Hotel e io guardo le mie amiche “Ma vuoi avete capito chi vi ho appena presentato? Era Giambattista Valli“. Quando fai quel nome alle donne… iniziano a brillare gli occhi e al posto dei dollaroni di Paperone, in quegli occhi vedi scarpe, vestiti, scarpe, vestiti scarpe. Conosco Giamba da circa 25 anni e sono felice per il successo che sta avendo in tutto il mondo perché mi è sempre stato simpaticissimo, è un grande. Ore 20.30. Partiamo per l’isola di San Giorgio. Prima tappa? Festa Swarosvky. Effettivamente ci aspettavamo tutti una festa, ma una festa non era. La fondazione Swarovsky presentava la lente più grande del mondo in cui ieri sera potevi ammirare una splendida prospettiva della Basilica di San Giorgio disegnata da Andrea Palladio tra il 1566 e il 1610.Giusto il tempo di un paio di Bellini e di una decina di mini tramezzini nella scarestia della Basilica e poi via verso il party della Swatch che grazieadddddio era lì dietro, alla Compagnia della Vela di San Giorgio.
Iniziavano a farmi male i piedi. All’improvviso mi sono ricordata come mai per 43 anni non ho mai usato i tacchi per più di un’ora.
P.S: per il catering di Swarovsky: “ma farne uno grande di tramezzino no?! Avrei fatto prima a nutrirmi”. Vabbè. Arriviamo all’ingresso della festa della Swatch e ci ritroviamo in coda. Eravamo tutti in lista, ma si sa che alle feste fa figo far stare la gente un pò in coda. Peccato che io odio le code, mi annoiano tremendamente le code. Allora ho inziato a fare la supida (strano no?!) “Allora? Ci fate entrare o dobbiamo fare 1, 2, 3 si sfonda?” e tutti giù a ridere. “Scusi, ma non lo vede che io ho uno Swatch al polso?! Guardi che me lo sono comprato un mese fa a Malpensa con dei soldi veri. Non vorrà mica lasciarmi fuori con al polso uno originale Swatch ultimo modello trasparente con ingranaggi in vista?” e tutti giù a ridere. “Ok ragazzi. Qui non ci fanno entrare: andiamo tutti alla festa della Rolex, o a quella della Breil, dai andiamo!”A quel punto si è aperto un varco e ci hanno fatti entrare, tutti.
Bastava dirlo prima che serviva la parola d’ordine. Bella festa quella delle “Facce da Swatch”. Alcool a fiumi (non per me che non bevo), ancora mini tramezzini (Grrr), macarons, spiedini di frutta e ovviamente un live show tutto targato Svizzera, tranne un cinese che miracolosamente cambiava faccia ogni 10 secondi. Potrei farmi insegnare il trucco, sarebbe parecchio utile: faccio una bella rapina poi esco e cambio faccia. Peccato per la musica nella zona “disco”: niente di che! Avrebbero potuto fare di molto meglio. In effetti non ho mai sentito di dj famosi Svizzeri. Erano quasi le 2 e iniziavo a pensare a Danny boy che alle 8 sarebbe arrivato a svegliarmi. Aiuto, dovevo andare a casa, dovevo andare a dormire, qualcuno doveva portarmi a dormireee!Ma proprio in quel momento arrivano le mie amiche che mi trascinano nel privè ” Andiamo andiamo che c’è Mika!” .
Sarò vecchia, ma quando mi hanno detto “Mika” io ho pensato a quel mostro di Mick Hucknall dei Simply Red.
Sono vecchia io: se mi dici “Mika” penso ai Simply Red.
Non capivo perchè volessero andare tutte nel privè a vedere il rosso! Vabbè, andiamo…
Arrivo e mi ritrovo lui. Mika e non Mick. Che tonta!
Mi piace come canta, mi mette allegria, è solare, ma non mi ricordavo il nome. Ho una certa età io.
“Dai dai, chi ha coraggio di chiedergli se canta?” dice una mia amica. Avrebbe dovuto cantare e lo stavano aspettando tutti, ma lui dal quel privè non è mai uscito.
Forse aveva bevuto un pò troppo e non si ricordava le parole e per punizione si è ritrovato attorniato da una decina di anziane fans. Povero lui! A saperlo prima, secondo me si sarebbe portato il gobbo!
A quel punto della serata ero soddisfatta. Erano le 2 di notte passate e continuavo a pensare a Danny boy che alle 8 si sarebbe infilato nel mio letto. Aiuto! Dovevo andare a letto. E invece? E invece sono finita con un gruppetto di amici nel taxi di Paolo, il simpaticissimo direttore del bellismo Hotel Gritti fresco di ristrutturazione.Direzione del taxi? Casa?
Ma quando mai?! Avevano saputo che la festa di Trussardi alle “tese 113” dell’Arsenale era spettacolare.
Potevamo perdercela? Siammmmai.
15 minuti di fila per scendere dal taxi (A Venezia capita anche questo) e ci siamo ritrovati catapultati in una festa “superwow”. Musica da paura con due super dj mega conosciuti, non da me, in consolle. Gente da tutto il mondo. Very international. Bello, bellissimo! Se avessi avuto un bel paio di ballerine o meglio ancora un bel paio di scarpe da ginnastica, avrei ballato fino alle 4 e invece fino alle 4 ho girovagato salutando e chiacchierando con amici che non vedevo da anni. Senza mai smettere di muovere i fianchi, era impossibile stare fermi con quella musica. Ho spento la luce alle 4 e alle 8 è arrivato lui. “Cucciolo, saresti così gentile da andare di là dalla nonna così la mamma fa ancora un pò di nanna?” “Certo mamma” Lo amo, direi che si è proprio meritato lo Swatch che mi hanno regalato ieri sera alla festa e chi gli ho dato quando mi sono definitivamente svegliata, intorno alle 10. Bella la vita mondana di Venezia i questi periodi. Bello girare per feste traghettata da comodi taxi, ma che male ai piedi. Io i tacchi li voglio temprare, ma preferisco non indossarli per troppo tempo! Argh Tra poco scappo: indosso un bel paio di ballerine, mollo il “testimone” alla nonna e raggiungo mio marito a Verona per una serata romantica… Domani però torniamo a Venezia e si riparte con “Rumba Biennale: seconda puntata“ Ora vado a prendere un moment. Passo e chiudo Barbara
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